Gaudenzi parla del futuro del tennis, 'uno degli sport più difficili da gestire in pandemia'

Interviste

Gaudenzi parla del futuro del tennis, ‘uno degli sport più difficili da gestire in pandemia’

Il presidente ATP è stato intervistato dal sito ufficiale del circuito. Tanti i temi toccati, dalla riduzione dei montepremi alla rinnovata cooperazione con WTA, ITF e Slam

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Andrea Gaudenzi (foto ATP Tour 2019)
 

Avevamo già anticipato qualcosa in questo articolo, che tratta uno dei temi toccati dalla lunga intervista rilasciata da Andrea Gaudenzi al sito dell’ATP: la definizione del T-7, una sorta di macro-organismo che riunisce ATP, WTA, ITF e i quattro Slam per progettare il futuro del tennis. Come detto però l’intervista è molto ampia e abbiamo pensato di proporvi la traduzione integrale. Trovate qui l’intervista originale.


Nel marzo del 2020, il BNP Paribas Open di Indian Wells è diventato il primo torneo cancellato a causa del COVID-19 e ha segnato l’inizio di una sospensione di cinque mesi dell’ATP Tour.

Parlaci di come sono andati gli ultimi 12 mesi da presidente dell’ATP

È stato un anno che nessuno avrebbe potuto prevedere. La stragrande maggioranza del nostro tempo è stato passato a gestire la crisi e superare gli ostacoli creati dalla pandemia con l’obiettivo di portare avanti i tornei del Tour. Le circostanze sono state estremamente impegnative e tutti abbiamo dovuto affrontare dei problemi. Tuttavia, a un anno dalla cancellazione di Indian Wells 2020 penso che possiamo essere orgogliosi di ciò che il nostro sport ha raggiunto e dello spirito di cooperazione che ha reso possibile andare avanti nonostante questo momento così difficile. Siamo riusciti a preservare il maggior numero possibile di eventi dalla ripresa del Tour nell’agosto 2020, dando comunque priorità alla salute e alla sicurezza delle persone.

Al di là della pandemia, comunque, abbiamo fatto progressi in diverse aree chiave. Quando ho iniziato il mio mandato, nel gennaio del 2020, ho messo a punto un chiaro Strategic Plan per l’ATP e per il tennis in generale. Si tratta di un grosso progetto che andrebbe a toccare il calendario, il montepremi, la redistribuzione dei profitti fra giocatori e tornei, la categorizzazione dei tornei stessi, l’aggregazione dei diritti TV, e la gestione dei dati personali degli appassionati. L’aspetto fondamentale del progetto sarebbe la creazione di trasparenza e fiducia reciproche fra i nostri membri per far sì che la nostra struttura funzioni. Sono ancora convinto che questo piano condurrà il nostro sport verso un futuro luminoso.

Di cosa sei orgoglioso? E, con il senno di poi, ci sono cose che l’ATP avrebbe potuto fare diversamente?

Negli ultimi 12 mesi abbiamo dovuto prendere più decisioni relative al Tour di quelle che probabilmente sono state prese negli ultimi 10 anni messi insieme. Dalla revisione del ranking alla gestione del calendario, dalla modifica dei montepremi alla struttura finanziaria dei tornei, dall’implementazione di misure di salute e sicurezza alle interazioni con le autorità locali per l’ottenimento dei visti per i viaggi intercontinentali. E potrei andare avanti per giorni…

Si tratta di un enorme volume di lavoro e sono orgoglioso dello sforzo che il nostro team, incluso il consiglio direttivo, ha prodotto. Il nostro consiglio si riuniva alcune volte all’anno: ora ci incontriamo su base settimanale; la pandemia ha completamente modificato il modo in cui lavoriamo. Sono anche orgoglioso della collaborazione che abbiamo instaurato con la WTA, l’ITF e coi quattro Grandi Slam durante questo periodo. Ci sono tantissime persone ed organizzazioni all’interno del nostro sport, e la pandemia ha richiesto uno spirito collaborativo da parte di tutti e su tutti i fronti.

