Federer è sempre Federer (Azzolini). Federer, incanto e magia sotto la ruggine: "Il ginocchio ha retto bene, sono contento" (Semeraro). Ora aspettiamo a trasformarlo in eroe (Clerici)

Rassegna stampa

Federer è sempre Federer (Azzolini). Federer, incanto e magia sotto la ruggine: “Il ginocchio ha retto bene, sono contento” (Semeraro). Ora aspettiamo a trasformarlo in eroe (Clerici)

La rassegna stampa di giovedì 11 marzo 2021

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Federer è sempre Federer (Daniele Azzolini, Tuttosport)

[…] Un anno, un mese, undici giorni. Dalla semifinale di Melbourne 2020 a Doha 2021, passando per il lungo silenzio addolorato di chi non ha niente da comunicare, salvo che un’operazione al ginocchio non è stata sufficiente, che un’altra ne è occorsa e che ci vorrà tempo. Quanto, lo sappiamo ora. Tredici mesi. Abbastanza per non essere più se stessi, sotto un profilo strettamente tennistico. Non avere più colpi, occhio, scatto, muscoli, pazienza, e non sentire più come naturali quei gesti che fino a ieri, beh, l’altro ieri, facevano la differenza. Non abbastanza, però, per non essere più Federer. Il Più Grande. Sua Levità. Il tennista che in proprio, o in associazione con Nadal nella spettabile ditta Fedal Inc, è il GOAT (Greatest Off All Time) per vie naturali, mentre Djokovic coraggiosamente si sbatte per diventarlo per vie statistiche. Così, RF riappare, quarantenne ancora innamorato del suo sport, e capovolge ogni logica perplessità su di sé e il suo tennis, fa viaggiare la pallina come gli abbiamo sempre visto fare, commette errori umani e disumani, ma è celestiale nel timbrare le prodezze più belle del match. Gioca, fatica e alla fine batte Dan Evans, regalando al torneo uno dei match più sussultanti della stagione fin qui disputata. «Tornare è bello. Mi sono divertito da pazzi. Lo dico a prescindere dalla vittoria e dalla sconfitta, anche se vincere rende tutto ancora più bello. Un match giocato bene da entrambi. Daniel è stato un ottimo compagno di allenamenti in questi giorni, avremo giocato non meno di venti set, poi ci siamo ritrovati sul campo ed è stato davvero complicato batterlo». II britannico è il numero 28 Atp e ha cominciato il 2021 vincendo uno dei “250” programmati a Melbourne prima degli Open. Veloce, spigliato, bel rovescio a una mano e movenze da ottimo doppista che lo rendono temibili nei pressi della rete. Federer lo ha contrato cercando di far viaggiare i colpi, liberandoli da ogni angoscia che potesse trattenerli e renderli meno ficcanti. Il servizio ha funzionato bene, 13 gli ace (9 per Evans) e senza alcun doppio fallo. […] Ha creato variazioni e fatto correre Federer, fino al primo break dell’incontro (sul 3-2). Ha mostrato, forse allo stesso Roger, quale sia al momento il punto più fragile del suo gioco, cui porre riparo immediato. La brillantezza dello scatto, negli spostamenti, non sempre è sostenuta dalle gambe. Se lo scambio non è troppo sostenuto tendono a reagire con eccessiva pigrizia. Insomma, qualche volta Federer si è fatto trovare con i piedoni piantati sul colpo precedente e ha fatto fatica a posizionarsi. Ma ci sta. Ieri, le note positive sono state più numerose di quelle negative, a cominciare dalle 2 ore e 24 minuti di tennis chiuso in crescendo. Evitate due palle break sul 3 pari del terzo, Roger ha aumentato velocità e gittata dei colpi, ed Evans ha mostrato la corda, fina mollare il servizio e la partita al dodicesimo gioco, a un passo da un nuovo tie break. «È stata una sfida difficile, e lo sarà anche nei prossimi giorni. Lo ammetto, un quarantenne che torna nel circuito non può non destare perplessità. Ma mi sto divertendo, e ho avuto il supporto di un team meraviglioso che mi ha reso la vita facile. Ne è valsa la pena». […]

Federer, incanto e magia sotto la ruggine: “Il ginocchio ha retto bene, sono contento” (Stefano Semeraro, Stampa)

Sì, ci sono stati attimi ieri in cui Roger Federer, dopo due operazioni al ginocchio e 405 giorni di lontananza dalla sua “seconda famiglia” – il tennis – si è sentito come un vecchio zio in visita. «Ho chiesto che mi passassero l’asciugamano, poi mi sono reso conto che non si fa più. Ho guardato sempre l’orologio, perché non sono abituato a fare in fretta fra uno scambio e l’altro, e spesso anche il tabellone, perché avevo tante cose a cui pensare e rischiavo di dimenticarmi quando cambiare campo…». Fortunatamente i Federer moments in edizione geriatrica non sono stati tanti, e neppure decisivi, visto che per il resto delle due ore e 24 minuti che gli sono servite per battere 7-6 3-6 7-5 il n.38 Atp Daniel Evans al suo debutto nel torneo di Doha, il Genio è sembrato quello che è veramente: uno splendido 39enne. Capace ancora di incantare, sorprendere, improvvisare. Certo: con molta ruggine sulla risposta, qualche passaggio a vuoto – vedi il secondo set – troppe steccate e grammi di incertezza sparsi qua e là. Ma anche con l’eterna, insostenibile (per gli altri) leggerezza del suo infinito talento. Ragazzi, che sollievo. […] «Prima del match per la prima volta mi sono sentito nervoso, ma era l’eccitazione di ritrovarmi in una partita vera. Sono contento di come ho giocato, soprattutto nei momenti importanti. In allenamento se sbagli il rovescio lungolinea sulla palla break non conta nulla, in partita sì. Poi non ho fatto neppure un doppio fallo, il ginocchio ha retto bene quando servivo, e alla fine sono riuscito ad essere più aggressivo, come volevo». […]

Ora aspettiamo a trasformarlo in eroe (Gianni Clerici, Repubblica)

Un disallenato Roger Federer, sotto gli occhi di Ivan Ljubicic suo tecnico preferito, non è riuscito a farsi battere da un mediocre Daniel Evans, giocatore britannico che si aggira attorno alla trentesima posizione mondiale, orfano, per sua stessa ammissione, del colpo migliore, il servizio. Cosa dire di Federer tornato a un match vero dopo quattrocento giorni e due interventi chirurgici al suo malandato eppur regale ginocchio destro? Che l’abbiamo visto scoprire, cosa rara, la fatica e il sudore ma anche quella certa spigliatezza che illumina i grandi campioni quando giungono a confini che sembravano impossibili, come sono i suoi prossimi quarant’anni. Di qui a chiamare eroica la sua performance ce ne passa […]

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