Sinner nelle grinfie di Hurkacz. Analisi semi-seria della finale di Miami

Rubriche

Sinner nelle grinfie di Hurkacz. Analisi semi-seria della finale di Miami

L’anti-personaggio per eccellenza sfida un tennista, Sinner, che l’Italia aspettava come si aspetta il Messia. Dalle voci dei Quartieri Spagnoli alla saggezza del coach di Hurkacz

Pubblicato

il

 

L’amore per Sinner e il timore di Hurkacz sono i sentimenti che in questo momento uniscono tutti gli italiani. A poche ore dall’inizio della finale di Miami che li vedrà protagonisti, un’insostenibile ansia percorre la Penisola. Questa mattina passeggiando per i Quartieri Spagnoli di Napoli abbiamo intercettato la seguente conversazione tra due venditori ambulanti:

“Anto’, o russ a’ vinciut l’ata sera? M’agg addurmut a metà ro’ primm set”
“Ma quann maje!! Ha vinciut o polacc. Chill tene chiù consonanti ca pil n’copp a capa”
“O malament! M’mett a paura e iss”
“Sta tranquill Gennà. Jiannik so magna comm a nu babbà. Tene nu rovescio ca fa schiattà n cuorp o Padreterno
”**

Chi ha superato gli anta ricorda le persone a passeggio nei pomeriggi domenicali per le vie della città con l’orecchio incollato alla radiolina che trasmetteva il programma “Tutto il calcio minuto per minuto” e può forse immaginare un trepidante Bertolucci che durante la cronaca della finale esclama: “Scusa Pero, ti interrompo per segnalarti che il giudice di sedia ha assegnato un warning a Hurkacz”. Improbabile accada, soprattutto perché Hurkacz un warning non lo prenderà mai.

È invece sicuro che per la seconda volta un giocatore polacco giocherà una finale di un Master 1000.La Polonia è terra prodiga di consonanti ma non altrettanto di giocatori di tennis. Dall’inizio dell’Era Open ad oggi sono sette quelli entrati nella top 100. In ordine di classifica:

  • Fibak n. 10
  • Janowicz n. 14
  • Hurkacz n. 37
  • Kubot n. 41
  • Luczak n. 64
  • Majchrzak n. 83
  • Przysiezny n. 57

Qualitativamente, meglio le tenniste:

  • A.Radwanska n. 2
  • Swiatek n. 15
  • U.Radwanska n. 29
  • Grzybowska n. 30
  • Domachowska n. 37
  • Linette n. 42
  • Olsza n. 72

Hubert Hurkacz da lunedì prossimo sarà il numero 25 del mondo in caso di sconfitta e il numero 16 in caso di vittoria. Migliorerà quindi il 28, best ranking raggiunto a febbraio 2020. Un risultato difficilmente ipotizzabile sino a pochi anni fa. Hurkacz è entrato per la prima volta nella top 200 nel 2018, a 21 anni compiuti. Da quel momento in avanti non si è più fermato: top 100 a settembre 2018 e numero 37 alla fine del 2019, anno in cui conquista il primo titolo ATP in singolare a Winston Salem. Trentaquattresimo giocatore al mondo alla fine del 2020. Il 2021 per lui inizia nel migliore dei modi a Delray Beach dove coglie il secondo titolo ATP. Molto male invece l’Australian Open: fuori al primo turno contro Mikael Ymer.

Nei tornei successivi gioca maluccio e nessuno lo mette tra i favoriti alla vigilia del torneo della Florida. È un errore; al primo turno batte Kudla e a seguire Shapovalov-Raonic-Tsitsipas e Rublev, rispettivamente numero 11-19-5-8 del mondo. Riflettano coloro i quali ritengono che questa edizione di Miami sia un 250 mascherato: tanti campioni hanno vinto prove dello Slam superando avversari meno impegnativi.

L’unica cosa che quest’anno Miami ci sembra abbia in comune con un 250 (ante Covid) è il montepremi: due anni fa Federer vincendolo si mise in tasca una assegno da oltre un milione di dollari mentre il vincitore di questa edizione si dovrà accontentare di 250.000 euro. Di questo parleremo però un’altra volta.

Ora torniamo ad Hurkacz, per gli amici Hubi, soprannome che fa venire in mente qualcuno…

Non è facile scrivere qualche cosa su di lui che esuli da un commento a una sua partita; sotto il profilo mediatico per ora Hubi è l’antipersonaggio per eccellenza. È vero che tocca ai bravi giornalisti creare i personaggi, ma per lui ci vorrebbe un premio Pulitzer. Una mano ha provato a darcela il giornalista polacco Tomasz Tomaszewski, intervistato dal direttore.