Guardandomi indietro, in particolare all’inizio della pandemia, quando c’era poca chiarezza e stavamo valutando tutte le opzioni, la nostra attenzione nei confronti di giocatori e staff avrebbe potuto essere più ampia. Questo è qualcosa su cui abbiamo cercato di lavorare progressivamente negli ultimi 12 mesi per comunicare efficacemente ogni nostra decisione. In molte circostanze – legate alla salute e alla sicurezza dei giocatori e alle restrizioni di viaggio – ci possono essere state delle disparità. Ci rendiamo conto di non essere stati perfetti in alcune situazioni, ma la nostra responsabilità è di lavorare a 360 gradi e fare ciò che crediamo sia giusto per lo sport, non per un singolo giocatore.

I giocatori sono stati colpiti da significativi tagli ai prize money dalla ripresa del Tour in agosto. Anche le condizioni in cui competono, tra cui rigide quarantene internazionali e riduzione del personale di supporto consentito nei tornei, mettono a dura prova la loro salute mentale e fisica. Che cosa si sta facendo per aiutarli?

I giocatori devono affrontare lunghi periodi in ambienti controllati e con meno membri dei rispettivi team ad accompagnarli. Questo richiede una grande forza mentale ed influisce sulla loro preparazione. Il periodo di quarantena a Melbourne quest’anno è stato particolarmente restrittivo, e stiamo assistendo in queste ultime settimane, tra infortuni e problemi vari, all’impatto che questo ha causato per i giocatori. A ciò si aggiunge il fatto che hanno dovuto accettare tagli economici – questo fa capire quale situazione difficile ed incerta stiano affrontando. La loro resilienza è stata impressionante.

Abbiamo fatto del nostro meglio per aiutarli. L’anno scorso, gli organi direttivi hanno consegnato oltre 20 milioni di dollari in pagamenti di supporto a giocatori e tornei, su una scala “dal basso verso l’alto” per aiutare i più bisognosi. L’ATP ha recentemente annunciato un pacchetto di supporto che include fino a 5,2 milioni di dollari per aumentare i livelli minimi di montepremi degli ATP 250 e 500 fino alla metà dell’anno. I fondi sono stati principalmente reindirizzati dall’ATP Bonus Pooluna mossa sostenuta da giocatori di alto livello a supporto di tutti gli altri.Abbiamo anche lavorato in collaborazione con i tornei del Grande Slam per mantenere invariati i montepremi pre-pandemia – un contributo importante considerando i ricavi ridotti e le spese aggiuntive che hanno sostenuto.

Andreas Seppi al Challenger di Biella 2, uno dei tornei creati durante la pandemia (foto Felice Calabrò)

In questa stagione, siamo sulla buona strada per mantenere il 77% dei livelli complessivi di montepremi 2019, e tale numero dovrebbe salire con l’aumento delle presenze dei fan, si spera, nella seconda metà della stagione tennistica. Stiamo anche investendo quasi 14 milioni di dollari nel sostenere l’ATP Challenger Tour, che è fondamentale per supportare i giocatori con una classifica più bassa. Siamo orgogliosi che nel primo trimestre si disputeranno 32 eventi Challenger contro i 40 del primo trimestre del 2019, inclusi quattro eventi CH125 del livello più alto. Nel complesso, da agosto 2020 a febbraio 2021 i giocatori classificati 51-250 hanno per lo più mantenuto o aumentato i loro guadagni dallo stesso periodo nel 2019/2020. Rispetto al biennio 2016/2017, tutti hanno aumentato i loro guadagni di oltre il 50%. Le riduzioni sono state invece concentrate in cima alla classifica, permettendoci di proteggere chi è meno in grado di assorbire un colpo finanziario. (ATP ha dimostrato, numeri alla mano, come i giocatori fuori dalla top 100 abbiano accusato meno la crisi a livello economico, ndr). I migliori giocatori meritano un enorme credito per il sostegno che hanno dato durante tutto questo processo.

