Wimbledon, Berrettini e Sonego show. Due italiani agli ottavi (Crivelli, Mastroluca, Marcotti, Azzolini). Sinner choc: «No a Tokyo per essere migliore» (Valesio)

Rassegna stampa

Wimbledon, Berrettini e Sonego show. Due italiani agli ottavi (Crivelli, Mastroluca, Marcotti, Azzolini). Sinner choc: «No a Tokyo per essere migliore» (Valesio)

La rassegna stampa di domenica 4 luglio 2021

Pubblicato

il

Erba di casa nostra (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Orizzonti di gloria. Amici fin da ragazzini, ben lontani dai lustrini che accompagnano i campioncini baciati dalla predestinazione, Berrettini e Sonego fanno insieme la storia. Letteralmente. Entrano in campo a mezzogiorno italiano, cominciano con il piglio di chi deve far valere il peso della maggior classe e della miglior classifica, vengono interrotti dalla pioggia per 91 minuti e quando si ricomincia tornano a martellare con servizio e dritto, autorevoli e concentrati, fino a chiudere le loro sfide con lo stesso colpo, ovviamente un ace, divisi da appena sei minuti. Matteo e Lorenzo sono agii ottavi di Wimbledon: era il pronostico, ma il modo imperioso con cui approdano alla seconda settimana, quella che segna sempre il confine tra un buon torneo e il paradiso, conferma il nuovo status di stelle conclamate, come del resto avevano anticipato i risultati erbivori delle scorse settimane. E quando ti ritrovi tra i migliori 16, tutto diventa possibile. Perfino la finale. Obiettivo che gli inglesi, dopo averlo ammirato al Queen’s, hanno considerato sin dall’inizio alla portata di Berrettini, terzo favorito per i bookmaker alle spalle di Djokovic e Medveded. Contro Bedene, Berretto compila una straordinaria prestazione al servizio: 20 ace, nessun doppio fallo, 64% di prime in campo con l’82% dei punti conquistati ma anche l’81% di punti vinti con la seconda. «Sono stato concentrato fin dall’inizio, ho anche risposto molto bene. In questo momento uno dei miei segreti è di saper variare la seconda di servizio, ho capito che lui faceva fatica a leggere le mie traiettorie e non gli ho mai dato riferimenti». Domani incrocerà il bielorusso Ivashka, 79 del mondo, difficilmente si poteva chiedere di meglio. Anche se Matteo, al solito, non ci sta: «Se vinci tre partite di fila qua sopra, meriti tanto rispetto. L’ho affrontato a un Challenger su terra nel 2017, ma siamo due giocatori ben diversi da allora. Io penso a un punto per volta, nemmeno a una partita per volta, ma è vero che domenica prossima la finale di Wimbledon è in contemporanea con quella degli Europei di calcio, e se ci fosse l’Italia di qua e di là non sarebbe male. Perché no?». I sogni, del resto, aiutano a vivere meglio, e così, neppure la sfida più alta che si passa immaginare nel giardino di Londra, cioè l’incrocio con Federer, spaventa Lorenzo Sonego, stupendamente ancorato a un lussureggiante rendimento al servizio (84% di punti vinti con la prima) per dominare l’australiano Duckworth: «Stavolta sono entrato in campo più sveglio – sorride Lollo – si vede che ho imparato la lezione dei primi due match. Sto sentendo molto bene la palla con la battuta, in particolare al centro. Certo, affrontare Roger sull’erba e sul Centrale pensando a tutto quello che ha vinto potrebbe mettere brividi, ma io non mi sento battuto in partenza contro nessuno e so che se gioco al mio livello, mi costruirò delle possibilità».

Sonego show, il premio è Federer (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Due grandi amici a braccetto, nella storia di Wimbledon. Lorenzo Sonego si aggiunge a Matteo Berrettini nella seconda settimana dei Championships e firma un altro risultato da record per il tennis azzurro. Mai nell’era Open, infatti, due italiani avevano raggiunto il quarto turno nel torneo. Era successo, in assoluto, solo altre due volte. Ci erano arrivati Rolando Del Bello e Gianni Cucelli nel 1949, Beppe Merlo e Nicola Pietrangeli nel 1955. Il 26enne torinese, testa di serie 23 del seeding, ha fatto valere la completezza del repertorio e la tranquillità con cui ha espresso l’intero potenziale. Così, con una sola palla break concessa e 32 vincenti a 14, ha dominato 6-3 6-4 6-4 l’australiano James Duckworth «E’ bellissimo ritrovarsi ancora negli ottavi di uno Slam – ha detto a SuperTennis – Questo torneo lo vedevo da piccolo, non è facile per me credere di essere qui. Sento che sto migliorando partita dopo partita, oggi mi ha tenuto a galla tanto il servizio. Sono felicissimo, sono pronto per la prossima partita». Lo svizzero, otto volte campione di Wimbledon, è al quarto turno per la 69a volta in un major; ha sconfitto il mancino britannico Cameron Norrie 6-4 6-4 5-7 6-4. «Penso di essere rimasto molto calmo, forse per questo ho conservato le emozioni per il finale del match» ha detto il 20 volte vincitore Slam. «Questa vittoria significa molto, penso di aver giocato un match davvero molto buono, a parte il game in cui Cameron mi ha fatto il break nel terzo set.. Oggi ho fatto molto bene. Penso di aver mostrato un approccio positivo, un aspetto che è cambiato tanto nelle ultime settimane. Direi che questa è stata una delle prime partite in cui mi sono sentito davvero a mio agio in campo, tranquillo in tutto quello che facevo e nell’accettare anche le scelte sbagliate. Sento che le cose stanno andando per il verso giusto, ed è il quadro complessivo che conta». […]

Sempre più Berrettini: «Forte con la testa, so di poter vincere» (Gabriele Marcotti, Corriere dello Sport)

Missione compiuta: soddisfatto «per la solida partita, soprattutto a livello mentale»; fiducioso per il prossimo match («posso vincere»); ambizioso («spero che tra qualche anno, quando tornerò qui, mi metteranno subito sui campi principali»). Matteo Berrettini rispetta i favori del pronostico e liquida in meno di due ore (1h41′), con un triplice 6-4, lo sloveno Aljaz Bedene. Un match condotto con autorevolezza dal primo punto fino alla fine, senza passaggi a vuoto, neppure dopo l’interruzione per pioggia, durata un’ora. Nessuna distrazione né calo di tensione: al ritorno in campo il favorito numero 7 ha continuato a dettare il gioco, grazie all’efficacia del servizio (20 ace, nonostante una percentuale di prime ferma al 64%) e alla solidità dei colpi di risposta. «Sono contento perché ho giocato una partita solida, soprattutto a livello mentale. Ho anche risposto bene, quando serviva. Sentivo che gli facevo male, che lo mettevo sempre in difficoltà, anche perché con il servizio gli ho messo fin da subito pressione» Domani è atteso dal 27enne bielorusso Ilya Ivashka, numero 79 del mondo, che si è sbarazzato dell’australiano Jordan Thompson. Nessun confronto diretto nel circuito principale: l’unico precedente risale al 2017, in un challenger in Slovenia. «Lo conosco abbastanza, ma non benissimo. E’ un giocatore che colpisce forte, e che ha ripreso a giocare bene dopo un infortunio: non arrivi al quarto turno di uno Slam se non giochi bene. Colpisce forte nei due fondamentali, ma so di potere vincere». Non certo per presunzione, ma piuttosto perché l’impressione è che Berrettini cresca di partita in partita, aggiungendo al suo tennis sempre qualcosa di nuovo. «L’ho già detto, la mia ambizione è che tra qualche anno, o tra qualche mese, quando tornerò a giocare uno Slam, l’organizzazione mi metta subito sui campi principali. Vorrebbe dire essere diventato ancora più importante». […]

Sonego-Berrettini, gemelli d’Italia (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Gemelli. Forse diversi, ma comunque gemelli. Significherà pure qualcosa, no? Chiudere i rispettivi match a distanza di 10 secondi l’uno dall’altro, per esempio. E farlo con una saetta di servizio che gli avversari manco riescono a vedere. Vuol dire firmare un punteggio pressoché identico, e raggiungerlo con le loro armi più consolidate. Il servizio che viaggia sopra i 220 orari, e il dritto che sembra un timbro sul match, e fa quasi lo stesso rumore. Vittoria e urlo da cavernicolo altro tratto in comune. Il suono delle partite di Sonego è l’unico che meriti di essere riversato su una cassetta stereo: attraverso i rantoli si può immaginare che cosa sia successo in campo. Matteo Berrettini, invece, è un po’ più orso, ma è questione di carattere. Però la soddisfazione del “wouh” finale se la prende anche lui, con lecita soddisfazione, e sembra proprio quello che usa lanciare il suo gemello di tennis. Berrettini e Sonego si stanno abituando a pensare in grande. In questo Matteo è facilitato da una fisicità che comincia ad apparire quasi molesta agli altri frequentatori del Tour. Al povero Bedene, nei primi punti del match, sul proprio servizio, Berrettini ha concesso zero punti. Numeri da brivido: 20 ace, 82% di servizi vincenti, 81% addirittura con la seconda di servizio, 100% i punti ottenuti a rete, 38 winners e 23 errori non forzati contro i 20-23 di Bedene. Anche Sonego ha numeri simili. Contro Duckworth l’obiettivo era non dare spazio alle variazioni dell’australiano, e Lorenzo ha assolto il compito con un 84% di servizi vincenti, 22 discese a rete premiate dal punto (85%), 32 winners e 22 errori non forzati (contro il modesto 14-24 di Duckworth). Avversari alla portata degli italiani, si dirà. Ed è vero. Ma è anche ciò che mancava al nostro tennis da molti anni a questa parte, quella netta, gradevole sensazione di avere in campo i più forti. […]

Sinner choc: «No a Tokyo per essere migliore» (Piero Valesio, Il Messaggero)

E pensare che il Coni gli aveva già mandato la divisa olimpica. Jannik Sinner ha annunciato ieri che non farà parte della squadra italiana ai Giochi di Tokyo. La comunicazione è arrivata ieri tramite Instagram: ma Filippo Volandri, capitano di Davis, lo ha appreso nella giornata di venerdì. E dopo aver superato lo choc ha telefonato immediatamente al team di Lorenzo Musetti per comunicargli che sarebbe stato lui il “sostituto” di Sinner ai Giochi. Ricevendo però una risposta controversa: solo adesso ce lo dite? La rinuncia di Sinner è arrivata davvero come un fulmine a ciel sereno. L’unico fra i convocati italiani che ha nutrito qualche dubbio sulla partecipazione ai Giochi è stato Fabio Fognini: ma dopo Parigi ha sciolto le riserve anche per l’idea di giocare il doppio con Matteo Berrettini. Poi qualcosa è successo. Nella sua comunicazione Sinner dice testualmente: «Rappresentare il mio paese è un privilegio e un onore e spero di farlo per molti anni. Ma adesso il mio obiettivo è diventare un giocatore migliore, in campo e fuori. Sono sincero con voi e spero potrete capire il mio ragionamento dietro a questa decisione». Ma capire è difficile. Perché annunciare tale svolta a venti giorni dall’inizio dai Giochi mettendo giocoforza Musetti in una condizione perlomeno antipatica? Se l’intento era quello di lavorare alla grande, perché non è stato pianificato tutto prima? Inutile dire che si avverte forte il sentore di una scelta ispirata da ragioni diverse. Che qualcuno colloca nei rapporti non idilliaci fra Riccardo Piatti, coach di Sinner, e la Federtennis italiana. Fatto sta che il danno di immagine è pesante, un po’ per tutti. Il presidente del Coni Giovanni Malagò è rimasto sorpreso, nulla di più, innanzitutto dalla tempistica. Per lui (e per tutti) un azzurro che rifiuta i Giochi a una manciata di giorni dall’inizio della manifestazione è un nonsense. Ora si sta lavorando per andare incontro alle esigenze di Musetti. Il quale certo non ha gradito né i modi né i tempi di quanto è avvenuto. Il perché è semplice. Lorenzo aveva già programmato la sua estate, avendo avuto garanzie di essere fuori dal quartetto italiano a Tokyo. Era iscritto a Bastad, Umago e Kitzbuehel. Poi avrebbe voluto fermarsi due settimane e riprendere sul cemento americano. Ora, qualora accettasse la convocazione, dovrà sconvolgere tutta la programmazione. Le prossime ore saranno fondamentali per risolvere tutte le questioni aperte. Lunedì al Coni arriverà una risposta ufficiale.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement