Uno contro tutti, la storia finisce: Djokovic 2018 e 2020, passando per Nadal 2019

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Uno contro tutti, la storia finisce: Djokovic 2018 e 2020, passando per Nadal 2019

La storia degli ultimi tre leader della classifica, che in realtà sono due: i soliti Djokovic e Nadal. Dalla straordinaria rimonta del serbo nel 2018 al 2020 viziato dalla pandemia

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Novak Djokovic numero 1 del mondo a fine anno - ATP Finals 2020 (via Twitter, @atptour)
 

Ci sono esattamente 6775 punti e nove posizioni in classifica mondiale tra il numero uno mondiale Rafael Nadal e Novak Djokovic il 13/08/2018, all’indomani della Rogers Cup che si è appena conclusa a Toronto. Lo spagnolo ha appena messo in vetrina il 33esimo Masters 1000 della sua mirabolante carriera, il nono sul duro, e ha saputo resistere al ritorno di Roger Federer che, insieme a lui, ha ristabilito le antiche gerarchie del tennis dopo il triennio sovranista di Djokovic e Murray da luglio 2014 ad agosto 2017. Pare insomma quantomeno improbabile, se non proprio impossibile, che il trono del maiorchino possa essere insediato da altro collega che non sia lo stesso Federer, pure lui distanziato ma di “soli” 3740 punti, ancorché con qualche pesante cambiale in scadenza.

Invece. Invece la rincorsa di Nole, iniziata a Wimbledon, prosegue a Cincinnati, dove il serbo stabilisce un altro primato, diventando l’unico tennista ad aver vinto almeno una volta tutti i Masters 1000 in calendario. In Ohio, Djokovic batte Federer in finale ma una consistente fetta della torta (in termini di punti) è in palio, naturalmente, allo US Open. Un’edizione soffocante, dal punto di vista climatico, dello Slam statunitense mette fuori uso Federer prima degli altri (battuto al quarto turno dal caldo e da Millman) ma, quando tutto sembra propendere per la finale tra Djokovic e Nadal, lo spagnolo si ferma in semifinale al cospetto di Del Potro. La durissima e splendida battaglia nei quarti con Thiem, conclusa vittoriosamente al quinto set, ha lasciato strascichi sul ginocchio di Nadal che nella sfida con l’argentino è competitivo solo nel primo set, ceduto al tie-break; poi, perso nettamente il secondo, si ritira e non giocherà più fino al 2019.

In finale JMDP trova Djokovic, pure lui provato dal caldo eccessivo nei primi turni (al debutto con Fucsovics è sul punto di ritirarsi prima di reagire e chiudere 6-0 al quarto) ma via via sempre più tonico e rilassato, e l’ultimo atto è quasi una formalità, con Delpo che solo nel secondo set mette qualche dubbio al serbo.
Con Nadal ai box, per Djokovic la rimonta non è più un miraggio e la vittoria a Shanghai unita alla finale persa a Bercy con il russo Karen Khachanov trasforma questo miraggio in realtà: il 5 novembre il serbo torna a indossare la corona riservata al re e nessuno gliela potrà più togliere dalla testa in questo 2018.

Una settimana di sosta e per Djokovic è già tempo di bagnare la sua quarta esperienza sul trono con le ATP Finals; a Londra il serbo sembra inarrestabile e conquista la finale senza perdere nemmeno un set ma qui ritrova il giovane tedesco Alexander Zverev, già affrontato e battuto nettamente nel girone, che sembra un altro rispetto a qualche giorno prima e ribalta il punteggio. Il Masters va in Germania a distanza di 23 anni dall’ultima volta ma Djokovic può ritenersi più che soddisfatto per quello che è riuscito a fare dal Roland Garros in poi.

Dopo aver perso le prime cinque sfide in carriera contro il numero uno del mondo (quattro con Djokovic e una con Nadal), Roberto Bautista Agut aveva rotto il ghiaccio a Shanghai nel 2016, eliminando il serbo. Nelle semifinali di Doha, lo spagnolo si ripete (3-6 7-6 6-4) e infligge il primo ko del 2019 al leader del ranking. “Bautista” rappresenta l’evoluzione della specie di una scuola, quella iberica, che ha saputo adattarsi piuttosto rapidamente all’esigenza di creare tennisti universali, in grado di ben figurare su ogni superficie. Con un best ranking di n. 9 – che raggiungerà però solo alla fine della stagione – il trentenne di Castellon de la Plana conquista così la finale n. 16 in carriera e solo due di queste le ha giocate sulla terra rossa, a fronte di tredici sul duro e una sull’erba.

All’Australian Open, le prime due teste di serie fanno onore al loro ruolo conquistando la finale; con estrema facilità Nadal (diciotto set a zero e appena 48 giochi ceduti agli avversari), con qualche grattacapo in più Djokovic, costretto al quarto set sia da Shapovalov che da Medvedev. I bookmakers vedono favorito il serbo, sia pur non di molto, e il campo conferma l’intuizione, sia pur in modo assai più netto di quanto ci si potesse attendere. Perché il numero uno, proprio come titola Ubitennis nell’occasione, è semplicemente Indjokabile e chiude la pratica con un 6-3 6-2 6-3 condito da un saldo vincenti-errori di +25 (34-9) contro il -7 dello spagnolo (21-28), concedendo una sola palla-break, peraltro annullata.
Proprio nel momento in cui potrebbe prendere il largo in classifica, Djokovic frena e infarcisce la sua primavera con una serie di sconfitte imprevedibili.

La prima è quella al terzo turno di Indian Wells con Philipp Kohlschreiber, che gli infligge un doppio 6-4 e al dodicesimo tentativo riesce finalmente a ottenere lo scalpo più importante della carriera. Poi, a Miami, ecco di nuovo Bautista Agut mentre sulla terra di Monte Carlo è la volta del russo Daniil Medvedev nei quarti. Buon per Nole che Nadal non ne approfitta e in due dei suoi feudi (il Principato e Barcellona) non va oltre la semifinale, battuto rispettivamente da Fognini e Thiem, per poi inciampare anche a Madrid, dove a batterlo è Tsitsipas. Il greco ottiene così il diritto di affrontare Djokovic nella finale del Mutua Madrid Open ma non riesce a ripetersi e il serbo può tornare al successo dopo un periodo non esattamente felice sul piano dei risultati e delle prestazioni.

A Roma, i primi due del mondo si affrontano per la 54esima volta in carriera (di cui ben 26 in una finale) con in palio il 1000 del Foro Italico e a prevalere questa volta è Nadal, in tre set.

Rafael Nadal – Roma 2019

La sfida potrebbe riproporsi al Roland Garros ma il serbo si ferma al penultimo ostacolo, nella fattispecie il sempre più intraprendente austriaco Dominic Thiem che lo batte 7-5 al quinto in un incontro sospeso più volte per pioggia. Campione in carica nei tre major precedenti, Nole sognava di approdare all’ultimo atto e magari ripetere quanto riuscì a fare a cavallo tra il 2015 e il 2016, ovvero detenere i quattro titoli contemporaneamente, ma Thiem è in costante ascesa e la terra rossa è ancora la sua superficie preferita. Il serbo continua a guadagnare punti in classifica e, dopo Parigi, ne ha quasi 5000 più di Nadal.

I due si danno appuntamento a Wimbledon ma rischiano entrambi di finire in pasto al vecchio leone Roger Federer. Lo svizzero regola Nadal in semifinale e due giorni dopo arriva due volte consecutive a un solo punto dalla vittoria con Djokovic; il serbo si salva prima con una risposta e poi con un passante e, vincendo tre tie-break (il terzo sul 12-12 al quinto set, come vuole il nuovo regolamento dei Championships), si conferma campione per lo sconforto dei tifosi di Federer. Nell’estate americana, invece, i primi due non si incrociano perché Nadal si impone alla Rogers Cup di Montreal mentre Djokovic salta il Canada e gioca a Cincinnati, dove però viene fermato in semifinale da Medvedev. Il russo, con il suo tennis fuori dai consueti canoni stilistici, sta vivendo una grande estate e si presenta a New York con il biglietto da visita di tre finali consecutive (Washington, Montreal e Cincinnati), che diventano quattro proprio agli US Open, in cui emerge nella parte alta del tabellone, lasciata sguarnita proprio dal numero uno del mondo, costretto al ritiro al quarto turno contro Stan Wawrinka.

Condizionato da una spalla malandata, il serbo perde i primi due set e all’inizio del terzo lascia il campo. Ci sono concrete possibilità che il 2019 di Djokovic sia finito e invece, molto più rapidamente del previsto, il numero uno rientra nel circuito a Tokyo e alza il 76° titolo in carriera, il primo in Giappone. Nel rush finale della stagione, sono sempre le cambiali in scadenza a fare la differenza. Di queste, Djokovic ha il portafoglio pieno mentre Nadal non ne ha nemmeno una, dato che l’anno prima di questi tempi era già in vacanza. Così, per il serbo i 1140 punti di vantaggio dopo Tokyo non sono molti e 820 li lascia a Shanghai, dove Tsitsipas lo batte nei quarti e gli impedisce di difendere il titolo conquistato l’anno precedente.

Di ritorno da una lunga sosta, durante la quale si è anche sposato, Rafael Nadal rientra a Parigi-Bercy già sapendo che al termine del torneo diventerà nuovamente il numero uno del mondo. Questo succede perché i punti totalizzati alle ATP Finals del 2018 vengono sottratti in anticipo e quindi Djokovic, pur facendo suo l’ultimo 1000 stagionale senza cedere nemmeno un set, scende comunque a 8945 e viene superato dallo spagnolo, che a Bercy vince tre incontri prima di dare forfait. Al primo incontro da leader, Nadal rimedia una severa lezione con Zverev a Londra (6-2 6-4) e la sconfitta gli costa la qualificazione alle semifinali ma Djokovic fa peggio di lui (fuori nel girone) e vanifica l’ultima possibilità di un sorpasso in extremis. Per festeggiare al meglio, Nadal trascina la sua nazionale alla conquista della Davis Cup nel nuovo format disputato dentro la Caja Magica di Madrid; il mancino di Manacor non perde nemmeno un set sul duro indoor e chiude la stagione con cinque vittorie e le mani sull’insalatiera d’argento.

Rafa Nadal – Finali Coppa Davis 2019 (photo by Mateo Villalba / Kosmos Tennis)

A pagina due, Djokovic chiude in vetta il 2020 e la storia finisce. Per ora…

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