Al femminile
Da Konjuh a Barty, otto protagoniste di Miami
I differenti problemi di Venus Williams e Bianca Andreescu, le soddisfazioni parziali di Elina Svitolina e Maria Sakkari e altro ancora nel secondo WTA 1000 della stagione 2021

Malgrado la finale sotto tono, compromessa dalle condizioni fisiche precarie di Bianca Andreescu, e vinta da Ashleigh Barty per ritiro, il WTA 1000 di Miami ha offerto diverse partite di alto livello e parecchi spunti interessanti. Ho scelto otto giocatrici che mi sembrano adatte per parlare del torneo da punti di vista differenti.
Venus Williams
Venus Williams ha perso al primo turno, sconfitta 6-2, 7-6 da Zarina Diyas, attuale numero 89 della classifica WTA. A 41 anni da compiere fra due mesi (il 17 giugno), Venus è reduce da un periodo di risultati poco incoraggianti e oggi è scesa alla posizione 90 del ranking.
Nel 2020 aveva disputato 9 partite, perdendone 8. L’unica vittoria era arrivata contro Victoria Azarenka a Lexington, ma va ricordato che Vika era al primo match dopo il lockdown, e dall’agosto 2019 era scesa in campo una sola volta (nel marzo 2020), dopo avere anche pensato al ritiro; quindi era comprensibilmente arrugginita.
Rispetto al bilancio di 1/8 del 2020, nel 2021 per Williams le cose sono andate un po’ meglio: 2 vittorie e 3 sconfitte. Al momento è riuscita a superare Arantxa Rus (attuale numero 74 WTA) e Kirsten Flipkens (numero 90). Il successo contro Flipkens le era valso il secondo turno all’Australian Open, dove poi aveva incrociato Sara Errani. Nel primo set contro Sara, Venus aveva avuto un problema al ginocchio ma aveva deciso comunque di non ritirarsi, finendo per perdere 6-1 6-0, giocando praticamente da ferma.
È sempre molto difficile, e anche presuntuoso, giudicare queste situazioni da fuori. Naturalmente il primo pensiero che viene, è associare il calo di rendimento all’età. Perché se è vero che i progressi della medicina e dei sistemi di preparazione atletica hanno allungato la carriera di molti sportivi, a un certo punto la carta di identità reclama comunque i propri diritti. Nel caso di Venus va aggiunto il problema determinato dalla sindrome di Sjögren, che le era stata diagnosticata dieci anni fa e che le aveva procurato un calo di rendimento per alcune stagioni, prima che riuscisse a trovare le contromisure adeguate (farmacologiche e dietetiche).
Chissà cosa pensa Venus del proprio futuro sportivo, soprattutto in una stagione nella quale ogni programmazione è messa a rischio dalle incertezze causate dalla pandemia. Per una grandissima campionessa, capace di raggiungere ancora nel 2017 due finali Slam (Australian Open e Wimbledon) e una semifinale (US Open), non deve essere facile decidere di smettere, quando farlo e come farlo. Mettiamo che abbia in mente di ritirarsi a Wimbledon, lo Slam che ha vinto ben cinque volte in carriera. Nel 2020 non si è svolto per pandemia, e la sicurezza assoluta che si giochi nel 2021 non possiamo averla. E se si disputasse senza pubblico, che saluto sarebbe di fronte a uno stadio vuoto? D’altra parte, varrebbe la pena continuare a giocare ed allenarsi, affrontando oltretutto le diverse quarantene, se i risultati continuano a latitare?
Per come la vedo io, i grandi atleti degli sport individuali hanno però una fortuna: rispetto a chi pratica sport di squadra, non hanno compagni da penalizzare in caso di calo di rendimento. Nel tennis gli alti e bassi si vivono interamente sulla propria pelle, e questo dà ai giocatori il diritto di decidere in piena autonomia come, e quando, dire basta.
Ana Konjuh
Ho quasi timore a dirlo, ma sembra davvero che Ana Konjuh sia di nuovo nella condizione di poter giocare a tennis ad alti livelli. Dopo quattro operazioni al gomito, distribuite nell’arco di cinque anni (dal 2014 al 2019, trovate QUI le date precise), e praticamente tre stagioni intere perse per problemi fisici, Konjuh è tornata a far parlare di sé per i risultati sul campo.
