Berrettini e Fognini ottavi di nobiltà. Ora Tsitsi e Nadal (Crivelli). Berrettini e Fognini, il bello viene adesso (Mastroluca). I gemelli diversi (Azzolini)

Rassegna stampa

Berrettini e Fognini ottavi di nobiltà. Ora Tsitsi e Nadal (Crivelli). Berrettini e Fognini, il bello viene adesso (Mastroluca). I gemelli diversi (Azzolini)

La rassegna stampa di domenica 14 febbraio 2021

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Berrettini e Fognini ottavi di nobiltà. Ora Tsitsi e Nadal (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Ospiti d’onore al ricevimento a corte. L’Italia appartiene ormai alla nobiltà delle racchette e la seconda settimana di uno Slam diventa un orizzonte carico di sogni e non più un miraggio da sospirare. Berrettini e Fognini portano due azzurri negli ottavi di uno Slam per la nona volta nell’era Open, la seconda in Australia dopo il 2018 (le altre sette si sono celebrate sulla terra di Parigi), ma stavolta al percorso si accompagnano pure prestazioni superbe contro avversari di grande spessore. Di fronte alla giornata spettacolare dei dioscuri tricolori, perfino il valore dei prossimi contendenti rappresenta uno stimolo, più che uno spauracchio. Insomma, Matteo per l’apollineo Tsitsipas e Fognini per il monumentale Nadal saranno ostacoli da maneggiare con cura e senza il conforto di un pronostico per forza favorevole. Piuttosto, l’unica preoccupazione scaturisce dalle condizioni fisiche di Berretto, uscito incerottato dalla sfida vinta con tre tie break contro Khachanov dopo aver chiamato il fisioterapista sul 5-4 del terzo set:

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Oggi si sottoporrà a un’ecografia, ma le sensazioni di coach Santopadre prima che il pupillo si coricasse per il meritato riposo erano buone

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La rinascita di Fabio È assai probabile che, per le premesse di qualità, i match degli azzurri vengano programmati nella sessione serale, con la quasi certezza del Centrale per la sfida tra Fognini e Nadal. La vittoria di Fabio è stata un balsamo per gli occhi e per il suo morale, e perfino sorprendente nelle dimensioni del dominio tecnico: De Minaur, 23 del mondo, è abilissimo a produrre velocità dalla velocità dei colpi altrui, e così Fogna non gli ha mai dato ritmo, alternando palle senza peso ad accelerazioni razzenti, in particolare con il rovescio lungolinea. Il ligure si è un po’ incartato sul 5-2 del terzo set facendosi rimontare fino al 5-4 («Lo ammetto, ero teso e un po’ me la sono fatta sotto»), ma poi ha chiuso trionfalmente: «Sono felice e stupito del mio rendimento, specialmente se penso dov’ero dieci mesi fa. Perciò ritrovare Nadal è un premio, dopo le due operazioni alle caviglie anche solo immaginare di poter giocare partite del genere sembrava una pazzia. Rafa è Rafa, lo sappiamo, è un amico ma anche un avversario che richiede uno sforzo superiore rispetto al proprio massimo. È un onore affrontarlo, ma ho già dimostrato di possedere le armi per metterlo in difficoltà». Una stima ricambiata: «Fabio è uno dei giocatori più talentuosi, sarà sicuramente una partita dura e dovrò farmi trovare pronto». Perché la nobile Italia non scherza più.

Berrettini e Fognini, il bello viene adesso (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Un sabato speciale, un sabato italiano a Melbourne. Un sabato che porta via lontano e proietta verso un sogno. Matteo Berrettini e Fabio Fognini hanno vinto senza cedere set e raggiunto gli ottavi dell’Australian Open. Affronteranno rispettivamente Stefanos Tsitsipas e Rafa Nadal, e in caso di successi sarà derby azzurro nei quarti. RINASCIMENTO AZZURRO. l’Italia festeggia un altro capitolo del rinascimento del tennis maschile. Fer la nona volta nell’era Open, la seconda consecutiva dopo l’ultimo Roland Garros, due italiani hanno raggiunto gli ottavi di un torneo dello Slam.

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Due vittorie simili nella sostanza, tre set a zero e un’impressione di superiorità diffusa, ma diverse per andamento. Berrettini ha superato un infortunio muscolare, ha sentito tirare all’altezza del fianco nel terzo set, ma ha sconfitto il russo Karen Khachanov 7-6(1) 7-6(5) 7-6(5). Fognini, per l’ottava volta in carriera al quarto turno di un major ha dipinto un tennis sontuoso per tre set contro Alex De Minaur il veloce “Demon” considerato il nuovo Hewitt. II 6-4 6-3 6-4 racconta una superiorità totale, che avrebbe potuto essere ancora più ampia nel terzo set. Il ligure ha festeggiato le sessanta vittorie negli Slam, è il terzo azzurro con più match vinti nei major dopo Nicola Pietrangeli (90) e Adriano Panatta (62). FOGNINI VERSO NADAL

