Mago Karatsev. La favola russa ora spaventa perfino in grandi (Crivelli). Quelli che Federer (Azzolini). Murray stanco, Marchenko vola (Bertellino)

Rassegna stampa

Mago Karatsev. La favola russa ora spaventa perfino in grandi (Crivelli). Quelli che Federer (Azzolini). Murray stanco, Marchenko vola (Bertellino)

La rassegna stampa di lunedì 15 febbraio 2021

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Mago Karatsev. La favola russa ora spaventa perfino in grandi (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Nella mitologia russa si chiamano bogatyr. Sono i cavalieri erranti scaltri e coraggiosi che popolano le saghe leggendarie da raccontare a grandi e piccini. Per diventare la favola più bella degli Australian Open 2021, Aslan Karatsev ha vagabondato per mezzo mondo, fino a trovare nello stop obbligato causa pandemia la forza interiore da innestare su un gioco aggressivo e un físico da torello (1.85 per 85 kg). Così, a 27 anni, dopo 12 di carriera nell’oscurità con appena 3 partite vinte sul circuito, si ritrova nei quarti, più vecchio debuttante di sempre nell’Era Open a centrare l’obiettivo e primo qualificato ad approdare così lontano dal tedesco Radulescu a Wimbledon 1996.

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La rinascita Asian comincia presto ad assaggiare il pane duro della vita: nato a Vladikavkaz, la capitale dell’Ossezia del nord, regione autonoma russa incastonata in un’area del Caucaso dove per troppo tempo le armi hanno faticato a tacere, a tre anni segue i genitori in Israele e lì comincia a giocare a tennis. La formazione, avviene a Taganrog, città portuale sul Mar D’Azov. Insomma, cresce lontano dai centri nevralgici del suo sport, e così decide di cercare allenatori prima in Germania e poi in Spagna. Gli amatori lo ricordano per un paio di medaglie alle Universiadi, argento in singolare nel 2015 e oro in doppio nel 2017. Proprio in quell’anno, a Barcellona, si frantuma un ginocchio

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Nel 2019 scopre finalmente l’incastro perfetto con Yahor Yatsyk, il suo attuale coach, e si trasferisce a Minsk: «Lui è la persona giusta: non necessariamente mi dice cose nuove, ma mi guida nel modo che voglio». Nuovi orizzonti A inizio 2018 Karatsev è numero 485 del mondo, a inizio 2020 è migliorato solo un po’: 292. La pandemia lo travolge mentre è iscritto al Challenger di Nur Sultan, in Kazakistan:

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Per tenersi in forma, gioca prima il campionato bielorusso, poi alcuni tornei nel sottobosco americano, 23 partite in un mese. Gli servono per rodare la tecnica, perché per la mente ci pensa la finale con Wawrinka persa al Challenger di Praga ad agosto: «Mi sono reso conto di poterci giocare alla pari. Prima, i problemi erano in testa. Mi sono sbloccato, ora metto grande attenzione alla psicologia. Obiettivi? Vorrei entrare tra i primi 50». Con il cammino in Australia, ci è già arrivato molto vicino, essendo ormai 63 (virtuale) del mondo da 114 con cui aveva affrontato le qualificazioni. Intanto, grazie all’Atp Cup (era nel team) e alle quattro partite vinte nello Slam, ha messo in tasca 370.000 euro, poco meno di quanto aveva guadagnato nell’intera carriera (505.000 euro): «Stare in squadra con Medvedev e Rublev è una grande esperienza. Se sono sorpreso? Chi vivrà, vedrà». La filosofia del rinato.

Quelli che Federer (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Non saranno contenti i signori Djokovic, papà e mamma, che solo potessero il nome di Federer lo cancellerebbero da tutti gli albi d’oro del tennis. Il fatto è che il Più Grande riesce a stendere la sua coltre magica anche sul torneo che ha dribblato con astuta serpentina, mostrandosi caduco e infortunato quando non aveva alcuna intenzione di farsi quindici giorni di quarantena, senza moglie, figli, badanti e tutto lo staff al seguito. Finisce per far parlare di lui anche per interposti tennisti, e con grazia invita Grigor Dimitrove Asian Karatsev a rimpiazzarlo. I due che, si dice, gli somigliano di più. Storia vecchia, per il bulgaro. Non ha mai smesso di giocare “alla Federer” malgrado la sofferta opposizione di tutti i coach cui si sia affidata. La vera novità è l’altro, il ventisettenne nato a Vladikavkaz, capitale dell’Ossezia-Alania, il tennista che prima di questo torneo non esisteva. Che cosa c’entra con Federer il ragazzo dalla gavetta infinita, che gira per tornei da dieci anni e solo ora approda alla notorietà? Beh, lo dicono i suoi stessi allenatori. «Dai Asian, fammi un colpo alla Roger». E lui esegue felice…Down Under, potete immaginarlo, può succedere di tutta Che qualcosa vada a rovescio, è il minima I due quarti di finale già assodati sono agli antipodi. Logica e tradizione si affidano alla riproposizione di un Djokovic-Zverev che giunge casi all’ottava replica (5-2 per Nole, al momento). Il serbo numero uno, che si pensava stesse male, ha risolto tutti i problemi intercostali con un cerottone («Fosse stato un altro torneo mi sarei ritirato»), e ha tenuto a bada un volitivo Raonic. Si è portato via un set, il montenegrino del Canada, il secondo, ma siccome la reazione ègiunta con un sei-uno dai toni piuttosto accesi, Miilos ha pensato bene di farsi da parte. Poco più di un allenamento invece il match di Zverev con Lajovic.

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L’anno scorso giunse in semifinale, battuto da Thiem, mentre Djokovic l’ha appena affrontato in Atp Cup, ed è stata battaglia.

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Cosi, tutta la novità del torneo è finita sulle spalle dei due simil-Federer, Grigor e Asian, giunti a contendersi un posto in semifinale rovesciando, insieme, avversari di alto bordo e qualsiasi logica. Asian è sortito da uno strano match con Auger-A- liassime, in cui tutto sembrava già deciso.

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Lui la chiama strategia, altri preferirebbero definirla ferocia. Dall’inizio del terzo, Karatsev ha lasciato appena 18 punti sul suo servizio, e non ha concesso più palle break Il resto l’ha fatto rispondendo come un ossesso ai tentativi di sfondamento operati da un basito Aliassime. È il settimo a spingersi così in alto al primo Slam, dopo Radulescu (a Wimbledon nel 1996), Steven (1993), Annacone (1984), Harmon (1982) Drewett (1976) e Solomon (1972). In regalo, una bella promozione in classifica, dove dal 114 di inizio torneo è approdato sulla 63″ poltrona. Dimitrov invece ha spazzato via un balbettante Thiem, incapacedi tesaurizzare tutte le concessioni ricevute dal bulgaro.

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Forse le scorie dei cinque set con Kyrgios non si sono ancora disperse. Già, Kyrgios… È entrato in campo per il doppio e ha salutato gli spalti vuoti alla Djokovic, prendendo (che cosa?) dall’alto (dei cieli?) e spargendo con ampi gesti verso il pubblico (mancante). Giusto per ribadire che fra i due è guerra aperta. «Nole mi detesta? Posso solo rispondergli che anch’io non lo apprezzo nemmeno un po’». E si va avanti…

Murray stanco, Marchenko vola (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Tentativo di palla corta di Andy Murray, ex n° 1 del mondo e n° 1 del seeding nel primo della serie di 4 Challenger organizzati a Biella da Cosimo Napolitano e dal suo staff. IIlya Marchenko lo sventa senza esitazioni e chiude la sfida con un diritto incrociato vincente, dopo 1 ora e 10 minuti. E’ stato dunque il meno atteso ad alzare il primo della serie dei tornei in programma tra febbraio e marzo nella città piemontese. Il 33enne ucraino, attuale n° 212 ATP ma nel 2016 anche n° 49 dopo il 4° turno raggiunto agli US Open, ha fatto suo il match con lo score di 6-2 6-4 spingendo sull’acceleratore fin dall’avvio.

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Murray, solitamente un grande “passatore” e abile nella fase di risposta e difesa, non è riuscito ad entrare nelle trame di gioco del rivale, che nelle due precedenti occasioni (entrambe agli Australian Open) aveva sempre battuto. Nessuna palla break in favore del britannico, molte quelle invece avute dall’ucraino, tre delle quali convertite. Anche nel secondo set Marchenko è partito di gran carriera centrando immediatamente il break tenuto fino al termine.

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Ieri sono scattate le qualificazioni del Challenger Biella 2, un categoria 125. Tra gli azzurri impegnati sono saliti al turno decisivo Raul Brancaccio, che ha vinto il derby con Gian Marco Moroni per 6-4 6-2 e Matteo Viola, che ha vinto in tre set quello con Andrea Arnaboldi. Di gran livello il tabellone principale che vede quali prime teste di serie il numero 54 del mondo Davidovich Fokina e il fresco top 100 figlio d’arte Sebastian Korda. Da seguire il talento carrarino Lorenzo Musetti, testa di serie numero 7, che esordirà contro il giocatore di casa Stefano Napolitano, e ancora Andy Murray, che giocherà la prima con Federico Gaio, semifinalista del Challenger Biella 1

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