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Da Konjuh a Barty, otto protagoniste di Miami

I differenti problemi di Venus Williams e Bianca Andreescu, le soddisfazioni parziali di Elina Svitolina e Maria Sakkari e altro ancora nel secondo WTA 1000 della stagione 2021

Ultimo aggiornamento: 05/12/2021 3:56
Di AGF Pubblicato il 06/04/2021
32 min di lettura 💬 Vai ai commenti
Bianca Andreescu (di schiena) e Ashleigh Barty (di fronte) - finale Miami Open 2021 (foto Twitter @MiamiOpen)

Sara Sorribes Tormo
Una delle maggiori sorprese del torneo è stata senza dubbio Sara Sorribes Tormo. Nata e cresciuta sulla terra battuta, alla fine del 2020 i risultati in carriera parlavano chiaro: 67% di vittorie sulla terra, 55% su erba e solo il 50% su cemento (85 vinte, 84 perse). Nel 2021 ha però dato prova di un salto di qualità notevolissimo: prima vittoria in carriera in un torneo WTA (il 250 di Guadalajara) e per di più sul cemento. Poi la semifinale a Monterrey (sconfitta dalla futura vincitrice Fernandez), e ora i quarti di finale a Miami. Sempre sul duro. Dodici vittorie e solo due sconfitte nell’arco di poche settimane.

Altro dato: prima dell’ottobre 2020 in carriera sul cemento non aveva mai vinto contro una Top 30. In Florida è riuscita a batterne tre in un torneo solo: la numero 30 Jabeur, la 23 Rybakina, la 13 Brady. Sorribes è stata capace di raccogliere risultati inattesi senza compiere drastici aggiustamenti di gioco: ha continuato a fare leva su un tennis di contenimento, che per la maggior parte del tempo lascia l’iniziativa alla avversaria; ma la sua forza è che oggi sbaglia pochissimo, e grazie alla quantità di palle che riesce a tenere in gioco spesso porta le avversarie al fuori giri: nel disperato tentativo di chiudere il punto, finiscono per sbagliare per prime.

Negli ultimi match Sara ha coperto il campo in modo eccezionale, spostandosi ovunque agile e reattiva, e rimandando di là palle che per altre tenniste sarebbero state imprendibili. In più, se si offriva l’occasione, non ha disdegnato di cercare lei il vincente. Bianca Andreescu ha spiegato perché è stato così difficile affrontarla: “Lei non ti dà mai ritmo. (…) Gioca palle su cui non ti puoi appoggiare. Le devi spingere tu, con le braccia e con le gambe; e se non lo fai, lei ne approfitta. A lungo andare diventa molto faticoso”.

Tutti i match di Sorribes a Miami, si sono trasformati in dure battaglie al terzo set: 2 ore e 46 minuti contro Pera, 2 e 23 contro Brady, 2 e 29 contro Rybakina, 2 e 02 contro Jabeur, 2 e 38 contro Andreescu. Segno di una condizione atletica impressionante, che non è mai venuta meno nemmeno con gli impegni ripetuti e ravvicinati. A questo punto, alla vigilia del passaggio sulla terra rossa, sono quasi inevitabili alcune domande.

Sarà in grado di mantenere la condizione fisico-tecnica delle ultime settimane anche nei prossimi tornei? O invece si è trattato di un picco di forma irripetibile? Sorribes è nata nell’ottobre del 1996: a 25 anni ancora da compiere non è da escludere che gli ultimi progressi si rivelino più duraturi e strutturali. Ma allora, se la crescita mostrata nei tornei nordamericani si rivelasse stabile, potrebbe diventare una contendente ancora più pericolosa nei prossimi impegni sulla terra rossa europea.

Maria Sakkari
Se, per battere Sorribes Tormo, Andreescu era dovuta rimanere in campo due ore e 38 minuti, Bianca ha avuto bisogno di due ore e 46 minuti per sconfiggere Maria Sakkari nel turno successivo, di semifinale. Un’altra partita durissima, terminata con il punteggio di 7-6(7) 3-6, 7-6(4). Due maratone, anche se sul piano tecnico molto differenti: Sakkari infatti non è una giocatrice impostata sul contenimento, ma è una tennista che prova a mantenere l’iniziativa in prima persona.

Questo in linea generale. Eppure più la vedo giocare, e più mi convinco che le migliori qualità di Sakkari emergono proprio quando deve misurarsi contro le giocatrici più offensive. Tenniste che amano spingere molto la palla e che la stimolano ad alzare il ritmo dello scambio, trasformando il match in un confronto molto fisico: un braccio di ferro a chi spinge di più. In questi casi rimango convinto che le sue avversarie farebbero bene a uscire da questa logica per provare a puntare di più sugli angoli stretti oppure sulle chiusure in avanzamento; perché se si mette il confronto sul piano della pura forza muscolare, attraverso le parabole pesanti e centrali, diventa difficile avere la meglio contro di lei.

Credo lo abbiano capito, per esempio, Serena Williams (battuta da Maria alla vigilia dello US Open 2020, ma vincitrice la settimana successiva nello Slam), e Garbiñe Muguruza (sconfitta a Doha, ma vincitrice qualche giorno dopo a Dubai). In sostanza se Maria è in forma, diventa difficile prevalere se non si usa una certa accortezza tattica, e di sicuro non le si possono regalare troppi punti.

Se ne è resa contro anche Naomi Osaka, scesa in campo in una giornata-no e battuta severamente nei quarti di finale di Miami (6-0, 6-4). Così come un altro 6-0 lo aveva preso Sofia Kenin ad Abu Dhabi (2-6, 6-2, 6-0), in un match nel quale Sakkari le aveva preso le misure strada facendo, sino a rovesciare completamente l’inerzia del match.

Con la semifinale raggiunta a Miami Sakkari raggiunge il proprio best ranking, dimostrando di essere di vicina ai vertici delle classifiche WTA: numero 19. Non so quanto possa cresce ancora sul piano fisico-tecnico, ma di sicuro in Florida ha confermato di essere un in ottimo momento mentale. Altrimenti non sarebbe riuscita a spuntarla in un match come quello contro Jessica Pegula, vinto dopo essere “sopravvissuta” a sei match point contro.

a pagina 3: Naomi Osaka ed Elina Svitolina

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TAGGED:Ana KonjuhAshleigh BartyBianca Andreescuelina svitolinamaria sakkariNaomi OsakaSara SorribesVenus WilliamsWTA Miami 2021
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