Sul fronte della salute mentale, siamo lieti di aver stabilito diverse partnership e creato servizi di supporto come Headspace, oltre a un servizio di consulenza anonimo per atleti professionisti chiamato Sporting Chance. È un inizio e sappiamo che occorre fare di più. Abbiamo recentemente annunciato un ulteriore piano che consentirà ai giocatori di portare ulteriori membri dello staff ai tornei, un aiuto non indifferente per ciascuno di loro.

La bolla NBA di Orlando è stata una soluzione che ha sopperito con successo alle complessità dei viaggi durante la pandemia. Quanto è realistico applicare qualcosa di simile nel tennis, che affronta difficoltà ancora maggiori rispetto all’NBA nei viaggi intercontinentali?

Giocare nello stesso luogo risolve la problematica dei viaggi internazionali ma non risolve i problemi finanziari. Secondo quanto riferito, la NBA ha investito 180 milioni di dollari nella creazione e nel funzionamento della bolla a Orlando. Si tratta di un’enorme quantità di denaro, in gran parte giustificata dal fatto che avrebbero perso circa 1,5 miliardi di dollari di entrate derivanti da accordi di sponsorizzazione televisiva se non avessero portato a termine la stagione.

Nel tennis, i fondi a disposizione sono altri. Gli sponsor sono diversi per ogni torneo e si tratta praticamente sempre di sponsor locali. Quindi, oltre alle entrate perdute a causa della mancanza di pubblico, se sposti l’ubicazione del torneo perdi sponsor e devi rinegoziare le offerte di trasmissione a causa di cambiamenti delle fasce orarie e dei diversi fusi orari. Sarebbe quasi come ripartire da zero. Spostare un tour mondiale in un unico luogo non porterebbe i vantaggi che invece una lega nazionale riesce a ricavare da una situazione simile. Vi sono naturalmente eccezioni ed in determinate situazioni ha senso applicare questo tipo di soluzione sia dal punto di vista finanziario che da parte dei proprietari dei tornei. Siamo stati bravi nel capitalizzare queste opportunità, come il trasferimento del Western & Southern Open da Cincinnati a New York e la riprogrammazione di tutti gli eventi estivi australiani a Melbourne a gennaio.

Non c’è dubbio che la portata del nostro Tour, con 64 eventi che, combinati con i quattro Slam, i fusi orari, la struttura di governance e le persone coinvolte nei tornei, fanno sì che il tennis sia uno degli sport più difficili da gestire durante una pandemia. Il feedback che abbiamo ricevuto da altri sport che guardano al tennis dall’esterno è stato molto positivo. In definitiva, dobbiamo continuare ad assistere i tornei per superare questa crisi e aiutarli a sviluppare flussi di entrate che siano a prova di future problematiche. Per quanto riguarda i giocatori, dobbiamo continuare a fare tutto il possibile per rendere il Tour sicuro e finanziariamente accessibile.

Diversi tornei hanno subito cancellazioni e perdite finanziarie nell’ultimo anno. In che modo si sta cercando di fare in modo che il modello di business applicato ai tornei dell’ATP Tour non subisca danni ingenti in futuro?

Storicamente, i nostri eventi hanno fatto grande affidamento sulla vendita dei biglietti rispetto alla maggior parte degli altri sport importanti, e la pandemia lo ha ulteriormente confermato. È uno dei motivi principali per cui i nostri montepremi hanno per forza di cose subito dei tagli. Anche prima della pandemia sapevamo che avremmo dovuto concentrare la nostra attenzione su media e dati statistici, ma il COVID-19 ha accelerato questa necessità di cambiamento. Sono fiducioso che se faremo la cosa giusta saremo uno sport di prima categoria, ed il valore dei nostri contenuti continuerà a crescere nel futuro. Ma sono necessari alcuni cambiamenti.

A pagina 2, le divisioni interne all’ATP e la rinnovata collaborazione con WTA, ITF e Slam

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