Lite Fognini-Caruso in mondovisione (Scanagatta, Azzolini, Crivelli). Berrettini esorcizza la giornata-ni: «Se sei forte porti a casa il match» (Mastroluca). Battere Kokkinakis, una svolta per Tsitsipas (Mouratoglou)

Rassegna stampa

Lite Fognini-Caruso in mondovisione (Scanagatta, Azzolini, Crivelli). Berrettini esorcizza la giornata-ni: «Se sei forte porti a casa il match» (Mastroluca). Battere Kokkinakis, una svolta per Tsitsipas (Mouratoglou)

La rassegna stampa di venerdì 12 febbraio 2021

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Lite Fognini-Caruso in mondovisione (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Non è stato davvero un bello spettacolo il finale mostrato in mondovisione dai due tennisti italiani che se ne dicevano di tutte e sembravano quasi sul punto di venire alle mani. E’ accaduto al termine del combattutissimo derby azzurro di secondo turno fra Fabio Fognini e Salvatore Caruso e vinto dal primo (14-12 al tiebreak del quinto set: 46 62 26 63 76) dopo una battaglia di quasi 4 ore al terzo matchpoint utile per il ligure. Il siciliano aveva mancato un matchpoint e si era visto vanificare un vantaggio di 5-1 nel supertiebreak (che in Australia nel set decisivo si vince a 10 punti anziché a 7, ma sempre con almeno 2 punti di vantaggio, altrimenti si prosegue a oltranza). Fognini ha le maggiori responsabilità. Più d’una volta quando il tennista siciliano faceva un bel punto, magari prendendo una riga, Fabio commentava ad alta voce: “Ma che culo che hai!“. Caruso ha sempre sopportato senza reagire. Ma alla stretta di mano finale (che non c’è stata), gli ha detto: “Da te non me l’aspettavo!“. Fognini ha ribattuto: “E tu quando hai steccato la palla non hai chiesto scusa!“. I due, guardandosi in cagnesco e continuando a discutere uscendo dal campo non si sono più parlati. “Lo faremo…” ha assicurato Fognini…

Oggi le comiche! (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Vi sono momenti in cui è più facile dubitare, che non trovarsi in armonia con il racconto di una delle giornate più bizzarre che lo Slam australiano abbia mai vissuto. Ci sono gli amici che dopo il match sono un po’ meno amici, il campione agée ormai manager che si ostina a vincere, c’è l’innamorato che fa tardi per seguire sul campo la sconfitta della fidanzata e poi è costretto a soffrire. E uscendo dal nostro settore, il gran finale, con la nonna ubriaca che ferma il match di Nadal per mandarlo a quel paese. «Sei tu che devi chiedere scusa. Io non ti ho mancato di rispetto» «Ma che stai dicendo?» «Ti sei arrabbiato perché ti ho detto che hai c..o. Ma tu mi hai tirato quattro palle che hanno pizzicato la riga. E allora io ti dico che sei un b..o di c..o. E dovresti essere tu a chiedermi scusa». «Io non mi sono permesso di dire nulla in tutta la partita» «E allora? Io non posso dirti che hai c..o? Qual è il problema?» «Guarda, tu fa’ quello che vuoi. Ma non si fa così. E da un amico non me l’aspetto» «E io dico che hai c..o e che non c’è niente di male a dirtelo»… Procedete con ordine, il primo che parla è Fabio Fognini. Il secondo Salvatore Caruso. E’ un derby, dunque un match particolare, che il tennis messo in campo ha reso ancor più speciale. Merito di Caruso, che ormai vale una classifica da primi 50. E merito di Fognini, che ha un corredo di colpi eccezionale, sebbene sia ancora intorpidito dalle recenti operazioni alle caviglie. Bel match, aperto, i due cercano angoli difficili, spesso li trovano. Nel quinto Caruso piomba a terra urlando, il piede si è girato durante un recupero e deve chiedere l’intervento medico. Ma si va al tie break (formula a 10 punti) e Fognini finisce sotto 5-1. È un attimo, e sono di nuovo in parità. «Lì ha tirato quattro mazzate a 700 orari», dice Caruso, accettando il verdetto. Al primo match point giunge Fabio, ma chiuderà solo al terzo. Poi le urla e gli strepiti, davanti al pubblico allibito. Passa Fognini, e avrà De Minaur. E passa anche Berrettini, contento perché «non ero in giornata. Ho seguito Ajla (Tomljanovic, contro Halep; ndr) dagli spalti, e l’ho vista battuta in un match che avrebbe meritato di vincere. Alla fine eravamo entrambi arrabbiati e nervosi». Ah, l’amour, che meraviglia. Sonego è la seconda vittima. Va avanti due set poi Feliciano Lopez lo riprende e lo sorpassa. Feliciano ha l’età di Federer, è il direttore del Masters 1000 di Madrid, ma ancora si diverte a battere i tennisti che poi giocheranno il suo torneo. Altro siparietto: Nadal contro Mmoh, secondo set. Siamo sul 6-1 5-4 30-0, Rafa è alla battuta. Voce sgangherata dagli spalti. Si ferma. Ci riprova. La voce torna a farsi sentire. Nuovo stop. Altro tentativo. Ancora la voce. Stavolta cerca di capire chi sia, anche il pubblico si gira per individuare la responsabile. La trovano. E’ una signora non più giovanissima ma dall’aspetto rapace, un po’ scarmigliata, con un’espressione da multa sicura per guida in stato di ubriachezza. Continua a becerare, ma non si capisce bene il perché. O meglio, lo si intuisce. Gli sta antipatico Rafa, glielo fa sapere alzando il dito medio davanti alle telecamere. A portarla via è un’addetta alla security che è tre volte la signora. Rafa se la ridacchia. Riprende. Vince. «Forse la signora aveva alzato il gomito», gli chiedono. «Tutti e due», la risposta.

