Rassegna stampa
Tutti pazzi per Sinner (Crivelli, Mastroluca, Guerrini, Piccardi, Rossi). Berrettini costretto a fermarsi: niente Davis (Martucci, Semeraro). Russia e Djokovic, a volte ritornano! (Azzolini). Guastafeste Ruud. L’ultimo difensore (Azzolini)
La rassegna stampa del 20 novembre 2021
Tutti pazzi per Sinner (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
[…]. Ormai Sinner è entrato nel cuore e nell’anima degli italiani: le Finals infatti lo hanno proiettato nella dimensione eroica del campione senza tempo. Anche alla Nuvola Lavazza, dove è ospite dello sponsor di cui è brand ambassador, tutti lo vogliono e tutti lo cercano. E ha solo vent’anni. Una responsabilità enorme. Ma le sue spalle sono le migliori sulle quali può depositarsi. Jannik, si aspettava quest’esplosione d’affetto? E adesso non teme la pressione? «La pressione ce l’hai se non fai le cose per bene. Dopo la rinuncia all’Olimpiade ho sofferto tanto, non era stata una decisione facile, ma questi giorni hanno completamente guarito quella ferita. lo credo che il pubblico abbia capito che amo quello che faccio, che mi dedico al tennis completamente anche nei giorni in cui magari mi sveglio e non avrei voglia di allenarmi, che cerco sempre una soluzione per uscire dalle difficoltà anche se poi non dovessi riuscirci. Mi piacerebbe che questa passione avesse convinto qualche ragaz – zo a prendere in mano una racchetta o chi è già tennista a mettercela tutta per migliorare». ? E la stagione non è ancora finita. C’è la Davis, e In assenza di Berrettini lei sarà il numero tao. Si sente pronto? «Intanto la mancanza di Matteo sarà tosta. E poi in Davis non esiste il numero uno, due o tre: esiste una squadra. Tutti ci assumeremo le nostre responsabilità, poche nazioni sono forti come noi. E io sono contento di avere questa opportunità a vent’anni». ? Dopo la partita con Medvedev, ha detto di essere felice dl aver scelto II tennis. Perché? «Perché sei in campo da solo e le decisioni le prendi da te. Non era stato facile allora, nello sci stavo ottenendo risultati migliori, ma presto ho capito cosa volessi veramente dalla vita». ? Ma lo sci cosa le ha lasciato? «Mi ha insegnato a non avere paura. Quando scendi da una montagna non sai mai cosa può succedere. E quindi nel tennis, dopo un 6-0, puoi comunque tornare a lottare. Come è successo con Medvedev». ? Qualcuno ha detto che Iei può diventare il Valentino Rossi o l’Alberto Tomba dei tennis. «Per diventare un personaggio del genere non devi solo ottenere grandi risultati, ma avere una grande personalità e un grande rispetto per gli altri. Ho vent’anni, devo migliorare tanto. Forse sceglierei Tomba perché sciava, ma amo molto anche la velocità». Ma si sente almeno un riferimento per i ragazzi? «Mi farebbe piacere, sono stato ragazzino anch’io e aspettavo fuori dall’hotel i campioni per chiedere una foto o un autografo. Il mio primo idolo è stato Andreas Seppi. Per questo non dico mai di no a chi li chiede a me». Due anni fa lei vincevi le Next Gen Finals, adesso ha giocato le Finals dei grandi ed è in top ten. Dove si sente cresciuto di più? «Sono maturato come giocatore e come uomo, e l’anno prossimo capirò ancora meglio dove migliorare. Credo che l’aspetto più importante sia aver appreso come estere professionista anche fuori dal campo: ho la fortuna di aver cominciato a giocare nella stessa epoca di Federer, Djokovic e Nadal, devo essere intelligente a imparare qualcosa da tutti loro. Certo, cercare di raggiungere gli obiettivi che ti poni non è facile: quando sono rimasto fuori dalle Finals per un posto, la notte ho pianto. Per fortuna ho avuto la possibilità di rifarmi». Jannik, pare che il suo ciuffo ribelle piaccia molto. «Vado sempre dallo stesso parrucchiere a Bordighera, sono tutte donne. La mia si chiama Lara, è rossa come me ed bravissima, perché non è facile sistemare i miei capelli. E poi è appassionata di macchine pure lei, quindi facciamo lunghissimi discorsi». A proposito di velocità, che macchina sta guidando Jannik Sinner? «Quella di mio padre, una Mercedes GLA Station Wagon. Gliel’ho comprata, a me sarebbe piaciuta l’Audi RS3, ma lui voleva vendere la sua auto e siccome si stava svalutando l’ho aiutato. E poi a me una macchina serve poco, visto che sono sempre in giro», Jannik Shmer soffre di solitudine? «Sono andato via di casa a 13 anni, ma era l’unico modo per inseguire i miei sogni di tennista. Certamente a volte mi manca la famiglia, mi mancano gli amici. Per fortuna ci sono le partite di Fortnite per rimanere in contatto». Già decise le vacanze? «Cinque giorni dopo la Davis: due a sciare, due a casa e uno su una pista a provare una macchina. Ma conoscendomi dormirò tutti i giorni».
Sinner guiderà l’Italia della Davis (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)
Arrivederci al 2022. Matteo Berrettini annuncia il forfait anche per la Coppa Davis in cui l’Italia sarà impegnata dal 26 novembre al Pala Alpitour di Torino, già sede delle Nitto ATP Finals in corso questa settimana. «È l’ultima cosa che avrei voluto comunicare per concludere la miglior stagione della mia carriera – ha scritto in un lungo messaggio sui social –tra tutti gli scenari possibili questo sicuramente è quello più difficile da digerire. Mi fermo, ma solo per ripartire più forte e per regalare a me stesso e a tutti voi vittorie ed emozioni ancora più grandi». BOLELLI IN AZZURRO. Il capitano azzurro Filippo Volandri ha convocato al suo posto Simone Bolelli, ottavo per successi in doppio per l’Italia nella storia della manifestazione. «Sono contento da un lato e dispiaciuto dall’altra per Matteo, che avrebbe meritato di giocare tutte le Finals e la Davis – ha detto il bolognese a SuperTennis – Filippo potrà giostrare i giocatori e schierare due doppisti freschi, e in questa manifestazione è un vantaggio». […] La logica porta a questo punto a considerare Bolelli-Fognini la coppia titolare degli azzurri. Primo duo italiano a vincere uno Slam nell’era Open (Australian Open 2015) e a firmare un successo nella storia delle Nitto ATP Finals, hanno rappresentato l’Italia dodici volte in Coppa Davis. Bolelli ha un record di 13-7 in questa specialità nella storia della manifestazione. Ha debuttato in Nazionale nel 2007, giocando complessivamente 24 “ties”, come vengono chiamati gli incontri fra nazioni, e 36 partite. In doppio ha alternato quattro partner. Oltre a Fognini, infatti, ha avuto anche cinque volte Potito Starace, suo primo compagno di doppio in Coppa Davis, due volte Andreas Seppi, e una proprio Berrettini, nel preliminare in India del 2019, esordio del romano in azzurro. SINNER NUMERO 1. Il bolognese è già a Torino in quanto prima riserva alle Finals insieme all’argentino Maximo Gonzalez. In squadra, oltre a Bolelli e Fognini, Volandri può schierare Lorenzo Musetti, il torinese doc Lorenzo Sonego, che gioca in casa da tutti i punti di vista, e Jannik Sinner. Il ventenne di Sesto Pusteria, subentrato a Berrettini alle Finals, ha dato due grandi prove di maturità battendo l’amico Hubert Hurkacz e arrivando a un punto dal successo contro il numero 2 del mondo Daniil Medvedev Dalla prossima settimana, tornerà al Pala Alpi tour come numero 1 dell’ltalia in Coppa Davis. Sarà dura, ha detto ai giornalisti alla Nuvola di Lavazza, di cui è testimonial. Ma, ammette, «non ci sono tante nazioni con un gruppo come il nostro. Siamo una squadra incredibile. Giochiamo in casa, daremo tutti il massimo. Se restiamo uniti, faremo bene» ha detto. DEDICA. Come già aveva fatto durante le Nitto ATP Finals, Sinner ha riservato un pensiero a Matteo Berrettini. «Mi spiace tanto per lui, ha disputato una stagione incredibile e speriamo si riprenda presto. Ma capisco pienamente la sua decisione». Sinner sottolinea la forza del gruppo, più del suo status in classifica. L’esito della Davis, spiega, «non dipende solo da me. Siamo una squadra, non c’è un numero 1, un 2 o un 3. Siamo tutti numeri 1 e uniti possiamo fare molto bene». Dal suo punto di vista, non si dà obiettivi troppo lontani. È felice di essere maturato, vuole continuare a crescere, migliorare, e divertirsi. Il tempo è dalla sua.
“Ora sono pronto per guidare l’Italia nella Coppa Davis!” (Piero Guerrini, Tuttosport)
[…] Matteo Berrettini alza bandiera bianca con un messaggio sui social. Ma prima ha scritto a tutti i compagni, lo rivela il nuovo convocato Simone Bolelli, 36enne che era già qui a Torino come riserva in coppia con Maximo Gonzlaez per il doppio nelle Nitto Atp Finals: <Sono stato in contatto con il capitano Filippo Volandri tutta la settimane e Matteo mi ha appena scritto che non ce la faceva. Da una parte sono contento di difendere ancora i colori dell’Italia, dall’altra mi spiace per Matteo che avrebbe meritato di giocare queste due settimane qui. Cerchiamo di andare più avanti possibile. Il doppia si gioca dopo l’ultimo singolo, con questo format è fondamentale. L’Italía ha 4 singolaristi per cui avrà un doppio fresco». La fase finale di Coppa Davis parte il 25 al Pala Alpitour che ospita due gironi, ma l’Italia debutterà il 26 con gli Usa e poi avrà la Colombia il 27. Chi arriva primo, affronterà il 29 nei quarti il vincitore del girone D con Australia, Croazia e Ungheria. Arrivando secondi invece bisognerà attendere tutti i gironi. Le due migliori andranno ai quarti, ma a Madrid. La rabbia di Matteo emerge dallo scritto: «E’ l’ultima cosa che avrei voluto comunicare per concludere la miglior stagione della mia carriera. E stato un anno fantastico, ricco di emozioni, di vittorie, sconfitte dolorose e purtroppo infortuni. È inutile dire quanto per me questi ultimi giomi siano stati dolorosi e deludenti, tra tutti gli scenari possibili questo sicuramente è quello più difficile da digerire. Mi fermo, ma solo per ripartire più forte e per regalare a me stesso e a tutti voi vittorie ed emozioni ancora più grandi. La nostra squadra è una delle più forti mai schierate e sono sicuro che porterà molto in alto i colori della nostra bandiera». Ma ora il nr.1 azzurro è Ja- nník Sinner, pur debuttante. Pronto a caricarsi l’onere sulle spalle: «Mi spiace davvero tanto per Matteo, non meritava questo finale dopo una stagione clamorosa, il suo anno migliore. Gli auguro di essere prontissimo già in Australia. Ma io sono convinto che l’Italia abbia una squadra incredibile. Pochi hanno un gruppo come il nostro. Tutti siamo determinati a fare il massimo, siamo uniti e se lo resteremo andrà bene. Poi il pubblico ci darà una grande mano». Chissà se a 20 anni Jannik sente di avere già le spalle così larghe. ,<Io ci provo, non ho paura, però non dipende soltanto da me. La Davis poi è una manifestazione particolare, un po’ diversa. Si fa squadra in questo periodo dell’anno. Abbiamo tanti giocatori di qualità. Io alla mia età mi sento fortunato a poter vivere già queste esperienza Poi ovviamente c’è la pressione, ma sarà unabellissima atmosfera. Certo la pressione c’è, pero l’ho avuta anche durante l’anno e credo di averla gestita bene e quando queste cose succedono da giovani aiutano nella crescita». Il capitano debuttante Filippo Volandri oltre al dubbio per il doppio, ora anche quello del singolarista, da scegliere tra Sonego, anche lui esordiente come Musetti, e l’esperto Fognini. In doppio ora c’e la collaudata coppia di veterani Bolelli-Fognini, ma chissà, Volandri potrebbe sorprendere.
Sinner, il bambino d’oro in missione per il tennis. “Per il mio sogno sono disposto a tutto” (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera)
A Jannik Sinner piace farsi tagliare il ciuffo a Bordighera parlando di motori con Lara, la parrucchiera rossa di capelli come lui («Tenere a bada i miei è un bel casino»), guidare veloce protetto dalla sicurezza di un circuito appena può («L’Alfa Romeo, in genere, a volte noleggio l’Audi RS3, però a mio padre ho comprato la Mercedes CI.A station wagon») e giocare a Fortnite con gli amici di Sesto Pusteria («Non ci vediamo mai: ritrovarci alla Playstation è il nostro modo di stare insieme»). Non ha voglia di parlare d’amore («Nemmeno di quello appena finito: le cose private devono restare private») e svicola via se gli chiedi se un giorno, da cittadino italiano maggiorenne, potrebbe mai interessargli esercitare il diritto di voto («Sono onesto: devo prima informarmi, studiare, capire»). […] L’ingresso in corsa nel torneo al posto di Matteo Berrettini, che ieri ha annunciato il forfait anche per la Coppa Davis («Mi fermo ma solo per ripartire più forte»), ha regalato a Jannik una popolarità affettuosa e inedita, il fratello adottivo Mark l’ha aiutato a uscire indenne dall’abbraccio di Piazza San Carlo, dove un nugolo di ragazzini poco più giovani di Sinner (20 anni) l’ha trattato come la pop star del momento. […] Come ti spieghi la Sinnermania, Jannik? «Ogni giorno mi sveglio con l’obiettivo in testa di migliorarmi e stare bene in campo — risponde —. Sono contento che la mia passione arrivi ai giovani: mi fa piacere ispirarli, come Andreas Seppi fece con me prima che mi appassionassi a Federer, Nadal e Djokovic, la generazione di grandissimi che ho la fortuna di frequentare. Se sei intelligente, ti rendi conto che dal confronto con loro escono solo cose buone». Di buone cose quest’anno il barone rosso ha fatto collezione strada facendo: una stagione iniziata da numero 37 del mondo vincendo il secondo di cinque titoli, girata all’improvviso a Washington dopo la rinuncia all’Olimpiade («A causa di Tokyo ho passato un momento brutto, ero un po’ giù, ma per me e il team non andare era la decisione giusta. Il tifo di Torino ha guarito ogni ferita»), è diventata la rincorsa a perdifiato al Master made in Italy, mancato — da titolare — di un soffio. E così scopriamo che per la delusione ha sofferto («Ho pianto»), come quando a Stoccolma è uscito momentaneamente dai primi dieci del ranking: «Vorrei sempre vincere, ma non è possibile. Spesso penso a quanto mi alleno, alla scelta di dedicare la mia vita allo sport: cresco come tennista e come persona, alla mia età posso solo diventare più forte e alle Finals, in fondo, ho perso dal numero due del ranking. Non mi lamento». […] Ha imparato a interagire con il tifo (Tiafoe a Vienna, che grande e fruttuosa lezione), si è irrobustito emotivamente: le spalle larghe gli serviranno per trascinare l’Italia in Davis («Ci divideremo le responsabilità, ma io darò tutto. Ben vengano queste situazioni: prima si presentano, meglio è. Ed è bello ritrovarsi in squadra mentre di solito si è rivali»), accanto a Jannik è probabile che il c.t. Volandri premi la costanza del veterano Fabio Fognini, che ieri è diventato per la terza volta papà. Il vecchio e il bambino, che paura non ha: «Mai, qualsiasi cosa succeda in campo. Vengo dallo sci, mi buttavo giù dalle montagne, lì sì che rischi di farti male. Nel tennis la cosa peggiore che può succedere e essere preso a pallate, come da Medvedev nel primo set». Inutile insistere per farsi dire se si sente più Valentino Rossi o Alberto Tomba, nel senso di icona del suo sport: «Per essere come questi personaggi devi avere la personalità giusta, non basta vincere. Tomba sciava, ma adoro anche la velocità. Voglio avanzare per gradi, non ho fretta. Due anni fa ero un ragazzino, oggi mi sento maturato. Ora prendo decisioni anche non facili, quelle che nella vita fanno male, scelgo insieme al mio team, mi impegno a credere che ci sarà un momento in cui scatta qualcosa, e il match girerà». Sogna di diventare numero uno, di conquistare gli Slam. A quale ti senti più vicino, Jannik? «All’Open Usa, il primo di cui ho raggiunto il tabellone. Mi piace il colore del campo, il centrale enorme: quando vado a New York mi sembra tutto semplice, mi sento bene. Ma se per primo dovessi vincere un altro Major, va bene lo stesso!». Ama la sua famiglia però a 13 anni è andato via di casa, da Sesto Pusteria a Bordighera: «In compagnia vivo meglio però, per il mio sogno, sono disposto a tutto». Anche a rinunciare alle vacanze. Avrà cinque giorni di stop per sciare in Alto Adige tra la Davis e la preparazione in vista del 2022. Un ragazzo in missione, per conto del tennis.