Jannik Sinner e Hubert Hurkacz in doppio a Dubai

Ci ha raccontato di quando lo ha visto giocare per la prima volta a 15 anni ed è stato colpito dal movimento del servizio ‘à la Sampras‘, del fatto che da bambino non sembrava avere un talento particolarmente spiccato per lo sport e anche da junior non ha ottenuto risultati memorabili (anche se è stato comunque n.29 del mondo). Tomaszewski ci ha poi confermato una sensazione piuttosto evidente, ovvero che Hubert è un ragazzo molto riservato ma genuino e disponibile, tanto con la stampa polacca quanto con il suo staff e con i raccattapalle. Abbiamo inoltre avuto una sorpresa nell’apprendere che da un paio di anni si è convertito alla cucina vegana; la nostra miopia culturale non ci permetteva di immaginare che un atleta alto quasi due metri si nutrisse principalmente di verdure e legumi. Demerito nostro.

Il suo coach è lo statunitense Craig Boynton, che in passato ha allenato campioni come Courier, Fish e Isner. Attualmente oltre a Hurkacz segue Steve Johnson. In un’intervista rilasciata in queste ore al sito ATP ha dichiarato che, dopo le infelici prestazioni a Rotterdam e Dubai, ha lavorato molto sull’atteggiamento mentale del suo assistito: “Ho parlato con Hubi due giorni di fila prima che il torneo incominciasse e gli ho detto semplicemente di lasciare che le cose accadano perché il lavoro fatto era sufficiente. Abbiamo lavorato sodo senza una pausa nelle ultime sei settimane se non per i viaggi… ma poi bisogna lasciare che le cose vengano da sé, lasciare che i miglioramenti arrivino. Non ci si siede davanti a un microonde gridandogli di fare presto, ma si aspetta che il cibo sia cotto nel tempo giusto. Le cose succedono quando devono succedere”. Molto zen. Scopriremo presto chi cucinerà chi.

Sinner e Hurkacz non hanno mai giocato uno di fronte all’altro ma spesso uno a fianco dell’altro in doppio; l’ultima occasione è stata a Dubai dove sono arrivati ai quarti di finale. Sinner nei pressi della rete fa ancora fatica a trovare la posizione corretta e la non eccelsa sensibilità di tocco non l’aiuta a rimediare agli errori di posizione. Hurkacz è più a suo agio; non a caso nel suo palmares vanta una vittoria anche in doppio nell’unica finale disputata; l’ha colta nel 2020 a Parigi-Bercy in coppia con Augier-Aliassime, alla prima vittoria assoluta in carriera (anche se in singolare deve ancora sbloccarsi).

Da un confronto statistico emerge che il polacco serve un po’ meglio dell’italiano ma risponde molto peggio: nella classifica ATP riservata al rendimento dei giocatori al servizio nelle ultime 52 settimane il polacco risulta 38esimo mentre Sinner è 56esimo; alla risposta 18esimo Sinner e 51esimo Hurkacz. Prima di venerdì avremmo scritto che nel palleggio da fondo-campo Sinner è nettamente superiore a Hurkacz soprattutto in virtù della sua superiore mobilità laterale; dopo aver visto il polacco in azione contro Rublev continuiamo a credere che l’italiano sia superiore ma non così nettamente.

Sulla eccezionale forza mentale di Sinner infine si sono spesi fiumi di parole, ma Hurkacz non sembra da meno: i giocatori fragili non vincono tre finali in altrettante occasioni come ha fatto lui. Conclusione: due giocatori “on fire” che avranno la loro prima grande occasione ma probabilmente non l’ultima e neppure la più grande. Adesso la parola tocca alle racchette. Noi vigliaccamente non ce la sentiamo di azzardare un pronostico. Ci limitiamo a dire che il primo polacco a raggiungere una finale di un Master 1000 fu Jerzi Janowicz nel 2012 a Parigi-Bercy. Perse in due set.


**”Antonio, il russo ha vinto ieri sera? Mi sono addormentato a metà del primo set”
“Ma quando mai!! Ha vinto il polacco. Quelle ha più consonanti che capelli in testa”
“Quel mariuolo! Mi mette paura”
“Stai tranquillo Gennaro. Jannik se lo mangia come un babà. Ha un rovescio che fa invidia al Padreterno” 

(Ringraziamo Martina per l’imprescindibile consulenza linguistica)

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement