Berrettini in finale sull'erba del Queen's (Scognamiglio). Splendido Berrettini, è in finale a Londra (Mastroluca). Più forte del Diavolo (Bertellino). In finale al Queen's, l'erba di Berrettini è sempre più verde (Rossi)

Rassegna stampa

Berrettini in finale sull’erba del Queen’s (Scognamiglio). Splendido Berrettini, è in finale a Londra (Mastroluca). Più forte del Diavolo (Bertellino). In finale al Queen’s, l’erba di Berrettini è sempre più verde (Rossi)

La rassegna stampa del 20 giugno 2021

Pubblicato

il

Berrettini in finale sull’erba del Queen’s (Ciro Scognamiglio, La Gazzetta dello Sport)

 Matteo Berrettini aveva due anni quando, nel 1998, Laurence Tieleman – padre olandese, mamma romana, lui belga naturalizzato italiano – si spinse dalle qualificazioni del Queen’s fino all’atto conclusivo, che perse dall’australiano Draper. Era la prima finale di un nostro tennista sui prati londinesi della tradizionale anteprima di Wimbledon, e fino a ieri era rimasta l’unica (in 117 edizioni, la prima nel 1890). Ma adesso Berrettini lo ha eguagliato, dopo essersi liberato in semifinale dell’australiano Alex de Minaur, testa di serie numero 4 e numero 22 al mondo, senza grandi affanni: 6-4 6-4 in un’ora e 23 minuti strappando un servizio per set al rivale e concedendo una sola palla break. Oggi può far meglio, se batterà in un confronto inedito il mancino Cameron Norrie (diretta Sky e Supertennis dalle 14.30): al 25enne outsider britannico (ma nato in Sudafrica), 41 del ranking, sono bastati due set per battere a sorpresa il canadese Shapovalov, n’ 14 e testa di serie numero due. […]. Con l’australiano aveva perso l’unico precedente, una semifinale nel challenger di Segovia (veloce indoor) nel 2017. Ma è da un pezzo che il 25enne romano allenato da Vincenzo Santopadre – a Londra lo sta seguendo Umberto Rianna – è entrato in un’altra dimensione: lo dimostrano il consolidato status da numero nove del mondo e il fatto che al Queen’s fosse la testa di serie numero 1. «La finale era l’obiettivo di questa settimana – ha commentato a caldo -. Ora dovrò concentrarmi su un altro…. Per battere de Minaur ho dovuto giocare il mio miglior tennis. Quando servo, penso sempre di poter tenere i miei turni di servizio: sono consapevole del fatto che sia una grande arma (ieri altri 8 ace e l’89% di punti vinti con la prima palla, ndr). Se dormo bene prima di una finale? Beh, se succede allora c’è qualcosa che non va, perché un po’ di tensione ci deve essere». Miglioramenti Terza finale stagionale (le altre due sul rosso), settima in carriera (4 tornei già vinti), i quarti di finale raggiunti sulla terra del Roland Garros, fermato soltanto dal futuro vincitore Novak Djokovic: associare il concetto di «certezza» a Berrettini, che ieri si è ben disimpegnato anche con il rovescio, non solo si può, si deve. Per togliersi ogni dubbio, andiamo a ripercorre il suo cammino stagionale: delle sette sconfitte (compresa anche l’Atp Cup) soltanto due sono arrivate contro giocatori peggio piazzati di lui nella classifica mondiale: Matteo è stato «sorpreso» dal kazako Bublik ad Antalya e dallo spagnolo Davidovich Fokina a Montecarlo. Stop. Prospettive Anche a prescindere dal risultato della finale odierna, questo Berrettini fa ben sperare in chiave Wimbledon, lo Slam più prestigioso che torna a partire dal 28 giugno – dopo la cancellazione dell’anno scorso dovuta alla pandemia. la rinuncia di Rafa Nadal lo farà diventare testa di serie numero 8, e magari la cosa si potrebbe tradurre in un tabellone un po’ più favorevole anche se è ancora presto per pensarci. Ma di sicuro Matteo è cresciuto moltissimo rispetto al 2019, quando si spinse fino agli ottavi sull’erba di Church Road incassando a quel punto la famosa «lezione» da Roger Federer: perse 6-1 6-2 6-2. Ma ormai lo abbiamo capito, questo è un altro Berrettini. Leggere le sue parole per credere: «La cosa importante è che sono competitivo su tutte le superfici. Questa settimana è la prova ulteriore che sull’erba posso giocare molto bene. Mentirei se non dicessi che voglio spingermi in avanti a Wimbledon. Poi che sia diffìcile lo sappiamo tutti, ma le cose che stanno succedendo aiuteranno sicuramente». 

Splendido Berrettini, è in finale a Londra (Alessandro Mastroluca, Il Corriere dello Sport)

Dopo la prima finale in un Masters 1000, Matteo Berrettini giocherà anche la prima in un ATP 500. Al Queen’s, torneo storico che si disputa dal 1890 nel club londinese dedicato alla regina Vittoria, il romano ha raggiunto la sfida per il titolo senza aver perso nemmeno un set, dopo il 6-4 6-4 sull’australiano Alex De Minaut, numero 22 del mondo. Sfiderà il mancino britannico Cameron Norrie, terzo giocatore di casa nel suo percorso, anche lui alla terza finale ATP del 2021, la prima in un 500. In semifinale, ha eliminato un dispersivo Denis Shapovalov per 7-5 6-3. LA FIDUCIA DI MATTEO. […]. Solo altri quattro italiani nell’era Open ne hanno giocate cosi tante in almeno due stagioni diverse: Adriano Panatta (cinque anni con almeno tre finali, record le sei del 1973); Corrado Barazzutti (quattro nel 1977, tre nel 1976); Fabio Fognini (quattro nel 2018, tre nel 2013 e 2014); Filippo Volandri (tre nel 2004 e 2006). Efficace con il diritto e il servizio (32 punti su 36 con la prima in semifinale), il numero 1 azzurro si sente e si mostra più sicuro anche con il rovescio. Con il diritto rischio di più, penso che il mio sia uno dei più importanti nel circuito, ma non mi sento debole con il rovescio. Sto migliorando giorno dopo giorno» ha spiegato. Sfidare un mancino in finale non lo preoccupa più di tanto. «Certo, servirà in maniera diversa, soprattutto con lo slice contro il mio rovescio. Ma devo concentrarmi sui miei punti di forza e non pensare troppo». L’AVVERSARIO. Primo britannico diverso da Murray in finale al Queen’s dal 2002, Norrie è nato a Johannesburg, in Sudafrica, da padre scozzese e madre gallese, buoni giocatori di squash all’università. […]. Un po’ scapestrato nei primi tempi, ha avuto anche un serio incidente di moto, ha cambiato vita e prospettive di carriera. Qui ha incontrato l’argentino Facundo Lugones, suo coach dal 2017. Il 2021 è la sua stagione migliore. Ha già disputato le finali all’Estoril e a Lione, dove ha eliminato l’austriaco Dominic Thiem, numero 4 del mondo e avversario meglio classificato che abbia mai sconfitto in carriera. Dalla prossima settimana il britannico, che non ha ancora mai vinto un titolo, entrerà per la prima volta in Top 40. IL PRECEDENTE. Berrettini non è il primo italiano in finale al Queen’s. In un torneo che vanta fra i campioni Andy Murray (primatista con cinque successi), John McEnroe, Jimmy Connors, Lleyton Hewitt e i due soli uomini capaci di completare il Grande Slam, Don Budge e Rod Laver, nel 1998 si è spinto in finale Laurence Tieleman. Madre romana e padre olandese, allievo dell’accademia di Nick Bollettieri, sull’erba si trovava particolarmente bene. Al Queen’s approfittò negli ottavi del ritiro di Greg Rusedski e nei quarti eliminò Tim Herman, quattro volte semifinalista a Wimbledon in carriera. In finale, l’unica che abbia giocato a livello ATP perse contro l’australiano Scott Draper. Un anno dopo, Tieleman sarebbe diventato il primo italiano a battere Roger Federer in un torneo professionistico. Berrettini punta a fare meglio. Vuole regnare nel club della regina. 

