Berrettini-Sinner, brividi e gioia. Avanti tutta (Crivelli). Cuore Berrettini. L'impresa di Sinner (Mastroluca). Dopo Sinner, Alcaraz il nuovo Nadal ha fretta di stupire (Rossi)

Rassegna stampa

Berrettini-Sinner, brividi e gioia. Avanti tutta (Crivelli). Cuore Berrettini. L’impresa di Sinner (Mastroluca). Dopo Sinner, Alcaraz il nuovo Nadal ha fretta di stupire (Rossi)

La rassegna stampa di domenica 5 settembre 2021

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Berrettini-Sinner, brividi e gioia. Avanti tutta (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

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Che stagione La vittoria su Ivashka che schiude a Berrettini le porte del paradiso della seconda settimana con vista su Djokovic in un possibile quarto da brividi è la sublimazione della capacità di innalzarsi verso una dimensione dove la classe e il blasone fanno la differenza. Ci vogliono cinque set per venire a capo del bielorusso, ma quando sembra che la partita gli scivolasse di mano, Matteo la fissa tecnicamente con il servizio (alla fine 27 ace e 1’84% di punti con la prima) e mentalmente con la freddezza di chi è conscio di appartenere al gotha: e così il romano conquista almeno gli ottavi ín tutti gli Slam stagionali, unico con Medvedev E quanto alla dote di imprimere il proprio marchio sugli scambi decisivi, il profilo rimane come sempre basso: «Credo sia una via di mezzo: ovviamente ci devi nascere, ma al tempo stesso puoi lavorarci per migliorarla. lo provo a rimanere freddo e lucido in quel momenti, concentrarmi per analizzare rapidamente quale possa essere la soluzione migliore». Il precedente di luglio, la facile vittoria negli ottavi di Wimbledon, non poteva rappresentare un paragone solido: da allora il bielorusso è cresciuto in consapevolezza tecnica e fiducia mentale, ha vinto il primo torneo in carriera a Winston-Salem la settimana prima degli Us Open e dunque era reduce da otto vittorie consecutive sul cemento: «Infatti sapevo che sarebbe stata una partita difficile e complicata – commenta Berretto – sicuramente diversa rispetto a quella di Wimbledon: là, quando giocavo il rovescio in slice, l’inerzia dello scambio mutava immediatamente, invece stavolta lui è stato bravo a trovare le contromisure. Ma se sono arrivato al quinto senza vin cerla prima, come era nelle mie possibilità, è perché nei due set che ho perso non sono stato troppo incisivo con il dritto, non riuscivo a spingere e a far male come volevo». Amato Però la gestione anche fisica dell’ultimo parziale dopo una battaglia aspra durata in tutto 3 ore e 46 minuti (è la prima partita di Matteo finita al quinto set nel 2021), certifica la ritrovata condizione atletica del numero uno italiano per quello che rimaneva il dubbio più sostanzioso nella sua corsa americana: «Sto bene, e il fatto che sia rimasto in campo per quasi quattro ore migliorando il mio tennis con il passare dei game lo dimostra. Per il tipo di giocatore che sono, ho bisogno di mettere insieme tanti match di fila e direi che questi primi tre turni mi hanno riempito il serbatoio». Chiaramente, malgrado il rispetto che si deve a ogni avversario, soprattutto se è caldo e con la testa sgombra come Otte, l’approdo alla seconda settimana significa soprattutto proiettarsi sull’eventuale sfida dei quarti contro Djokovic, uno dei momenti più attesi del torneo, perché non andrà in scena soltanto la rivincita della finale di Wimbledon, ma anche il primo, vero, ostico impegno di Nole verso il Grande Slam:

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Intanto, lo stile gladiatorio che tuttavia non tracima mai nell’arroganza ha conquistato il pubblico newyorkese, che ieri ha pure potuto fare conoscenza di un nuovo tormentone, il «Sono de coccioooo!» che Matteo si dedica sarcastico dopo un errore fotocopia di un colpo giocato qualche scambio prima e che adesso rischia di spopolare sui social: «Ma non credo abbiano capito troppo il significato». Ma intanto ha rapito ll cuore della Grande Mela.

Cuore Berrettini. L’impresa di Sinner (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Cielo azzurro su New York: Berrettini e Sinner approdano agli ottavi. Un gladiatore, Matteo Berrettini. Nell’arena di New York, urla, soffre e libera la gioia per la quarta vittoria in carriera al quinto set e il settimo ottavo di finale in uno Slam. Il romano suda cinque set e quasi quattro ore, ma vince 6-7(5) 6-2 6-4 2-6 6-3. Non ci sarà però il derby azzurro con Andrea Seppi.

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Quando allenava il servizio con i cesti insieme al coach Vincenzo Santopadre, Matteo Berrettini immaginava di trovarsi in partita in situazioni di massima tensione. Anche se di fronte non c’era nessuno. Lo sentiva che prima o poi si sarebbe trovato in un momento così, dentro una partita importante, e voleva farsi trovare pronto. Il servizio l’ha aiutato eccome a tirarsi fuori da un match scomodo, ingarbugliato e scorbutico contro Ivashka che prima di New York aveva vinto a Winston-Salem il suo primo titolo ATP in finale su Pablo Carreno Busta Il resto l’ha fatto il suo carattere, la sua capacità di analizzare le difficoltà e trovare in corsa soluzioni. Ne ha dato prova nel secondo set quando si è gridato «Sono di coccio!», dopo il secondo errore in serie. E da li ha cambiato marcia, al servizio e non solo.

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Berrettini sta imparando a gestire un livello di aspettative più alto, e il rendimento al servizio anche in giornate non di scintillante brillantezza come quelle vissute nei primi ne turni dello US Open, dimostra che sa bene come fare. Il numero 1 azzurro ha salvato tutte le prime nove palle break concesse, ha ceduto il servizio per la prima volta nel quinto game del quarto set condizionato da troppi diritti steccati. Un game a cui, col senno di poi, avrebbe anche potuto non arrivare se fosse entrato il passante di diritto sull’1-1 nel tiebreak del primo set, vero rimpianto di un parziale tiratissimo. La finale di Wimbledon ha cambiato orizzonti e modi di vedere. Molto più della prima semifinale in un major; allo US Open di due anni fa.

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Due stagioni da top 10 lo hanno reso una realtà. E il modo in cui ha affrontato i momenti di potenziale incertezza questa settimana sono più di un indizio. Gli avversari lo guardano con occhi diversi, i tifosi lo circondano di affetto e ammirazione perfino a New York. Le ragazze lo aspettano prima e dopo gli allenamenti, anche l’occhio vuole in fondo la sua parte, gli appassionati riempiono tutti i posti disponibili quando gioca e fanno salire i decibel ad ogni momento decisivo. Li guida l’amico ristoratore Giovanni Bartocci, capelli e barba lunga, con naturale indole da trascinatore. Un capo tifoso celebre quasi quanto lui, celebrato anche sul profilo twitter del torneo per le sue esultanze coreografiche. Berrettini lo sa e chiama gli applausi come fonte extra di energia positiva.

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Dopo Sinner, Alcaraz il nuovo Nadal ha fretta di stupire (Paolo Rossi, La Repubblica)

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Ora Carlos jr, che è nato a El Palmar (Murcia) il 5 maggio del 2003, è il nuovo Rafa Nadal del tennis spagnolo, sorpresa degli US Open di New York e ultimo arrivato tra i terribili teen del tennis. Ha battuto il povero Stefanos Tsitispas, già provato da precedenti battaglie e dalle polemiche sulle sue pause alla toilette, tanto che il pubblico gli ha tifato contro. «Non pretendo che tutti mi amino. Mi ha sorpreso il comportamento della gente, ma non sono uno che si abbatte per questo. La gente non capisce. Vuole lo spettacolo. È molto impaziente, specialmente la nuova generazione. Vuole tutto in fretta» ha detto il greco, in realtà ancora sotto shock per il colpi dello spagnolo: «Mai visto nessuno colpire la palla così forte. Mi ci è voluto del tempo per adattarmi. Mai visto nessuno giocare un quinto set così. Mi ha impressionato come gestisse le mie risposte. Non so se il fisioterapista lo abbia aiutato, ma nel quinto sembrava un altro giocatore». Alcaraz va a far compagnia al nostro Sinner tra i giovani di sicuro avvenire.

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Ora contro Norrie la prova del nove, ma in realtà il ragazzo da sempre sembra già più maturo della sua età, come quando aveva tre anni e non si scollava dal battimuro del circolo, e il papà per portarlo via – quando ormai era buio – sudava sette camicie, perché aveva già la tigna del suo ispiratore. «Ho sempre ammirato Rafa… il suo stile di gioco e il suo carattere non ce li ha nessuno, è uno dei migliori sportivi, per non dire il migliore, della storia… è il mio esempio, il mio idolo». E l’Italia? Perde pezzi ma non quelli da 90: ieri c’erano i moschettieri azzurri in azione, e purtroppo il tedesco Oscar Otte (6-3, 6-4, 2-6, 7-5) ha messo la parola fine al magnifico torneo di Andreas Seppi, 37enne che sa ancora stupire). Più ostinato invece Matteo Berrettini, che solo al quinto set si è liberato del bielorusso Ilya Ivashka (6-7, 6-2, 6-4, 2-6, 6-3).

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