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La piccola biblioteca di Ubitennis. L’allenamento mentale performativo nel tennis
Il libro di Federico Di Carlo e Raffaele Tataranni introduce lo strumento della match analysis per studiare la prestazione e impostare piani di allenamento mentale con il metodo TMMAT©

F. Di Carlo – R. Tataranni. L’ allenamento mentale performativo nel tennis. L’innovativo metodo di analisi della prestazione e allenamento mentale nel tennis con lo strumento della match analysis (TMMAT©), & Mybook Editore
Negli ultimi dieci anni nel tennis professionistico abbiamo assistito a un notevole aumento dell’intensità di gioco e della velocità degli scambi. Ciò ha portato alla ricerca di nuovi strumenti da affiancare ai metodi di allenamento tradizionali per consentire ai giocatori di rispondere dal punto di vista prestazionale alle richieste dettate dall’evoluzione del gioco a livello agonistico. Una delle grandi novità è sicuramente stata l’introduzione della match analysis – a cui di recente su Ubitennis abbiamo dedicato una serie di articoli – che attraverso lo studio analitico del video delle partita, con la rilevazione delle azioni di giocatori in campo, permette di comprendere le dinamiche della partita e migliorare le prestazioni di un atleta.
In questo stesso periodo è stato anche, se così possiamo dire, “sdoganato” – e il discorso vale anche per tante altre discipline sportive – il tema del mental training. Ovvero sempre più addetti ai lavori hanno preso consapevolezza del fatto che per consentire all’atleta di esprimere tutto il proprio potenziale in una competizione, valorizzando e rafforzando i suoi punti di forza ed andando a ridurre le aree di debolezza ed il loro impatto, era necessario affiancare alla preparazione tecnico-tattica e fisico-atletica, anche una adeguata preparazione mentale. Lo sviluppo del mental training è reso però difficoltoso dal fatto che gli strumenti di analisi della prestazione e di intervento mentali tuttora in uso sono fondamentalmente legati alla percezione e alla valutazione personale dell’operatore mentale e dell’atleta, quindi ad aspetti soggettivi spesso non oggettivamente verificabili.
Il libro parte proprio da questo presupposto. Ovvero che nell’ultimo decennio nel tennis professionistico vi è stato un sensibile sviluppo nell’utilizzo degli strumenti della match analysis e del mental training: strumenti con caratteristiche del tutto diverse, da un certo punto di vista quasi opposte. Il primo infatti è l’analisi oggettiva di quanto è successo durante una partita, mentre nel secondo l’analisi, la verifica ed il feedback sono spesso legati ad aspetti soggettivi, alle impressioni degli attori coinvolti nel processo. Ma se i due strumenti venissero utilizzati congiuntamente? Dal momento che disponiamo della possibilità di rilevare dati e statistiche di una partita di tennis, di analizzare la partita stessa attraverso l’uso selettivo delle immagini delle partite, perché non sfruttare tale possibilità anche nell’ambito della preparazione mentale?
Il libro parla proprio di questo, raccontando la nascita, lo sviluppo e le modalità di applicazione di un metodo che usa lo strumento della match analysis per studiare la prestazione e impostare piani di mental training specifici nel tennis, il metodo Tennis Mental Match Analysis ad Training (TMMAT©).
Scritto a quattro mani da Federico di Carlo e Raffaele Tataranni, i due ideatori del metodo e grandi professionisti nei rispettivi settori. Entrambi nomi conosciuti anche ai lettori di Ubitennis. Con Federico Di Carlo, mental coach di fama che ha lavorato con diversi tennisti professionisti e altri atleti di alto livello, su Ubitennis avevamo parlato dei suoi libri precedenti, “Il Cervello Tennistico” e “Il Coaching Sportivo. La mentalità vincente di un atleta“, ed è inoltre apparso anche come contributor della rubrica sul mental coaching della ISMCA, l’associazione internazionale dei mental coach sportivi della quale è membro del Comitato Scientifico e docente dei corsi di formazione. Con Raffaele Tataranni, uno dei massimi esperti italiani della match analysis applicata al tennis, docente universitario e CEO di Inside Tennis, avevamo parlato propria della sua società, che si occupa di tennis match analysis, video e motion analysis.

