Attacco a 3 punte (Crivelli). La maturità di Matteo e Lorenzo (Azzolini). Segnali di Federer: «Mi sono anche divertito molto» (Mastroluca). Meteora Quinzi. Da Wimbledon jr al ritiro a 25 anni: «Troppa ansia» (Cocchi)

Rassegna stampa

Attacco a 3 punte (Crivelli). La maturità di Matteo e Lorenzo (Azzolini). Segnali di Federer: «Mi sono anche divertito molto» (Mastroluca). Meteora Quinzi. Da Wimbledon jr al ritiro a 25 anni: «Troppa ansia» (Cocchi)

La rassegna stampa di venerdì 2 luglio 2021

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Attacco a 3 punte (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Nel Vaticano del tennis (la definizione è del grande Giorgio Bassani) si entra con rispetto e devozione. Una cattedrale laica che dal 1877 accoglie una cerimonia capace fin da subito di vivere di storia propria e non assimilabile alle liturgie di nessun altro torneo. Essere protagonisti a Wimbledon significa scendere a patti con l’erba, una superficie insidiosa e sulla quale le danze durano un mese solo. Vincere, invece, ti porta dritto nel mito. Per anni, troppi anni, l’enorme pressione di un luogo magico e le trappole dei prati hanno respinto le ambizioni azzurre, rendendo i Championships lo Slam più ostico per la nostra bandiera. Ora però il rinascimento tricolore ci permette di gonfiare il petto pure contro le tradizioni negative e addirittura Berrettini si è guadagnato coni suoi risultati erbivori lo status di terzo favorito del torneo dietro Djokovic e Medvedev. Matteo, da pronostico, si sbarazza del lucky loser olandese Van de Zandschulp e vola al terzo turno portandosi dietro pure Sonego, mentre Fognini aveva centrato l’obiettivo già mercoledì. Un trio delle meraviglie che occhieggia alla seconda settimana con lo spirito di chi non si sente affatto arrivato ma anzi mira a un’avventura prolungata, perfino quel Fognini che pure oggi incrocia un avversario terribile come Rublev. Il tabellone invece pare avere l’oro in bocca per Berrettini, che nel suo spicchio fino agli eventuali quarti non ha più teste di serie (sono usciti Ruud, Karatsev e soprattutto il pericolosissimo Isner), anche se la prudenza non è mal troppa: «Sull’erba non si scherza, se loro hanno perso significa che hanno trovato qualcuno migliore. Devo rimanere concentrato, le attenzioni mi lusingano ma questo è un torneo che non perdona». Intanto, Berretto esce senza danni dalla palude orange con la lucidità nei punti decisivi in particolare nel terzo set, nel complesso di un match non esaltante perché supportato solo a tratti dal servizio: «La battuta è molto legata alle condizioni mentali, stavolta ho avuto problemi con il lancio di palla ma quando ne ho avuto bisogno non mi ha tradito. Questa vittoria mi dà molta fiducia perché non ho giocato il mio miglior tennis eppure alla fine non ho mai ceduto il servizio e ho vinto in tre set. Significa che mi sono espresso a un buon livello, ma posso fare meglio. Vedo solo cose davvero positive». Da quella parte, la variabile impazzita potrebbe essere Kyrgios, autodefinitosi giocatore part time ma ancora troppo forte per il nostro Mager, però un occhio andrebbe buttato pure su Sonego, che sogna un ottavo con Federer e intanto conferma il gradimento per i prati dopo un primo set senza mordente contro il numero uno di Colombia Galan. Gli basterà ritrovare il ritmo con il servizio e dunque gestire con più aggressività gli scambi per ammansire l’avversario, piegato definitivamente grazie all’eccellente tie break del terzo set. […]

La maturità di Matteo e Lorenzo (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Ora è il campo numero Tre, il Due, il fatidico Due, l’hanno ricostruito in un lembo di prato trecento metri più in là, davanti al villaggio degli sponsor, con le tribune che quasi sporgono dal recinto su Church Road. Ma il Tre resta il Due, per chi conosce la storia del torneo. Perché il campo è quello, e porta con sé la storia di molti accadimenti passati, che stesero su quel fazzoletto d’erba un velo di sinistri presagi. Vi si accedeva da una porticina che somigliava a quella di uno sgabuzzino, e dentro era tutto stretto, i posti a sedere, gli spazi per muoversi. Si diceva fosse il campo più pericoloso per le teste di serie. Vi affondò persino Sampras, l’anno dopo aver scoperto che il suo erede designato (Federer) era ormai capace di batterlo. Il suo ultimo match ai Championships. Perse al quinto set, contro George Basti, un altro svizzero. Sull’ex Due, ora Tre, Matteo Berrettini sono 48 ore che fa e disfa come meglio gli aggrada, del tutto insensibile al fascino sinistro del campo e delle sue storie. Avrà preso le sue brave contromisure. Avrà riempito il borsone di amuleti provvidenziali, ma lui dispone anche di potenti antidoti naturali, forse del più potente in assoluto, che è quello di fregarsene del tutto. È un fatto, lui sull’Ex Due ci sta da re. E vince. Venti ace al giorno tolgono l’avversario di tomo. I primi venti martedì per inchiodare l’argentino Guido Pella, altri 20 ieri, per sconsigliare l’olandese Botic nel proseguire con la sua tattica dilatoria. Che poi, lo chiamiamo Botic con simpatia, ma anche per non sprecare troppe righe di testo, dato che si chiama Botic Van de Zandschulp. Così, Matteo è in terzo turno. E a ruota si piazza il suo gemello diverso, Lorenzo Sonego. Matteo è giunto ai Championships da numero 9, ma le proiezioni future della classifica già lo promuovono al numero 8 (sicuro se Federer non riuscirà a confermare la finale di due anni fa), dunque ha obiettivi da Top Ten. Lorenzo cerca posto fra i primi 20, e sta lavorando serenamente al progetto di chiudere la stagione accarezzando il nuovo best ranking, il terzo della serie quest’anno. Non troppo dissimili anche i match giocati dai due. Opposti a tennisti generosi ma di bassa classifica (fuori dai 100, entrambi), sia Matteo sia Lorenzo sono stati costretti, giocando, a prendere atto della buona disposizione degli avversari al combattimento erbivoro. […] Prossimo turno con Bedene, che Berretto conosce e ha già battuto. Sonego incontra Duckworth per arrivare a Federer. In tre al terzo turno (Fognini ci prova oggi con Rublev), l’Italia è in corsa.

Segnali di Federer: «Mi sono anche divertito molto» (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

La serie di record di Roger Federer continua. Nel secondo incrocio a Wimbledon contro un avversario francese, dopo il successo su Adrian Mannarino caduto alla fine del quarto set dopo aver sfiorato l’impresa e perciò costretto al ritiro, ha battuto anche Richard Gasquet Non è proprio un periodo felice per i Bleu quando incontrano la Svizzera. Nella vittoria di Federer non c’è trucco e non c’è inganno. Il successo su Gasquet segue il copione di tutte le precedenti dieci partite contro l’ex Top 10 dall’elegante rovescio a una mano, celebrato anche dall’otto volte campione di Wimbledon dopo la partita. Federer, 40 anni il prossimo otto agosto, ha chiuso 7-6(1) 6-1 6-4 in un’ora e 51 minuti. Arrivato a Wimbledon pieno di dubbi dopo la sconfitta a Halle contro Felix Auger-Aliassime, nato il suo stesso giorno ma vent’anni dopo, all’All England Club sembra aver ritrovato anche una maggiore serenità. Qualche ora prima di scendere il campo si è anche concesso una partita a carte con il coach Ivan Ljubicic e il resto dello staff. «Conosco Richard molto bene, ci siamo affrontati tante volte – ha detto Federer – Giocare contro di lui è sempre un piacere. Oggi è stata davvero una bella parata, sono contento della mia prestazione». Solo il primo set ha riservato qualche problema, ma il doppio fallo di Gasquet sul set point ha concluso il parziale e in un certo senso anche il regime di incertezza sull’esito finale. Federer, dopo i 18 vincenti nel primo set, ha allungato presto 5-0 ed esteso il vantaggio con il sesto ace sul set point. L’ultimo, il cinquantesimo colpo vincente della partita, gli ha consentito di festeggiare il diciottesimo terzo turno a Wimbledon e di battere il record di piazzamenti a questo punto del torneo di Jimmy Connors. «Penso sia stato un bel match, lo metterei tra i miei migliori tre di quest’anno. Stavo bene fisicamente, ero per molti versi rilassato dopo il tiebreak. E da lì fino alla fine ho giocato davvero bene. Quel che sono riuscito a fare oggi mi dà molta fiducia. Quando vinci il primo set e poi aumenti il vantaggio riesci a giocare anche più libero. Mi sono venuti anche i colpi, le variazioni, gli spostamenti. Fai tutto meglio se hai la mente sgombra» ha detto dopo la partita. Oggi Federer ha spiegato che vedrà il quarto di finale della Svizzera agli Europei e intanto preparerà la sfida di domani contro Cameron Norrie che sogna di diventare il secondo mancino a batterlo a Wimbledon. […]

Meteora Quinzi. Da Wimbledon jr al ritiro a 25 anni: «Troppa ansia» (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

«Non è una voce. Ho smesso di giocare». Risponde così Gianluigi Quinzi quando gli chiediamo se è proprio vero che ha deciso di abbandonare la carriera da tennista. Non giocava da tempo, è vero, fermato da un infortunio, e da tempo non arrivavano risultati all’altezza delle sue aspettative. E forse non è nemmeno un caso che l’ufficialità sia arrivata proprio durante il torneo di Wimbledon, dove Matteo Berrettini, suo coetaneo, è atteso a grandi traguardi. La stessa erba dove Gianluigi era esploso vincendo il torneo Junior nel 2013. Una promessa forse troppo pesante da mantenere. Aspettative e pressioni, il tempo che passa senza che gli obiettivi si concretizzino. La frustrazione che sale e l risultati che non arrivano. La decisione, alla fine è stata quella di smettere, a 25 anni, dopo due titoli Challenger e nessuno sul circuito maggiore: «Non è stata una decisione facile – ha detto -, l’ho presa a novembre e ci pensavo già da un po’. Col tennis ho chiuso. In futuro non so cosa potrà accadere, ma per ora sono sicuro di aver fatto la scelta giusta. Entrare in campo era diventato un dovere, una sofferenza. Non c’erano più passione e divertimento. Nel momento in cui mi sono reso conto di non riuscire a entrare nel primi 100 ho detto a me stesso che dovevo riflettere e capire che cosa fare. Avevo troppe aspettative, non riuscivo a gestire l’ansia, non riuscivo a resettare e a ripartire con entusiasmo. Quando vinci tanto da giovane, perdere diventa una tragedia. E per me è stato così. Mi è mancata la sicurezza a lungo termine e dopo 20 anni di sacrifici non ero più convinto dei miel obiettivi». Forse quella vittoria del 2013 è stata più grande di lui: «Tra i miei progetti di allora c’era una vittoria nello Slam, ma non avrei mal creduto dl portarla a casa proprio nel torneo più prestigioso in assoluto. Ora studio Scienze motorie e alleno, visto che devo mantenermi. Sto seguendo Federico Vita». Ora inizia una nuova vita, da uomo libero.

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