È ancora sulla strada del pieno recupero atletico, con il peso forma da ritrovare, ma il talento tecnico è già emerso evidentissimo. Numero 338 del ranking, presente a Miami da wild card, ha sconfitto all’esordio la numero 70 Siniakova. Vittoria non impossibile, considerando che Siniakova non è in un buon momento. Ma poi ha superato in due set Madison Keys (che sul cemento americano è comunque una avversaria tosta), numero 19 del ranking, e quindi in tre set Iga Swiatek, numero 16 WTA sottostimata per i meccanismi di salvaguardia della classifica introdotti la scorsa stagione.
Purtroppo del match contro Keys ho visto solo gli highlights, ma ho seguito la prestazione contro Swiatek: 6-4, 2-6, 6-2 con un saldo finale di +22 (40 vincenti/18 errori non forzati). Una partita eccezionale, ai livelli delle due disputate contro Radwanska nel 2016: una vinta allo US Open (6-4 6-4), una persa a Wimbledon, anche a causa di un infortunio alla caviglia nei game finali (6-2 4-6 9-7).
Delle cinque giocatrici nate nel 1997 e capaci tutte di entrare in Top 50 WTA ad appena 18 anni (Bencic, Ostapenko, Kasatkina, Osaka, Konjuh), Ana era la più giovane (è nata il 27 dicembre) e la più precoce: numero 1 del mondo da Junior ad appena 15 anni, e con due titoli Slam vinti. Di Konjuh stupiva la straordinaria facilità nel coordinarsi: elastica nei movimenti, sempre in controllo del corpo, era capace di colpire in controbalzo o slice con la stessa facilità con cui eseguiva i suoi due ottimi colpi base, dritto e rovescio in topspin.
Rispetto a quella giocatrice, a me sembra che oggi abbia modificato il movimento del dritto, forse per salvaguardare il gomito. Ma non sono sicuro che questo sia un limite, anzi potrebbe risolversi in un progresso. A questo proposito racconto un piccolo retroscena, relativo a Wimbledon 2017. Ero sul posto come inviato insieme a Luca Baldissera. Siccome non mi convinceva del tutto lo swing di Konjuh dalla parte del dritto (particolarmente ampio, forse un po’ troppo), e volevo un parere di Luca, lo avevo strappato ai suoi impegni e trascinato per qualche game sul Court 12. Era il match ideale nello stadio ideale: contro una avversaria forte come Dominika Cibulkova (quarti di finale a Wimbledon nel 2016 e 2018) e con i posti stampa a bordo campo, dunque perfetti per vedere da vicino i singoli gesti atletici. Quel giorno Konjuh avrebbe finito per vincere (7-6, 3-6, 6-4), dimostrando che, al di là dei miei dubbi, il suo dritto era comunque efficace.
Oggi Ana non gioca più il dritto con quel movimento: tende a colpire la palla più vicina al corpo, con il gomito meno disteso. La mia impressione è che ci abbia guadagnato in termini di stabilità e omogeneità nello swing. A Miami 2021 la sua avventura si è conclusa contro Anastasija Sevastova, più che per la forza dell’avversaria (non proprio nel suo momento migliore) per i problemi alla schiena emersi durante il match, che l’hanno menomata al servizio (6-1, 7-5). Probabilmente un guaio determinato dalla desuetudine nell’affrontare più match di alto livello nell’arco di pochi giorni.
Dopo questo sorprendente torneo in Florida, Konjuh è risalita di 98 posizioni in classifica: numero 240. Al di là del ranking, però, non si può che ripetere la cosa più ovvia: ciò che conta davvero è che si mantenga in salute, e i frutti del suo talento arriveranno di sicuro.
a pagina 2: Sara Sorribes Tormo e Maria Sakkari
Al femminile
US Open: Trevisan vince una sfida di nervi interminabile contro Putintseva e si trascina al secondo turno, Giorgi dominata da Pegula
I crampi non fermano Martina Trevisan che in 3 ore e 20 minuti di gioco conquista il primo turno degli US Open. Camila raccoglie 4 giochi contro la N.3 del seeding

M. Trevisan b. Y. Putintseva 0-6 7-6(0) 7-6(8)
Martina Trevisan vince il primo turno degli US Open contro Yulia Putintseva in 3 ore e 20 minuti al tiebreak del terzo set: 0-6 7-6(0) 7-6(8).