Nella prima parte, curata da Federico Di Carlo, vengono illustrati i motivi che hanno portato dal punto di vista metodologico alla ricerca di nuovi sistemi di analisi e verifica della prestazione mentale. Partendo dall’inizio, cioè dall’elencazione e dalla descrizione delle caratteristiche specifiche del tennis agonistico che hanno una rilevanza sull’aspetto mentale. Uno degli aspetti che, a parere di chi scrive, rende interessante questo testo non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per gli appassionati che vogliono approfondire la conoscenza delle dinamiche mentali di questo sport. Come ad esempio che si tratta di uno sport di situazione, in cui quindi ogni giocatore crea problemi all’avversario e quindi è necessario disporre di abilità adattive e di capacità di problem solving, o che è uno sport in cui circa l’80% del tempo complessivo è composto da pause, cioè da quegli intervalli di tempo in cui l’atleta è esposto al rischio di commentare, giudicare, criticare la propria prestazione e di insinuare dubbi, ansie, timori o paure per il prosieguo del match.
Si passa poi ad analizzare i motivi per cui i tennisti sono restii a lavorare – ancora adesso – sulla componente mentale ed i limiti e le criticità dei metodi attuali di analisi della componente mentale della partita e di mental training. Per concludere infine con una panoramica sugli strumenti e sul modo in cui vengono utilizzati nel metodo TMMAT©, come la rilevazione dei MMKI (Mental Match Key Indicator) e l’uso del Momentum – con l’individuazione dei relativi “momenti di rottura” o turning points – esclusivamente come report mentale a fine match.
La seconda parte, a cura di Raffaele Tataranni, introduce – sempre con un approccio divulgativo, che ne consente la lettura anche ai “non addetti ai lavori”, senza per questo rinunciare al giusto rigore scientifico – lo strumento della match analysis, partendo anche qui dall’inizio, con un breve excursus storico, e descrivendo il funzionamento del processo di analisi. E illustrandone l’utilizzo nello studio della prestazione mentale, spiegando come è stata implementata nella pratica la metodologia descritta nelle pagine precedenti. Anche attraverso un esempio di applicazione del metodo TMMAT© ad un match vero e proprio, la partita tra Gianmarco Moroni e Andrea Pellegrino al Challenger di Barletta del 2018. Ed illustrando i passaggi che portano poi all’impostazione di piani di allenamento mentali specifici e personalizzati.
Nel libro viene richiamato il noto tema dell’1%, cioè di quanto sia sottile il margine di differenza tra la vittoria e la sconfitta nel tennis professionistico, attraverso l’esempio del confronto tra Federer, Nadal e Djokovic – che insieme contano 58 Slam e più di 800 settimane in testa alla classifica ATP – che si attestano tutti e tre attorno al 54% di punti vinti in carriera, rispetto ad un ottimo giocatore come Richard Gasquet – tre semifinali Slam e un best ranking di n. 7 ATP – che ne ha vinti il 52%. Questo per far comprende l’importanza di disporre di strumenti che permettano al giocatore di analizzare in maniera oggettiva la sua prestazione mentale in partita e di prepararsi adeguatamente per conseguire quel miglioramento che può apparire esiguo, quasi di dettaglio, ma che in realtà può essere quello che fa la differenza. Soprattutto, ci permettiamo di aggiungere, se quell’1% in più viene ottenuto nei momenti giusti. Il metodo TMMAT© è uno di questi strumenti, che si propone non solo come metodo innovativo nel campo dell’allenamento mentale del tennis, ma – come evidenziato dagli autori nelle conclusioni – vuole anche rappresentare un paradigma in questo campo.
