Berrettini: "Dopo l'infortunio ho pensato 'appena torno, spacco tutto'. Ora me la godo"

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Berrettini: “Dopo l’infortunio ho pensato ‘appena torno, spacco tutto’. Ora me la godo”

Matteo Berrettini è raggiante dopo il successo al Queen’s: “Qui si respira un’aria diversa, è come se le foto dei campioni nei corridoi ti dicessero che qui si è fatta la storia”

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Matteo Berrettini - ATP Queen's 2021 (via Twitter, @QueensTennis)
 

A prescindere dal livello effettivo degli avversari incontrati, forse leggermente inferiore a quanto ci si attenderebbe da un ATP 500, Matteo Berrettini ha vinto il torneo del Queen’s confermando il pronostico suggerito dal suo status di prima testa di serie. Ci è riuscito alla prima partecipazione come Boris Becker nel lontano 1985, l’anno magico della vittoria a Wimbledon da teenager.

Qualora ci fosse bisogno di una conferma, Matteo rivela che per location e prestigio il Queen’s non è un torneo come gli altri.Qui si respira un’aria diversa“, ha raccontato in conferenza stampa dopo la finale. “In tutti i corridoi di questo circolo – che è come un labirinto – ci sono i nomi e le foto dei grandi campioni che hanno vinto questo torneo. È come se ti dicessero ‘guarda che qui s’è fatta la storia’. Questa cosa mi ha dato tanta energia. Poi me l’ha detto anche Vincenzo: ‘Forse non ti rendi conto di quello che hai fatto’. Io gli ho risposto che lo so! Venire qui da prima testa di serie, dopo aver giocato a Parigi fino a pochi giorni fa, non era per niente facile. Ho dimostrato ancora volta che sono un buon giocatore“.

Forse qualcosa in più che un buon giocatore, se è vero che Matteo è già il quarto italiano di sempre per titoli vinti nel circuito maggiore (gli restano davanti solo Panatta, Fognini e Bertolucci).

È stata sicuramente una grande settimana, del resto lo è sempre quando vinci un torneo“, ha detto Berrettini. “Partita dopo partita il mio livello è cresciuto, oggi ho dovuto giocare il mio miglior tennis soprattutto nei punti importanti – credo che Cameron abbia giocato una gran partita, è un tennista creativo e soprattutto è mancino. Il secondo set è sfuggito davvero per un soffio, perché 4-4 15-40 se vinco quel game lì non dico che è finita… ma ci sono buone chance. Ma sull’erba il tennis è così – un mini-break al tie-break e il set è sfuggito via. Devo fare i complimenti a lui, perché a un certo punto faceva molta più fatica di me a tenere il servizio e questa è una cosa che alla lunga ti stanca, ti butta giù, invece lui è rimasto lì fino alla fine perché è un giocatore di alto livello, soprattutto mentalmente“.

Se parliamo di solidità mentale, però, è proprio Matteo ad essersi dimostrato il più forte di tutti questa settimana. “Questa consapevolezza arriva dal lavoro, ma un’altra cosa importante è imparare dal passato per essere pronto in futuro. Quando ci ragioni su, sai che quella cosa è successa per un determinato motivo”. Anche da un infortunio si può imparare? Ovviamente avrei preferito non averlo, ma mi ha dato tanta voglia di riscatto: ho pensato ‘appena torno, spacco tutto!’. E non è stato facile, perché quando sono tornato non ero prontissimo. Ora me la godo e mi diverto”.

Matteo Berrettini – ATP Queen’s 2021 (via Twitter, @QueensTennis)

Inevitabilmente il discorso tocca nuovamente l’argomento Wimbledon, già approfondito dopo la semifinale. Un giornalista britannico gli chiede conto dell’ultima partita giocata ai Championships, la sonora lezione subita da Federer agli ottavi del 2019. “In quel momento ho pensato di aver raggiunto un gran risultato, affrontare Federer sul centrale di Wimbledon era uno dei miei sogni sin da piccolo. C’era il mio idolo dall’altra parte della rete e mi sono sentito un po’ sopraffatto, non sono riuscito a concentrarmi al massimo. Analizzando la partita mi sono detto che in fondo è una cosa normale, sono umano, e quando l’ho affrontato di nuovo e in generale negli altri match importanti mi sono fatto trovare più pronto. Sapevo che sarebbe potuto succedere di nuovo e ho fatto in modo che non succedesse. Credo che quella partita mi abbia aiutato molto ad affrontare gli Slam successivi“. Appena due mesi dopo, infatti, Matteo avrebbe centrato la semifinale allo US Open.

Adesso ho un’altra fiducia, so che sto giocando bene e so di poter fare bene a Wimbledon. Certo, le condizioni di gioco sono diverse e tutti i giocatori hanno motivazioni extra, ma non avrei potuto immaginare un modo migliore di avvicinarmi allo Slam. Per un paio di giorni non penso di toccare la racchetta, dovrò far riposare il corpo e soprattutto la mente. E poi la testa andrà a Wimbledon“.

Con una suggestione data dal fatto che la finale dello Slam londinese e degli Europei di calcio – dove l’Italia sta andando a gonfie vele e si è qualificata per gli ottavi di finale a punteggio pieno – si svolgeranno entrambe a Londra l’11 luglio. La suggestione è sufficiente a estorcere un sorriso a Matteo, questa volta senza gesti scaramantici. Un giornalista britannico gli fa notare che sarebbe una bella storia se lui e l’Italia arrivassero entrambi in finale. “Beh, spero di sì, per me e per l’Italia in generale. Ma ci sono ancora tanti ostacoli da superare, sia per me che per i ragazzi della Nazionale“. Laddove l’espressione ‘tanti ostacoli’ assume i contorni dell’eufemismo, ma chiaramente è una storia che ci auguriamo di poter raccontare. Magari non alla stessa ora, ecco.

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