Tutti pazzi per Sinner (Crivelli, Mastroluca, Guerrini, Piccardi, Rossi). Berrettini costretto a fermarsi: niente Davis (Martucci, Semeraro). Russia e Djokovic, a volte ritornano! (Azzolini). Guastafeste Ruud. L'ultimo difensore (Azzolini)

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Tutti pazzi per Sinner (Crivelli, Mastroluca, Guerrini, Piccardi, Rossi). Berrettini costretto a fermarsi: niente Davis (Martucci, Semeraro). Russia e Djokovic, a volte ritornano! (Azzolini). Guastafeste Ruud. L’ultimo difensore (Azzolini)

La rassegna stampa del 20 novembre 2021

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Tutti pazzi per Sinner (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

[…]. Ormai Sinner è entrato nel cuore e nell’anima degli italiani: le Finals infatti lo hanno proiettato nella dimensione eroica del campione senza tempo. Anche alla Nuvola Lavazza, dove è ospite dello sponsor di cui è brand ambassador, tutti lo vogliono e tutti lo cercano. E ha solo vent’anni. Una responsabilità enorme. Ma le sue spalle sono le migliori sulle quali può depositarsi. Jannik, si aspettava quest’esplosione d’affetto? E adesso non teme la pressione? «La pressione ce l’hai se non fai le cose per bene. Dopo la rinuncia all’Olimpiade ho sofferto tanto, non era stata una decisione facile, ma questi giorni hanno completamente guarito quella ferita. lo credo che il pubblico abbia capito che amo quello che faccio, che mi dedico al tennis completamente anche nei giorni in cui magari mi sveglio e non avrei voglia di allenarmi, che cerco sempre una soluzione per uscire dalle difficoltà anche se poi non dovessi riuscirci. Mi piacerebbe che questa passione avesse convinto qualche ragaz – zo a prendere in mano una racchetta o chi è già tennista a mettercela tutta per migliorare». ? E la stagione non è ancora finita. C’è la Davis, e In assenza di Berrettini lei sarà il numero tao. Si sente pronto? «Intanto la mancanza di Matteo sarà tosta. E poi in Davis non esiste il numero uno, due o tre: esiste una squadra. Tutti ci assumeremo le nostre responsabilità, poche nazioni sono forti come noi. E io sono contento di avere questa opportunità a vent’anni». ? Dopo la partita con Medvedev, ha detto di essere felice dl aver scelto II tennis. Perché? «Perché sei in campo da solo e le decisioni le prendi da te. Non era stato facile allora, nello sci stavo ottenendo risultati migliori, ma presto ho capito cosa volessi veramente dalla vita». ? Ma lo sci cosa le ha lasciato? «Mi ha insegnato a non avere paura. Quando scendi da una montagna non sai mai cosa può succedere. E quindi nel tennis, dopo un 6-0, puoi comunque tornare a lottare. Come è successo con Medvedev». ? Qualcuno ha detto che Iei può diventare il Valentino Rossi o l’Alberto Tomba dei tennis. «Per diventare un personaggio del genere non devi solo ottenere grandi risultati, ma avere una grande personalità e un grande rispetto per gli altri. Ho vent’anni, devo migliorare tanto. Forse sceglierei Tomba perché sciava, ma amo molto anche la velocità». Ma si sente almeno un riferimento per i ragazzi? «Mi farebbe piacere, sono stato ragazzino anch’io e aspettavo fuori dall’hotel i campioni per chiedere una foto o un autografo. Il mio primo idolo è stato Andreas Seppi. Per questo non dico mai di no a chi li chiede a me». Due anni fa lei vincevi le Next Gen Finals, adesso ha giocato le Finals dei grandi ed è in top ten. Dove si sente cresciuto di più? «Sono maturato come giocatore e come uomo, e l’anno prossimo capirò ancora meglio dove migliorare. Credo che l’aspetto più importante sia aver appreso come estere professionista anche fuori dal campo: ho la fortuna di aver cominciato a giocare nella stessa epoca di Federer, Djokovic e Nadal, devo essere intelligente a imparare qualcosa da tutti loro. Certo, cercare di raggiungere gli obiettivi che ti poni non è facile: quando sono rimasto fuori dalle Finals per un posto, la notte ho pianto. Per fortuna ho avuto la possibilità di rifarmi». Jannik, pare che il suo ciuffo ribelle piaccia molto. «Vado sempre dallo stesso parrucchiere a Bordighera, sono tutte donne. La mia si chiama Lara, è rossa come me ed bravissima, perché non è facile sistemare i miei capelli. E poi è appassionata di macchine pure lei, quindi facciamo lunghissimi discorsi». A proposito di velocità, che macchina sta guidando Jannik Sinner? «Quella di mio padre, una Mercedes GLA Station Wagon. Gliel’ho comprata, a me sarebbe piaciuta l’Audi RS3, ma lui voleva vendere la sua auto e siccome si stava svalutando l’ho aiutato. E poi a me una macchina serve poco, visto che sono sempre in giro», Jannik Shmer soffre di solitudine? «Sono andato via di casa a 13 anni, ma era l’unico modo per inseguire i miei sogni di tennista. Certamente a volte mi manca la famiglia, mi mancano gli amici. Per fortuna ci sono le partite di Fortnite per rimanere in contatto». Già decise le vacanze? «Cinque giorni dopo la Davis: due a sciare, due a casa e uno su una pista a provare una macchina. Ma conoscendomi dormirò tutti i giorni».