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Fognini-Nadal è una piccola grande classica moderna del tennis. Si sono incontrati la prima volta agli Internazionali BNL del 2013, l’ultima a Montreal nel 2019. L’azzurro ne ha vinte quattro. Il ricordo va soprattutto alla rimonta sotto di due set allo US Open del 2015 e alla semifinale di Montecarlo di due anni fa, dove sarebbe diventato il primo italiano a conquistare il titolo in un Masters 1000. ‘Sono stato molto fortunato in carriera a stare con questi campioni. Con Federer Nadal, Djokovic, Murray, se arrivavi negli ottavi o nei quarti Slam stappavi lo champagne perché dopo non si poteva giocare –

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Berrettini, per la quarta volta negli ottavi negli ultimi sei Slam giocati. La lucidità nella lettura delle situazioni e la completezza delle soluzioni l’hanno premiato contro il russo Khachanov, più elementare nell’interpretazione degli scambi durante i tre tiebreak (l’azzurro ne ha vinti quattro su quattro a Melbourne finora).

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La sfida con Tsitsipas lo stimola, soprattutto nelle condizioni a Melbourne. «I campi sono molto veloci, e mi piacciono. Quando servizio e dritto funzionano, mi aiuta – ha spiegato in conferenza stampa – Ci siamo incontrati due volte, sempre negli Slam. Ho sempre perso ma sono state due partite tirate. Ci conosciamo bene, ci siamo anche allenati insieme. Sarà un match duro». Ma l’Italia può sognare in grande.

I gemelli diversi (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Non proprio come i FeDal, sarebbe presuntuoso solo pensarlo. Ma anche loro ditta. Associazione d’intenti. Società di tennis in nome collettivo. Matteo Berrettini e Fabio Fognini sembrano attratti dalle loro stesse diseguaglianze, simili in questo a FederereNadal, lo yin e lo yang del tennis, l’uno che trae forza dalla stessa esistenza dell’altro.

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Matteo è il guerriero che non segue ciecamente gli ordini ricevuti, ma li valuta e li soppesa, senza rinunciare a metterci l’anima nelle azioni che conduce. Testa e cuore, in un fisico scolpito per un tennis tambureggiante. Fabio è l’inventore, che fa e qualche volta disfa, ma se vi capita di cogliere al volo il filo dei suoi pensieri, mentre sul campo ricama colpi che non tutti riescono a prevedere, aggrappatevi a esso, ben saldi. Fabio vi condurrà nel suo tennis affiatato, dove la magia zampilla dalle fontane e gli avversari vengono accompagnati in gruppo da guide esperte, che spiegano e commentano i colpi migliori. Esagerazioni? Un po’; forse. Non così diverse, però, dal ritenere accettabile che il giovane de Minaur si faccia chiamare Demon e ci creda al punto da farne un logo che lo rappresenti. Ma questo è marketing, il nostro invece è solo un modo un po’ spensierato di esprimere la soddisfazione che viene dall’osservare i due italiani tagliare il primo traguardo del torneo. In modo cosi diverso, perstile e conduzione dei rispettivi match, da offrire un condensato di emozioni tale da coprire l’intera gamma di stimoli che rendono appagante lo sport. Insieme agli ottavi, e non è cosa da poco avere due italiani alla seconda settimana, su questi campi che riflettono il calore del sole, con il pubblico che c’era e ora non c’è più (per il mini lockdown di cinque giorni imposto dal governo del Victoria).

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I tre tie break messi in fila non lo esaltano più che tanto «Non conosco quali siano le mie statistiche sui tie break. Quelli contro Khachanov li ho giocati in uno stato mentale favorevole. Durante i set avevo fatto più di lui, mi sentivo più carico». Prossimo avversario Tsitsipas. «Siamo amici, spesso ci alleniamo assieme. L’ho incontrato due volte e ha vinto lui. Spero soltanto di essere in grado di giocare». Fognini invece funge da maestro. Non c’è un solo buon motivo per il quale lo scalpitante de Minaur possa batterlo. Fabio glielo ricorda colpo su colpo, illustrandogli le differenze che corrono fra una classe eccelsa, che dà misura a un gioco di stampo classico, e il frenetico sgambettare del ragazzo di Sydney.

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Uno dei match migliori di questi Open, finora. Ma domani c è Rafa. «Sono le partite che mi piace giocare, anche se contro un campione del genere si parte sempre sfavoriti. Io qualche volta sono riuscito a metterlo in difficoltà (12-4 nei testa a testa, con tre vittorie di Fabio nel 2015 e l’ultima a Montecarlo, nel 2019; ndr), ma in generale devo dire di essere stato fortunato a giocare accanto a campioni come Roger, Rafa e Noie Djokovic. Ho vinto meno, ma ho partecipato alla più bella storia del tennis. Confronti che i giovani di oggi non potranno godere, anche se finiranno per vincere più di me. Quando li guardo però, mi rendo conto che nessuno di loro raggiungerà mai le vette di quei tre». Domani i FaMa tornerannoin campo da sfavoriti. Ma nemmeno Tsitsipas e Nadal sono così felici di incontrarli.


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