Paire sbotta, niente Giochi: tutto cominciò con McEnroe

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Paire sbotta, niente Giochi: tutto cominciò con McEnroe

Dopo l’esclusione di Benoit Paire dalle Olimpiadi di Tokyo, Ubaldo ripercorre la Storia dei Bad Boys nel tennis in un editoriale apparso sabato 24 sul quotidiani del gruppo QN

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John McEnroe ha fatto proseliti. Non so se ne sia fiero però. Un bel branco di maleducati, siamo onesti, Benoit Paire, Nick Kyrgios, Fabio Fognini, cioè i badboys del terzo millennio. Anche se per l’appunto incredibilmente talentuosi. Come pochi, davvero. Ma anche con delle teste…particolari. Quanto di più avrebbero potuto vincere?

Ricordo bene McEnroe il SuperBrat (il SuperMoccioso per la stampa Brit) quando fu squalificato il 21 gennaio 1990 nel quarto set contro lo svedese Pernfors. Era il mio primo Australian Open. John era già stato ammonito due volte e non sapeva che era stata cambiata la regola secondo cui fino all’89 si veniva squalificati solo alla quarta infrazione (warning, penalty point, penalty game, squalifica). Niente più penalty game. Il terzo richiamo gli fu fatale.  “Mi scappò solo una parolina di quattro lettere, la F all’inizio e la K alla fine! – ebbe a dirmi – sta a vedere che ora mi tocca leggere perfino i regolamenti!”.

Se Mac non avesse avuto tanti precedenti, non avesse insultato arbitri e giudici, e perfino l’Occhio Elettronico “Quella macchinetta ce l’ha con me!”, chissà, magari l’avrebbe sfangata. “Mi è andata bene, io sono stato squalificato una volta sola!” ci scherza ancora adesso l’amico John che una volta scorrazzai per il centro di Firenze sulla mia vecchia Honda Four K.

Altri, come Fabio Fognini, invece, di squalifiche ne ha già beccate due. L’ultima l’altro giorno a Barcellona sullo 0-6 4-4 con lo spagnolo Zapata Miralles dove, anche se lui lo nega con una discreta faccia tosta (ma non senza aggiungere “Altre volte ne ho dette di peggio”) pare abbia insultato la mamma del giudice di linea che gli ha chiamato due volte un fallo di piede. Perché mai quel giudice avrebbe dovuto inventarselo e chiamare l’arbitro e il supervisor? La prima all’US open del 2017. Gridò a una giudice di linea una parolaccia inqualificabile, sessista. Fabio perse il derby con Travaglia e non lo fecero più scendere in campo nel doppio. A Wimbledon, quando si fece scappare un “maledetti inglesi potesse scoppiare una bomba su questi prati” rimediò solo una bella multa.

Anche Nick Kyrgios ne ha combinate spesso di tutti i colori. Ha rovesciato sedie in mezzo al campo e sul campo, ha gridato al suo avversario Wawrinka “Il mio amico Kokkinakis si è fatto la tua ragazza!”. Un vero gentiluomo.

“Non sarò mai come Roger Federer. Lo sport ha bisogno di me, Kyrgios, Fognini, tennisti che fanno vedere qualcosa di diverso e rifiutano l’ipocrisia, che dicono quel che pensano. Preferisco essere come sono che stare nella top-10 e non aver mai una discussione!”.

Così parlò, giorni fa a Buenos Aires dopo aver insultato l’arbitro, sputato sul campo, concluso il match facendo apposta una serie di doppi falli per poi andarsene in discoteca, il barbuto francese di Avignone Benoit Paire, 31 anni, best ranking n.18, 8 milioni e mezzo di dollari, sceso ora a n.35 per aver collezionato 9 sconfitte in 10 incontri nel 2021 e chiaramente infischiandosene. Forse a causa di una storia d’amore finita male.

A Montecarlo Paire aveva di nuovo sbroccato: “Senza pubblico mi deprime giocare in questi cimiteri! Ok, mi prendo questi 12,000 euro del primo turno e me ne torno bello tranquillo nella mia camera d’albergo”. Ma la goccia ha fatto traboccare il vaso.

Ieri la Federtennis francese ha preso la decisione di scartarlo dal quartetto francese che dovrebbe andare alle Olimpiadi di Tokyo il 23 luglio. Paire avrebbe dovuto farne parte: “Ha indignato non soltanto tutto l’ambiente del tennis, ma ben oltre”. Paire era stato richiamato all’ordine una prima volta. La sua risposta? Un dito medio.

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