Covid e pioggia, ma gli Australian Open non rischiano (Crivelli). Tamponi e tornei più brevi. Corsa agli Australian Open (Mastroluca). Altoparlanti e addio giudici. Così il Covid cambia l'Open (La Nazione). Berrettini: «Tornato al livello top: e voglio salire ancora» (Crivelli)

Rassegna stampa

Covid e pioggia, ma gli Australian Open non rischiano (Crivelli). Tamponi e tornei più brevi. Corsa agli Australian Open (Mastroluca). Altoparlanti e addio giudici. Così il Covid cambia l’Open (La Nazione). Berrettini: «Tornato al livello top: e voglio salire ancora» (Crivelli)

La rassegna stampa di venerdì 5 febbraio 2021

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Covid e pioggia, ma gl Australian Open non rischiano (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Potrebbe sempre andare peggio. Potrebbe piovere. E infatti le previsioni meteo sono terribili per il weekend di Melbourne: ininterrotti scrosci di pioggia che andrebbero a sovrapporsi al ritardo causato ai sei tornei attualmente in corso (Atp Cup, due Atp 250 e tre Wta 500) dal caso di positività riscontrato in uno degli hotel che ospitano i giocatori. Dopo una giornata complessa e con tante ombre, Craig Tiley, boss di Tennis Australia, ha tuttavia professato una fiducia incondizionata in una partenza senza traumi degli Australian Open: «Cominceremo lunedì. Il Covid non dà garanzie, ma arrivati a questo punto il torneo non dovrebbe essere intaccato. Le cose possono però cambiare e siamo pronti a prendere decisioni difficili con le autorità sanitarie». Che non significa uno stop allo Slam, ma più probabilmente la rinuncia ai 30.000 spettatori al giorno se le autorità sanitarie richiedessero protocolli più rigidi. Intanto, dopo i 520 tamponi tutti negativi seguiti alla positività di giovedì, l’allarme pare rientrato, anche se il sorteggio è stato rinviato di un giorno (ed effettuato stamattina all’alba), ma adesso bisogna contemperare l’urgenza di terminare tutti i tornei in corso con la volontà di non spostare più in là la partenza degli Australian Open, fissata per le 11 di lunedì (l’una di notte in Italia). Così, causa maltempo, si sono studiate nuove regole e nuovi format, oltre all’utilizzo di altri sei campi indoor.

Tamponi e tornei più brevi. Corsa agli Australian Open (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

In Australia si torna a giocare. Ma i problemi non mancano e le soluzioni fanno discutere. Ieri tutti i sette tornei in programma a Melbourne Park sono stati fermati in quanto un dipendente del più lussuoso degli hotel scelti per la quarantena obbligatoria era risultato positivo ai test anti-Covid. Il premier dello stato di Victoria, Dan Andrews, si è subito attivato con rapidità e intransigenza. Immediatamente rintracciati, i suoi coinquilini e gli altri contatti stretti, a loro volta testati, sono negativi. Stesso esito anche per tutti i 160 giocatori che hanno trascorso i 14 giorni di quarantena in quell’hotel (il Grand Hyatt) e rientrano fra i 507 contatti occasionali individuati. Fra loro anche Roberto Bautista-Agut, numero due della Spagna che con ogni probabilità affronterà l’Italia in semifinale di ATP Cup. Il torneo sarebbe dovuto terminare domani, ma a questo punto appare più che probabile uno slittamento a domenica. Le due sfide che valgono l’accesso in finale, inizialmente previste oggi in contemporanea su due campi nel pomeriggio australiano (mattina italiana), potrebbero anche cambiare collocazione oraria. Il programma particolarmente denso della giornata di oggi non è affatto al sicuro a causa della pioggia. L’ATP ha deciso di far disputare nella stessa giornata ottavi e quarti di finale dei due tornei 250, in cui è impegnato anche Jannik Sinner. I tre eventi WTA termineranno con un formato diverso rispetto ai primi turni. Da oggi, e fino alla finale, il terzo set verrà sostituito da un tiebreak a dieci punti come si usa negli incontri di doppio. Certo, sempre meglio portare a termine i tornei e non cancellarli o lasciarli a metà, ma la diversità delle misure prese da ATP e WTA non è passata inosservata. La decisione deriva anche dalle pessime previsioni meteo, che preannunciavano pioggia certe e alto rischio di temporali su Melbourne.

