Il maestro Piatti dirige Jannik: "La strada è lunga, devi imparare anche a soffrire" (Cocchi). Roger un anno dopo: "Rafa e Nole irreali. Io penso a star bene e non ai record" (Crivelli). È di nuovo Federer. Sonego cade ancora (Bertellino)

Rassegna stampa

Il maestro Piatti dirige Jannik: “La strada è lunga, devi imparare anche a soffrire” (Cocchi). Roger un anno dopo: “Rafa e Nole irreali. Io penso a star bene e non ai record” (Crivelli). È di nuovo Federer. Sonego cade ancora (Bertellino)

La rassegna stampa di martedì 9 marzo 2021

Pubblicato

il

Il maestro Piatti dirige Jannik: “La strada è lunga, devi imparare anche a soffrire” (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Dopo l’anno dell’esplosione, il 2019 con l’exploit alle Next Gen Finals di Milano, è arrivato quello della conferma. Un 2020 azzoppato dalla pandemia, ma pieno di grazia per Jannik Sinner, tra quarti Slam al Roland Garros con due set giocati alla pari contro l’imperatore Nadal e il primo titolo Atp in carriera, proprio a fine stagione, nel 250 di Sofia. Il 2021 deve essere quello del decollo, sempre più in alto nel ranking. Un obiettivo mai dichiarato esplicitamente da parte del team, ma atteso con trepidazione dall’audience tennistica che pende dalle labbra, o meglio dai riccioli rossi di questo teenager delle meraviglie. Con le Atp Finals a novembre a Torino, il sogno di vedere Jannik tra gli 8 maestri popola le notti dei Sinneriani. Difficile, certo, ma non impossibile. E pazienza se la prima uscita Slam del 2021, l’Australian Open, si è chiusa con un’eliminazione al primo turno e poi c’è stato un altro stop a Montpellier, perché «è proprio così che si diventa grandi». Testo e musica di Riccardo Piatti, il tecnico che sa individuare il talento e farlo emergere. […] Piatti, adesso cosa dobbiamo aspettarci dal suo pupillo? «Il ragazzo sta bene, le settimane trascorse a Melbourne sono state importantissime per la sua crescita e la sconfitta subita al primo turno Slam gli servirà più di quanto possiate immaginare. Capisco la delusione degli appassionati, ma io so bene come funziona la costruzione di un tennista: passa anche da queste esperienze. Trovarsi a giocare un primo turno Slam subito dopo un torneo in cui ha affrontato partite pesanti, è stato importante per la sua crescita. Perché gli succederà ancora, e la prossima volta saprà gestirsi meglio. Contro Shapovalov è stato bravo a reagire, a cercare di giocarsela fino alla fine e portare il match al quinto. Avrebbe anche potuto vincere, ma sarà per la prossima volta. In fondo anche Nadal si è costruito in questo modo». […] Come si è trovato Sinner con Nadal? «Benissimo, perché Rafa è una persona deliziosa, umile, un lavoratore incredibile. Gli allenamenti erano di grande intensità, come è abituato a fare lo spagnolo. Ma anche Jannik non è da meno». Jannik ha chiesto qualche consiglio a Rafa? «Ha cercato di “rubare” tutto quello che poteva da queste giornate. Nadal è estremamente rispettoso dei ruoli e sono stato io a stuzzicarlo, facendogli raccontare episodi della sua carriera, le sue rimonte più importanti. I match decisivi che lo hanno reso grande». […] L’obiettivo a breve termine è la top 20? «L’obiettivo è solo giocare il più possibile. E per questo Jannik farà anche tanti doppi, quasi a ogni torneo. Al momento ha giocato circa 58 match sul circuito, e per diventare un giocatore “vero” ce ne vogliono almeno 150. Non siamo nemmeno a metà strada, considerando che ci possono essere imprevisti come quello accaduto a Montpellier». Su cosa basate la vostra programmazione? «Eravamo partiti con l’idea di fare i tre tornei indoor europei, ma dopo lo stop per curare la schiena di Jannik abbiamo dovuto cambiare i programmi. Faremo Marsiglia, Dubai e Miami. A caccia di partite scomode, difficili. Magari non saranno match di grande qualità, ma solo confrontandosi con la fatica e le situazioni più complicate potrà evolvere». Ma questo povero ragazzo deve proprio soffrire sempre per affermarsi? «Beh, no. Ma guardate Djokovic: ha vinto l’Australian Open perché è riuscito a battere Fritz dopo l’infortunio agli addominali. Non è mai stato uno che si tira indietro. Nole ama le sfide più difficili, e da quelle tira fuori il meglio. Quando impari a cavartela in certe situazioni diventi molto più forte». Fama, sponsor, e adesso anche il gossip con la conferma della storia con Maria Braccini. Più che soffrire, non rischia di farsi distrarre il giovane Jannik? «Ma no. Il gossip fa parte del gioco… È un ragazzo giovane, è giusto che abbia la sua vita anche fuori dal campo. Ma io lo vedo concentrato e motivato. Tranquilli, è sempre il solito Sinner».