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Premio “Gianni Mura”: vince Giorgia Mecca con “Serena e Venus Williams, nel nome del padre” come miglior libro sul tennis
Il libro sulle sorelle Williams si aggiudica, alla prima edizione, il premio “Gianni Mura” a Palazzo Madama e riceve la menzione speciale della giuria

Sabato 12 novembre, una settimana prima che anche il direttore Ubaldo Scanagatta varcasse la soglia di Palazzo a Madama per chiudere la rassegna stampa di 8 giorni di ATP Finals, prendeva vita la prima edizione del premio Gianni Mura. Un premio intitolato a uno dei più illustri giornalisti sportivi italiani, storica firma del giornale Repubblica, scomparso a Senigallia nel marzo del 2020.
Giorgia Mecca, nata a Torino nel 1989, scrive per il quotidiano “Il Foglio”, per l’edizione torinese del “Corriere della Sera” e con il suo libro “Serena e Venus Williams, nel nome del padre” edito da 66thand2nd si è aggiudicata il premio con la menzione speciale della giuria come miglior libro sul tennis. Un libro che racconta la storia di due giovani tenniste di colore e del sogno di loro padre: farle diventare le più grandi.
Diciassette capitoli racchiudono in questo libro la forza, la paura, la tenacia e anche la vergogna di credere in un sogno. Un sogno che il padre di Serena e Venus aveva già in serbo per loro ancor prima che nascessero e che ha ispirato la giovane giornalista torinese a farne un libro di successo. Giorgia Mecca nei suoi capitoli ci racconta come queste due tenniste un giorno abbiano dovuto smettere di essere sorelle e siano dovute diventare avversarie. Ripercorre numerose sfide, la prima di tante nel capitolo intitolato “18 gennaio 1998 – Venus 7-6 6-1” dove racconta il giorno in cui Venus e Serena, al secondo turno degli Australian Open, hanno iniziato a giocare una contro l’altra. Ma ripercorre anche un’infanzia a tratti molto difficile e una storia di famiglia, più unica che rara. Questa la citazione più celebre del libro premiato: “Sono state nere in un mondo di bianchi, potenti in uno sport elegante, urlanti in un campo che richiede silenzio. Sempre dalla parte sbagliata. Per provocazione (loro), e per pregiudizio (altrui). Nel nome del padre due figlie sono state le prime afroamericane con la racchetta in mano, per non essere le ultime”.
Dopo aver elogiato il famoso giornalista sportivo Gianni Mura, la giornalista torinese, commossa e felice, ha chiuso così il discorso di ringraziamenti per aver ricevuto il premio: “Se anche loro si sono concesse di cadere qualche volta, forse dovremmo imparare a concedercelo tutti ogni tanto”.
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Esce oggi “Il Grande Libro di Roger Federer”, 542 pagine con il racconto (e i dati) dei giorni più memorabili del fenomeno svizzero
Stagione per stagione l’autore Remo Borgatti ripercorre tutta la sua straordinaria carriera. Tutti i suoi incontri, curiosità e statistiche, anche in rapporto alle caratteristiche tecniche degli avversari, da Nadal a Djokovic, Murray e Wawrinka, a seconda delle superfici

IL GRANDE LIBRO DI ROGER FEDERER
AUTORE: REMO BORGATTI
PAGINE: 542
EURO: 24,00
EDITORE: ULTRA SPORT

Autore del libro è Remo Borgatti, uno dei primissimi collaboratori di Ubitennis. Suo è il racconto ‘Uno contro tutti’ che ripercorre l’avvicendarsi di tutti i numeri 1 della storia del tennis, pubblicato a puntate su Ubitennis. Lo potete trovare a questo link.
Tra le sue rubriche c’è anche ‘Mercoledì da Leoni’, racconti di imprese più o meno grandi compiute da tennisti non particolarmente noti al grande pubblico. La serie la potete trovare a questo link.
