Sognavo un Roland Garros diverso. Per me e per i tennisti italiani

Editoriali del Direttore

Sognavo un Roland Garros diverso. Per me e per i tennisti italiani

I più accreditati, Berrettini, Sinner, Sonego, Cecchinato, Musetti vanno tutti a sbattere su Djokovic o Nadal. Si presenta, fuor di stagione, il Mago Ubaldo per una profezia controcorrente

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Rafa Nadal e Jannik Sinner - Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)
 

Uffa, non sono per nulla contento del sorteggio del Roland Garros. In chiave egoistica e in chiave azzurra. Egoistica perché a pensare di dover lavorare in quei giorni in cui la programmazione del Roland Garros metterà in campo tutti gli incontri della metà alta del tabellone… beh, ci sarà da impazzire. Vi immaginate che cosa significhi dover seguire – quest’anno che presenti al Roland Garros siamo anche molti meno degli anni passati, causa restrizioni pandemiche imposte dalla Federtennis Francese, soltanto Vanni Gibertini e il sottoscritto – nella stessa giornata match ed interviste di Djokovic, Nadal, Federer, nove italiani, i loro avversari e magari, già che ci siamo, anche qualche avversario del turno successivo, giusto per saperne di più?

Bisognerebbe essere Ubiqui, Ubiquì e Ubilà, altro che Ubi. E non solo dal mattino alle 11, ma anche di sera con le luci ora che le hanno messe – ahinoi – e probabilmente programmeranno di sera anche il match più importante. Quello che può fare il titolo e non si può perdere. Pazienza per la cena mancata. Doppio ahinoi. Alla mia veneranda età questa non mi ci voleva proprio. E meno male che ancora una volta la Piaggio mi ha messo a disposizione un suo scooter, un Beverly 300 grigio mi hanno detto. Perché altrimenti spostarsi con i mezzi pubblici al mattino e cercare un taxi la sera dopo mezzanotte o le una di notte, sarebbe stato un vero incubo dopo 14 ore di lavoro senza tregua, al di là dei rischi di contagi sempre possibili per via di queste varianti incombenti.

Tanto perché non mi legge nessuno, quindi in grande confidenza, vi dirò che in famiglia dicono che alla mia età sono matto e che me le vado proprio a cercare, quando potrei stare tranquillamente a casa, lavorando al computer senza dover stare 14 ore dietro una mascherina. Quando, oltretutto, non si può nemmeno avvicinare tennisti e tenniste. Si possono infatti intervistare i giocatori solo in via remota, tramite computer. Come chi sta a casa sua, sdraiato su un sofà. Perché andare a Parigi allora? Beh, perché almeno il tennis, l’amato tennis che mi è mancato per un anno e mezzo, lo vedrò dal vivo. Non più in quella scatola rumorosa.

E suvvia, proprio quando ci sono ben quattro tennisti italiani fra le prime 32 teste di serie, quindi favoriti sulla carta almeno nei primi due turni, potrebbe essere anche un bel vedere. In fondo non si tratta mica di lavorare in miniera. E poi è una libera scelta che tanti farebbero, anche se mia moglie non lo capisce. Ciò acclarato, però, è anche vero che il rischio di dover sostare più in sala stampa che sui campi da tennis, almeno per i primi giorni, c’è proprio tutto. Passando quindi il tempo a imprecare sul leit-motiv… ”ma chi me l’ha fatto fare di venire fin qui!?”

In sala stampa ci sono tanti televisori, c’è il vicino di desk (non so quanto vicino peraltro, saremo distanziati…) che magari ti dice qualcosa su un match che non stai guardando sbofonchiando inintellegibilmente attraverso la mascherina. Sospetto di avere anche problemi di udito ormai, accidenti alle mascherine! Purtroppo quando si giocano cinque match contemporanei che si ritiene meritino di essere seguiti si vorrebbe essere su tutti quei campi. Nessuno escluso. Ma proprio non si può. Così si sceglie di rischiare lo strabismo perpetuo, questo sì, ma almeno si ha l’illusione di seguire un po’ tutto. Almeno ci si prova. Se si ha fortuna si può magari far anche qualche salto fuori, ma vedrete che in quel momento verrà giù un acquazzone fantozziano… che ti bloccherà sul campo più lontano, impedendoti il ritorno in sala stampa.

La mia esperienza da vecchio “vespista fidelizzato” in trasferta a Wimbledon (46 anni di fila, 1974-2019) e al Roland Garros (44 anni di fila, 1976-2019) mi dice che a Parigi piove molto più spesso, e con molta più violenza, che a Wimbledon. Diversamente da quanto si dice e si crede. Il fatto è che se piove a Wimbledon se ne accorge tutto il mondo televisivo perché, salvo che sui due campi coperti, bastano due gocce di quella pioggerellina fina fina – come la maglietta… di Baglioni – perché il tennis venga sospeso. Se piove a Parigi (dove quest’anno almeno ci sarà un campo coperto a impedire ogni parvenza di relax) invece si continua a giocare fino a che i campi non diventano paludi con tanto di sabbie mobili. Le scappatelle fuori, in un modo o nell’altro, prima o poi le farò di certo, sia pur sempre con il telefonino in mano perché se ti annunciano che c’è Federer in conferenza stampa che fai, te lo perdi? E l’italiano che ha vinto? E l’italiano che invece…. vabbè, meglio non pensarci.

Esaurito il capitolo… egoista, che non frega nulla a nessuno perché riguarda solo me, posso aprire il capitolo azzurro. Al di là del fatto che mi sarebbe piaciuto godermi i nostri eroi in santa pace, qualche match intero invece che spezzoni qua e là – se hai sfortuna succede qualcosa sempre quando non ci sei – e già lo scegliere un match piuttosto che un altro a volte è doloroso – magari capitassero almeno due partite contemporanee su campi vicini -, il vero peccato è che praticamente tutti i nostri rappresentanti, nove su dieci, tutti tranne Fognini, non soltanto sono finiti nella stessa metà tabellone, ma anche in quella dei tennisti che tutti considerano i primissimi favoriti, Nadal e Djokovic.

Matteo Berrettini – Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)

Ce ne fosse stato uno che fosse capitato tutto dall’altra parte, nel settore del “falso due”. Eh sì, se il calcio ha scoperto il “falso nueve”, il tennis invece ha il suo falso “dos”, al secolo Daniil Medvedev, capace di usurpare un posto non suo. Quello che spettava a Djokovic o a Nadal. Citati in ordine alfabetico, perché sennò cominciate ad accapigliarvi su chi debba essere l’1 e chi il 2. Macchè, tutti nella fauci dei vecchi leoni. Quelli veri. Berrettini secondo me può – vorrei scrivere deve – arrivare nei quarti. Ma lì se anche ce la facesse troverebbe Djokovic, mica un Medvedev che non ha mai passato un turno al Roland Garros.

Lo stesso Cecchinato pare sulla via resurgens… Anche se Parma non è Parigi, cominciano tutte e due per Pa. Direi che è di buon auspicio. Intanto è riemerso fra i primi 100. Se tutto fila per il verso giusto, gli dice bene e infila giornate superCeck, potrebbe anche farcela a ritornare in ottavi dopo il glorioso, memorabile, insuperato 2018. Oppure, se non fosse lui a fare quel percorso, perché non potrebbe indovinarlo Musetti se Goffin fosse in giornata no e Nishioka non fosse quello che gli ha lasciato la miseria di cinque game a Parma? Ma l’uno o l’altro, Ceck o Musetti, chi troverebbe eventualmente poi in ottavi? Djokovic. E che palle!

Vabbè, gli altri due azzurri su cui si appunterebbero maggiormente le mie attenzioni e speranze – non me ne vogliano Travaglia, Caruso, Mager, Seppi eh, lo sanno che gli voglio bene – sono Sinner e Sonego. Sempre in ordine alfabetico sennò uno dei due si offende.

Ebbene, se Sonego arriva al terzo turno (Harris, Norrie o Gasquet, suvvia, sono battibili) chi ti trova? Nadal! E così, sistemato nel draw appena un pochino più sotto, Sinner agli ottavi potrebbe proprio arrivarci, salvo che ripeta una performance simile a quella sciorinata con Rinderknech, francese fastidioso con il servizio che si ritrova dall’alto dei suoi 196 cm, almeno quanto il cognome… da refuso inevitabile. Il doppista Herbert, Mager o Millman, il declinante Monfils (che potrebbe finire k.o. già al primo round con Ramos-Vinolas), sono tutti battibilissimi per uno Jannik decente. Ma chi troverebbe in ottavi il Pel di Carota della Val Pusteria? Nadal. Posso riscrivere… che palle?! Vabbè, Sandra Mondaini, che noia che barba, che barba che noia!, sarebbe stata più elegante.

Insomma, ma non c’erano pertugi migliori, corridoi più accessibili? Certo che sì, ma non li hanno presi. Maledetto sorteggio. Non c’è nulla da fare. Dalla testata di Zidane a Materazzi (che gli aveva insultato la sorella) e la conseguente espulsione, i francesi se possono metterci male, a noi italiani, ci mettono male. Insomma, un giorno sì e un giorno no, sarà meglio idratarsi ben benino per evitare crampi ai polpastrelli. Dopo di che sarebbe già bello se alla fatidica seconda settimana – così tante volte deserta dai colori azzurri – ci trovassimo u Berrettini nei quarti vs Djokovic, un Sinner in ottavi vs Nadal giustiziere di Sonego, con Cecchinato oppure Musetti (un po’ più improbabile, ma sognare non costa niente) in ottavi vs quel solito rompiballe di Novak.

Per carità, su teorici simili risultati fino a un anno o due fa, avremmo fatto sparare fuochi d’artificio – stando attenti a non farsi del male – però per come è andata quest’anno, con un italiano vincitore di torneo, finalista o semifinalista settimana dopo settimana, poteva andare anche un po’ meglio. Ora si dirà che sono incontentabile. E un po’, è vero, lo sono diventato. La fame di successi, dopo oltre 40 anni di digiuni veri, e non da Ramadan che dopo una certa ora qualcosa si mastica, si è sviluppata in modo abnorme.

Mi pare di aver già scritto abbastanza sciocchezze, mi fermo qui. Ma se ascolterete il video che ho registrato un’ora dopo il sorteggio insieme all’Hall of Famer Steve Flink e che sarà pubblicato in giornata, sentirete da una parte quel che penso senza filtri della programmazione di Roger Federer, della resistenza un po’ appannata di Nadal alle soglie dei 35 anni, del tabellone di Djokovic fino alle semifinali, dell’assoluta mancanza di equilibrio nel singolare femminile fra metà alta e metà bassa, sulle chance di Serena Williams, di Barty e di Sabalenka, nonché tutto il male che dico e che penso dell’uscita di Naomi Osaka (che pure mi è sempre stata simpatica…). Nonché della debolezza della WTA se non la squalifica. Macché multe salate quanto un sacchetto di noccioline a una multimilionaria che se ne farebbe un baffo. Squalifica dal circuito piuttosto se non si vuole permettere, salvo discriminazioni inaccettabili, che decine di colleghe e colleghi seguano il suo pessimo esempio.

Dimenticavo: ho incontrato casualmente nella piazza di Settignano, ridente sobborgo fiorentino, il mago Ubaldo, noto ciarlatano incompetente. Mi ha detto che il torneo lo vince il pais di Apostolous, Stefanos Tsitsipas. Una faccia una razza. Non dategli né retta né credito. Però il suo tabellone per uno dei “nostri” lo avrei preferito. Che lo abbia sorteggiato Mouratoglou? I teorici ottavi qui sotto accennati, al Mago Ubaldo, è un’altra sua profezia, gli sembrano davvero molto teorici. Quanto ai primi turni dei 10 piccoli italiani, che ne dite di sette vittorie su dieci? Sottoscrivete? Vorreste che vi dicessi chi vince e chi perde? Ok, ma lo scriverò fra i commenti soltanto se arrivate a farne almeno 100.

Lorenzo Sonego – Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)

OTTAVI TEORICI

[1] N. Djokovic vs [13] D. Goffin
[9] M. Berrettini vs [8] R. Federer
[3] R. Nadal vs [14] G. Monfils
[10] D. Schwartzman vs [7] A. Rublev

[6] A. Zverev vs [11] R. Bautista Agut
[15] C. Ruud vs [4] D. Thiem
[5] S. Tsitsipas vs [12] P. Carreno Busta
[16] G. Dimitrov vs [2] D. Medvedev

I PRIMI TURNI DEGLI ITALIANI

[9] Matteo Berrettini vs Q/LL
[18] Jannik Sinner vs P-H Herbert
[26] Lorenzo Sonego vs L. Harris
[27] Fabio Fognini vs G. Barrere
Lorenzo Musetti vs [13] D. Goffin
Stefano Travaglia vs [21] A. de Minaur
Salvatore Caruso vs J. Duckworth
Gianluca Mager vs J. Millman
Andreas Seppi vs [20] F. Auger-Aliassime
Marco Cecchinato vs Y. Uchiyama


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