Sinner leader azzurro: “Se restiamo uniti in Davis tra i più forti” (Paolo Rossi, La Repubblica)
[…]. Così Jannik Sinner si scioglie un po’ dopo le fatiche delle Atp Finals e, sorseggiando caffeina (a bocce ferme si può) racconta il suo anno vissuto pericolosamente e chiuso alla grande da numero dieci del mondo. «Aver giocato l’altra sera una partita così, contro il n. 2 del mondo, è stato pazzesco. Con quel pubblico, con il quale ci siamo sostenuti a vicenda. E le luci all’ingresso, il pavimento che tremava sotto i piedi per le vibrazioni della musica…». Alla fine ci dimentichiamo che è un ragazzo di venti anni e lo trattiamo come fosse un veterano: ma per lui tanti tornei sono ancora delle prime volte. «Sono entrato da riserva e sono tornato con lo spogliatoio personalizzato: mi ha fatto impressione, sì». Sono le magie del circuito, le cui paillettes possono abbagliare. «Ma io ho il mio modo di staccare: la mia famiglia, per esempio. Oppure le partite la sera con mio fratello e altri amici a Fortnite, un modo per stare insieme». E combattere la solitudine del tennista, sindrome senza età. «Io, poi, sono andato via da casa a 13 anni. Ma questo volevo, e questo sapevo». Si ripeteva di voler diventare n. 1. «E quello resta il sogno, per il quale mi alleno anche quando sono stanco morto. Sto crescendo, sono un altro». Una vita che gli consente di fare anche qualche gesto d’affetto verso la famiglia, tipo comprarsi dal papà la vecchia macchina per non farla rottamare: «Anche se non guido mai, stando in giro…». Jannik resta un ragazzo senza grilli per la testa: «Le mie vacanze? Cinque giorni. Due li uso per sciare, che mi piace e mi fa bene. Uno porto la macchina in pista per farla rombare, gli altri dormo tutto il tempo…». Ma dovrà attendere, perché la stagione non è mica finita: incombe la Coppa Davis e, proprio ieri, Matteo Berrettini ha gettato la spugna («È inutile dirvi quanto per me questi ultimi giorni siano stati dolorosi e deludenti, tra tutti gli scenari possibili questo sicuramente è quello più difficile da digerire. Ma mi fermo solo per ripartire più forte e per regalare a me stesso e a tutti voi vittorie ed emozioni ancora più grandi») e dunque la leadership passa nelle sue mani. «È dura, ma non ci sono tanti paesi che hanno un gruppo come il nostro, una squadra incredibile, in cui ognuno vuole far bene e se restiamo uniti andrà sicuramente bene. Siamo tutti numeri uno e giochiamo in casa: ci sarà pressione, ma sarà bellissima. E, in fondo, con la pressione ci conviviamo tutti i santi giorni». La buona notizia del giorno c’è: Fabio Fognini e Flavia Pennetta sono ridiventati genitori (di Flaminia): Fabio in campo avrà ancora più energia
Berrettini costretto a fermarsi: niente Davis (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
[…] Ecco Matteo Berrettini che, ferito un attimo prima della sfida più prestigiosa, defraudato del premio ai mille sacrifici per qualificarsi fra i primi 8 del mondo, prova disperatamente a rialzarsi. È costretto a gettare la spugna, ma prima di annunciarlo manda un messaggino personale a chi dovrà prendere il proprio posto: Jannik Sinner nel singolare delle prime Atp Finals in Italia e poi Simone Bolelli per la coppa Davis, sempre all’AlpiTour di Torino. […] Ecco un ego spiccato e fortissimo che si esalta in una squadra azzurra allargata. Così Berrettini esce ancor più a testa alta dall’ennesimo infortunio agli addominali che lo taglia fuori dalla duplice passerella di Torino di fine novembre a metà esordio contro Zverev e prima del via, il 26 contro gli USA, il 27 contro la Colombia, sulla strada dei quarti del 29 contro Australia, Croazia o Ungheria, e quindi della fase finale a Madrid. ABBRACCIO INSTAGRAM Un uomo non ha paura di dire: «Ho sbagliato» e «Mi dispiace». O di mettere a nudo il suo cuore (via Instagram): «Ciao a tutti, quello che sto per scrivere è l’ultima cosa che avrei voluto comunicare per concludere la miglior stagione della mia carriera. E sta *** to un anno fantastico, pieno di emozioni, vittorie, sconfitte dolorose e purtroppo infortuni. Proprio questi ultimi sono la ragione per la quale non potrò partecipare alla coppa Davis di quest’anno. È inutile dirvi quanto per me questi ultimi giorni siano stati dolorosi e deludenti, tra tutti gli scenari possibili questo sicuramente è quello più difficile da digerire. Mi fermo, si, ma solo per ripartire più forte e per regalare a me stesso e a tutti voi vittorie ed emozioni ancora più grandi. La nostra Squadra è una delle più forti mai schierate e sono sicuro che porterà molto in alto i colori della nostra bandiera. Il mio 2021 finisce con tanti rammarichi ma guardandomi indietro non posso che essere orgoglioso del cammino che ho fatto, quindi grazie a tutti Voi, al mio Team e alla mia Famiglia, per il supporto, il tifo e per le innumerevoli parole che avete speso per complimentarmi o co- me negli ultimi giorni, per tirarmi su. Grazie, Mat». BENVENUTA, FLAMINIA L’arrivo della terzogenita di casa Fognini, Flaminia, aiuta Filippo Volandri, nel delicato esordio da capitano, «senza il giocatore più forte», come sintetizza Diego Nargiso, già uomo-Davis, oggi talent tv. Perché papà Fabio ha raggiunto mamma Flavia (Pennetta) a Barcellona e parteciperà regolarmente al raduno con Sinner (subito chiamato a essere leader di questa squadra al debutto in nazionale), Sonego, Musetti e Bolelli. «Con Berrettini la squadra era fortissima, così è sempre una grande squadra. Bolelli era il primo dopo gli 8 doppisti delle Finali Atp, forse è anche più forte del 2005 quando vinse gli Australian Open insieme a Fognini», puntualizza l’altro ex azzurro Giorgio Galimberti, anche lui opinionistaTV. «Dovendo giocare il doppio magari sull’1-1, mezz’ora dopo il secondo singolare, è meglio avere due freschi, come gli USA con Ram e Sock», suggeriscono i due ex. E così la squadra torna sulla ribalta in questo tennis italiano sempre più coeso e si trasferisce dai tornei, dove giocatori e tecnici stanno spesso insieme dentro e fuori del campo, e diventa la nazionale che punta all’impresa. Per Berrettini.
Berrettini salta anche la Davis. Sonego titolare, Bolelli in doppio (Stefano Semeraro, La Stampa)
Dopo il ritiro traumatico alle Finals, Matteo Berrettini deve rinunciare anche alla Coppa Davis. Per l’Italia, che venerdì e sabato prossimo sarà impegnata sempre a Torino nel girone eliminatorio contro Usa e Colombia, il quarto di finale e le eventuali Final Four di Madrid restano a portata. Ma la sfida si complica. «È l’ultima cosa che avrei voluto comunicare per concludere la miglior stagione della mia carriera», ha postato Berrettini sui suoi profili social. […]. Filippo Volandri, ds della Fit e capitano di Davis ha convocato al suo posto il 36enne Simone Bolelli, usato sicurissimo in doppio (è n.26 di specialità) : quest’anno ha vinto 3 tornei – 8 in carriera – e raggiunto i quarti a Wimbledon. Simone ha vinto anche uno Slam agli Australian Open nel 2015, in coppia con Fabio Fognini – che ieri Flavia Pennetta ha reso per la terza volta papà: è nata Flaminia – e la coppia potrebbe essere ricostituita per l’occasione. Un tandem affiatato che potrebbe risultare utile contro la temibilissima coppia colombiana Cabal-Farah, protagonista in questi giorni alle Finals. «Matteo è distrutto – ha spiegato Volandri – ha perso i suoi due obiettivi di fine stagione. Convocarlo non avrebbe senso, non è a posto e non sarebbe allenato, ora deve pensare a recuperare dall’infortunio». Bolelli si aggiunge quindi a Sinner, Fognini, Sonego e Lorenzo Musetti, in una squadra che peraltro può contare su altri possibili accoppiamenti (Fognini-Musetti, Sonego-Fognini ). Si tratterà soprattutto di capire a chi `Filo’ affiderà il ruolo di secondo singolarista a fianco di Jannik, se al servizio potente e alla voglia matta di esordire davanti al pubblico di casa del torinese Lorenzo Sonego (n.27 Atp), o all’esperienza di davisman di Fabio Fognini (n.37), reduce peraltro da una stagione molto complicata. Il match chiave del girone sarà quasi certamente quello contro gli Usa di capitan Mardy Fish, che ha a disposizione un singolarista in grande forma come Taylor Fritz (n.23 Atp), i due giganti John Isner (24) e Reilly Opelka (26) e un doppio rodatissimo formato da Jack Sock e Rajeev Ram. In palio per la prima qualificata il passaggio ai quarti contro la prima dell’altro girone torinese formato da Croazia, Australia e Ungheria.
Rassegna stampa
Non è solo uno Slam (Crivelli). Sinner e Fognini Parigi come ci piaci (Ercoli). Cocciaretto firma l’impresa (Giammò). Fognini dà spettacolo a Parigi (Azzolini). Sinner domina (Strocchi). Fognini show (Martucci). Dalla Errani a Fognini: terra senza età a Parigi (Tiseo).
La rassegna stampa di martedì 30 maggio 2023
Non è solo uno Slam Parigi mette in palio la corona di Alcaraz (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Una normale giornata in ufficio, che si complica soltanto nel terzo set, quando il titano e il gigante si rilassano dopo la gita di piacere e allungano la fatica, fino a rischiare un quarto set che avrebbe pesato inutilmente sulle gambe in un torneo di cui giustamente vorrebbero vivere l’apoteosi. Novak Djokovic e Carlos Alcaraz approdano dunque in scioltezza al secondo turno, perché l’americano di radici serbe Kovacevic e il nostro Cobolli sono germogli troppo teneri per la fame dei mostri. Flavio, che ha un anno in più di Carlitos, per un’ora sembra un bambino impaurito, poi reagisce d’orgoglio fino al 5-5 del terzo set, si prende gli applausi del Lenglen ma nei due game che restano si inchina alla assai differente abitudine del numero uno del mondo a gestire i momenti caldi. […] Già, il primo posto in classifica, che Alcaraz ha rioccupato a Roma e che torna in palio al Roland Garros, coinvolgendo anche Medvedev, il più vincente di stagione, e da lontano pure Tsitsipas, malgrado una fase della carriera non certo smagliante. È il tennis del post Big Four, signori, che apre ventagli di possibilità sconosciuti fino a 5 anni fa. Ovviamente, l’attesissima, eventuale, semifinale tra Carlos e Novak, apparecchiata dal computer che li ha messi dalla stessa parte, pronuncerebbe una parola decisiva nel loro duello, anche se Medvedev si è guadagnato di essere padrone del suo destino se arriva in finale con uno dei due. Intanto il murciano, primo del ranking, preferisce ragionare sul breve periodo: «Mi concentro su un torneo per volta se voglio stare vicino a Djokovic in classifica, anche se essere dove sono è già un privilegio; per me lui è il migliore al mondo. Non posso permettermi di abbassare la guardia. Anche se penso che il primo avversario sia dentro di noi: ogni giocatore deve per prima cosa controllare se stesso e le proprie emozioni, quindi giocare contro l’avversario. In ogni momento un tennista deve saper prendere la decisione corretta ed è molto difficile, perché hai poco tempo tra un punto e l’altro». […] Ma in materia, Alcaraz è decisamente più preparato di quanto raccontino i suoi vent’anni: «Quando ero più piccolo, in campo ero completamente diverso. Ero spesso arrabbiato, lanciavo racchette, mi lamentavo. Poi ho imparato a controllare le mie emozioni. Il mio sogno è di diventare il più forte di sempre. So che è un obiettivo molto ambizioso, ma non ho paura di provarci: farò il possibile». Intanto il Djoker gli porta già il rispetto che si deve ai più grandi: «Carlos mi piace per come si gestisce dentro e fuori dal campo, porta energie nuove nel tennis, una bella personalità e ha meritato di tornare numero uno. Ma è anche Il mio obiettivo, insieme agli Slam, perché la continuità sul lungo periodo è la qualità migliore dei campioni». Che la corsa abbia inizio.
Sinner e Fognini Parigi come ci piaci (Lorenzo Ercoli, Il Corriere dello Sport)
Al Roland Garros è esordio da manuale per Jannik Sinner. Eccessivi, almeno in prima istanza, gli allarmismi che hanno seguito la sconfitta di Roma contro Francisco Cerundolo. Nella vittoria d’esordio per 6-1 6-4 6-1 sul francese Alexandre Muller è stata netta l’impronta dell’altoatesino, che in sessione serale ha fatto di tutto per finire in tempi celeri. La prima uscita conferma che a Parigi ci sono potenzialmente le condizioni di terra più adatte al tennis del numero uno d’Italia. In suo favore depongono il quarto di finale del 2020 […] e quanto fatto nel 2022 fino al ritiro per l’infortunio al ginocchio sinistro nel terzo set della sfida di ottavi di finale contro Rublev. Al secondo turno ci sarà Daniel Altmaier, vincente per 6-3 6-4 6-4 contro Marc-Andrea Huesler. Con il tedesco Jannik ha già giocato sulla lunga distanza, allo US Open dello scorso anno, spuntandola per 5-7 6-2 6-1 3-6 6-1 in un primo turno da 3 ore e 35 minuti. […] Se il responso serale dello Chatrier è stato scontato, non è accaduto niente di diverso nel pomeriggio quando Carlos Alcaraz ha trionfato su Flavio Cobolli. Dopo la settimana da favola vissuta a Roma, con l’ingresso in main draw davanti al tifo di casa, il classe 2002 azzurro si è ripetuto al Roland Garros dove si è regalato il primo tabellone principale in uno slam. Per fermarlo sono serviti i colpi del numero 1 del mondo, che in poco meno di 2 ore ha chiusa con lo score di 6-0 6-2 7-5. Da una parte lo spagnolo, al pari di Sinner, non si è portato nessuno strascico della delusione capitolina e da subito ha imposto i ritmi folli ai quali ci ha ormai abituati. Dall’altra Cobolli al primo confronto con un giocatore ed un campo così importante è apparso teso e si è sciolto un po’ solo dopo l’ovazione del pubblico francese al primo game vinto per il 6-0 2-1. Il famoso piede dall’acceleratore è stato leggermente alzato solo nel terzo set, lì dove Alcaraz in alcuni frangenti ha esagerato con dropshot e discese a rete. Il controbreak per il 5-5 è forse l’highlight del match dell’italiano, che due game dopo è stato però costretto ad andare a rete per la stretta di mano. Da una partita proibitiva per classifica e caratteristiche, Cobolli prende il buono dell’esperienza e di uno swing del rosso che certifica i suoi miglioramenti dopo un anno di assestamento che ha seguito l’exploit del 2021. […] Sulla scia del Foro Italico si è presentato in fiducia anche Fabio Fognini, che sotto la Torre Eiffel trova la sua seconda casa tennistica […]. Da antologia il quarto di finale, mai giocato per infortunio, del 2011; quando un azzurro tra i migliori otto di uno slam se non era utopia era una fantasiosa suggestione. «Aliassime avrà avuto ciò che ha avuto, ma vincere 3 set a 0 con un top ten non è mai facile». Rifarsi alle parole di Fabio è il modo più facile per analizzare il 6-4 6-4 6-3 con cui ha spazzato via il numero 10 del mondo. I meriti del taggiasco sono soprattutto nel primo set, dove Auger-Aliassime ha fatto partita alla pari prima di calare per gli evidenti problemi fisici. Questa settimana numero 130 ATP, Fabio per infortunio ha saltato tornei dove storicamente ha costruito una grossa parte del suo ranking. Dalla terra passerà tanto della sua risalita, come conferma la scelta di saltare l’erba e giocare a giugno il Challenger di Perugia. La vittoria di ieri vale solo un +5 in classifica […], ma un successo nel secondo turno contro il terraiolo australiano Jason Kubler, varrebbe quanto meno il rientro in top 120. Giornata negativa per Marco Cecchinato, arresosi per 6-1 6-1 6-3 al classe 2004 Luca Van Assche.
Cocciaretto firma l’impresa. Trevisan ko (Ronald Giammò, Il Corriere dello Sport)
Porta la firma di Elisabetta Cocciaretto la sorpresa più grande della seconda giornata del Roland Garros. Una sorpresa che profuma di vera e propria impresa perché l’italiana, che mai aveva vinto prima d’ora un match nello Slam parigino, è riuscita a battere in due set la ceca Petra Kvitova, n.10 del mondo e testa di serie n.10 del seeding. Ex n.2 del mondo con due titoli di Wimbledon in bacheca, la ceca è giocatrice che nonostante le due semifinali colte in carriera al Roland Garros intrattiene da sempre un rapporto con la terra rossa fatto di alti e bassi. E brava si è dimostrata l’azzurra n.44 del mondo, vincitrice di un titolo meno di due mesi fa in Messico sul circuito Challenger, ad esplorarne fin da subito tenuta e dimestichezza. Più agile e brevilinea della rivale, Cocciaretto ha variato nel gioco rubando il tempo alla sua avversaria costringendola di sovente all’errore. «E la vittoria più bella della mia carriera», ha dichiarato radiosa sul Lenglen l’azzurra a fine match. Ed è un successo, che oltre all’intelligenza con cui è stato conquistato, premia anche un carattere che in prossimità del traguardo ha saputo tenere a bada nervi e ultimi ruggiti di una Kvitova che, fallosa e prevedibile con le seconde palle, solo con l’orgoglio ha provato a rimanere aggrappata al match. […] Un orgoglio che non è bastato invece a Martina Trevisan, semifinalista dell’ultima edizione ed eliminata ieri al primo turno dall’ucraina Elina Svitolina. Arrivata a Parigi un anno fa sulla scia di un titolo vinto pochi giorni prima a Rabat, stavolta il Marocco le è stato fatale lasciandole in eredità un infortunio al polpaccio che le è costato il ritiro dal suo quarto di finale. La toscana ha trovato inoltre in Svitolina la peggior avversaria tra quelle che potevano toccarle in sorte al primo turno. L’ucraina ha infatti trascorsi da n.3 del mondo che né la maternità vissuta lo scorso ottobre né l’anno d’assenza dal circuito son sembrati annacquare più di troppo. Il titolo vinto la settimana scorsa a Strasburgo le ha regalato un pieno di fiducia in vista del suo sbanco a Parigi. Al resto hanno pensato le motivazioni, anche quelle extra sportive. «Sapevo che sarei tornata fin da quando ero incinta: lo volevo per me e per il mio paese […] Riuscire a regalare alla mia gente e ai bambini questi piccoli momenti di gioia può aiutarli a guardare il lato bello delle cose e a divertirsi nonostante l’orribile situazione che stanno vivendo». La sconfitta costerà a Trevisan lo status di n.1 azzurra costringendola a ripartire a ridosso della top50. Un percorso che la toscana ha però già dimostrato di saper compiere e che è ora è chiamata a ripetere già a partire dalla stagione sull’erba.
Fognini dà spettacolo a Parigi – Tutto in famiglia Così Fabio rinasce E batte Aliassime (Daniele Azzolini, Tuttosport)
C’è aria di casa in queste vittorie di mezza stagione che restituiscono a Fabio Fognini voglie ormai sopite e titillano l’orgoglio di un ex ragazzo […] che ritiene di avere ancora un compito, in questo tennis che ha percorso in lungo e in largo per oltre venti anni. Quello di essere il rappresentante, il portavoce, di un gioco ancora capace di esaltare, di scuotere dentro gli appassionati, di meravigliare con tante piccole magie che meritano racconti a volo radente sul mito, là dove l’impossibile assume forme realistiche. Un’impresa familiare, la riscossa posta in atto da Fabio. La stagione era cominciata nella difficoltà più gronde che vi sia, quella di attribuirsi un ruolo, per sentirsi ancora competitivo ed evitare di finire nel tritatutto di questo tennis che mescola randellate a colpi proibiti. Fabio ha chiesto aiuto a Corrado Barazzutti, e l’ha ottenuto dai Masters della primavera americana. Ha voluto con sé Flavia, che è consigliera innamorata ma le cose gliele dice in faccia. Non ha rinunciato ai figli. Le foto della festa romana con il giovane Federico tra le braccia, hanno fatto il giro del mondo. Quando le risposte non arrivano, solo chi ti conosce meglio e ti vuole bene in un modo che non è lecito discutere, ha il potere di saldare in un racconto unico, firmato con affetto a più mani, tutti i risvolti positivi. «È vero, la chiave familiare esiste in questa fase della mia carriera, e devo a essa molto del positivo che ho tirato fuori. Con Flavia però siamo convinti che tutto vada fatto nel modo giusto. Abbiamo tre figli, e tutti insieme, noi, i nonni, Corrado e il team potremmo riempire il vagone di un treno. Chi fa il mio mestiere sa che vi sono momenti in cui la testa, le emozioni, devono riposare. Quando ho portato con me Federico nel giro di campo ero felice e sentivo la sua eccitazione, è stato un bel momento e avevo voglia di condividerlo con lui. Non so se la cosa si ripeterà tanto presto, il nostro mestiere vive anche di silenzi, di momenti introspettivi, e necessita di un misurino per determinare in ogni momento le giuste formule. Però, è vero, quando mi è sembrato di aver toccato il fondo, la spinta che ho ricevuto dalla mia famiglia è stata potente e necessaria». Ha battuto Murray e Kecmanovic a Roma, con Rune non è andata come voleva e se ne dispiace, «a me non piace troppo il gioco che praticano questi ragazzi, ma non mi dispiace incontrarli, credo sia interessante anche per loro. Con Rune ero cotto dalla stanchezza e dalle emozioni. Peccato». Ma ha ripreso il discorso sospeso a Parigi, sui campi dove ha ottenuto l’unico quarto di finale in uno Slam. «Ora che il tempo è ridotto, e non so quanto ancora potrò darci dentro, il dispiacere per non essere riuscito a firmare con un bel risultato, almeno una prova dello Slam, lo avverto più di prima. Ma ho giocato contro avversari speciali, che non lasciavano niente a nessuno». Auger Aliassime viene da un lungo stop, e non è al massimo delle sue possibilità. Fognini lo sa bene e lo sottolinea. Ora affronterà Kubler, questo Roland Garros potrebbe diventare davvero interessante. Ma i conti Fabio li fa con se stesso, ormai, e l’interesse va sulla prova in sé, sulle buone sensazioni che continua a ricevere dal suo tennis ritrovato. Gli chiedo se anche lui ritenga il tennis ligure, di cui è il capostipite moderno, il più rispettoso delle antiche regole, delle tradizioni che lo rendono anche nella veste attuale, un gioco di grande efficacia e insieme di estrema pulizia stilistica. Gli ricordo che sono tre, al momento, le vittorie di scuola ligure in questo Roland Garros. La sua, quella di Musetti con Ymer e quella di Arnaldi con Galan […]. «Qualcosa di vero c’è, ma certe liaison è più facile evidenziarle dall’accostamento tra il mio tennis e quello di Musetti, che a me pace moltissimo. Anche Arnaldi è in gamba, ma come taglia fisica è già portato a provare colpi in parte diversi dai nostri. Ha più servizio, ad esempio…Sono ragazzi di valore, mi fa piacere che ci sia un buon rapporto fra noi. Anche se io vengo davvero da un altro tennis, nel quale s’insegnava a entrare nella testa degli avversari. Oggi s’insegna prima di tutto a non farli pensare. Ma io non ci riesco a non pensare. Ho passato una vita con psicologi dello sport, e ho lavorato a lungo su me stesso». Poco importa. La differenza la fanno gli applausi del pubblico. Ieri, terzo set, su una palla corretta dal nastro che Auger Aliassime ha potuto appoggiare di lato, Fabio si è prodotto in uno scatto da autentico centometrista, gettandosi quasi in tuffo sulla sfera. Nel farlo si è accorto che la palla probabilmente l’avrebbe raggiunta, ma non avrebbe poi avuto la forza per trasformarla in punto. Allora ha pensato di giocare un colpo nuovo, lì per lì, colpendo la palla con una torsione accentuata del polso e un disegno simile a una giravolta. Lo stadio gli ha tributato cinque minuti di applausi sinceri. Quattro vittorie italiane, poi la prima sconfitta. Cobolli contro Alcaraz. Dite, avrebbe potuto fare di più? La punizione nei due set iniziali è stata severa, poi Flavio è riuscito a far gioco e ha costretto lo spagnolo ad allungare il set. Non una brutta prova. Battuto e promosso, Cobolli ne è uscito rinfrancato.
Sinner domina Che impresa Cocciaretto (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Mentre su Parigi calavano le prime ombre della sera sugli spalti dei campi principali del Roland Garros sventolavano alte la bandiere verde-bianco-rosse. Se l’affermazione in tre set sul “Philippe Chatrier”, senza particolari paterni, per rompere il ghiaccio ed entrare in modalità torneo, di Jannik Sinner, n.9 del ranking mondiale e 8 del seeding […], sul francese Alexandre Muller […] rientra nella norma vista la differenza di velocità e pesantezza di palla tra i due, ha i contorni dell’impresa di giornata quella compiuta poco prima da Elisabetta Cocciaretto. Sul palcoscenico del “Suzanne Lenglen” la 22enne di Fermo […] ha infatti eliminato, in un’ora e 27′ di partita, la ceca Petra Kvitova, 33 anni, n.10 della classifica mondiale, due volte trionfatrice a Wimbledon […] e due volte semifinalista all’ombra della Torre Eiffel […]. «È stato un onore giocare su questo campo e con una campionessa che è stata uno dei miei idolo […]. Da italiana mi piace tanto giocare sulla terra, voglio dedicare questa vittoria alla famiglia del mio coach Fausto Scolari perché se ottengo questi risultati è anche merito suo». Al sorriso della marchigiana […] fa da contraltare invece la delusione di Martina Trevisan, che a distanza di dodici mesi da una semifinale da favola deve salutare subito lo Slam su terra. A sbarrarle la strada a l’ucraina Elina Svitolina, fresca vincitrice del titolo a Strasburgo dopo essere rientrata nel tour ad aprile dopo un anno di stop per la maternità […]. Tornando al torneo maschile, è stato un esordio sul velluto anche per Novak Djokovic. Per la prima volta dal 2018 non ha il n.1 accanto al suo nome, ma è l’ultima delle preoccupazioni per il 36enne di Belgrado che punta al 23° trofeo Slam per restare da solo in vetta alla graduatoria dei più titolati di sempre nei major. Non poteva rappresentare un reale pericolo lo statunitense Aleksandar Kovacevic, n.114 Atp, alla seconda partita nel circuito maggiore, che si è trovato a condividere il campa con il suo idolo 18 anni dopo aver tifato per lui, al 1° turno degli US Open 2005 contro Gael Monfils, ed essersi fatto scattare una foto insieme al termine di quel match. La condizione fisica, in particolare del gomito destro, era quel che più interessava verificare a Djokovic e la risposta è stata confortante. Anche a livello di numeri: 41 vincenti, tra cui 10 ace, dato significativo in una giornata ventosa, e nessun timore nello scendere a rete, raccogliendo il 73% dei punti. Superando Kovacevic, il campione serbo ha colto il 16° successo in nove partite sulla terra rossa nel 2023. Nole affronterà al 2° turno l’ungherese Marton Fucsovics […].
Fognini show: «Vivo giorno per giorno» (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Dopo il 5-0 di domenica, l’Italia del tennis chiude 3-3 la seconda giornata al Roland Garros. La piccola, volitiva, 22enne di Ancona Elisabetta Cocciaretto sfrutta la terra rossa e anche grinta, corsa, tattica e servizio per neutralizzare la palla pesante di Petra Kvitova, differenza di esperienza, qualità e classifica […], eliminarla per 6-3 6-4 e promuoversi contro la qualificata svizzera Waltert. «È la mia vittoria più grande: sul Suzane Lenglen, contro un mio idolo, la mia prima contro una top 10». Poi Jannik Sinner chiude la giornata sullo Chatrier dominando da pronostico il Muller francese per 6-1 6-4 6-1. Al secondo turno torva il tedesco Altmaier: agli US Open di settembre l’ha battuto al 5° set, ed è in vantaggio 70 posti in classifica […]. Vale tanto per il morale, il 6-4 6-4 6-3 di Fabio Fognini su Felix Auger Aliassime. Il 22enne canadese, sia pur menomato, è il numero 10 del mondo, e il veterano azzurro, a 36 anni, nell’esaltare il pubblico con il suo talento, vede uno spiraglio dopo tanti problemi fisici e la discesa al 130 del mondo: «La mia carriera è agli sgoccioli, non so quanti Roland Garros giocherò ancora, potrebbe anche essere l’ultimo. Intanto sono contento di poter giocare un altro match nel mio Slam preferito. Vivo giorno per giorno». Incrocia l’australiano Kubler, non certo un asso della terra come il re di Montecarlo 2019. […] I primi favoriti Djokovic e Alcaraz, si distraggono nel terzo set contro Kovacevic e Stefano Cobolli: Nole allunga il match 6-3 6-2 7-6, Carlitos da 6-0 6-2 5-3 e match point si fa agganciare sul 5-5, poi chiude 7-5. Il ventenne spagnolo e il 21enne italiano sono il manifesto di un tennis col sorriso, di due felici di esserci, con il romano che, sotto 0-6 0-2, festeggia col pubblico il primo game come se avesse vinto la partita contro quell’iradiddio di potenza e cambi di ritmo. Perdono male due ex semifinalisti italiani a Parigi. Martina Trevisan, forse preoccupata dai punti in classifica da difendere di 12 mesi fa, non entra mai in partita e cede 6-2 6-2 all’ex numero 3, Svitolina, neo signora Monfils e neo mamma. Marco Cecchinato crolla peggio, per 6-1 6-1 6-3, contro il gioiellino di Francia, il 19enne Van Assche, al primo Major, con rovescio al bacio ma forse non abbastanza centimetri d’altezza. Oggi, contro pronostico, i qualificati Vavassori-Kecmanovic e Zeppieri-Bublik, e le ragazze Paolini-Cirstea e Bronzetti-Jabeur.
Dalla Errani a Fognini: terra senza età a Parigi (Giandomenico Tiseo, Il Giornale)
Lampi di classe e una dedica speciale. La stagione della terra rossa è giunta al suo culmine e il Roland Garros ha aperto le proprie porte già da qualche giorno. In casa Italia, quelli della vecchia guardia hanno fatto vedere di esserci e non c’erano di certo queste attese. Il riferimento è a Fabio Fognini e a Sara Errani. Il ligure aveva avuto in sorte la testa di serie n.10 del tabellone, il canadese Felix Auger-Aliassime. Sulla carta si poteva pensare a un impegno fuori dalla portata per il Fognini attuale, con tanti dubbi legati al suo fisico. Tuttavia, ieri, i pezzi del puzzle erano tutti al loro posto e il tennis dell’italiano è stato scintillante: 6-4 6-4 6-3. Indubbiamente, Auger-Aliassime non era al massimo, visto il suo avvicinamento con problemi alla spalla, ma i meriti del giocatore di Arma di Taggia sono evidenti. «Sicuramente è una sorpresa che io sia ancora qui. A 36 anni, non so quanti Roland Garros giocherò ancora, ma grazie a tutti! Sono vecchio e fortunato, perché gioco con dei giovani fortissimi. Sono felice di essere al secondo turno», ha dichiarato Fognini a caldo. Per Sarita, finalista nel 2012 a Parigi, un’affermazione contro la svizzera Jil Teichmann […] per 3-6 6-4 6-4. Una vittoria con il cuore, trovando dentro di sé la forza di imporsi rispetto a un’avversaria quotata, pensando a chi non c’è più: «Partita difficile, in una giornata difficile. È venuta a mancare mia nonna, mi sono svegliata con questa notizia. Lei guardava tutte le mie partite, ovviamente questa vittoria è per lei. È difficile essere lontano da casa quando succedono queste cose, lontano dai miei, da mia mamma. Mi dispiace da un lato esser qua», aveva detto domenica sera la Errani. Non solo vecchia guardia. Ieri sera il giovane Sinner ha esordito battendo facilmente in tre set […] il francese Muller. Nulla da fare per Cobolli con Alcaraz […] e Cecchinato con van Assche […]. Tra le donne impresa della Cocciaretto con la top ten Kvitova: 6-3, 6-4. Fuori la Trevisan con la Svitolina: 6-2, 6-2.
Rassegna stampa
Roland Garros al via (Bertolucci, Azzolini, Martucci, Semeraro). Gioia Bronzetti, a Rabat il primo titolo WTA (Giammò)
La rassegna stampa di domenica 26 maggio 2023
Parigi ora è un rebus (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Siamo pronti ad immergerci nel fascino di Parigi e del regno della terra rossa. È tempo di Roland Garros, il secondo Slam stagionale, quello che richiede una preparazione atletica superiore alla norma e che finisce per esaltare le doti dei grandi maratoneti, purché dotati di talento. L’assenza di Rafa Nadal dopo 18 anni apre il ventaglio dei possibili protagonisti, perché l’assenza di colui che ha alzato per ben 14 volte la Coppa dei Moschettieri toglie al torneo parigino il punto di riferimento sicuro, íl rifugio certo di ogni pronostico. Gli appuntamenti di antipasto sul rosso europeo hanno senza dubbio consolidato delle gerarchie, ma due settimane intense e la fatica fisica e mentale delle partite tre su cinque possono sempre celare delle insidie. Malgrado l’avvicinamento al Roland Garros non sia stato brillante, credo che Novak Djokovic vada considerato il primo favorito. Ha l’esperienza per gestire il logorante cammino di un torneo del genere e la mancanza di Nadal fornisce carburante aggiuntivo alle sue ambizioni: l’11 giugno, giorno della finale, potrebbe ritrovarsi da solo al comando della classifica degli Slam con 23, senza dimenticare che il traguardo del Grande Slam, fallito d’uno soffio due anni fa, rimane in testa ai suoi sogni. L’incognita, ovviamente, riguarda le condizioni del gomito destro sofferente e l’eventuale necessità, per Nole, sceso al numero 3 del mondo, di battere i primi due giocatori della classifica per aggiudicarsi il torneo. A Barcellona e Madrid, vinti in carrozza, Alcaraz ha mostrato di poter trattare la terra rossa come un dominio personale. A Roma si è limitato a timbrare il cartellino per tornare n.1 del mondo, e le quasi due settimane di riposo successive ci restituiranno sicuramente un giocatore al massimo della forma. Con la ritrovata freschezza atletica, la sua completezza tecnica potrebbe esaltarsi, ma lo spagnolo dovrà essere capace di gestire la pressione del primo Slam affrontato da numero uno dei mondo […]. La vittoria agli Internazionali non può essere certo archiviata alla voce fortunato incidente di percorso: a Roma Danill Medvedev ha dimostrato di aver finalmente appreso l’arte del gioco e dei movimenti sulla terra. Del resto, più che di idiosincrasia tecnica, si trattava soprattutto di un blocco mentale. È vero che il rosso probabilmente non sarà mai la sua superficie d’elezione, però le sue enormi doti in difesa, la capacità di far giocar male gli avversari e la fiducia incamerata con gli eccezionali risultati di questo scorcio di stagione lo inseriscono senz’altro nel ristretto novero dei favoriti. […] Sinceramente, ero convinto che Tsitsipas sarebbe arrivato a Parigi con almeno un titolo importante sulla terra: ci andato vicino a Barcellona, ma come ormai è una costante nella sua carriera, gli manca sempre un centesimo per arrivare a un euro. Eppure, per le sue caratteristiche tecniche, non si può non inserirlo tra possibili contendenti al titolo. Sul suo stesso piano, però, metto il ragazzino terribile Rune, anche se resta da verificare sul campo la resistenza alle due settimane: tuttavia per talento e personalità non mi stupirei di vederlo compiere un lungo cammino nel torneo. Dopo la prova opaca a Roma, Sinner è chiamato a un rapido riscatto, per il quale possiede senza dubbio tutte le qualità. Per una volta, il sorteggio sembra dargli una mano, ma sarà fondamentale per Jannik non sprecare energie preziose nelle prime uscite, magari complicando partite già vinte. L’obiettivo sono i quarti contro Medvedev […]. Quanto a Musetti, Parigi è l’occasione per dimostrare che sulla terra il suo gioco vario e spumeggiante può impensierire ogni avversario, ma il sorteggio non è stato così benevolo: Norrie al terzo turno è un osso duro e poi gli ottavi con Alcaraz farebbero tremare i polsi. […]