Quante volte può cambiare una partita di tennis non smetteremo mai di chiedercelo. Quella di oggi, tra Martina Trevisan e Yulia Putintseva è stata l’ennesima dimostrazione che niente può essere prevedibile, tanto meno sui campi di Flashing Meadows. C’era stato un solo precedente tra le due giocatrici, al torneo di Abu Dhabi 2021, dove la kazaka aveva vinto con un doppio 6-3. Difficile quindi dire, a inizio partita, chi fosse la favorita tra due giocatrici separate solo da 20 posizioni in classifica e 1 anno di età. L’azzurra di 29 anni, numero 58 del mondo, è partita malissimo. Demoralizzata, nervosa e notevolmente fallosa. Il primo parziale si è concluso con 24 punti a favore della kazaka numero 78 del ranking, contro i soli 5 punti di Trevisan e nient’altro da aggiungere. Ma nel secondo parziale è entrata in campo la lottatrice che conosciamo ed è iniziata un’altra partita. La giocatrice toscana ha iniziato a mettere in gioco dei cambi di ritmo, alternando colpi in cui respirare a sfiammate di dritto imprendibili. Non a caso per due volte nel set è stata avanti di due game. E nonostante la kazaka sia riuscita a recuperarla entrambe le volte, Trevisan, con le idee decisamente più chiare è arrivata a prendersi un tie-break vinto a 0. Ma nonostante i precedenti 7 punti consecutivi dell’azzurra e il recupero di un set, Putintseva è rimasta lucida nel terzo parziale, dove gli errori sono aumentati da entrambe le parti. A metà del terzo set la partita sembrava di nuovo finita: Trevisan ha iniziato a non reggersi più in piedi per via dei crampi, e il match, dopo il turno di servizio perso a 0 dell’azzurra, sembrava scritto. Ma proprio in quel momento la partita è cambiata ancora. Trevisan ha iniziato a correre di nuovo, trovando l’energia chissà dove, e da sotto 4-2 è riuscita a rimontare 4 giochi pari. Da lì è stata una lotta punto dopo punto, scambi perfetti seguiti da errori non forzati sul finale di scambi strazianti. La partita non ha preso una direzione precisa fino alla fine del tiebreak decisivo dove con soli due punti di distanza, la giocatrice Toscana ha chiuso 10 punti a 8 mettendo a segni i due punti più belli dell’intero match. Al secondo turno l’aspetta la testa di serie numero 9, Marketa Vondrousova.
IL MATCH
Primo set: Dominio totale di Putintseva e prestazione inesistente di Trevisan
Trevisan inizia al servizio e si ritrova subito costretta a salvare tre palle break. Annulla la prima con uno schema servizio e dritto vincente. Ma Putintseva risponde aggressiva sul secondo servizio e segue con una palla corta insidiosa che costringe Trevisan a rispondere male, buttando largamente fuori la palla. Il primo vantaggio è della Kazaka: 1-0. Inizia la serie infinita di errori gravi da parte di Trevisan che nei primi due game porta a casa un punto soltanto: 2 a 0 Putintseva. Anche nel terzo gioco l’azzurra si ritrova in svantaggio e la kazaka continua ad avere le idee molto più chiare. Grazie ad un dropshot sotto rete e un passante preciso Putintseva si aggiudica anche il terzo game: 3-0. Completamente fuori dalla partita, Trevisan lascia poco spazio alle parole e concede anche il 4 gioco alla kazaka. Prende anche il triplo break a sfavore e si ritrova sotto 5 game a 0 con 21 punti a 4 a favore di Putintseva. Proprio sul finale, Trevisan sembra risvegliarsi, annulla molto bene i primi due set point risalendo da sotto 40-0 a 40-30. Ma Putintseva sfrutta la terza chance per chiudere il primo parziale totalmente dominato.
