Intervista a Berrettini: "Stufo di vivere così, farò il vaccino. Pazzo per Le Bron, Nadal è come lui" (Semeraro). La Milano Tennis Academy cresce a vista d'occhio (Giorno Sport)

Rassegna stampa

Intervista a Berrettini: “Stufo di vivere così, farò il vaccino. Pazzo per Le Bron, Nadal è come lui” (Semeraro). La Milano Tennis Academy cresce a vista d’occhio (Giorno Sport)

La rassegna stampa di lunedì 4 gennaio 2021

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Intervista a Berrettini: “Stufo di vivere così, farò il vaccino. Pazzo per Le Bron, Nadal è come lui” (Stefano Semeraro, La Stampa)

Matteo Berrettini, il nostro miglior tennista, riparte dal numero 10 in classifica mondiale e dal torneo di Antalya, il primo di un 2021 che dovrebbe rappresentare il ritorno alla normalità. Un avvio fra mille inquietudini, con in prospettiva il traguardo delle prime Atp Finals italiane piazzate a novembre a Torino. Matteo, si imbarca per la Turchia con più preoccupazione o più voglia di ricominciare? «La preoccupazione c’è sempre, ma la voglia è più forte altrimenti non partirei. Bolle, quarantene, test, è complicato. Prima bisognava stare attenti, ora di più, perché per arrivare in Australia ci sono solo due giorni utili, se li manchi addio Australian Open. Speriamo che a Melbourne ci sia un po’ di pubblico». Se chiude gli occhi che immagine le resta del 2020? «Gli stadi vuoti. Flushing Meadows, ma anche il Foro italico: allucinante. La prima volta che ho preso un aereo dopo il lockdown mi sembrava di essere in un film di zombie. Fra tennisti siamo abituati ad abbracciarci, la mancanza di contatto fisico mi ha fatto senso. Nulla di fondamentale, ma ho capito quanto mi mancava». Ad Antalya avrebbe dovuto giocare in doppio con Sinner, Jannik però ha dato forfait: vi vedremo insieme? «Mi trovo molto bene con lui, quindi abbiamo deciso che quando sarà possibile lo faremo. Anche se la priorità resta il singolare».

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Quando rivedremo Federer? «So che si sta allenando, credo appena possibile. E ha dimostrato tante volte che quando torna è come se non si fosse mai fermato». Ora il suo manager è Ivan Ljubicic il coach di Federer: che cosa le ha detto? «È un grande professionista e una ottima persona. Crede in me, per lui posso diventare uno degli italiani più forti di sempre. Ma lo ha detto lui, eh…». Il 2021 sarà sempre un affare privato fra Nadal e Djokovic? «Vedremo più equilibrio. Loro hanno ancora qualcosa in più negli Slam, ma gli altri si stanno avvicinando. Thiem si è sbloccato, Medvedev mi ha impressionato quando ci siamo allenati insieme a Londra: potrebbe essere lui il prossimo a vincere uno Slam, ma si sono avvicinati in molti». Berrettini compreso. «Mi fa piacere che lo dica. Nello Slam però è dura, bisogna vincere sette partite di fila e saperle preparare bene». Le Atp Finals a Torino, dopo quelle che ha giocato due anni fa a Londra, sono un traguardo? «Si giocano in Italia ed è uno stimolo in più. Quando mi sono qualificato per Londra a inizio stagione mai lo avrei immaginato, detto questo non ci si deve nascondere dietro un dito, ma continuare a sognare in grande. Senza che diventi un ossessione».

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Il suo secondo sport è il basket. «Sì, una passione di famiglia. I miei nonni hanno giocato in serie B e C, mio padre mi portava da piccolo a vedere la Virtus Roma. Io me la cavo. Il mio preferito è LeBron James, per lui ho iniziato a seguire la Nba».

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Vediamo come se la cava da ct: fuori il quintetto ideale dei tennisti-cestisti. Berrettini, 1 metro e 96, alla grande… «Nella Nba sarei guardia: Lorenzo Sonego sa giocare, e anche Gael Monfils, Poi ho visto bene Tommy Paul. Come centro scelgo l’altro americano, ReillyOpelka…». Due metri e nove centimetri, immarcabile. Chi è il LeBron del tennis? «Nadal, come fisicità e perché sono esplosi entrambi giovanissimi. Federer lo paragonerei a Michael Jordan. Djokovic mi ricorda Kobe Bryant, per come resta freddo nelle situazioni difficili». A Natale come ha gestito i regali? «Ne ho più fatti che ricevuti. Con mia madre, che non vuole mai niente, sono andato a fare shopping, vestiti soprattutto. Il regalo per la mia fidanzata Ayla non glielo dico perché non ci siamo ancora visti e rovi nerei la sorpresa». Che libro ha messo in valigia? «”Il lupo nella steppa” di Hermann Hesse, me l’ha regalato mia nonna». Per finire: ha seguito le polemiche sul Covid-19? «Certo, se non si parla di quello… Magari vorrei che ci si concentrasse sulle soluzioni, invece di chiacchierare in tv. Medici e infermieri stanno facendo tanto, io sono pro-vax, appena potrò mi vaccinerò. Perché di vivere così mi sono proprio stancato»

La Milano Tennis Academy cresce a vista d’occhio (Il Giorno Sport)

Numeri in costante crescita, livello medio sempre più alto, staff in continua evoluzione e brand dall’identità ogni giorno più forte. Anche nell’anno della pandemia, in mezzo a chiusure, restrizioni e difficoltà, la Milano Tennis Academy ha trovato la via per eccellere, rinforzandosi e migliorando sotto tutti i punti di vista. È il sunto del bilancio di fine anno, impreziosito dal secondo posto in Lombardia – e secondo d’Italia fra le Club School – nel Grand Prix delle scuole tennis (che tiene conto delle performance dei giovani), e dal numero record di atleti di seconda categoria nelle nuove classifiche federali per il 2021.

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«La MTA – dice il direttore tecnico Ugo Pigato – sta prendendo sempre più la direzione che ci siamo prefissati, verso l’alto livello. Nonostante tutto, per noi è stata una stagione importante, che ha visto un innalzamento della qualità dei maestri con l’inserimento di Lorenzo Frigerio, Maurizio Tummolo e Marco Di Lorenzo, e ci ha permesso di fare un importante passo in avanti per quanto riguarda la preparazione atletica, con l’arrivo di Sergio Bugada. A oggi contiamo ben sei maestri che lavorano a tempo pieno con i ragazzi del full time, sotto la supervisione di Francesca Schiavone, più tutti quelli impegnati nella scuola tennis». Il totale dello staff supera quota 20 elementi, a dimostrazione della grande espansione vissuta dalla MTA in poco più di due anni. Ma il 2020 è stata anche la stagione dello Slam juniores vinto da Lisa Pigato, campionessa in doppio al Roland Garras

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Tanti i brand che credono nel progetto MTA, apprezzandone i valori, il lavoro e il modo di comunicare la quotidianità dell’accademia, con gli atleti nel ruolo di protagonisti.

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