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Lettere al direttore: quando Berlusconi alle 4 di notte…

Il ruolo di Rino Tommasi e il mio esordio in panchina a Canale 5: una storia che non leggerete altrove. In difesa di Gianni Clerici. Sinner e il fisco. Raonic e il… fisico

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Il team di Ubitennis verrà a Melbourne nel 2021?Mirko Briganti

In teoria sì, in pratica penso proprio di no. L’Australian Open pare intenzionato a consentire ai giocatori di arrivare prima del torneo per allenarsi cinque ore al giorno per le due settimane di quarantena. E il resto delle ore in albergo. Ma almeno ospiti dell’organizzazione fino a quando resteranno in gara. Ai giornalisti invece sarebbe fatto obbligo di restare in un albergo convenzionato e a pagamento (minimo 150 dollari al giorno circa) 24 ore al giorno per due settimane prima del torneo. Poi, anche se dove i giornalisti vogliano, ovviamente a loro spese per i 15 giorni del torneo. Insomma il tutto costerebbe una fortuna. Inoltre al ritorno saremmo probabilmente costretti a fare quarantena qui, in Italia. Insomma francamente, prevedendo poi che le conferenze stampa siano effettuate via Zoom come all’US Open e al Roland Garros, l’investimento di una trasferta australiana parrebbe proprio buttato. Al miracolo del vaccino capace di debellare il virus già per inizio febbraio in tutto il mondo purtroppo non credo. Del resto nessuno lo profetizza. Però per ora siamo regolarmente accreditati in tre.


Direttore buongiorno, vorrei un suo parere su quanti, scoprendo solo ora Sinner, hanno anche scoperto la sua residenza (più o meno solo fiscale) insieme a quella di Berrettini o Musetti e s’è detto sconcertato soprattutto se contrapposta a quella di Nadal che invece contribuisce, e non di poco, alle entrate del suo paese a maggior ragione in tempi di covid. GrazieBruno da Savona

Hanno dedicato a questo argomento 20 minuti di podcast Vanni Gibertini e Alessandro Stella su UbiRadio. Lo si può risentire, documentandosi meglio e più ampiamente di quanto possa dirle io qui in poche righe. La polemica è nata da una risposta data dal giornalista Aldo Cazzullo a una lettera pervenuta al Corriere della Sera. Anche Cazzullo, che vediamo in tv dissertare su mille canali e argomenti – e a me piace più nella rubrica “I grandi discorsi della storia” il mercoledì in seconda serata su Rai Tre che nei vari talk show di tuttologia – si è lasciato andare secondo me a un discorso un filino demagogico. Ha accennato anche lui – come accenna lei – ai pesanti contributi versati da Rafa Nadal alla Spagna, ma forse Aldo – che ricordo appassionato spettatore a Wimbledon qualche anno fa – avrebbe dovuto aggiungere che le Baleari godono comunque di un regime fiscale assai agevolato rispetto al resto della Spagna. Quindi certo Rafa contribuisce parecchio, con tutti i soldi che guadagna, e d’altra parte non potrebbe neppure prendere la residenza altrove, dopo avere installato la sua Rafa Nadal Academy nella sua Minorca.

Un altro paio di distinguo però forse andrebbero fatti. Non è certo casuale che molti giocatori prendano la residenza a Montecarlo. Lo fanno per una serie di motivi, in cima ai quali certamente ci sono i vantaggi fiscali. È anche vero però che rispetto a qualche tempo fa oggi il Principato pretende la proprietà o l’affitto di una casa (e non si trovano a buon mercato) nonché un certo periodo di permanenza. Così come è vero che i giocatori che hanno la residenza nel Principato se non sono in giro per il mondo a giocar tornei si allenano (quindi lavorano) nel Principato. Occorre ammettere che lì, oltre a un clima indiscutibilmente favorevole – pensate agli svedesi ai tempi di Borg, Wilander e soci, ma anche ai tedeschi Becker, al serbo Djokovic, allo svizzero Wawrinka, al croato Cilic, al bulgaro Dimitrov – hanno a disposizione un tennisclub magnifico come il Country, gli uffici europei dell’ATP, la possibilità di allenarsi facilmente con tanti altri tennisti di grande livello. Infine, se ci vogliamo riferire ai tennisti italiani, non è che questi guadagnino i loro soldi in Italia. Li fanno quasi tutti fuori d’Italia…

Detto ciò, per carità, se versassero parte dei loro emolumenti al Paese che rappresentano e per il quale orgogliosamente si battono in Coppa Davis, nelle manifestazioni a squadre, alle Olimpiadi, anziché devolverli al Principato, saremmo tutti loro più riconoscenti. Però, però, siamo franchi: quanti lo farebbero, potendo evitarlo? Diciamo la verità: sarebbero pochi, pochissimi. Mi sembra sia diverso il caso di Flavia Pennetta che aveva preso la residenza fiscale in Svizzera… Beh, in quel caso davvero in Svizzera Flavia non ci stava praticamente (quasi) mai, nemmeno per allenarcisi. Si trattava quindi di un discorso sostanzialmente diverso.


Buongiorno Direttore, desideravo porle una domanda, sperando che La sua notevolissima conoscenza del mondo tennistico potesse aiutarmi: “Per quanto sia difficile rispondere, a causa delle innumerevoli variabili, se Milos Raonic non fosse stato afflitto da un così elevato numero di problemi fisici per tutta la durata della sua carriera, ed avesse potuto allenarsi e competere al 100% (come si può constatare anche in questo articolo, scritto dal Vostro sito) quali risultati ritiene avrebbe potuto conseguire?” La ringrazio del Suo tempo e della Sua attenzione – Alessandro Burzacchini (Imola)

Gentile Alessandro mi spiace ma non posso darle soddisfazione. Non avere il fisico, o avere come nel caso di Raonic una gamba leggermente più lunga dell’altra – che gli ha creato continui irrisolvibili problemi di postura, di schiena, provocando infortuni a catena – alla fine è come non avere un bel servizio o non avere un bel rovescio. Il tennis è sport completo e richiede anche un fisico perfetto. Se Schwartzman fosse più alto di 5/10 centimetri ma avesse la stessa agilità, chissà dove sarebbe potuto arrivare. Al tempo stesso, se Volandri avesse avuto un bel servizio non sarebbe entrato fra i primi 20? Certo che sì.

Raonic ha dimostrato di avere un grande potenziale. Soprattutto sui campi veloci, dove può sfruttare al massimo il suo servizio e anche i colpi d’inizio gioco, risposta compresa. Milos è anche un ragazzo molto intelligente, e questo aiuta. È arrivato in finale a Wimbledon, è salito nel 2016 a n.3 del mondo, ha tutti i colpi e l’ho visto giocare molto bene perfino sulla terra battuta che avrebbe dovuto rappresentare la sua superficie meno adatta al suo tipo di tennis. Ma con i se e con i ma, su aspetti fisici come tecnici, non si possono fare analisi credibili su quel che avrebbe potuto essere e non è stato. Anche se non c’è stato troppo a lungo, però il poter dire di aver raggiunto il terzo posto in un’epoca contrassegnata dalla presenza contemporanea dei Fab Four, beh non è roba da poco.


Mi scuso qui con tutti i lettori, che sono costretto a far pazientare ancora. Solo a uno, Fabio Perotti, che si congratula con me per un… bellissimo articolo, chiedo di precisarmi a quale si riferisca. Spero di averne fatto più d’uno, eh eh. Giusto per capire!

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