Secondo set: La rivincita di Trevisan premiata da un tie-break perfetto, agevolato dagli errori di Putintseva
Per la prima volta dall’inizio del match Trevisan prende tre punti di vantaggio consecutivi nel primo game e tiene a 0 il turno di servizio:1 a 0. Entra finalmente in campo un’altra giocatrice italiana che va a prendersi le prime due palle break del match per chiudere avanti 2-0. Nel terzo gioco ritornano gli errori non forzati dell’azzurra e Putintseva si riprende il game di svantaggio. La kazaka regala qualcosa a Trevisan nel quarto gioco trascinandosi fino ai vantaggi. Putintseva inizia ad avere le idee più confuse ma l’italiana è ancora troppo fallosa e non sfrutta le occasioni fino in fondo: 2 giochi pari. Arriva un altro calo di Trevisan al servizio che regala alla kazaka tre palle break consecutive. Ma l’italiana riesce ad arrampicarsi con le unghie fino a vantaggi per poi chiudere un game complicatissimo: 3-2. Con quel carico di fiducia, Trevisan strappa il servizio all’avversaria per ritornare sopra 4-2. Ottima reazione della kazaka che dimostra di essere ancora nettamente in partita e va a prendersi subito due occasioni per chiudere il game sul servizio di Trevisan: 4-3. Nell’ottavo gioco arriva lo scambio più lungo del match dove Trevisan non vuole mollare, ma è lei la prima a sbagliare: 4 pari. L’azzurra non si fa demoralizzare dalla seconda rimonta del set di Putintseva e tiene dignitosamente il turno di servizio per restare avanti 5-4. Per sei volte, Trevisan si ritrova a due punti dal set ma la kazaka non molla la presa e con un lob imprendibile conquista il decimo e più lungo game del match: 5 pari. Dopo tanta fatica, Trevisan gioca due brutti punti e Putintseva vede uno spiraglio dove attaccare di prepotenza. Con coraggio, Trevisan annulla tre palle break, di cui due consecutive, per guadagnarsi la prima chance di 6-5. E grazie al servizio si tira fuori da un fosso profondo. La kazaka tiene bene il turno di servizio successivo che la porta al tiebreak decisivo.
Tiebreak: Inizia con un vincente di dritto Trevisan e tiene il turno di servizio: 1-0. L’italiana fa correre in avanti la kazaka due volte di fila con due drop-shot efficaci e conquista due mini-break consecutivi: 3-0. Continua il tiebreak perfetto di Trevisan che tiene il servizio e avanza: 5 a 0. Putintseva ormai sembra senza idee, sbaglia di rovescio e concede un altro punto importante: 6-0. E dopo un ‘ora e 45 minuti, Trevisan vince il tiebreak senza concedere neanche un punto.
Terzo set: Una sfida di nervi interminabile dove non c’è spazio per nessun vantaggio netto, ma il tiebreak decisivo lo vince Trevisan
Ora la partita sembra davvero essere girata: Trevisan attacca fin dal primo punto e come nel secondo parziale parte in vantaggio: 2-0. Nel quarto game, l’italiana avanti 2-1 commette un doppio fallo e perde il turno di servizio a 0. Putintsova rientra nel terzo set: 2 pari. Insiste con la palla corta la kazaka, Trevisan corre ma inizia a far fatica a stare in piedi per i crampi dopo quasi 2 ore e mezza di gioco. Si arrende a Putintseva che chiude il terzo game di fila e va in vantaggio: 3-2. L’azzurra può finalmente chiamare il fisioterapista anche se sa bene che per i crampi non può farsi trattare. Torna a servire Trevisan, ma senza forze, e regala di nuovo a 0 il suo turno di servizio alla kazaka che ora conduce 4-2. Difficile immaginare che la numero 58 del mondo possa rientrare in partita. Ma questo match è totalmente imprevedibile: l’azzurra ricomincia a correre e recupera con grande personalità il break di svantaggio: 4-3 Putintseva. Continua a muoversi meglio Trevisan che riesce a guadagnarsi due chance del 4 pari. Il primo dritto finisce in corridoio, ma il secondo prende un angolo maledetto e la 29enne toscana resta aggrappata: 4 pari. Putintseva sale nuovamente in cattedra con un rovescio incrociato perfetto: 5-4 per la kazaka. Il decimo game è il momento più importante fino a qui per l’italiana che è costretta a tenere un turno di servizio determinante ai vantaggi. Trevisan tiene la battuta: 5 giochi pari e quasi 3 ore di gioco. Da quel momento in avanti inizia una lotta infinita, straziante: parità e vantaggi; break e contro-break. L’ultima parola va al tie-break decisivo.
