Camila Giorgi, nuova regina del Canada - Pagina 4 di 4

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Camila Giorgi, nuova regina del Canada

A 29 anni Camila Giorgi ha raggiunto il più importante successo della sua carriera: cosa è cambiato nel suo tennis e cosa saprà fare in futuro?

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Camila Giorgi dopo la vittoria a Montreal 2021 (Credit: @WTA on Twitter)
 

4. Bilancio provvisorio
Dopo il successo in Canada è inevitabile chiedersi cosa potrà fare Giorgi in futuro; a breve ma anche a lungo termine. Naturalmente nessuno ha la sfera di cristallo, anche se i precedenti delle giocatrici italiane sono incoraggianti. Consideriamo le tre più forti tenniste che si sono ritirate di recente.

Francesca Schiavone, nata nel giugno 1980, ha raccolto i migliori risultati a partire dai 30 anni: vittoria al Roland Garros 2010 e finale l’anno successivo; best ranking numero 4 nel gennaio 2011. Flavia Pennetta, nata nel febbraio 1982, ha vinto Indian Wells a 32 anni e lo US Open a 33; best ranking numero 6 nel settembre 2015. Roberta Vinci, nata nel febbraio 1983, ha raggiunto la finale dello US Open nel 2015 (dopo avere fermato Serena Williams sulla soglia del Grande Slam), e ha raggiunto la Top 10 nel 2016. Best ranking numero 7 nel maggio dello stesso anno.

Insomma, non è detto che a 29 anni si debba ritenere la carriera di una giocatrice per forza avviata verso la parabola discendente. Specie se nata in Italia. Non solo: i precedenti di Schiavone, Pennetta e Vinci sono anche un ammonimento verso chi tende a giudicare in termini perentori una tennista con la carriera ancora in corso: è più ragionevole aspettare il ritiro, e una volta posto il sigillo all’archivio dei suoi record, si potrà tracciare una valutazione davvero fondata.

Nel caso di Giorgi credo che molto dipenderà dalla solidità fisica: anche nelle sue stagioni migliori, infatti, ha dovuto affrontare stop più o meno lunghi a causa di problemi di varia natura. A oggi il suo miglior ranking risale all’ottobre 2018: numero 26. Eppure anche quell’anno aveva dovuto saltare diversi impegni, come per esempio Indian Wells: significa uno zero obbligatorio in classifica, come abbiamo visto. Sarà banale, ma per qualsiasi atleta l’efficienza del corpo, primo strumento di lavoro, rappresenta un punto di partenza inderogabile.

Sul piano tecnico-tattico Giorgi negli ultimi anni ha dimostrato di saper allargare il proprio repertorio. Per esempio nel 2018 aveva compiuto significativi progressi nelle verticalizzazioni; e la decisione di attaccare più spesso la rete le aveva permesso di raggiungere i quarti di finale a Wimbledon (vedi QUI).

Nel capitolo precedente ho parlato delle diverse opzioni che si è costruita nella esecuzione del dritto, mentre lei stessa ha raccontato: “Dopo Tokyo abbiamo lavorato ancora, sia sul servizio che sulla varietà, ora so rallentare (…)”. E credo che nel match contro Pegula, specie nel primo set, abbia dimostrato di saper mettere in campo alternative efficaci rispetto a una condotta di massimo attacco.

Infine ho citato la partita contro Pliskova e quel punto vinto in difesa; un punto che rischia di diventare, almeno sino a oggi, il più importante della sua carriera. Pensando a come siamo abituati a vedere descritta Giorgi sembrerà un paradosso, o forse è il segnale del quid che le mancava per compiere il definitivo salto di qualità. Sia chiaro: non sto sostenendo che Giorgi per vincere abbia dovuto rinnegare se stessa, né la sua impostazione offensiva; piuttosto sottolineo come, nel tempo, abbia saputo aggiungere al proprio repertorio altri elementi che, nel grande equilibrio della attuale WTA, possono rivelarsi decisivi.

Anche perché la mia impressione è che, rispetto agli anni degli esordi di Camila, la media del circuito WTA abbia compiuto notevoli progressi nella gestione delle alte velocità di palla. E questi progressi rendono sempre più difficile vincere le partite attraverso strategie di puro sfondamento.

Giorgi in ogni caso continua a essere una attaccante di spicco, come hanno confermato anche gli statistici dell’Australian Open. Al termine del torneo del 2021, infatti, hanno reso noti alcuni dati che certificano come Camila in termini di velocità sia ai vertici in molte categorie di colpi. In alcune categorie con numeri tali da farla stare ai vertici dei valori assoluti, inclusi cioè i tennisti maschi. Per esempio è prima per il tempo che impiega la sua palla di rovescio a tornare dalla parte di campo avversaria (vedi QUI).

Infine ci sono gli aspetti mentali e agonistici. Sintetizzando agli estremi, direi che Giorgi ha seguito un percorso piuttosto frequente nel circuito WTA. Quando ha esordito ha saputo vincere match contro grandi avversarie, mostrando una sfrontatezza e un coraggio eccezionali. Situazione non rara tra le giovanissime, perché nelle prime fasi da professionista nessuno pretende dalle più giovani dei successi.

Ma poi nel corso del tempo le cose sono cambiate. Quando i risultati non sono più così inattesi, e al contrario si comincia a pensare che “debbano” arrivare, allora la pressione sale, e diventa difficile sfuggire al braccino. E così più spesso Camila ha perso match nei quali era arrivata a un passo dalla vittoria. Anche il suo bilancio nelle finali (2-6 prima di quella di domenica scorsa) testimoniava delle difficoltà nei confronti delle situazioni- chiave. A maggior ragione se teniamo presente che un paio di queste finali, come a Katovice e Linz, le erano sfuggite dopo avere avuto match point a favore. Del resto anche nel successo di Montreal della scorsa settimana in alcune occasioni Giorgi ha perso la battuta quando stava per servire per il set o il match.

Da appassionati lo sappiamo bene: il tennis per molti aspetti è uno sport molto difficile, ma per le questioni mentali è ancora più difficile. In fondo si gira sempre attorno allo stesso concetto: quanto maggiore è la pressione determinata dall’aspettativa, tanto più diventa arduo esprimersi ai propri migliori livelli. E questo è ancora più complicato per le super-attaccanti, abituate a costruire la supremazia grazie a colpi ad alto rischio, colpi per i quali basta una minima titubanza per trasformare un potenziale vincente in un errore.

Infine per Giorgi il successo in Canada significa un cambio di status nel circuito. Non sarà più considerata come una imprevedibile mina vagante, il suo ruolo è diventato più importante. Il cambio di status porta con sé lati positivi e negativi: per esempio se saprà conquistare ancora qualche punto nei prossimi tornei, potrebbe entrare stabilmente fra le prime 30 del mondo, con tutti i vantaggi che ne conseguono sotto forma di teste di serie e di sorteggi.

Il rovescio della medaglia è che con il successo canadese sono cresciute le aspettative da parte di tutti. A questo punto starà a lei trovare la serenità e la convinzione necessarie per ripetersi. Non sarà facile, ma partirà da una certezza: a Montreal ha dimostrato che è davvero capace di raggiungere grandi traguardi.

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