Alcaraz e Sinner, le stelle più attese all’esame rosso (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Il ritorno di Carlos Alcaraz nel triangolo più famoso del tennis su terra rossa, là al Bois de Boulogne, serrato tra Avenue de la Porte d’Auteuil e il Boulevard dedicato all’antico comune cui la Porta dava accesso, vive delle stesse attese che 18 anni fa – era il 2005 – quella stessa Francia innamorata di tutto ciò che di magico, e di sorprendente o improponibile si possa architettare con una racchetta, aveva riservato a Rafa Nadal. Tra i due, il campione uscente e il favorito subentrante, stabilito che esistano attinenze ma non vere e proprie somiglianze tennistiche come aveva avallato una stampa spagnola mossa dal frettoloso entusiasmo con cui di norma si sparano le balle più grosse, corre però un filo comune. Quello che il pubblico stesso ha finito per tendere tra l’uno e l’altro, avvicinandoli proprio per la loro capacità di accendere la miccia a colpi che lasciano di stucco. Al solo osservare Alcaraz, pare s’ingeneri un forte bisogno di imitazione, uguale a quello che muoveva Nadal. Una necessità in qualche modo simile alla “sindrome da Cavalcata delle Valchirie” molto ben descritta da Woody Allen.. . «Ogni volta che ascolto il terzo atto dell’Opera di Richard Wagner avverto la necessità di invadere il giardino del mio vicino di casa». Allo stesso modo, i colpi di Carlos, come quelli di Rafa a suo tempo, finiranno in tutti i circoli di Parigi, a uso e consumo di tutti gli appassionati che vogliano scoprire come trasformarsi da tennisti in artificieri della domenica. Eppure, non è la prima volta che Alcaraz gioca al Roland Garros. E sebbene la sua conquista sia giunta – alla stessa età, 19 anni, in cui Rafa vinse Parigi – sul cemento degli US Open, i francesi, e certo anche gli spagnoli, sono convinti che saranno questi i campi del futuro impero di Carlos. L’anno scorso lo videro in una versione non ancora compiuta, poco consapevole della sua forza. Rischiò tanto in secondo turno con Ramos Vinolas, che lo costrinse al quinto set, poi dette il meglio con Korda e Khachanov, ma non con Zverev, che aveva sconfitto in finale a Madrid. Usci nei quarti, lasciando la sensazione chiara che i campi di terra rossa più lenti, non siano adeguati al suo tennis di strappi e rincorse. È da queste osservazioni che Alcaraz è chiamato a riprendere il discorso. E dovrà mostrare altro, se vorrà essere il campione di oggi o dei futuri Roland Garros. «Vergo da un periodo molto intenso. Non ho giocato a Melbourne, dove ero convinto di poter fare bene, ma poi ho ottenuto risultati importanti, a parte Roma, dove pero ho ripreso la vetta della classifica. Ho avuto dei giorni di riposo imprevisti, sono stato un po’ in famiglia, ne sentivo il bisogno. Poi ho ripreso gli allenamenti, che tra una partita e l’altra ero stato costretto a trascurare. Sono qui per giocarmela al meglio. Riposato e pronto a gettarmi nella mischia», ha detto nella prima conferenza stampa parigina, dopo essersi augurato di vedere Nadal presto in campo, ed essere al suo fianco su questi stessi campi per i Giochi 2024. «Io e lui in doppio, sarebbe magnifico». Primo avversario Flavio Cobolli. […] Flavio è alla sua prima qualificazione in uno Slam, e sta crescendo. Vale i primi cento, e questo è l’obiettivo del 2023. Alcaraz ha un altro passo, ma con gli italiani non si è mai trovato a proprio agio. Le ha prese da Berrettini e da Sinner, e ha rischiato di brutto anche con Zeppieri l’anno scorso nei quarti di Umag. Flavio ha intenzione di fare bella figura. «L’idea di sfidare il numero uno sul Centrale, mi dà forza. In fondo, si gioca a tennis per avere queste opportunità, no?». E’ un’Italia di molte risorse, ma stretta a doppio filo a Sinner, alla sua voglia di far bene, che non manca mai. Anche su di lui e il suo tennis, pero, pendono gli stessi dubbi che si coagulano intorno ad Alcaraz, e cioè che si trovi meglio sui rimbalzi regolari e veloci di una superficie in cemento. «Mah, su questi campi mi sono trovato sempre bene», risponde, «stavolta vi giungo rilassato e ben preparato. Non guardo mai il tabellone. Preparo le partite tenendo conto dell’avversario, ma senza andare oltre con lo sguardo. C’è un bel gruppo di italiani quest’anno, addirittura nove. Ci manca Berrettini. Ma ha un gran carattere e sono convinto che presto sarà di nuovo fra noi». […] «Non esistono strade facili per giungere al successo. Manca Nadal, ma non altri tennisti considerati tra i più forti. Anche io mi considero in questo gruppo, punto al numero uno, alle grandi vittorie. Credo anche di aver dimostrato di essere forte dentro. Ogni torneo può diventare quello della grande impresa, lavoro per questo. Intanto, voglio andare alle Finals di Torino. Sono messo bene in classifica. Sta a me continuare così».
Parigi al via. Sinner: voglio diventare numero 1 (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Quarant’anni dopo l’ultima impresa di un francese, con Yannick Noah che domava Mats Wilander, il Roland Garros numero 127 parte oggi sulla terra rossa di Parigi con quasi 50 milioni di euro di premi, nel nome del grande assente, il 36enne spagnolo Nadal, l’infortunato campione uscente e primatista-record 14 volte. In pole position fra favoriti i due ventenni Alcaraz e il danese Holger Rune, quindi l’ultimo dei Fab Four, Djokovic, che s’è spento dopo il 22° trionfo Slam (co-record con Nadal) agli Australian Open di gennaio, lo specialista Tsitsipas, il 21enne italiano Jannik Sinner e due russi, Medvedev, neo campione di Roma, e Rublev, mai protagonista nei Majors. Oggi fanno l’esordio 3 dei 9 italiani: Matteo Arnaldi (n. 109)-Galan (Col, 90), Lorenzo Musetti (18)-Mickael Ymer (Sve, 53) e Lorenzo Sonego (45)-Shelton (Usa, 35). […] Intervistato da Supertennistv, Sinner, confessa: «Se chiudo gli occhi, il mio obiettivo è di andare il più avanti possibile in classifica e come persona. Il sogno è diventare numero 1 del mondo, e darò tutto quello che ho per riuscirci. Poi se non ci arriverò, mi basterà non avere rimpianti, non pensare di non aver dato il 100%». A Parigi, difficile uscire dal trio di favorite Swiatek-Sakalenka-Rybakina, con outsider Krejcikova e Garcia. Oggi debuttano 2 delle 6 azzurre: Giorgi (n. 36)-Cornet (Fra, 50), Errani (70)-Teichman (75).
Senza Federer e Nadal dopo 25 anni (Stefano Semeraro, La Stampa)
Comincia il Roland Garros e, stranissima sensazione, non c’è Nadal. Era dal 2005 che Rafa non marcava visita, dal 1998 che al via non si presentavano né lui né Federer (nel ’99 Roger entrò con una wild card), stavolta il Campeon non ce l’ha fatta a riprendersi dall’infortunio che lo infastidisce dagli Australian Open. L’appello monco certifica la fine di un’epoca, con annesso senso di spaesamento. Chi vincerà? Dopo 14 trionfi del Cannibale, l’ultimo l’anno scorso, non eravamo più abituati a chiedercelo, ma superata la vertigine si aprono prospettive interessanti. I favoriti, anche secondo i bookmaker, sono quattro, guarda caso gli stessi che possono ambire/sperare di ritrovarsi al numero 1 fra due settimane. In ordine di classifica: Carlitos Alcaraz, che n. 1 lo è appena ri-diventato; Daniil Medvedev, l’unico a vincere 5 tornei nel 2023, compreso il primo sulla terra a Roma; Novak Djokovic, che a 36 anni insegue il 23esimo Slam che gli consentirebbe di staccare Nadal; Stefanos Tsitsipas, l’eterno incompiuto ancora alla caccia del primo major. Poi, certo, la meglio gioventù: Holger Rune, i nostri Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, il finalista dello scorso anno Casper Ruud, Felix Auger Aliassime. Dopo anni di quasi dittatura scopriamo uno Slam aperto, programmaticamente incerto, in un tennis che sta scremando la sua nuova classe dirigente ma non ha ancora battezzato un leader maximo – ammesso che sia possibile, fra discontinuità e infortuni agevolati da un groviglio di concause. […]
Gioia Bronzetti, a Rabat il primo titolo WTA (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Quale luogo migliore di Rabat – città “fortezza della vittoria” – per aggiudicarsi il primo titolo in carriera? Per Lucia Bronzetti da Rimini quella di ieri, più che una finale assomigliava a un appuntamento col destino: diabolico tanto nell’individuare la capitale del Marocco quale sede dell’incontro quanto nel metterle di fronte un’avversaria, l’austriaca Julia Grabher, simile per ranking e record stagionale e come lei dalla bacheca ancora sguarnita. Occorreva essere forti. E il percorso fatto nel torneo dall’italiana, da lunedì nuova n.65 del mondo, era di quelli che non potevano certo arrestarsi di fronte aIl’ultimo ostacolo, specialmente dopo una semifinale dominata e vinta in due set contro l’americana Stephens. Momento e condizione avevano, infatti, trovato conferma in un primo set da lei chiuso agevolmente, ma è stato nei successivi due parziali che la riminese ha dato i meglio di sé ribaltando l’inerzia di un match che, complici errori e paure, Grabher era riuscita a riportare dalla sua. Sul 5-4 in suo favore e a due punti dalla vittoria, Bronzetti aveva infatti finito col perdere il servizio due volte regalando il set all’austriaca, cinica nel cogliere al volo l’occasione e lucida nel concretizzarla con un altro break in avvio di terzo set. Scossa e costretta a difendere tre palle break sul 3-1, l’italiana è invece riuscita a inanellare ben quattro game consecutivi ripresentandosi ancora una volta alla battuta per il match inciampando però nuovamente in due gratuiti di troppo. Anziché paralizzarla, la beffa patita poco prima è risuonata invece come un allarme cui la ventiquanrenne ha risposto con maturità aggredendo il servizio della rivale e chiudendo il match nel game successivo alla prima occasione. «Sono felicissima per il mio primo titolo, grazie al mio team: senza di voi non sarei qui oggi», ha dichiarato emozionata l’allieva di coach Piccari a fine match. E lui ha risposto così: «E’ un titolo inaspettato ma era entrata in un buon momento di forma dopo il Foro Italico e Firenze. Bravissima, né la sfortuna e né le difficoltà sono riuscite a scalfire la sua forza di volontà che deve restare il marchio di fabbrica». […]
Rassegna stampa
C’era una volta Rafa. Parigi è in cerca di un nuovo padrone (Azzolini). Tutti contro Alcaraz (Bertolucci, Nizegorodcew).