Tiebreak: Trevisan parte di nuovo bene anche nel secondo tiebreak del match e si prende il vantaggio avanti 2-0. Chiude con un schiaffo al volo la kazaka che si prende il primo punto dei due tiebreak giocati: 3-1 per la toscana. Con un dritto scarico a metà rete e un doppio fallo Trevisan deve ricominciare da capo: 3 pari. Senza mini-break di vantaggio Trevisan va a servire sotto 5-4. Chiude di rovescio lungolinea il primo punto ma la volée successiva la tradisce: 6-5 per la kazaka che le restituisce in fretta il favore con una pallonetto fuori dalla riga di fondo: 6 pari. Doppio fallo di Putintseva: 7-6. Ma finalmente, da sotto 7-8, la giocatrice toscana si aggiudica due punti consecutivi uno più bello dell’altro che le regalano il primo match-point di questa sfida. Senza forze, quasi in lacrime, Martina Trevisan si aggiudica il secondo turno degli US Open in 3 ore e venti minuti.
[3] J. Pegula b. C. Giorgi 6-2 6-2 (Federico Martegani)
Si sapeva che sarebbe stata dura per Camila Giorgi, che non aveva certo goduto di un sorteggio fortunato pescando al primo turno la testa di serie n° 3, nonché n° 3 del mondo, Jessica Pegula, e il pronostico è stato in tutto e per tutto rispettato, con un punteggio, 6-2 6-2 in un’ora e 24 minuti, forse anche troppo severo per quanto visto sul campo. Fatto sta che era l’undicesima volta che le due si affrontavano e solo in due circostanze l’italiana aveva avuto la meglio. Chiaro segnale che la solidità dell’americana, per di più sospinta dal pubblico ovviamente di parte, è per la marchigiana quasi sempre inscalfibile.
Giorgi ha mostrato un buon tennis soprattutto verso la metà di entrambi i parziali, ma è andata sotto troppo presto di un break sia nel primo che nel secondo, non riuscendo poi a rimontare. Il game chiave è forse stato proprio quello che ha offerto l’allungo decisivo a Pegula, avvenuto sul 2-2 del secondo set. Un gioco in cui Camila ha avuto cinque palle per rimanere con il naso avanti, ma che alla fine le è costato il break, decisivo per spezzare anche quei pochi appigli rimasti. Pegula avanza dunque al secondo turno e dovrà ora affrontare, in ogni caso da netta favorita, o Patricia Maria Tig o Rebecca Marino.
Al femminile
US Open, Pegula: “Accordo tra WTA e Arabia Saudita? Se ci pagano abbastanza…”
Jessica Pegula parla anche del rapporto straordinario con Gauff: “Coco favorita, io vivrò alla giornata”

C’è grande fermento e attesa negli Stati Uniti per l’edizione 2023 dell’US Open. In campo femminile le speranze sono riposte in Coco Gauff e Jessica Pegula. Le due sono pronte a riportare la propria nazione sul gradino più alto, spolverando i grandi fasti delle sorelle Williams. Gauff e Pegula sono state protagoniste nella stagione sul cemento che ha condotto le atleti all’ultimo Slam dell’anno: “Sono molto felice di essere qui – spiega Jessica – da americana poi si sente una responsabilità differente”.
La n. 3 del mondo debutterà contro Camila Giorgi lunedì 28 agosto e ha motivato la presenza di Ace, il cane che fa parte del suo team: “Esce sempre con me! Sto raccogliendo fondi anche per la fondazione di Elina (Svitolina) ed è molto divertente farlo. Mercoledì sera abbiamo contribuito a questa causa facendo un bel match di esibizione. Mi è servito per respirare l’aria pre torneo alla presenza di tanti tifosi. Mi sono adoperata anche per l’evento promosso dalla WTA. È stato davvero carino”.
Che effetto le fa arrivare all’US Open da atleta n. 3 del ranking: “Anche l’anno scorso ero in una posizione simile e so cosa si prova. Quest’anno sarà molto più impegnativo. In generale mi sento come se rappresentassi il tennis americano”. Pegula ha anche parlato del suo splendido rapporto con Coco Gauff: “La sconfitta subita a Wimbledon l’ha spinta a migliorare. E’ venuta fuori molto affamata da una situazione negativa ed è bello vedere che una tennista così giovane abbia già vinto tanto. Ho giocato a Montreal contro di lei, io poi ho vinto con Iga e lei ha fatto la stesa cosa a Cincinnati. Ha detto che la mia vittoria l’ha spronata a far bene. Succede spesso che le vittorie delle tue amiche o colleghe ti siano da stimolo, ti aiutano ad avere più fiducia. Sono felice che anche lei abbia acquisito sicurezza da quella settimana e sia riuscita a portarla a Cincinnati. Penso che sia davvero in fiducia. Quando un giocatore è in questo stato è più difficile da battere. So che adora giocare con il pubblico. Penso che ci siano molti favoriti, ma il pubblico potrebbe aiutarla molto. Sono felice che stia migliorando e imparando. Lei è il futuro di questo sport, quindi… è bello da vedere”.
Come membro del consiglio dei giocatori, come Pegula giudica l’impatto dell’Arabia Saudita sul tennis e sulla WTA che sta per stilare un accordo con i sauditi? “Parliamo di voci e non so se accadrà. Bisogna valutare i pro e i contro: di positivo c’è che entreranno più soldi nel nostro sport al femminile e lavoreremo per i diritti delle donne in Arabia Saudita per sperare in un cambiamento e sostenere le giuste cause. Se riusciamo a cambiare quei popoli sarebbe un grande successo. Sfortunatamente, molti posti non pagano abbastanza le donne e purtroppo non possiamo permetterci il lusso di dire no ad alcune cose. Credo che se i soldi fossero giusti e l’accordo fosse qualcosa per cui possiamo creare un cambiamento, andrebbe bene giocare là. Vediamo come andrà a finire”. Ma i soldi arabi hanno un attivo profumo, a sentire il direttore Scanagatta.
Ma come sta Pegula? “Non mi sento più in fiducia delle altre volte, a dire il vero. Ancora una volta, il tennis è così e cambiam di settimana in settimana. Ho vinto a Montreal, poi sono stata sconfitta e ho perso a Cincinnati. In un certo senso sono tornata al punto di partenza nell’analizzare le cose su cui lavorare. Prendo questo Slam come un’ulteriore sfida con me stessa”.
Per l’americana c’è il taboo semifinale e finale in uno Slam da abbattere. Sei quarti di finale negli ultimi suoi otto Major: “Mi manca solo vincere i quarti di finale (sorride). Questo mi aiuterebbe a superare i quarti di finale e arrivare in semifinale. Ci sono andata molto vicina a Wimbledon. Non so cos’altro dire. Cercherò sempre di vincere ogni singola partita, non importa in quale round sia. Il mio “must” è pensare una gara alla volta: penso che questo sia il modo migliore per giocare senza troppa pressione, affrontando una partita alla volta. Saranno due settimane lunghe. Ogni giorno mi sentirò diversa. Probabilmente ci saranno delle sfide mentali e fisiche da combattere o non mi sentirò al top. Dovrò vivere giorno dopo giorno”.
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Martina Navratilova sulle atlete trans: “Il tennis femminile non è per atleti maschi falliti”
L’ex campionessa statunitense torna nel mirino dei social: il commento sulle atlete trans che stona con la sua veste di icona Lgbtq+

Martina Navratilova contro le atlete trans: un paradosso che sa di reazionarismo. L’ex campionessa di tennis e icona Lgbtq+ nel panorama sportivo mondiale, tuona sulla questione legata alla presenza di atlete trans nei tornei per donne over 55 organizzati dall’USTA (United States Tennis Association) la Federazione tennis a stelle e strisce. Prima atleta professionista a fare coming out nel 1981, la tennista ceca (naturalizzata statunitense) si butta a capofitto nel mezzo di una discussione su Twitter riguardante, nello specifico, la vittoria di una tennista nata uomo, Alicia Rowley che ora partecipa ad eventi per donne dopo il periodo di transizione: “Il tennis femminile non è per atleti maschi falliti” commenta Navratilova.
E continua ribadendo: “Hey, Usta: il tennis femminile non è per atleti maschi falliti, qualunque sia l’età. Questo sarà consentito allo US Open di questo mese? Solo con un documento d’identità? Non credo. […] È patriarcato per gli uomini biologici insistere sul diritto di entrare negli spazi creati per le donne. Quanto è difficile da capire? È patriarcato che gli uomini biologici insistano sul diritto di competere nella categoria femminile nello sport“.
Per quanto sorprendente, la posizione presa da Navratilova non è tuttavia una completa novità: nel 2019 era stata espulsa da un’associazione che combatte battaglie in sostegno di atleti omosessuali, l’Athlete Ally, accusata di transfobia per aver pronunciato le seguenti parole (riportate dal Sunday Times): “È sicuramente ingiusto per le donne che devono competere contro persone che, biologicamente, sono ancora uomini. Sono felice di rivolgermi a una donna transgender in qualsiasi forma preferisca, ma non sarei felice di competere contro di lei”. A distanza di quattro anni, nulla è cambiato. Almeno per lei.