Sinner guiderà l’Italia della Davis (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Arrivederci al 2022. Matteo Berrettini annuncia il forfait anche per la Coppa Davis in cui l’Italia sarà impegnata dal 26 novembre al Pala Alpitour di Torino, già sede delle Nitto ATP Finals in corso questa settimana. «È l’ultima cosa che avrei voluto comunicare per concludere la miglior stagione della mia carriera – ha scritto in un lungo messaggio sui social –tra tutti gli scenari possibili questo sicuramente è quello più difficile da digerire. Mi fermo, ma solo per ripartire più forte e per regalare a me stesso e a tutti voi vittorie ed emozioni ancora più grandi». BOLELLI IN AZZURRO. Il capitano azzurro Filippo Volandri ha convocato al suo posto Simone Bolelli, ottavo per successi in doppio per l’Italia nella storia della manifestazione. «Sono contento da un lato e dispiaciuto dall’altra per Matteo, che avrebbe meritato di giocare tutte le Finals e la Davis – ha detto il bolognese a SuperTennis – Filippo potrà giostrare i giocatori e schierare due doppisti freschi, e in questa manifestazione è un vantaggio». […] La logica porta a questo punto a considerare Bolelli-Fognini la coppia titolare degli azzurri. Primo duo italiano a vincere uno Slam nell’era Open (Australian Open 2015) e a firmare un successo nella storia delle Nitto ATP Finals, hanno rappresentato l’Italia dodici volte in Coppa Davis. Bolelli ha un record di 13-7 in questa specialità nella storia della manifestazione. Ha debuttato in Nazionale nel 2007, giocando complessivamente 24 “ties”, come vengono chiamati gli incontri fra nazioni, e 36 partite. In doppio ha alternato quattro partner. Oltre a Fognini, infatti, ha avuto anche cinque volte Potito Starace, suo primo compagno di doppio in Coppa Davis, due volte Andreas Seppi, e una proprio Berrettini, nel preliminare in India del 2019, esordio del romano in azzurro. SINNER NUMERO 1. Il bolognese è già a Torino in quanto prima riserva alle Finals insieme all’argentino Maximo Gonzalez. In squadra, oltre a Bolelli e Fognini, Volandri può schierare Lorenzo Musetti, il torinese doc Lorenzo Sonego, che gioca in casa da tutti i punti di vista, e Jannik Sinner. Il ventenne di Sesto Pusteria, subentrato a Berrettini alle Finals, ha dato due grandi prove di maturità battendo l’amico Hubert Hurkacz e arrivando a un punto dal successo contro il numero 2 del mondo Daniil Medvedev Dalla prossima settimana, tornerà al Pala Alpi tour come numero 1 dell’ltalia in Coppa Davis. Sarà dura, ha detto ai giornalisti alla Nuvola di Lavazza, di cui è testimonial. Ma, ammette, «non ci sono tante nazioni con un gruppo come il nostro. Siamo una squadra incredibile. Giochiamo in casa, daremo tutti il massimo. Se restiamo uniti, faremo bene» ha detto. DEDICA. Come già aveva fatto durante le Nitto ATP Finals, Sinner ha riservato un pensiero a Matteo Berrettini. «Mi spiace tanto per lui, ha disputato una stagione incredibile e speriamo si riprenda presto. Ma capisco pienamente la sua decisione». Sinner sottolinea la forza del gruppo, più del suo status in classifica. L’esito della Davis, spiega, «non dipende solo da me. Siamo una squadra, non c’è un numero 1, un 2 o un 3. Siamo tutti numeri 1 e uniti possiamo fare molto bene». Dal suo punto di vista, non si dà obiettivi troppo lontani. È felice di essere maturato, vuole continuare a crescere, migliorare, e divertirsi. Il tempo è dalla sua.