Più forte del Diavolo (Roberto Bertellino, Tuttosport)

[…]. Ma non è soltanto vigoria e servizio in semifinale al Queen’s per superare il “demonio” australiano Alex De Minaur. Usa tattica, strategia e rovescio in più variazioni per dare qualità alla potenza. Un passante calibrato proprio di rovescio ha fatto la differenza nel momento chiave del secondo set, sul quale De Minaur non è riuscito a giocare in maniera vincente di volo, permettendo all’azzurro di involarsi verso il break. Salito sul 5-4 Berrettini non ha tremato e concluso la penultima sfida con successo. “Ho dovuto giocare il mio miglior tennis per avere la meglio su Alex e sono felice della prestazione. La finale era l’obiettivo di inizio settimana, ora manca solo uno step. Quando servo penso sempre di poter tenere i miei turni di servizio: so che è una grande arma”. Non ha caso negli 84′ di partita ha ottenuto l’89% dei punti dalla sua prima. E nella settimana ha messo 10 prime su 12 break point. Di certo non dormirà in vista della sua prima finale in un ATP500. “Servono concentrazione e attenzione ai dettagli. Di solito non dormo molto perché l’adrenalina non lo consente, se ci riesco, qualcosa non sta funzionando. La soddisfazione per essere ancora in corsa in un torneo così prestigioso è tanta”. Oggi troverà il britannico di origine sudafricana Cameron Norrie, nr. 41 ATP (che è il suo record), impostosi in semifinale un po’ a sorpresa su Denis Shapovalov, n.2 del seeding in uno scontro tra mancini. […]. Norrie è in costante ascesa, dotato di tennis completo e adatto all’erba grazie al temibile servizio e alla capacità di anticipare la palla. […]. Sarà per il 25enne romano sarà la 7° finale nel massimo circuito, terza stagionale dopo quella persa nel Masters 1000 di Madrid e la vittoria nell’ATP250 di Belgrado, entrambe sul rosso. Andrà a caccia del 5° titolo, il 2° su erba dopo Stoccarda 2019 che lo rivelò quale potenziale specialista su una superficie comunque atipica. Miglior preparazione in ottica Wimbledon, sia tecnica sia motivazionale Matteo non avrebbe potuto farla. Ad Halle finale tra il russo Andrey Rublev (la sua prima sulla superficie) che ha piegato il georgiano Nikoloz Basilashvili e il francese Humbert che dopo una sfida fino all’ultimo 15 ha avuto la meglio sul canadese Felix Auger-Aliassime finalista la scorsa settimana a Stoccarda

In finale al Queen’s, l’erba di Berrettini è sempre più verde (Paolo Rossi, La Repubblica)

 Il gigante del tennis italiano, alias Matteo Berrettini, continua ad aggiungere pagine inedite nel grande libro della storia del tennis italiano. Il venticinquenne romano (alto 196 centimetri) gioca oggi alle 14.30 (diretta in tv su Supertennis) la sua prima finale in un Atp 500, quella del Queen’s a Londra, torneo propedeutico a Wimbledon dopo aver superato l’australiano De Minaur 6-4, 6-4 in semifinale. Dunque, è il primo italiano di sempre a raggiungere – nello stesso anno – una finale in ogni categoria di tornei Atp: lo aveva già fatto a Belgrado (Atp 250) e Madrid (Masters 1000).[…] Per Berrettini comunque non è la prima volta su erba, in quanto aveva conquistato il titolo a Stoccarda nel 2019. È la settima finale (il bilancio vede quattro vittorie e due sconfitte) per il secondo azzurro in finale al Queen’s: nel 1998 Laurence Tieleman fu sconfitto dall’australiano Draper. Comunque vada, il messaggio è forte e chiaro: per l’erba del Tempio Berrettini potrà essere uno dei protagonisti. L’allievo di Vincenzo Santopadre conferma il percorso positivo, che già al Roland Garros ha impensierito non poco Novak Djokovic. E lì, a Parigi, si era sulla terra rossa: sebbene sia la superficie d’origine di Matteo, di sicuro l’erba può esaltare maggiormente le sue caratteristiche tecniche: la potenza del servizio e del dritto, il rovescio tagliato, le smorzate. Oltre ai colpi al volo. Per essere un Martello (il suo soprannome) ha una tecnica di gioco sopraffina, che gli Isner e gli Opelka si sognano di notte. Per dire, ieri con De Minaur ha servito 7 ace e il 71% di prime in campo. «Quando servo penso sempre di poter tenere i miei turni di servizio: so che è una grande arma» ha detto dopo il match. « La finale? L’obiettivo di questa settimana: ora dovrò concentrarmi su Norrie, contro cui non ho mai giocato. Se dormo bene prima? Sì, ma se ci riesco troppo bene allora c’è qualcosa che non va, un po’ di tensione ci deve essere».

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement