Camila Giorgi, nuova regina del Canada - Pagina 3 di 4

Al femminile

Camila Giorgi, nuova regina del Canada

A 29 anni Camila Giorgi ha raggiunto il più importante successo della sua carriera: cosa è cambiato nel suo tennis e cosa saprà fare in futuro?

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Camila Giorgi dopo la vittoria a Montreal 2021 (Credit: @WTA on Twitter)
 

2. Camila Giorgi a Montreal: semifinale e finale
Torniamo a Montreal, alla seminale contro Jessica Pegula. Sembra un ritornello, ma di nuovo i precedenti sono sfavorevoli: 0-2 per Pegula con l’aggravante della finale persa da Camila nel 2019 a Washington, da favorita: un duro 6-2, 6-2 contro una giocatrice che allora era numero 79 del ranking. In carriera Giorgi non ha ancora strappato un set a Pegula, ma questa volta parte meglio. Senza spingere a tutta, gestisce gli scambi approfittando di una avversaria non molto brillante, e vince il primo set per 6-3.

Jessica è reduce da quattro turni molto battagliati, tutti conclusi al terzo set (contro Kontaveit, Pavlyuchenkova, Collins, Jabeur). Le ultime tre partite sono state vinte in rimonta, e contro Jabeur ha finito l’impegno in tarda serata. In semifinale non sembra brillantissima negli spostamenti laterali, e nel primo set chiama anche un Medical Time Out per un problema alla coscia. Probabilmente è un po’ stanca, ma di sicuro ha spirito combattivo. E lo dimostra nel secondo set.

Pegula non solo comincia a reggere meglio lo scambio, ma poi diverse volte riesce a chiuderlo a proprio favore grazie ad accelerazioni improvvise. Il cambio di ritmo repentino è una delle qualità migliori di Pegula, e Camila fatica ad adeguarsi alla nuova situazione, forse ingannata da un primo set vinto senza nemmeno dover prendere grandi rischi. E così dopo quattro partite chiuse con percorso netto, per la prima volta Giorgi lascia per strada un set: 6-3, 3-6.

Quando in avvio di terzo set Camila perde la battuta, si teme che la partita le stia scivolando di mano. E invece reagisce in modo spettacolare: decide di cominciare a spingere al massimo, uscendo dai ritmi più controllati dei primi due set, e finisce per vincere il confronto per K.O. Con un parziale di sei game a zero chiude la partita e raggiunge la sua prima finale in un torneo di prima fascia (6-3, 3-6, 6-1).

Per come ho visto io il match, Giorgi ha vinto la partita dimostrando di saper cambiare marcia: dosando il gas nel primo set, consapevole delle incertezze della avversaria. Prendendo invece decisamente in mano la situazione nel terzo, per reagire con le sue più classiche armi di fronte a una partita che rischiava di compromettersi. Una prova di adattabilità tattica e agonistica tipica dei momenti di grande ispirazione.

E così siamo arrivati alla finale contro Karolina Pliskova. Per Camila il quadro di partenza è differente rispetto agli altri turni di Montreal: non solo per l’importanza della posta in palio, ma anche per i precedenti fra le due protagoniste. Si affrontano due giocatrici quasi coetanee (Karolina è più giovane di tre mesi), con ben otto precedenti dall’andamento altalenante. Il dato complessivo è a favore di Pliskova, (5-3) ma Giorgi ha vinto gli ultimi due, recentissimi confronti: sull’erba di Eastbourne e sul cemento delle Olimpiadi di Tokyo.

In fondo entrambe stanno vivendo una estate simile: dopo un periodo di difficoltà, a 29 anni hanno avuto la forza e l’umiltà di lavorare su loro stesse, con l’obiettivo di aggiungere qualcosa di nuovo al loro repertorio. Pliskova ha compiuto piccoli progressi in termini di mobilità, e questo ha in parte rafforzato il suo deficitario gioco difensivo. Ed è stata premiata con la finale a Wimbledon. Ma anche Giorgi ha migliorato il gioco difensivo: non sul piano atletico, ma tecnico. E lo dimostrerà nel frangente probabilmente più importante di tutta la partita.

Prima di arrivare a quel frangente, però, occorre un antefatto. Lo scorso anno, durante la pandemia, avevo scritto una serie di articoli dedicati al meglio della WTA. Arrivato al momento di affrontare l’articolo dedicato alla mobilità, avevo deciso di non inserire Giorgi fra le migliori, consapevole che sarebbe stata una scelta criticata e criticabile. Ecco cosa avevo scritto per spiegare l’esclusione: “Quello che non mi convince di Camila è che, pur essendo dotata di piedi rapidissimi e di una reattività eccezionale (anche di gambe), non sia riuscita nel tempo a costruirsi un repertorio di colpi difensivi all’altezza delle potenzialità fisiche.

Chissà, forse se negli anni della formazione ci fosse stata più attenzione verso le fasi di contenimento (intendo sul piano tecnico, prima che su quello tattico) poi una volta in WTA si sarebbe ritrovata con un arsenale di colpi più completo. In fondo è quello che caratterizzava la migliore Serena Williams: per impostazione di base puntava a dominare il gioco, ma quando capitava la necessità di difendere era perfettamente in grado di sostenere uno scambio attraverso i colpi di contenimento; e siccome spesso il tennis si decide su pochi quindici, saper vincere una percentuale anche limitata di punti in difesa, alla fine può davvero fare la differenza”.

Torniamo alla finale di Montreal. Magari sbaglierò, ma sono convinto che il punto chiave della partita si sia giocato nel primo set, sull’unica palla break concessa da Camila nell’intero parziale: sul 2-3, 30-40. Ebbene, Giorgi vince questo punto grazie a sorprendenti qualità difensive. E non sto parlando di qualità atletiche. No, quelle sono ampiamente prevedibili. Sto parlando di quelle tecniche. L’aspetto di cui scrivevo lo scorso anno. Vediamo come sono andate le cose nel dettaglio.

Lo scambio parte con una serie di colpi pesanti senza una chiara giocatrice al comando. Poi però un ottimo lungolinea di rovescio di Pliskova obbliga Giorgi sulla difensiva. Camila è costretta ad accorciare, e a questo punto Karolina avanza, per eseguire quello che appare come il colpo di grazia: un astuto rovescio incrociato morbido, senza quasi energia. Sembra fatta, perché Giorgi è lontana dalla palla, che dopo il primo rimbalzo sta per colpire il terreno per la seconda volta.

Invece in questo frangente Giorgi si inventa un delizioso recupero a una mano che intercetta la palla a un palmo da terra, e tiene vivo lo scambio. Quel rovescio a una mano è una prodezza tecnica che non ricordo di avere mai visto eseguire a Giorgi, e prelude al bis: un secondo rovescio a una mano eseguito correndo in avanti, colpo che ribalta definitivamente il punto. Eccolo:

Uno scambio memorabile, tanto spettacolare quanto determinante sull’economia dell’intero match. Non solo perché impedisce a Pliskova di prendere il largo nel primo set, ma perché dopo quel punto Giorgi avrebbe vinto cinque game di fila (6-3 il primo set, con due break consecutivi), spostando in modo decisivo l’inerzia della partita.

Come già accaduto nei turni precedenti, il secondo set si sviluppa con un punteggio meno lineare (break per il 3-1 e successivo controbreak di Pliskova), ma la sensazione è che Giorgi abbia comunque più capacità di incidere sulle sorti della partita. La maggiore insicurezza che aleggia sui turni di battuta di Pliskova emerge nel dodicesimo gioco, per il 6-3, 7-5 conclusivo.

E così Giorgi, grazie a un’altra vittoria in due set, si aggiudica la finale e il Canadian Open. Arrivata a Montreal da numero 71 del ranking, lascia il Quebec da numero 34 del mondo, a un passo dalla possibilità di essere testa di serie al prossimo US Open. Vedremo come si svilupperà la situazione a Cincinnati, prima che vengano definitivamente stabilite le 32 teste di serie dello Slam.

a pagina 4: Bilancio provvisorio

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