US Open, Djokovic alla ricerca della perfezione: "C'è sempre qualcosa da migliorare"

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US Open, Djokovic alla ricerca della perfezione: “C’è sempre qualcosa da migliorare”

Contro Berrettini il n. 1 non poteva fare meglio: “Il secondo, terzo e quarto set sono i migliori che ho giocato finora nel torneo”. Si rinnova la sfida con Zverev, subito avvisato: “Più a lungo dura la partita, più sento di non avere problemi”

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Novak Djokovic - US Open 2021 (Jed Jacobsohn/USTA)
 

Indubbiamente affrontare il n. 8 nei quarti di finale dello US Open è stata la sfida più dura finora per Novak Djokovic e, come sono abituati a fare i grandi campioni, proprio nel momento del bisogno il livello è salito e lui ne è assolutamente consapevole. Il punteggio recita 5-7 6-2 6-2 6-3 per il serbo e questi sono stati “i migliori tre set che ho giocato – secondo, terzo e quarto – nel torneo finora” ha confermato Nole. “Penso di essere riuscito ad alzare il livello del mio tennis. Quando ho perso il primo set, sono passato a un altro livello e sono rimasto lì fino all’ultimo punto. È qualcosa che sicuramente mi incoraggia e mi dà molta fiducia prima delle semifinali. È stata una grande battaglia. Lo è sempre con Matteo. È un giocatore molto potente, tira il dritto davvero da qualsiasi posizione. Ha uno dei servizi più potenti che abbiamo nel tennis; è un giocatore difficile da affrontare. Gli piacciono i grandi palcoscenici. Porta molta energia, molta intensità in campo. È stata una grande battaglia.

Riuscire con continuità ad avere la meglio su tennisti più giovani e fisicamente più forti implica da parte del n. 1 del mondo una profonda consapevolezza dei propri mezzi, accumulata inevitabilmente col passare degli anni. Ed è proprio questo che ha cercato di spiegare in conferenza stampa: il modo in cui ha sviluppato il suo gioco per arrivare dov’è adesso. “So quali sono i miei punti di forza, mi attengo a loro. Ho lavorato negli anni per perfezionare il mio gioco in modo che non avesse letteralmente difetti. Ogni giocatore ha dei punti deboli nel suo gioco. C’è sempre qualcosa che puoi migliorare. Io voglio avere un gioco completo il più possibile in modo che io possa adattarmi su qualsiasi superficie, possa inventare diversi stili di gioco, possa implementare tatticamente il gioco di cui ho bisogno per vincere quella particolare partita. Voglio che i miei avversari sentano che posso prendere qualsiasi palla, che posso giocare comodamente da fondo campo, a rete, servendo, rispondendo. Nel corso degli anni, lavorare sul perfezionamento del gioco mi ha davvero aiutato; penso di essere molto adattabile al gioco di chiunque e a qualsiasi superficie”.

“Alcuni ragazzi, come Matteo, hanno bisogno di sentirsi forti perché servono alla grande, lui ha bisogno di sentire il suo diritto, che possa dettare il gioco. Dato il mio tipo di costituzione fisica, il mio lavoro si è sempre basato sull’attenzione ad ogni aspetto delle mie capacità, che si tratti di forza, flessibilità, agilità, velocità. Voglio sempre avere tutto a un livello soddisfacente in modo da poter sempre trovare l’elemento di cui ho bisogno in quel particolare momento. E penso di essere riuscito a farlo molto bene oggi. Nel primo set ho avuto alcune occasioni. Ho avuto una pausa nell’undicesimo gioco e lui meritava di vincere il primo set. C’erano un sacco di emozioni in gioco e a quel punto mi sono semplicemente calmato. Mi sono detto ‘qualunque cosa sia successa, vai avanti’. Poi ho sentito di aver raggiunto un altro livello di concentrazione e di calma allo stesso tempo che mi ha aiutato a leggere meglio il suo gioco e a perfezionare il mio. Ciò è risultato in una vittoria”.

Per lui adesso in semifinale ci sarà Alexander Zverev e questo nome sicuramente non gli evoca bei ricordi visto com’è andato l’ultimo precedente a Tokyo. I Giochi Olimpici hanno avuto un epilogo difficile per me dal punto di vista emotivo. Ma ho dominato il torneo fino alle semifinali. Ero 6-1 3-2 contro Zverev, che stava giocando molto bene anche lui. Poi purtroppo il gioco è andato in pezzi. Succede. Io avevo appena appena iniziato a dubitare un po’ dei miei colpi e lui ha iniziato a leggere bene il mio servizio. Ha un servizio eccezionale. Ha ottenuto molti punti gratuiti sui suoi turni di battuta. Alla fine l’ha vinta comodamente e ovviamente ha meritato di conquistare la medaglia d’oro per il modo in cui stava giocando. Da allora non ha perso una partita. È in una forma fantastica. Dopo Medvedev, è quello in forma migliore. Ma ora è al meglio dei cinque set. So che sarà una battaglia, anche più dura di oggi. Ma sono pronto per questo. Guarda, questi sono gli ostacoli che devo superare per arrivare alla destinazione desiderata. Il risultato è qualcosa che non posso prevedere, ma posso sicuramente mettermi nel miglior stato mentale e fisico possibile per esibirmi nel miglior modo possibile. Conosco bene il suo gioco. Sta giocando molto, molto bene. Penso che pochissimi punti determineranno davvero il vincitore.

E proprio il fatto di giocare in uno Slam potrebbe fare una grossa differenze in questa sfida. Potrebbe sembrare un controsenso visto che il tedesco è undici anni più giovane ma ormai la tenuta fisica del 34enne serbo sta diventando proverbiale. Mi piace giocare al meglio dei cinque, specialmente contro i ragazzi più giovani. Penso che l’esperienza di essere stato su un grande palcoscenico così tante volte aiuti. Fisicamente mi sento in forma come chiunque altro là fuori. Così posso andare lontano. Più a lungo dura la partita più sento di non avere problemi. Penso di avere più possibilità di qualsiasi altro avversario. Quindi questo è tutto. Certo, vorrei iniziare bene e vincere senza perdere set, non fraintendermi. Ma a volte capita di attraversare alti e bassi durante la partita, in particolare quando si gioca contro i migliori giocatori del mondo nelle ultime fasi dello Slam. Sarò pronto per cinque set, cinque ore, qualunque cosa serva. Questo è il motivo per cui sono qui. E se il nostro motivo per essere qui è quello di goderci un bello spettacolo, pare proprio che ci siano tutti i presupposti affinché ci sia.


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