Roger un anno dopo: “Rafa e Nole irreali. Io penso a star bene e non ai record” (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

La quaresima è finita, il Divino è pronto a riapparire. Federer mancava al mondo dal 7 febbraio 2020, quando deliziò i 51.954 fortunati di Città del Capo, record di spettatori per una partita di tennis, con una sontuosa esibizione contro Nadal. L’ultima partita ufficiale l’aveva giocata otto giorni prima agli Australian Open, il 30 gennaio, perdendo in semifinale da Djokovic. […] Ma le pene d’amore sono finalmente terminate: Roger ha scelto Doha per ripartire. Un Atp 250 vinto tre volte (l’ultima nel 2011, nei 2012 l’ultima partecipazione) e che domani lo metterà di fronte al vincitore della sfida odierna tra Evans e Chardy: «Ho scelto una partenza soft, ammetto che sia piuttosto strano trovarsi a commentare il rientro dopo più di un anno di un uomo di quasi quarant’anni, sinceramente non mi aspettavo di dover rimanere fermo così a lungo. Ma l’importante è che non avverto più dolore e che il ginocchio sia guarito». La questione, quando sei Federer e dunque hai oltrepassato la dimensione terrena per ascendere al cielo della leggenda, è che nessuno si attende che tu possa volare basso: «E invece affronto questa nuova avventura con pochissime aspettative, vivo alla giornata. Mi fa piacere che i fan mi chiedano subito grandi risultati, mi stimola, ma devo essere realista. Nelle ultime settimane mi sono allenato tre ore e mezzo al giorno dal lunedì al venerdì, ma è difficile capire a che livello puoi essere senza aver fatto la preparazione contro giocatori forti come succede di solito. Ovviamente sono fiducioso altrimenti non avrei deciso di rientrare, però questo è un aspetto delicato perché credo che più del fisico conti riassaporare la confidenza nelle proprie qualità di gioco». […] «Spero di tornare al cento per cento per l’erba a giugno, ma mi sto ancora costruendo per essere più in forma, più veloce. Dopo Doha avrò lo step di Dubai, poi mi fermerò per tornare ad allenarmi prima della stagione europea della terra. Roma? Non ho ancora deciso nulla, sicuramente giocherò sul rosso ma valuterò più avanti». Sentirlo parlare di nuovo di partite e tornei ha l’effetto di un’epifania quasi messianica: «Il ritiro, però, non è mai stata un’opzione, se non in qualche discorso con il mio team all’inizio della convalescenza. Certo, se il ginocchio non fosse guarito come volevo magari sarebbe stato inevitabile, ma le complicazioni dopo l’intervento mi hanno motivato a tornare in forma: volevo comunque fare la riabilitazione per la mia vita, per poter giocare con i miei figli, per poter sciare con loro. Sento di avere ancora qualcosa dentro, abbandonare il tennis non è mai stato davvero in programma». Per una sorta di nemesi storica, il Divino rientra proprio nella settimana in cui Djokovic, rivale mai troppo amato, gli sottrae uno dei record più prestigiosi, quello delle settimane complessive al numero uno (311 contro 310), anche se a lui resta quello delle settimane consecutive (237). Un sorpasso che rinfocola l’eterno dibattito sul Più Grande: «Faremo discutere all’infinito, lo so. Quello che Novak ha realizzato in Australia e quello che Rafa ha fatto a Parigi è stato straordinario, anche perché non hanno più 25 anni. Ma adesso io penso solo alla salute, al mio gioco, e non ai record. I ragazzi sono irreali, alla fine lasceremo lo sport senza rimpianti. E io so che posso puntare ancora a grandi trofei». Il Re è vivo, evviva il Re.

È di nuovo Federer. Sonego cade ancora (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Le attenzioni di tutto il mondo sono concentrate questa settimana sul torneo ATP 250 di Doha che vedrà domani l’esordio di Roger Federer, assente dalle gare da ben 13 mesi e reduce da due operazioni al ginocchio. L’elvetico troverà il vincente del match tra Jeremy Chardy e Daniel Evans, in calendario oggi in apertura di programma sul campo centrale. Proprio con il britannico Evans l’ex numero 1 del mondo si è allenato in diverse occasioni (20 set giocati) nelle ultime settimane. A poche ore dal rientro il 39enne svizzero ha detto che il dolore è completamente sotto controllo e che la sfida più grande sarà tomare a fidarsi completamente del proprio corpo. «Ora posso giocare per due ore e mezza consecutive e per cinque giorni senza problemi – ha dichiarato ad una testata svizzera -. Non mi aspettavo che tutto questo sarebbe stato possibile, è fantastico. Ci sono molte cose positive per ripartire, ma le partite vere sono diverse. Quando ti innervosisci e devi affrontare il rivale, giocare sotto pressione, magari delle palle break, tutto cambia. Vedremo come andrà». Molte le incognite che si legano al suo rientro, vedi anche quella del giocare senza pubblico e del sottoporsi alle “bolle” create nei tornei. «Giocare match senza pubblico sarà atipico soprattutto dai quarti di finale in poi. Ho sentito che potrebbero però esserci 2.000 spettatori a Doha. Ciò sarebbe positivo. Non mi pongo aspettative particolari per il torneo. Spero di riuscire a giocare più partite e in qualche modo sorprendermi». […] Nulla da fare invece per l’unico azzurro in tabellone, Lorenzo Sonego. Opposto all’americano Taylor Fritz, contro il quale aveva vinto l’ultimo precedente al Roland Garros, il torinese non ha sfruttato le occasioni avute nel primo set (palla break sul 4-4) cedendo poi al tie-break per 7 punti a 5 e soprattutto il vantaggio di un break nel secondo set. Ripreso sul 4-4 è stato lui a subire il break al nono gioco e cadere in quello successivo con lo statunitense al servizio. Oggi proverà a rifarsi in doppio in tandem con Andrea Vavassori, torinese come lui classe 1995, contro la coppia russa Karatsev e Rublev […]

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement