Baby Musetti corre veloce in semifinale. Ora Tsitsipas (Crivelli). Musetti cuor di Lione, ora Tsitsipas. E la Gauff ha già stregato Parma (Mastroluca). Musetti, provaci! (Bertellino). L'Italia del tennis secondo Cané (Facchinetti)

Rassegna stampa

Baby Musetti corre veloce in semifinale. Ora Tsitsipas (Crivelli). Musetti cuor di Lione, ora Tsitsipas. E la Gauff ha già stregato Parma (Mastroluca). Musetti, provaci! (Bertellino). L’Italia del tennis secondo Cané (Facchinetti)

La rassegna stampa del maggio 2021

Pubblicato

il

Baby Musetti corre veloce in semifinale. Ora Tsitsipas (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Esce Sinner? Tranquilli, rimedia Musetti. Jannik perde una partita che sembrava ampiamente alla sua portata? Nessun problema: il giorno dopo Lorenzo con la sfrontatezza dei suoi 19 anni stende lo sloveno Bedene in due set e a Lione si regala l’incrocio con il greco Tsitsipas per un posto in finale […]. Precoci Sinner, classe 2001, in carriera vanta già due titoli (Sofia e Melbourne 1) e ha battuto parecchi record di precocità. Musetti, nato nel 2002, è sulle sue orme: grazie alla vittoria di ieri Lorenzo, che ha 19 anni e 2 mesi (è il più giovane giocatore fra i primi 100 del mondo), come minimo salirà al numero 76, suo best ranking. Per fare un paragone, Jannik alla stessa età era numero 43. Non molto avanti. Insomma, anche Musetti più che una promessa è ormai una solida realtà. Come dimostrato ieri in un match in cui ha avuto si il solito calo di concentrazione nel secondo set, ma che comunque è riuscito a portare a casa senza problemi grazie alle variazioni di gioco e ai cambi di ritmo che hanno messo in difficoltà Bedene. Il primo set è andato sul velluto, nel secondo Musetti era sotto 5-2, ha rimontato fino ad andare a servire per il match sul 6-5, ma qui ha perso il servizio, anche per un folle servizio da sotto sulla palla break («Sono un po’ uscito di testa» ha detto ll toscano). Ma al tie-break non c’è stata storia: Lorenzo ha ritrovato il servizio e la palla corta e ha raggiunto la semifinale. Dove ad attenderlo c’è quello Stefanos Tsitsipas autentica bestia nera per gli italiani in questo 2021:5 incroci azzurri con il greco e 5 sconfitte tra cui quella dello stesso Musetti due mesi fa ad Acapulco, sempre in semifinale, nell’unico precedente finito 6-1 6-3. «Stefanos è favorito – dice Musetti – ma io non ho niente da perdere e vado in campo per vincere. Lui è uno dei tennisti più forti ín circolazione e ad Acapulco giocò meglio di me, riuscendo a muovermi molto grazie al suo dritto. Per me fu una partita molto difficile, non riuscii a dare il 100% perché ero molto stanco visto che arrivavo dalle qualificazioni. Stavolta cercherò di giocare in maniera più offensiva». Grandi numeri Musetti oggi giocherà la terza semifinale della carriera, la seconda in questo 2021 in cui sta confermando di essere in costante ascesa. In carriera ha già battuto un top ten (Schwartzman, numero 9, ad Acapulco) ma l’ostacolo Tsitsipas (n. 5) è ancora più alto, anche se non impossibile. L’obiettivo è dare ancora più lustro a una stagione del tennis italiano sempre più luminosa. Solo per restare all’ultimo mese: a Belgrado vittoria di Berrettini, a Barcellona semifinale di Sinner, a Madrid finale ancora di Berrettini e a Roma semifinale di Sonego. Difficile fare meglio.

Musetti cuor di Lione, ora Tsitsipas. E la Gauff ha già stregato Parma (Alessandro Mastroluca, Il Corriere dello Sport)

 […] Così Lorenzo Musetti ha centrato a Lione la terza semifinale ATP in carriera. Giocherà di nuovo contro Stefanos Tsitsipas, numero 5 del mondo, come l’ultima volta ad Acapulco. Sarà un modo per misurarsi, a due mesi di distanza, per testare i progressi, la tenuta fisica ed emozionale. La sua e quella del coach Simone Tartarini, a cui ad ogni partita il carrarino riserva una sessione extra di batticuore. Non ha fatto eccezione il quarto di finale del torneo francese sulla terra battuta che ha vinto 6-3 7-6 contro Aljaz Bedene, sloveno concreto ma senza i guizzi del campione. Nel primo set, Musetti ha dominato con uno schema che ne racchiude l’anima rock, una melodia ripetibile e infinite variazione sul tema: ovvero servizio esterno e mortiera palla corta a seguire. Ma il teenager azzurro paga ancora una giovanile discontinuità. MUSETII SFIDA TSITSIPAS. «Ogni tanto, vado fuori di testa» ha ammesso Musetti, che ha avuto passaggi a vuoto nel secondo set contro Felix Auger-Aliassime e Sebastian Korda nei primi due turni del torneo. Contro Bedene, è andato sotto 2-5, poi è tornato a esprimere un tennis di fiammate improvvise e intense accelerazioni. Va a servire per il match sul 6-5, il coach lo invita a mantenere la calma; lui per tutta risposta appoggia un’inspiegabile volée smorzata a campo aperto, subisce il passante e poi serve da sotto sulla palla break. Ma la confusione dura poco. Musetti sa spesso scegliere la cosa giusta da fare nei momenti di maggiore tensione, senza aspettare l’errore dell’avversario. Altrimenti, non avrebbe vinto tutti i sette tiebreak giocati finora nel circuito ATP. La sfida contro Tsitsipas (diretta SupefTennis dalle 14) servirà anche a mettere alla prova i miglioramenti dal lato del rovescio, evidenti in tutta la settimana di Lione. Lo gioca in scioltezza sia in diagonale sia in lungolinea, in difesa e in transizione, grazie anche a un evidente lavoro fisico che gli consente stabilità e forza negli appoggi con le gambe e con i piedi. Per ora, a 19 anni e 2 mesi, è virtualmente numero 76 del mondo e 29 nella Race, la classifica che considera solo i risultati del 2021. Ma non è l’unico teenager che stupisce questa settimana. GAUFF IN FINALE. Al WTA di Parma, la diciassette Cori “Coco” Gauff ha raggiunto la prima finale sulla terra battuta nel circuito maggiore (e oggi giocherà anche quella del doppio, in coppia con la Mcnally). Testimonial Barilla, di cui un paio d’anni fa visitò gli stabilimenti proprio a Parma, la statunitense ha sconfitto 7-5 1-6 6-2 Katerina Siniakovâ, che aveva eliminato Serena Williams. Dopo la semifinale agli Internazionali BNL d’Italia, Gauff conferma un feeling crescente con la terra rossa, dove il suo tennis cerebrale e il suo fisico resistente riescono ad esaltarsi. «L’Italia mi porta fortuna? Assolutamente si – ha detto dopo la gara di ieri – il pubblico italiano mi sostiene sempre e mi fa sentire a casa. Spero di conquistare il titolo e di divertirli anche in finale». Nella seconda finale in carriera, dopo quella vinta a Linz nel 2019, incontrerà oggi (alle 14.30) la cinese Wang Qiang, che ha battuto in due set Sloane Stephens rimontando da 1-5 nel secondo set.

Musetti, provaci! (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Continua il trend positivo del tennis azzurro che ormai ogni settimana riesce a piazzare qualche suo giocatore almeno in semifinale a livello di massimo circuito. E’ questa la “sette giorni” di Lorenzo Musetti che ha centrato la terza semifinale in carriera, seconda stagionale dopo quella di Acapulco e a soli 19 anni. Per lui lunedì sarà un altro best ranking, l’ennesimo. Primo set dominato contro il solido sloveno già di passaporto inglese Aljaz Bedene, n° 59 ATP, e vinto 6-3. Nel secondo un passaggio a vuoto, logico considerando la ancora relativa esperienza del canarino, poi il risveglio, a suon di colpi e tanta classe, per la chiusura in proprio favore e il sorriso smagliante di fine gara: «Sono orgoglioso per la partita di quarti contro Bedene – ha detto al termine Lorenzo Musetti – soprattutto per essere riuscito a risalire nel secondo set dal 2-5. Un finale pazzesco! Sul 6-5 3030 ho sbagliato una volèe e provato una soluzione strana (servizio da sotto e discesa a rete n.d.r.), a volte mi capita di uscire di senno. Sono tomato focus nel tie-break infilando 5 punti consecutivi dal 2-2». Oggi alle 12 (diretta Supertennis) sarà chiamato al confronto con Stefanos Tsitsipas, n° 5 del mondo e 2 del seeding, che ha disposto nei quarti senza particolari affanni del tennis mancino del nipponico Yoshihito Nishioka. Con il greco, Musetti, che a fine match ha subito ricevuto i complimenti del coach Simone Tartarini, ha già giocato e perso la semifinale 2021 ad Acapulco, sul veloce outdoor: «Stefanos è un gran campione – ha sintetizzato l’azzurro – capace di esprimersi bene su ogni superficie. Entrerò in campo per dare il massimo e utilizzare le mie armi». Terzo semifinalista Khachanov che troverà il vincente di Norrie-Rinderknech. Nell’ATP 250 di Ginevra sarà lotta per il titolo (ore 16) tra Denis Shapovalov, alla terza finale di carriera nel massimo circuito, prima sul rosso, e il norvegese Casper Ruud (nessun precedente tra i due). Il mancino canadese ha sconfitto in un’ora e 41 minuti il qualificato uruguagio Pablo Cuevas, mentre Ruud ha avuto la meglio molto più agevolmente su Pablo Andujar, il “giustiziere” sulla terra rossa elvetica di Roger Federer. Un’ulteriore testimonianza della progressione delle nuove leve, con Shapovalov classe 1999 e Ruud classe 1998. Note giovani che arrivano anche dal WTA 250 di Parma, con la 17enne “Coco” Gauff approdata in finale grazie al successo in tre set contro la ceca Siniakova. L’americana troverà dalla parte opposta della rete la cinese Wang che ha stoppato l’altra statunitense Stephens recuperando dall’1-5 del secondo set. […]

L’Italia del tennis secondo Cané (Alberto Facchinetti, Il Foglio)

Per partecipare all’Atp Bologna Outdoor, Paolo Canè riceve una wild card. Il tennista è nato in città e tutti vogliono vederlo giocare sulla terra rossa di casa. Ha 26 anni, vinto un paio di tornei in singolare e perso altrettante finali. Qui in doppio con Simone Colombo ha già trionfato due volte. Nell’agosto del 1989 si è arrampicato fino alle 26esima posizione del ranking, ora dopo due anni è fuori di un bel po’ anche dai 200, ecco perché gli serve l’invito degli organizzatori per essere presente. Al primo turno Canè sconfigge l’australiano Jason Stoltenberg, al secondo la testa di serie numero sei Javier Sánchez, ai quarti la testa di serie numero 3 Thomas Muster, in semifinale l’americano Jeff Tarango. Arriva in finale senza aver concesso un solo set agli avversari e trova lo svedese Jan Gunnarsson, che si era appena sbarazzato dell’altro bolognese iscritto al torneo Omar Camporese. Trent’anni fa, il 26 maggio 1991, Paolo Canè vince in rimonta, perdendo il primo set, il torneo di Bologna. Da allora l’italiano non è più riuscito a trionfare in un Atp. “No, non potevo immaginare che quello di Bologna sarebbe stato il mio ultimo successo – racconta l’ex tennista al Foglio Sportivo – sono stati pochissimi nella storia quelli che sono riusciti a vincere un torneo Atp partendo come wild card. Io gli stimoli gli avevo sempre a ogni gara, ma quella settimana mi trovavo in condizioni fisiche straordinarie. La svolta c’è stata con la vittoria su Muster. Da lì in poi mi è venuto tutto più semplice. Se Camporese avesse vinto la sua semi ci sarebbe stata una finale tutta bolognese. Omar era giovane, ma giocava già molto bene. Con lui ho vinto tre volte su tre in carriera, ho perso solo agli assoluti italiani. Avevamo due tennis diversi, io giocavo meglio ma lui faceva male, soprattutto sulle superficie veloci era molto esplosivo”. Con Muster Canè aveva un conto in sospeso. Solo un anno prima in Coppa Davis a Vienna aveva resistito all’austriaco per 4 ore e mezza in un match drammatico, ma lo aveva perduto al quinto set. Magro come un chiodo, Canè ha una testa di capelli ricci che gli arrivano ben sotto le spalle, un orecchino e qualche tatuaggio nascosto dal completo bianco. […] Intanto al sesto game della quinta partita di Vienna, al turno di battuta Canè sbaglia la prima. Quindi si avvicina minacciosamente a uno spettatore, che tra una coppa di champagne e l’altra lo sta provocando da un po’, e lo colpisce alla mano con la racchetta. Quando l’italiano si gira per rientrare in campo, il tifoso di Muster gli rovescia addosso il vino rimasto sul bicchiere. Un putiferio. Il capitano Panatta prova a calmare il suo giocatore, intanto fa il gesto con il pollice davanti allo spettatore come a dire “sei ubriaco”. L’uomo dopo un po’ viene portato fuori dalla struttura, il tennista lo accompagna con lo sguardo e gli fa chiaramente capire che lo aspetterebbe volentieri fuori. Da questo momento Canè fatica, Muster si aggiudica così una partita in cui l’italiano è stato a tratti eroico, anche per le precarie condizioni fisiche in cui si trova. “Dopo il 1991 ho avuto parecchi problemi fisici-continua Canè-e spesso ho affrettato il rientro. Inoltre avrei dovuto gestire meglio i momenti no all’interno di una partita: ho sempre lottato contro me stesso, contro la mia indole, andando fuori giri. Mi sarebbe servito un maggiore self control. Sotto stress, andavo in escandescenza, oggi però quegli errori mi vengono in soccorso per spiegare ai miei allievi l’atteggiamento corretto da tenere in campo”. In Italia in questo momento esiste una generazione fantastica di tennisti. Nei primi cento al mondo ci sono nove italiani (Marco Cecchinato al momento è fuori soltanto per poche posizioni): Matteo Berrettini, Jannik Sinner, Lorenzo Sonego (fresco di una splendida semifinale a Roma), Fabio Fognini, Stefano Travaglia, Salvatore Caruso, Gianluca Mager, Lorenzo Musetti (il più giovane nella top 100) e Andreas Seppi. Il nuovo capitano di Coppa Davis Filippo Volandri ha a disposizione in prospettiva la Nazionale più forte di tutti i tempi. Viene inevitabile il confronto tra Canè e Fognini, soprattutto per via del carattere fumantino di entrambi. “Fabio mi piace molto – dice Canè – cerco di difenderlo ogni volta che posso. Però con l’esperienza che ha dovrebbe saper gestire meglio certe situazioni. A volte sembra quasi non abbia voglia, non gioca per tre-quattro game e butta via una settimana di lavoro. È un fuoriclasse e può ancora fare bene, ma deve sapere lui quello che vuole veramente. Gli stimoli deve trovarli dentro di sé”. E i più giovani le piacciono? “Sinner ha chiaramente un potenziale enorme e la testa di un uomo di 30 anni. Musetti è uno che gioca molto bene. Ha molte varianti nel suo gioco, deve però cercare di stare più vicino alla riga di fondo e non perdere campo”. In carriera Canè è riuscito a battere anche Jimmy Connors, Stefan Edberg e Pat Cash. È stato medaglia di bronzo ai giochi olimpici di Los Angeles 1984, quando il tennis era ancora uno sport dimostrativo. Il suo punto più famoso è rimasto quello in tuffo con Mats Wilander nel 1990 a Cagliari. In Coppa Davis ha saputo tirare fuori il meglio, anche per questo è stato uno sportivo popolare. Le partite venivano trasmesse in diretta sulla tv nazionale. Gianni Clerici su Repubblica lo chiama “Neurocané”, riconoscendogli un talento non comune. Giampiero Galeazzi lo commenta sulla Rai durante le partite dell’Italia e la gente si incolla alla tv per guardare una generazione che ha saputo emozionare senza purtroppo riuscire a replicare il successo di Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli. “Con Clerici, che è uno che ne capisce di tennis, c’è sempre stato un rapporto di odio-amore. A distanza di anni, dopo una chiacchierata ci siamo capiti meglio. L’etichetta Neurocané mi è risultata un po’ pesante. Io però non leggevo mai giornali per capire come avevo giocato il giorno prima. Beh, con Galeazzi abbiamo girato il mondo. Un personaggione. In Brasile il cuoco federale era venuto soprattutto per soddisfare il suo appetito. Cenava con noi seguendo la dieta degli atleti e poi ricominciava come se quello fosse soltanto l’antipasto. Un uomo di una simpatia unica con cui poi abbiamo fatto anche qualche serata in Sardegna”. Nei primi anni Novanta Paolo vive una storia d’amore con Paola Turci, giovane cantautrice con già alle spalle alcune partecipazioni al Festival di Sanremo. Il giorno di Ferragosto del 1993 la Turci ha un grave incidente automobilistico nei pressi di Cosenza. Canè la raggiunge all’ospedale dove la operano d’urgenza. La riabilitazione per la ragazza è lenta, Paolino salta alcuni tornei per starle vicino. È amore vero. “Sono stati momenti difficili. Per Paola e per la coppia. In quei mesi il tennis non è stato per me una priorità”. Continuerà a giocare ancora qualche anno. […] Nel 2005 lo ritroviamo su Italia 1. È uno dei partecipanti del reality show La Talpa, condotto da Paola Perego e Stefano Bettarini. “Volevo fare un’esperienza nuova, invece finì malissimo. Mi infortunai subito con il paracadute. Rimasi lì ancora due settimane anche se ero rotto. Rientrato in Italia, mi operarono subito. In pratica rimasi paralizzato per tre mesi. A causa del nervo sciatico ho tuttora la gamba destra sempre dolorante. Fu davvero un incubo”. Oggi Paolino vive a Gorle, in provincia di Bergamo, con la moglie Erika e i due figli piccoli: Achille tra pochi giorni ne compie 7 e Samuele 5. Il diciasettenne Lorenzo invece vive con la mamma a Torino. Dal 2013 gestisce una sua scuola, 30 ragazzi dai 6 ai 18 anni. “Il tennis è uno sport difficile, di ogni colpo va curato il movimento in maniera quasi maniacale. I risultati con il lavoro si vedono. Non devono diventare per forza professionisti, voglio però che abbiano tutti delle basi buone. Io ho iniziato a frequentare i campi a sei anni, mio papà e mio fratello più grande giocavano. Sono stato fortunato ad avere grandi maestri. Ho avuto Roberto Lombardi fino ai 14 anni, poi mi sono trasferito a Formia con Belardinelli, che mi ha fatto fare il salto di qualità e a 16 anni ero già in Serie A. Ai giovani vorrei trasmettere un centesimo di quello che mi ha insegnato lui. Per farli innamorare di questo sport e capire il valore del sacrificio”. Probabilmente gli sarebbe piaciuto mettere a disposizione la sua esperienza in Davis come capitano. Ma dopo i vent’anni di Barazzutti è toccato al quarantenne Volandri e la generazione di Canè e c. non ha avuto alcuna occasione. Lui continua a starsene rintanato in provincia, mettendo tanta passione in quella che fa. “Quasi un milione di dollari guadagnati in carriera, ma effettivamente i soldi non sono quelli. Non mi sono per niente arricchito e infatti continuo ancora a lavorare. Certo, oggi sarebbe diverso. Ma allora se andavi in Australia con il premio del primo turno faticavi anche a pagarti il biglietto dell’aereo”.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement