Candidati scelti, sorteggi fatti, Allianz Cloud, già Palalido, tirato a lucido. Martedì semaforo verde alla quarta edizione delle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals riservate agli auspicabili campioni di domani, i quali restano naturalmente autorizzati alle più intime pratiche apotropaiche. Sospinte, o forse gravate, dalle ormai note innovazioni tecnologico-regolamentari, le finalissime delle future stelle della racchetta ripartono dopo l’anno sabbatico imposto dalla pandemia, senza il campione in carica e prima testa di serie designata. Intento alla volata, infine rivelatasi insufficiente, per qualificarsi alle Finals vere, Jannik Sinner ha deciso di marcare visita: andrà a Stoccolma, già sicuro del posto da prima riserva a Torino, ma intanto il fantasma del kid di Sesto Pusteria aleggerà nel cielo sopra Piazzale Stuparich.
Non è stato l’unico, Jannik, a decidere di marinare l’evento, per il sommo disappunto dell’ATP, che dello slogan “Next Gen” ha inondato la propria campagna promozionale nell’ultimo concitato lustro. Niet anche da parte di Felix Auger-Aliassime, il quale avrebbe pure sperato di partecipare al Masters dei grandi, e di Jenson Brooksby, sorpresona dell’anno esplosa nell’estate nordamericana, che sarebbe volentieri salito sull’aereo non fosse stato per un guaio ai muscoli addominali.
Si farà con quel che c’è, e francamente non è nemmeno pochissimo. Senza Jannik e Felix, il ruolo di guida spetta di diritto a Carlos Alcaraz, il diciottenne baby fenomeno del tennis mondiale recente responsabile dello stop alla corsa torinese di Sinner. Gli appassionati italiani, nonostante l’assenza di Sinner, potranno gustarsi il tennis estroso di Lorenzo Musetti; attenzione poi a Sebastian Korda e Brandon Nakashima, ai quali sono affidate le speranze di un tennis americano che non sta certo vivendo il miglior periodo della sua storia; al duo argentino composto da Juan Manuel Cerundolo e Sebastian Baez; ai talenti della vecchia Europa Holger Rune e Hugo Gaston.
E allora aspetteremo, vedremo, capiremo, se la stelle in pectore della racchetta mondiale abbaglieranno il futuro con i loro talenti, o se invece resteranno abbagliate dalle sempre insidiose luci della ribalta. Intanto, almeno per cinque giorni, divertiamoci, senza farci turbare oltremisura da pronostici impossibili: vi proponiamo intanto un approfondimento (diviso in due parti) sui profili dei protagonisti che si metteranno in evidenza nei prossimi giorni di tennis all’Allianz Cloud, partendo da quelli inseriti nel Gruppo A.
CARLOS ALCARAZ (Spagna, 2003, #1, destro, rovescio a due mani)
Record stagionale nel circuito maggiore: 27-17
Record totale: 43-19
Record indoor nel 2021 (Challenger inclusi): 5-3
Titoli ATP: 1 (Umago)
Titoli Challenger: 1 (Oeiras 3)
Posizione nella Race to Torino: #21
Ranking ATP: #32
Migliori punteggi stagionali: US Open (360, QF), Umago (250, W), Vienna (180, SF), Oeiras 3 (125, W), Roland Garros (115, 3T)
Confronti diretti con gli avversari del girone (Challenger e Futures inclusi): 1-0 vs Nakashima, 0-0 vs Cerundolo, 0-0 vs Rune
Il favorito assoluto, senza mezzi termini. È ormai un segreto di Pulcinella che Carlos Alcaraz sia un predestinato, un predestinato che in questa stagione ha confermato tutte le aspettative riposte in lui, per certi versi superandole. Nell’ultimo decennio, nessun giocatore si è avvicinato ai suoi risultati nella stagione dei 18 anni (quella che per molti suoi coetanei è l’ultima spesa fra i ranghi juniores): da quando esistono le Intesa Sanpaolo Next Gen Finals, infatti, solo due appena maggiorenni si sono qualificati per l’evento, vale a dire Denis Shapovalov nel 2017 e il poi vincitore Jannik Sinner nel 2019, ma entrambi avevano una classifica sensibilmente più bassa della sua (l’azzurro partecipò grazie ad una wild card).
Alcaraz ha dimostrato fin dall’inizio dell’anno di voler lasciare il suo marchio nei tornei più importanti: ha infatti vinto almeno un incontro in tutti gli Slam (in Australia è stato peraltro impossibilitato ad allenarsi per due settimane in quanto sottoposto alla quarantena dura), esplodendo definitivamente allo US Open dove ha ottenuto uno scalpo importante come quello di Stefanos Tsitsipas. Nelle ultime settimane le sue quotazioni sono cresciute ulteriormente grazie alla semifinale raggiunta a Vienna (dove ha battuto Andy Murray e Matteo Berrettini) e alla vittoria ottenuta contro Sinner al secondo turno del Paris Rolex Masters.
Figlio della scuola spagnola per quanto riguarda la tenuta atletica, la solidità da fondo campo e una certa qual proclività per la smorzata comune agli adepti della terra rossa, il suo gioco è tuttavia molto più adattabile alle superfici veloci rispetto a quello di alcuni suoi avi: basti guardare la sua capacità di scivolare sul cemento, stretta parente di quella di Djokovic, e l’accelerazione naturale dei colpi da fondo, in particolare il poderoso dritto. Mentre il servizio è ancora in fase di sviluppo, il suo rendimento in risposta è già fra i migliori del circuito: nell’ultimo anno è quinto nel Return Rating, quarto per punti vinti contro la prima e quarto per percentuale di game vinti in risposta. Al di là degli aspetti tecnici, però, quello che colpisce di Alcaraz è la grande solidità mentale, comprovata dai numeri: è undicesimo per rendimento sotto pressione e dodicesimo per deciding sets vinti.
Detto questo, il protégé di un altro iberico capace di trasporre il suo gioco su diversi campi come Juan Carlos Ferrero arriva a Milano in una posizione d’interessante incertezza. È infatti reduce da una delle serate (nottate) più sconfortanti della sua neonata carriera, con la rimonta subìta da parte di Hugo Gaston durante il Paris Rolex Masters: perso il primo, Alcaraz era in vantaggio 5-0 nel secondo set ma non è praticamente più riuscito a vincere un punto, inebetito dal supporto decisamente sopra le righe del pubblico di casa che applaudiva le sue prime sbagliate ed è arrivato a cantare la Marsigliese fra un cambio campo e l’altro. Carlos è finito con il volto nascosto dall’asciugamano, completamente frastornato; sarà quindi interessante vedere come un atleta finora abituato a ricevere la simpatia degli astanti assimilerà lo shock – se dovessimo puntare un nichelino, lo faremmo su una pronta ripresa, soprattutto qualora ritrovasse Gaston nelle fasi calde del torneo.
BRANDON NAKASHIMA (Stati Uniti, 2001, #4, destro, rovescio a due mani)
Record stagionale nel circuito maggiore: 15-10
Record totale: 43-23
Record indoor nel 2021 (Challenger inclusi): 18-3
Titoli ATP: 0; finale a Los Cabos e Atlanta
Titoli Challenger: 2 (Quimper 2 e Brest)
Posizione nella Race to Torino: #54
Ranking ATP: #63
Migliori punteggi stagionali: Los Cabos (150, F), Atlanta (150, F), Brest (90, W), Quimper 2 (80, W), Anversa (57, QF)
Confronti diretti con gli avversari del girone (Challenger e Futures inclusi): 0-1 vs Alcaraz, 0-0 vs Rune, 1-0 vs Cerundolo
La probabile mina vagante. Naskashima è un giocatore estremamente completo, che sbaglia poco con i colpi da fondo (il rovescio, in particolare, è di grande caratura, come sottolineato lo scorso anno da Sascha Zverev) ed è capace di grandi accelerazioni – inoltre, fra i virgulti presenti a Milano è forse il più bravo a rete. Californiano di nascita e formazione (il padre è di origine giapponese ma nato negli Stati Uniti, la madre è invece nata in Vietnam), ha giocato un semestre alla University of Virginia prima di optare rapidamente per il professionismo, e durante l’estate ha trovato l’accesso fra i primi cento del circuito grazie alle finali raggiunte consecutivamente a Los Cabos e Atlanta.
Fra i partecipanti, è quello che in stagione sembra essersi trovato più a suo agio sui campi indoor in virtù dei suoi colpi puliti: ha infatti vinto nove degli ultimi dieci incontri disputati fra Anversa e Brest. Una cosa è certa, Brandon crede fortemente nelle proprie chance: in un’intervista esclusiva con Ubitennis (realizzata nel 2020) aveva affermato di ritenersi il più forte fra i giovani tennisti statunitensi, e, mentre Korda e Brooksby al momento lo precedono, va ricordato che sono più anziani di lui di un anno. Fra le sue vittime più decorate dell’anno ricordiamo Fabio Fognini, Alex De Minaur e John Isner (due volte).
JUAN MANUEL CERUNDOLO (Argentina, 2001, #5, mancino, rovescio a due mani)
Record stagionale nel circuito maggiore: 6-3
Record totale: 51-22
Record indoor nel 2021 (Challenger inclusi): 0-0
Titoli ATP: 1 (Cordoba)
Titoli Challenger: 3 (Roma 2, Como e Banja Luka); finale a Meerbusch e Lima 2
Posizione nella Race to Torino: #62
Ranking ATP: #91
Migliori punteggi stagionali: Cordoba (262, W), Roma 2 (80, W), Como (80, W), Banja Luka (80, W), Meerbusch (48, F), Lima 2 (48, F)
Confronti diretti con gli avversari del girone (Challenger e Futures inclusi): 0-0 vs Alcaraz, 0-0 vs Rune, 0-1 vs Nakashima
Qui arriviamo ad uno degli oggetti misteriosi del torneo. Cerundolo è infatti uscito praticamente dal nulla: al suo esordio in un torneo ATP, in quel di Cordoba, ha addirittura vinto il torneo sopravvivendo ad un’odissea di otto partite. Quando ha vinto il titolo era N.335 del mondo (aveva iniziato il 2021 nei Futures), il quinto ranking più basso per un vincitore dal 1990 ad oggi; inoltre, nessuno era riuscito a vincere al debutto dai tempi di Santiago Ventura nel 2004.
Allora perché chiamare un campione ATP (uno dei soli due classe 2001 con titoli in bacheca assieme a Sinner) un oggetto misterioso? Be’, perché al di fuori di quella serendipità casalinga Cerundolo non ha praticamente più giocato nel circuito maggiore, totalizzando appena quattro partite (tre perse). Non solo: JMC ha giocato quasi solo sulla terra battuta, con ben… zero presenze all’attivo sul cemento. Il suo unico tradimento alla superficie prediletta è infatti arrivato sull’erba di Wimbledon, dove ha perso all’esordio nelle qualificazioni.
Se Alcaraz rappresenta l’evoluzione della specie di quelli che una volta sarebbero stati considerati degli specialisti della terra battuta, Cerundolo sembra provenire da un’altra epoca, e all’Allianz Cloud sarà praticamente l’Englishman in New York cantato da Sting. In ogni caso, Juan Manuel si è già tolto la soddisfazione di finire la stagione davanti al fratello Francisco, di tre anni più anziano e attualmente N.112 ATP.
HOLGER RUNE (Danimarca, 2003, #7, destro, rovescio a due mani)
Record stagionale nel circuito maggiore: 6-11
Record totale: 69-25
Record indoor nel 2021 (Challenger inclusi): 17-4
Titoli ATP: 0
Titoli Challenger: 4 (Biella 7, San Marino, Verona e Bergamo); finale a Oeiras 4
Posizione nella Race to Torino: #67
Ranking ATP: #109
Migliori punteggi stagionali: San Marino (90, W), Biella 7 (80, W), Verona (80, W), Bergamo (80, W), Santiago del Cile (57, QF), Metz (57, QF)
Confronti diretti con gli avversari del girone (Challenger e Futures inclusi): 0-0 vs Alcaraz, 0-0 vs Nakashima, 0-0 vs Cerundolo
Holger Vitus Nodskov Rune (Holger Rune per gli amici) è il secondo grande talento della classe 2003 dopo Alcaraz, e in questo torneo avrà la possibilità di misurarsi con il più quotato coetaneo. Il danese è stato uno degli stakanovisti della stagione, giocando ben 94 partite fra Futures, Challenger e circuito ATP e progredendo fino a farsi conoscere dal grande pubblico. Vestito Nike e parte dell’enclave di Mouratoglou, Rune ha ricevuto diverse wild card di prestigio, debuttando al Rolex Monte-Carlo Masters e al BNP Paribas Open di Indian Wells, mentre allo US Open si è qualificato con le sue forze e ha fatto bella figura – ha vinto un set contro Djokovic prima di soccombere ai crampi.
Rune è anche un giocatore che non si è tenuto lontano dalle controversie: al termine del torneo vinto a Biella ha ricevuto una multa per aver usato espressioni omofobe, e non ha lesinato critiche al sistema rivisto del ranking o alla distribuzione delle wild card – a suo dire, la sua nazionalità gli ha precluso delle possibilità di giocare grandi tornei, una rimostranza curiosa in virtù dei sopracitati inviti a giocare nel Principato e in California. Non sorprendiamoci dunque se sarà lui il villain del torneo.
Una cosa è certa, tuttavia: gli piace giocare in Italia (va detto che nello Stivale si gioca un numero elevatissimo di Challenger), vincendo a Biella 7, Verona e Bergamo, oltre che a San Marino. A Milano, inoltre, nel 2019 Rune si aggiudicò il Red Bull Next Gen Open proprio all’Allianz Cloud, appena qualche minuto prima che Sinner facesse lo stesso con la versione un po’ più cresciuta dell’evento. A differenza dei rivali, quindi, ha già buoni ricordi su questi campi.