“Ora sono pronto per guidare l’Italia nella Coppa Davis!” (Piero Guerrini, Tuttosport)

[…] Matteo Berrettini alza bandiera bianca con un messaggio sui social. Ma prima ha scritto a tutti i compagni, lo rivela il nuovo convocato Simone Bolelli, 36enne che era già qui a Torino come riserva in coppia con Maximo Gonzlaez per il doppio nelle Nitto Atp Finals: <Sono stato in contatto con il capitano Filippo Volandri tutta la settimane e Matteo mi ha appena scritto che non ce la faceva. Da una parte sono contento di difendere ancora i colori dell’Italia, dall’altra mi spiace per Matteo che avrebbe meritato di giocare queste due settimane qui. Cerchiamo di andare più avanti possibile. Il doppia si gioca dopo l’ultimo singolo, con questo format è fondamentale. L’Italía ha 4 singolaristi per cui avrà un doppio fresco». La fase finale di Coppa Davis parte il 25 al Pala Alpitour che ospita due gironi, ma l’Italia debutterà il 26 con gli Usa e poi avrà la Colombia il 27. Chi arriva primo, affronterà il 29 nei quarti il vincitore del girone D con Australia, Croazia e Ungheria. Arrivando secondi invece bisognerà attendere tutti i gironi. Le due migliori andranno ai quarti, ma a Madrid. La rabbia di Matteo emerge dallo scritto: «E’ l’ultima cosa che avrei voluto comunicare per concludere la miglior stagione della mia carriera. E stato un anno fantastico, ricco di emozioni, di vittorie, sconfitte dolorose e purtroppo infortuni. È inutile dire quanto per me questi ultimi giomi siano stati dolorosi e deludenti, tra tutti gli scenari possibili questo sicuramente è quello più difficile da digerire. Mi fermo, ma solo per ripartire più forte e per regalare a me stesso e a tutti voi vittorie ed emozioni ancora più grandi. La nostra squadra è una delle più forti mai schierate e sono sicuro che porterà molto in alto i colori della nostra bandiera». Ma ora il nr.1 azzurro è Ja- nník Sinner, pur debuttante. Pronto a caricarsi l’onere sulle spalle: «Mi spiace davvero tanto per Matteo, non meritava questo finale dopo una stagione clamorosa, il suo anno migliore. Gli auguro di essere prontissimo già in Australia. Ma io sono convinto che l’Italia abbia una squadra incredibile. Pochi hanno un gruppo come il nostro. Tutti siamo determinati a fare il massimo, siamo uniti e se lo resteremo andrà bene. Poi il pubblico ci darà una grande mano». Chissà se a 20 anni Jannik sente di avere già le spalle così larghe. ,<Io ci provo, non ho paura, però non dipende soltanto da me. La Davis poi è una manifestazione particolare, un po’ diversa. Si fa squadra in questo periodo dell’anno. Abbiamo tanti giocatori di qualità. Io alla mia età mi sento fortunato a poter vivere già queste esperienza Poi ovviamente c’è la pressione, ma sarà unabellissima atmosfera. Certo la pressione c’è, pero l’ho avuta anche durante l’anno e credo di averla gestita bene e quando queste cose succedono da giovani aiutano nella crescita». Il capitano debuttante Filippo Volandri oltre al dubbio per il doppio, ora anche quello del singolarista, da scegliere tra Sonego, anche lui esordiente come Musetti, e l’esperto Fognini. In doppio ora c’e la collaudata coppia di veterani Bolelli-Fognini, ma chissà, Volandri potrebbe sorprendere.