Altoparlanti e addio giudici. Così il Covid cambia l’Open (La Nazione)

Conto alla rovescia per gli Australian Open, con l’incognita covid. Lunedì comincia il grande torneo di Melbourne, appuntamento di inizio stagione del tennis mondiale, ma il coronavirus sta agitando il sonno di organizzatori e tennisti. Il caso di contagio scoperto per un addetto di uno degli hotel dove sono ospitati atleti e staff ha costretto gli organizzatori a modificare subito il programma di questi giorni, ma confermando che gli Australian Open prenderanno il via regolarmente lunedì. Ieri avrebbero dovuto esserci i sorteggi del tabellone, ma il capo del comitato organizzatore Craig Tiley li ha rinviati a oggi. Nel frattempo controlli e tamponi a tutti. Gli Open d’Australia in tempo di pandemia presentano anche una novità assoluta nel campo degli slam: non ci saranno più infatti i giudici di linea a chiamare gli out ad alta voce come di consueto. Sulla regolarità di tiri e battute vigileranno tanti occhi elettronici, e le chiamate di out e di errore saranno effettuate da voci registrate diffuse con gli altoparlanti. Le voci non saranno però quelle costruite al computer, ma le voci vere di tante persone che in questi lunghi mesi di pandemia si sono spese nei soccorsi alla popolazione, quindi anzitutto medici e infermieri, ma anche forze dell’ordine e vigili del fuoco.

Berrettini: «Tornato al livello top: e voglio salire ancora» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Le strade verso la consapevolezza sono lastricate di gioie, dolori e buona salute. Matteo Berrettini lo aveva detto ancor prima che il 2021 vedesse la luce: della preparazione invernale, aveva apprezzato soprattutto la possibilità di svolgerla senza guai fisici, come non era mai accaduto nei due anni precedenti. E per un giocatore come lui, che possiede caviglie delicate e che nel 2020, al netto della pandemia, ha potuto giocare appena 6 tornei per problemi di ernia e inguine infiammato, il benessere del corpo è condizione imprescindibile per coltivare la serenità mentale. Infatti, liberato dai tormenti degli infortuni e metabolizzata la quarantena agli antipodi, Berretto ha iniziato la campagna australiana che porta al primo Slam stagionale con lo squillo delle fanfare, mettendosi in tasca in due giorni il numero 3 del mondo, Thiem, e il numero 11, Monfils. Certo, l’Atp Cup è un contesto particolare, ma soprattutto la partita contro Thiem, detentore degli Us Open e finalista del Masters, è stata l’illustrazione di un talento ritrovato. Matteo si sta muovendo decisamente meglio sul campo, e la ritrovata tranquillità psicologica si riverbera sul rendimento eccellente al servizio, accompagnato dall’aggressività costante nei colpi a rimbalzo. Contro Monfils, poi, si è visto anche un uso intelligente e proficuo del rovescio in back, un’arma che fino a un paio d’anni fa sicuramente non apparteneva al suo bagaglio tecnico: «Ci tenevo a partire col piede giusto in Australia perché venivo da un 2020 non troppo esaltante. Sento la voglia di mettere nel tennis tutte le energie che ho, certo che vittorie del genere mi esaltano, ma lo sapete che io ragiono sempre guardando al prossimo match». Comunque vada, questa settimana ha allontanato le ombre sul valore intrinseco di Berrettini, a torto spesso considerato un top ten per caso, come se una semifinale a New York e una partecipazione al Masters fossero un biglietto della lotteria: «Sono partito da lontano, pochi ricordano che all’inizio del 2018 ero numero 135 del mondo e invece adesso sono pure io un top player da battere, uno di quelli che si vogliono evitare nel sorteggio e contro cui impegnarsi ancora di più per fare il risultato che ti cambia le prospettive. È una situazione molto differente, ci sono pro e contro e penso che ci si debba abituare. Più tornei e più partite sarò in grado di giocare, più mi adatterò alla nuova dimensione e avrò lo stimolo per migliorare. Una volta che si arriva nella Top Ten, non si possono più ricordare i tempi in cui si pensava “ok, sarò felice se riuscirò ad approdare tra i primi 20”. Ovviamente non è affatto male, quando ero più giovane e mi immaginavo nella top 20 pensavo potesse essere un bel traguardo per la mia carriera. Poi mi sono allungato fino al numero 8 e sto cercando di essere ancora più forte, ma fin qui ci sono arrivato con la forza del lavoro e dei risultati. È tutto nella mia testa, ma devo fare sacrifici ogni giorno: l’obiettivo, chiaramente, è quello di crescere ancora e di migliorare quel piazzamento».

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