Di Roger Federer, nel corso della sua lunga e meravigliosa carriera, si è detto e scritto di tutto. Il ritiro ufficiale, avvenuto durante lo svolgimento della Laver Cup di Londra, ha soltanto messo la parola fine a una vicenda umana e agonistica che ha cambiato per sempre la storia del tennis e più in generale dello sport. Nel volume dal titolo “IL GRANDE LIBRO DI ROGER FEDERER” (Ultra Edizioni, 542 pagine, 24 Euro), Remo Borgatti ha raccolto ed elaborato tutti i risultati e i numeri fatti registrare dal campione elvetico. Il libro è sostanzialmente diviso in due parti. Nella prima, ricca di testo, viene passata in rassegna tutta la carriera di Federer stagione per stagione e nei suoi 150 giorni più significativi. Nella seconda, vengono elencati in ordine cronologico tutti gli incontri disputati nel circuito e negli slam, con tanto di statistiche e percentuali, oltre a una serie di tabelle analitiche che vanno a sviscerare anche gli aspetti più curiosi ed inediti, come ad esempio il bilancio vinte-perse in base alla superficie e alla categoria del torneo, o in base al seeded-player degli avversari o dello stesso Federer, o ancora in base alla mano (destro o mancino) e al rovescio (una o due mani) degli avversari. Poi c’è altro, molto altro. Probabilmente c’è tutto quello che un tifoso o un appassionato vorrebbe sapere su “King Roger” e che forse nemmeno Federer conosce così bene. Certo, nell’era di internet e del web molti di questi dati (ma non tutti) si trovano anche in rete e vien da chiedersi quale sia lo scopo di un lavoro del genere. Ma pensiamo che la risposta sia semplice e venga dalla passione e dalla volontà da parte dell’autore di analizzare e svelare il fenomeno-Federer mediante le sue cifre, data l’evidente impossibilità di spiegarlo attraverso i numeri che ha fatto sui campi di tennis di tutto il mondo.
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John Lloyd, intervistato da Scanagatta, presenta l’autobiografia “Dear John” [ESCLUSIVA]
Intervistato in esclusiva per Ubitennis, l’ex-tennista britannico Lloyd si racconta tra aneddoti e ricordi. “Avrei dovuto vincere quel match” a proposito della finale all’Australian Open con Gerulaitis

L’ex tennista britannico John Lloyd, presentando la sua autobiografia “Dear John”, viene intervistato in esclusiva dal direttore Ubaldo Scanagatta e racconta tanti aneddoti relativi alla sua carriera, inclusi i faccia a faccia con l’Italia in Coppa Davis. Le principali fortune di Lloyd arrivarono in Australia dove raggiunse la finale dello Slam nel 1977: “All’epoca era un grande torneo ma non come adesso” ricorda il 67enne Lloyd. “Mancavano molti tennisti perché si disputava a dicembre attorno a Natale, ma ad ogni modo sono arrivato in finale. Avrei dovuto vincerlo quel match” – ammette con franchezza e una punta di rammarico – “ho perso in cinque set dal mio amico Vitas (Gerulaitis). Fu una grande delusione ma se dovevo perdere da qualcuno, lui era quello giusto. Era una persona fantastica”.
Respirando aria di Wimbledon, era impossibile tralasciare l’argomento. Lo Slam di casa fu tuttavia quello che diede meno soddisfazioni a Lloyd, infatti il miglior risultato è il terzo turno raggiunto tre volte. “Sentivo la pressione ma era davvero auto inflitta, da me stesso, perché giocavo bene in Davis e lì la pressione è la stessa che giocare per il tuo paese” ha spiegato l’ex marito di Chris Evert. “Ho vinto in doppio misto (con Wendy Turnbull, nel biennio ’83-’84) ed è fantastico ma sono sempre rimasto deluso dalle mie prestazioni lì. Ho ottenuto qualche bella vittoria: battei Roscoe Tunner (nel 1977) quando era testa di serie n.4 e tutti si aspettavano che avrebbe vinto il torneo. Giocammo sul campo 1. Ma era una caratteristica tipica delle mie prestazioni a Wimbledon, fare un grande exlpoit e poi perdere il giorno dopo. In quell’occasione persi contro un tennista tedesco, Karl Meiler”. In quel match di secondo turno tra i due, Lloyd si trovò due set a zero prima di perdere 2-6 3-6 6-2 6-4 9-7. Insomma cambieranno anche le tecnologie, gli stili di gioco, i nomi dei protagonisti… ma certe dinamiche nel tennis non cambieranno mai.