Fognini-Caruso, i duellanti (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il duello rusticano si consuma nella notte incipiente di Melbourne, con i microfoni aperti e le telecamere delle tv che ne irradiano le immagini in tutto íl mondo. Fognini e Caruso se le sono appena date di santa ragione in un torrido derby tricolore durato tre ore e 56 minuti e che per intensità e brividi tecnici avrebbe potuto rivelarsi un altro spettacolare spot per l’immagine vincente del nostro movimento. E invece l’epilogo da cinema western di quart’ordine, non giustificato dalle pressioni di una battaglia tra connazionali, macchia la vittoria di Fabio, la straordinaria prestazione di Salvo e rilancia su scala planetaria i soliti stereotipi sugli italiani scorretti e maleducati. […] Sarà il tie break decisivo, un dentro o fuori da nervi a fior di pelle in un confronto così equilibrato, a produrre la scintilla dello scontro. Sotto 5-1, Fabio recupera fino al 5-5 con due prodezze e lì, su un dritto del siciliano apparentemente lungo, si ferma. Ma la palla ha pizzicato la riga per millimetri (lo certifica il Falco, che sostituisce i giudici di linea su tutti i campi) e dunque è inutile opporsi alla tecnologia. Ma il ligure, che lo ha già fatto svariate volte nel match, chiede il replay dell’immagini e poi sbotta in un «che c… che hai!» con conseguente richiesta di scuse. Apparentemente, la fiammata si esaurisce in quei pochi secondi e poi tra mille palpitazioni, tre match point annullati da Caruso e uno da Fognini, il tie break (durato 20 minuti) premia il numero 17 del mondo. Ci sarebbe solo da applaudire e da stringersi in un abbraccio almeno virtuale, e invece Salvo, quando si presenta a rete per il saluto, dopo la stretta di mano rivolge qualche parolina evidentemente non tenera al vincitore. Il siparietto, però, si surriscalda prima dell’uscita dal campo. In pratica, Fabio continua a sostenere di meritare le scuse per qualche colpo fortunato che ha dovuto ingoiare, mentre l’altro gli ricorda di non aver proferito parola per tutto il match malgrado le tensioni e di non aspettarsi una reazione del genere. Così, una partita che sarebbe entrata nella piccola storia di questo Australian Open per le emozioni offerte, ci rimarrà per un battibecco piuttosto infantile su questioni futili e facilmente risolvibili tra quattro muri dello spogliatoio. […]

Berrettini esorcizza la giornata-ni: «Se sei forte porti a casa il match» (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Nel tennis, ha detto Matteo Berrettini, «giornate sì, giornate no e giornate ni. Ma la forza di un giocatore sta nel portare a casa comunque il risultato». Contro il ventenne ceco Tomas Machac, numero 199 del mondo, l’azzurro era in giornata ni. Ha avuto un calo nel terzo set, contro un avversario tatticamente acerbo ma con un bel rovescio e un tennis rischioso, riuscendo comunque a raggiungere per la prima volta il terzo turno all’Australian Open. In campo non si è sentito un granché, ha ammesso dopo il 6-3 6-2 4-6 6-3 registrato in 2h39′ di gioco. «Servizio, risposta, dritto, rovescio non andavano come avrei voluto – ha detto in conferenza stampa – Ci sono partite in cui senti la palla meno bene. Non avevo mai visto giocare il mio avversario. Il mio coach mi aveva spiegato un po’ le sue caratteristiche. Mi aveva parlato del suo rovescio, mi aveva detto che era molto veloce in campo. Penso che abbia anche servito bene oggi. Ha variato tanto, ha cercato di attaccarmi sul rovescio ma questo ormai non è un segreto. Può essere soddisfatto della sua prestazione». Dopo il convincente successo al primo turno contro l’ex Top 10 Kevin Anderson, questa affermazione ha un sapore diverso. «Vincere anche quando non giochi il tuo tennis migliore è un grande risultato, ed è molto importante per la fiducia» ha spiegato. Berrettini si giocherà un posto negli ottavi di finale contro il russo Karen Khachanov. «Ci conosciamo bene, siamo della stessa età. Sarà una partita difficile e d’altronde non ci sono incontri facili al terzo turno di uno Slam».

Battere Kokkinakis, una svolta per Tsitsipas (Patrick Mouratoglou, La Gazzetta dello Sport)

Stefanos Tsitsipas ormai da sei anni si allena nella mia Accademia a Nizza. Per me si candida, al pari di Medvedev e Zverev, a potenziale vincitore di questo Slam. Possiede le qualità necessarie: superbo atleta, alto, ma con una capacità e velocità di spostamento buonissime, dotato di un eccellente servizio, di un dritto eccezionale, e infine di un gioco molto completo, il tutto accompagnato da grandi qualità di combattente, esaltate dalla dura battaglia vinta in 5 set contro Kokidnakis. Ha battuto i migliori del mondo sulle loro superfici preferite, e spesso nei tornei più importanti, perché è capace di elevare il suo gioco nelle sfide più complicate. Il suo punto debole, però, è di avere un rendimento ancora troppo irregolare: tanto è ispirato, lottatore, creativo, perfetto nelle scelte tattiche quando si ritrova in giornata, quanto è in grado di perdere il filo del gioco quando capisce di vivere una giornata no. Queste sono le ragioni, a mio parere, per le quali non è ancora riuscito a vincere uno Slam. Per riuscirci il greco dovrà essere capace di superare i suoi difetti , più mentali che tattici, di riuscire a portare a casa tutti i match che «deve» vincere, e cambiare rotta nelle giornate negative. Il match vinto contro Kokkinakis potrebbe in questo senso rappresentare un giro di boa.

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