Sinner, il bambino d’oro in missione per il tennis. “Per il mio sogno sono disposto a tutto” (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera)

A Jannik Sinner piace farsi tagliare il ciuffo a Bordighera parlando di motori con Lara, la parrucchiera rossa di capelli come lui («Tenere a bada i miei è un bel casino»), guidare veloce protetto dalla sicurezza di un circuito appena può («L’Alfa Romeo, in genere, a volte noleggio l’Audi RS3, però a mio padre ho comprato la Mercedes CI.A station wagon») e giocare a Fortnite con gli amici di Sesto Pusteria («Non ci vediamo mai: ritrovarci alla Playstation è il nostro modo di stare insieme»). Non ha voglia di parlare d’amore («Nemmeno di quello appena finito: le cose private devono restare private») e svicola via se gli chiedi se un giorno, da cittadino italiano maggiorenne, potrebbe mai interessargli esercitare il diritto di voto («Sono onesto: devo prima informarmi, studiare, capire»). […] L’ingresso in corsa nel torneo al posto di Matteo Berrettini, che ieri ha annunciato il forfait anche per la Coppa Davis («Mi fermo ma solo per ripartire più forte»), ha regalato a Jannik una popolarità affettuosa e inedita, il fratello adottivo Mark l’ha aiutato a uscire indenne dall’abbraccio di Piazza San Carlo, dove un nugolo di ragazzini poco più giovani di Sinner (20 anni) l’ha trattato come la pop star del momento. […] Come ti spieghi la Sinnermania, Jannik? «Ogni giorno mi sveglio con l’obiettivo in testa di migliorarmi e stare bene in campo — risponde —. Sono contento che la mia passione arrivi ai giovani: mi fa piacere ispirarli, come Andreas Seppi fece con me prima che mi appassionassi a Federer, Nadal e Djokovic, la generazione di grandissimi che ho la fortuna di frequentare. Se sei intelligente, ti rendi conto che dal confronto con loro escono solo cose buone». Di buone cose quest’anno il barone rosso ha fatto collezione strada facendo: una stagione iniziata da numero 37 del mondo vincendo il secondo di cinque titoli, girata all’improvviso a Washington dopo la rinuncia all’Olimpiade («A causa di Tokyo ho passato un momento brutto, ero un po’ giù, ma per me e il team non andare era la decisione giusta. Il tifo di Torino ha guarito ogni ferita»), è diventata la rincorsa a perdifiato al Master made in Italy, mancato — da titolare — di un soffio. E così scopriamo che per la delusione ha sofferto («Ho pianto»), come quando a Stoccolma è uscito momentaneamente dai primi dieci del ranking: «Vorrei sempre vincere, ma non è possibile. Spesso penso a quanto mi alleno, alla scelta di dedicare la mia vita allo sport: cresco come tennista e come persona, alla mia età posso solo diventare più forte e alle Finals, in fondo, ho perso dal numero due del ranking. Non mi lamento». […] Ha imparato a interagire con il tifo (Tiafoe a Vienna, che grande e fruttuosa lezione), si è irrobustito emotivamente: le spalle larghe gli serviranno per trascinare l’Italia in Davis («Ci divideremo le responsabilità, ma io darò tutto. Ben vengano queste situazioni: prima si presentano, meglio è. Ed è bello ritrovarsi in squadra mentre di solito si è rivali»), accanto a Jannik è probabile che il c.t. Volandri premi la costanza del veterano Fabio Fognini, che ieri è diventato per la terza volta papà. Il vecchio e il bambino, che paura non ha: «Mai, qualsiasi cosa succeda in campo. Vengo dallo sci, mi buttavo giù dalle montagne, lì sì che rischi di farti male. Nel tennis la cosa peggiore che può succedere e essere preso a pallate, come da Medvedev nel primo set». Inutile insistere per farsi dire se si sente più Valentino Rossi o Alberto Tomba, nel senso di icona del suo sport: «Per essere come questi personaggi devi avere la personalità giusta, non basta vincere. Tomba sciava, ma adoro anche la velocità. Voglio avanzare per gradi, non ho fretta. Due anni fa ero un ragazzino, oggi mi sento maturato. Ora prendo decisioni anche non facili, quelle che nella vita fanno male, scelgo insieme al mio team, mi impegno a credere che ci sarà un momento in cui scatta qualcosa, e il match girerà». Sogna di diventare numero uno, di conquistare gli Slam. A quale ti senti più vicino, Jannik? «All’Open Usa, il primo di cui ho raggiunto il tabellone. Mi piace il colore del campo, il centrale enorme: quando vado a New York mi sembra tutto semplice, mi sento bene. Ma se per primo dovessi vincere un altro Major, va bene lo stesso!». Ama la sua famiglia però a 13 anni è andato via di casa, da Sesto Pusteria a Bordighera: «In compagnia vivo meglio però, per il mio sogno, sono disposto a tutto». Anche a rinunciare alle vacanze. Avrà cinque giorni di stop per sciare in Alto Adige tra la Davis e la preparazione in vista del 2022. Un ragazzo in missione, per conto del tennis.

Sinner leader azzurro: “Se restiamo uniti in Davis tra i più forti” (Paolo Rossi, La Repubblica)

[…]. Così Jannik Sinner si scioglie un po’ dopo le fatiche delle Atp Finals e, sorseggiando caffeina (a bocce ferme si può) racconta il suo anno vissuto pericolosamente e chiuso alla grande da numero dieci del mondo. «Aver giocato l’altra sera una partita così, contro il n. 2 del mondo, è stato pazzesco. Con quel pubblico, con il quale ci siamo sostenuti a vicenda. E le luci all’ingresso, il pavimento che tremava sotto i piedi per le vibrazioni della musica…». Alla fine ci dimentichiamo che è un ragazzo di venti anni e lo trattiamo come fosse un veterano: ma per lui tanti tornei sono ancora delle prime volte. «Sono entrato da riserva e sono tornato con lo spogliatoio personalizzato: mi ha fatto impressione, sì». Sono le magie del circuito, le cui paillettes possono abbagliare. «Ma io ho il mio modo di staccare: la mia famiglia, per esempio. Oppure le partite la sera con mio fratello e altri amici a Fortnite, un modo per stare insieme». E combattere la solitudine del tennista, sindrome senza età. «Io, poi, sono andato via da casa a 13 anni. Ma questo volevo, e questo sapevo». Si ripeteva di voler diventare n. 1. «E quello resta il sogno, per il quale mi alleno anche quando sono stanco morto. Sto crescendo, sono un altro». Una vita che gli consente di fare anche qualche gesto d’affetto verso la famiglia, tipo comprarsi dal papà la vecchia macchina per non farla rottamare: «Anche se non guido mai, stando in giro…». Jannik resta un ragazzo senza grilli per la testa: «Le mie vacanze? Cinque giorni. Due li uso per sciare, che mi piace e mi fa bene. Uno porto la macchina in pista per farla rombare, gli altri dormo tutto il tempo…». Ma dovrà attendere, perché la stagione non è mica finita: incombe la Coppa Davis e, proprio ieri, Matteo Berrettini ha gettato la spugna («È inutile dirvi quanto per me questi ultimi giorni siano stati dolorosi e deludenti, tra tutti gli scenari possibili questo sicuramente è quello più difficile da digerire. Ma mi fermo solo per ripartire più forte e per regalare a me stesso e a tutti voi vittorie ed emozioni ancora più grandi») e dunque la leadership passa nelle sue mani. «È dura, ma non ci sono tanti paesi che hanno un gruppo come il nostro, una squadra incredibile, in cui ognuno vuole far bene e se restiamo uniti andrà sicuramente bene. Siamo tutti numeri uno e giochiamo in casa: ci sarà pressione, ma sarà bellissima. E, in fondo, con la pressione ci conviviamo tutti i santi giorni». La buona notizia del giorno c’è: Fabio Fognini e Flavia Pennetta sono ridiventati genitori (di Flaminia): Fabio in campo avrà ancora più energia

Berrettini costretto a fermarsi: niente Davis (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

[…] Ecco Matteo Berrettini che, ferito un attimo prima della sfida più prestigiosa, defraudato del premio ai mille sacrifici per qualificarsi fra i primi 8 del mondo, prova disperatamente a rialzarsi. È costretto a gettare la spugna, ma prima di annunciarlo manda un messaggino personale a chi dovrà prendere il proprio posto: Jannik Sinner nel singolare delle prime Atp Finals in Italia e poi Simone Bolelli per la coppa Davis, sempre all’AlpiTour di Torino. […] Ecco un ego spiccato e fortissimo che si esalta in una squadra azzurra allargata. Così Berrettini esce ancor più a testa alta dall’ennesimo infortunio agli addominali che lo taglia fuori dalla duplice passerella di Torino di fine novembre a metà esordio contro Zverev e prima del via, il 26 contro gli USA, il 27 contro la Colombia, sulla strada dei quarti del 29 contro Australia, Croazia o Ungheria, e quindi della fase finale a Madrid. ABBRACCIO INSTAGRAM Un uomo non ha paura di dire: «Ho sbagliato» e «Mi dispiace». O di mettere a nudo il suo cuore (via Instagram): «Ciao a tutti, quello che sto per scrivere è l’ultima cosa che avrei voluto comunicare per concludere la miglior stagione della mia carriera. E sta *** to un anno fantastico, pieno di emozioni, vittorie, sconfitte dolorose e purtroppo infortuni. Proprio questi ultimi sono la ragione per la quale non potrò partecipare alla coppa Davis di quest’anno. È inutile dirvi quanto per me questi ultimi giorni siano stati dolorosi e deludenti, tra tutti gli scenari possibili questo sicuramente è quello più difficile da digerire. Mi fermo, si, ma solo per ripartire più forte e per regalare a me stesso e a tutti voi vittorie ed emozioni ancora più grandi. La nostra Squadra è una delle più forti mai schierate e sono sicuro che porterà molto in alto i colori della nostra bandiera. Il mio 2021 finisce con tanti rammarichi ma guardandomi indietro non posso che essere orgoglioso del cammino che ho fatto, quindi grazie a tutti Voi, al mio Team e alla mia Famiglia, per il supporto, il tifo e per le innumerevoli parole che avete speso per complimentarmi o co- me negli ultimi giorni, per tirarmi su. Grazie, Mat». BENVENUTA, FLAMINIA L’arrivo della terzogenita di casa Fognini, Flaminia, aiuta Filippo Volandri, nel delicato esordio da capitano, «senza il giocatore più forte», come sintetizza Diego Nargiso, già uomo-Davis, oggi talent tv. Perché papà Fabio ha raggiunto mamma Flavia (Pennetta) a Barcellona e parteciperà regolarmente al raduno con Sinner (subito chiamato a essere leader di questa squadra al debutto in nazionale), Sonego, Musetti e Bolelli. «Con Berrettini la squadra era fortissima, così è sempre una grande squadra. Bolelli era il primo dopo gli 8 doppisti delle Finali Atp, forse è anche più forte del 2005 quando vinse gli Australian Open insieme a Fognini», puntualizza l’altro ex azzurro Giorgio Galimberti, anche lui opinionistaTV. «Dovendo giocare il doppio magari sull’1-1, mezz’ora dopo il secondo singolare, è meglio avere due freschi, come gli USA con Ram e Sock», suggeriscono i due ex. E così la squadra torna sulla ribalta in questo tennis italiano sempre più coeso e si trasferisce dai tornei, dove giocatori e tecnici stanno spesso insieme dentro e fuori del campo, e diventa la nazionale che punta all’impresa. Per Berrettini.

Berrettini salta anche la Davis. Sonego titolare, Bolelli in doppio (Stefano Semeraro, La Stampa)

Dopo il ritiro traumatico alle Finals, Matteo Berrettini deve rinunciare anche alla Coppa Davis. Per l’Italia, che venerdì e sabato prossimo sarà impegnata sempre a Torino nel girone eliminatorio contro Usa e Colombia, il quarto di finale e le eventuali Final Four di Madrid restano a portata. Ma la sfida si complica. «È l’ultima cosa che avrei voluto comunicare per concludere la miglior stagione della mia carriera», ha postato Berrettini sui suoi profili social. […]. Filippo Volandri, ds della Fit e capitano di Davis ha convocato al suo posto il 36enne Simone Bolelli, usato sicurissimo in doppio (è n.26 di specialità) : quest’anno ha vinto 3 tornei – 8 in carriera – e raggiunto i quarti a Wimbledon. Simone ha vinto anche uno Slam agli Australian Open nel 2015, in coppia con Fabio Fognini – che ieri Flavia Pennetta ha reso per la terza volta papà: è nata Flaminia – e la coppia potrebbe essere ricostituita per l’occasione. Un tandem affiatato che potrebbe risultare utile contro la temibilissima coppia colombiana Cabal-Farah, protagonista in questi giorni alle Finals. «Matteo è distrutto – ha spiegato Volandri – ha perso i suoi due obiettivi di fine stagione. Convocarlo non avrebbe senso, non è a posto e non sarebbe allenato, ora deve pensare a recuperare dall’infortunio». Bolelli si aggiunge quindi a Sinner, Fognini, Sonego e Lorenzo Musetti, in una squadra che peraltro può contare su altri possibili accoppiamenti (Fognini-Musetti, Sonego-Fognini ). Si tratterà soprattutto di capire a chi `Filo’ affiderà il ruolo di secondo singolarista a fianco di Jannik, se al servizio potente e alla voglia matta di esordire davanti al pubblico di casa del torinese Lorenzo Sonego (n.27 Atp), o all’esperienza di davisman di Fabio Fognini (n.37), reduce peraltro da una stagione molto complicata. Il match chiave del girone sarà quasi certamente quello contro gli Usa di capitan Mardy Fish, che ha a disposizione un singolarista in grande forma come Taylor Fritz (n.23 Atp), i due giganti John Isner (24) e Reilly Opelka (26) e un doppio rodatissimo formato da Jack Sock e Rajeev Ram. In palio per la prima qualificata il passaggio ai quarti contro la prima dell’altro girone torinese formato da Croazia, Australia e Ungheria.

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