La rassegna stampa di venerdì 26 maggio 2023
C’era una volta Rafa. Parigi è in cerca di un nuovo padrone (Daniele Azzolini, Tuttosport)
L’addio di Rafa, immediato forse no, prossimo di sicuro, accentua nei tennisti quel senso di libertà che viene dall’essersi sottratti al giogo ventennale, e fa sentire amica la democrazia, che in ambiente agonistico è strumento potente sebbene a nessuno sia dato conoscere le ricadute che potrebbe avere. Il Roland Garros indossa la sua miglior veste “open”, e lo fa con accortezza, distribuendo il tabellone nel modo più appropriato, quasi a dare risalto alle possibilità di ognuno dei più alti in classifica, che poi è il tema conduttore di questa edizione senza padroni. Sbaglierebbero i primi, i più forti, a sentirsi già nei quarti, pronti alle sfide che alla fine risulteranno decisive, ma a colpo d’occhio il sorteggio ha offerto spazi di manovra a dir poco invitanti a ognuno di loro. Per una volta, la lista degli ipotetici quarti di finale, potrebbe davvero assumere forme realistiche, senza causare sin dai primi confronti sul campo, eccessive mortificazioni ai giornalisti che l’hanno veicolata. Quest’anno, per la prima volta, (1) Alcaraz-(5) Tsitsipas, (3)Djokovic-(7)Rublev, (6)Rune-(4)Ruud e (8) Sinner-(2)Medvedev, valgono davvero una piccola scommessa (io non posso farle, voi andateci piano, 5 euro bastano) presso il vostro bookmaker preferito. E’ il primo Roland Garros senza Nadal e Federer, che si sono spartiti le prime due piazze sul rosso fino all’arrivo di Djokovic. Hanno giocato quattro finali, due semifinali e le ha vinte tutte Rafa […]. Djokovic entrò compiutamente in scena nel 2006 e ha condiviso con Nadal dieci Roland Garros, finendo per le terre in otto occasioni. Tre finali, quattro semi e tre quarti. Rafa non fu mai sconfitto in finale, ma lasciò al serbo la semifinale del 2021, nell’anno che sembrava destinato a chiudersi con la conquista del Grand Slam da parte del Djoker. Medvedev la pensava diversamente… Mi è capitato spesso di descrivere i tornei come sorretti da un pensiero, e una personalità, quasi umani. Niente di Animistico nel descriverli così, posso assicurarlo, ma la sensazione che seguano un loro disegno, a volte, non riesco a scacciarla. Così, l’idea che dietro questa abbondanza di democrazia rivolta ai molti iscritti alla lista dei possibili vincitori, vi sia un torneo alla ricerca di una nuova iscrizione al Club degli Imbattibili, in modo da ripristinare rapidamente i termini della disputa come una sfida al più forte, al padrone della terra rossa, che devo dire, bussa con forza nella mia testa. Se fosse vera, la domanda sorgerebbe spontanea… Chi dopo Nadal? In due non hanno paura a dichiararlo apertamente. Anzi, l’hanno già fatto. Alcaraz accogliendo la sconfitta a Roma con l’ungherese Marozsan (battuto nelle qualifiche parigine dal diciottenne cinese Juncheng Shang) come un’occasione per «riposare e prepararmi al meglio per Parigi». E Rune, che ha ringraziato Roma per l’affetto e per averlo preparato al meglio per le fatiche del Roland Garros. Djokovic ha le sue chance, ma a Roma è sembrato parecchio lontano dalla forma migliore. Medvedev ha vinto gli Internazionali e mostrato un tennis che può funzionare bene anche a Parigi. Sinner è in quinta posizione, come Tsitsipas, Ruud e forse Rublev. Pronti ad approfittarne, ma di un tanto sotto gli altri. Alcaraz ha Musetti (subito contro Ymer) o Norrie negli ottavi. Tsitsipas chiederà il via libera ad Auger-Aliassime, che in primo turno affronta Fognini. Djokovic potrebbe ritrovare Cecchinato (al via con van Assche, diciottenne francese) o Davidovich-Fokina in terzo turno, Hurkacz negli ottavi, ma sta meglio di altri e punta dritto alle semifinali (contro Alcaraz). Nell’altra metà del tabellone, Rune vede una semifinale con Medvedev. Sinner comincia contro Muller, ma prima di Medvedev potrebbe incrociare Zverev negli ottavi. Tra gli altri italiani, Sonego ha un pessimo avvio contro Ben Shelton, e in caso di vittoria troverebbe Humbert o Mannarino con la Francia intera, sul proprio cammino. Vavassori e Zeppieri, già promossi nelle qualifiche (in attesa di Cobolli), attendono l’assegnazione di un posto in tabellone. Poi le ragazze. Sarebbe interessante se la sfida in atto tra Swiatek e Sabalenka trovasse in finale l’approdo conclusivo. […]
Tutti contro Alcaraz (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Niente sarà mai più come prima al Roland Garros. Non trovare ai nastri di partenza il re della terra battuta che ha alzato il trofeo per ben 14 volte non può lasciarci indifferenti. Rafael Nadal ha provato in tutti i modi a tornare a giocare nel suo regno del Bois de Boulogne, ma il suo fisico, provato dalle mille sfide sostenute, ha detto no. Rafa sul rosso e ancor di più sulla lunga distanza era praticamente imbattibile e toglieva il gusto di pronosticare il vincitore. L’amarezza dei tifosi per l’assenza dello spagnolo sarà comunque bilanciata dal sospiro di sollievo dei colleghi che, finalmente, potranno affrontare le due settimane parigine con prospettive più accattivanti. A partire proprio dal nuovo numero uno mondiale Carlos Alcaraz. Il passo falso di Roma non può sminuire le credenziali di Carlos che, seppur molto giovane, possiede la personalità, II bagaglio tecnico e la gagliardia fisica per disimpegnarsi a dovere. Le quasi due settimane di riposo lo avranno certamente ritemprato, il numero uno nuovamente raggiunto rappresenterà una motivazione in più ma allo stesso tempo lo sottoporrà a pressioni enormi che dovrà essere in grado di gestire mentalmente. La vittoria al Foro Italico e una parte di tabellone meno affollata da nomi pesanti hanno intanto prepotentemente alzato le quotazioni di Daniil Medvedev. Se il russo è stato in grado di domare i campi lenti e le palle pesanti del torneo romano, dovrebbe essere in grado di destreggiarsi a dovere su quelli più rapidi di Parigi. Finalmente adesso dimostra di aver digerito anche la superficie più ostica grazie all’intelligenza tattica e alla tenacia nel voler tornare in alto nel ranking. Lo scivolamento al terzo posto in classifica di Nole Djokovic ha procurato uno sbilanciamento nel tabellone e più precisamente nella parte superiore: il Djoker troverebbe eventualmente Alcaraz già in semifinale, l’ipotesi peggiore per lui. Il campione serbo viene da un periodo avaro di successi e approda al Roland Garros con poca fiducia e un gomito che non mette giudizio, ma se c’è un giocatore nel lotto degli iscritti capace di gestire e risolvere i problemi più complessi e sicuramente lui. Ha puntato la stagione sul raggiungimento del Grande Slam e, dopo aver vinto la prima tappa in Australia, non vorrà di certo farsi sfuggire la seconda e di conseguenza il grande sogno, sfuggito per una sola partita nel 2021. La sfrontatezza di carattere non preclude a tutti noi di ammirare le enormi qualità tecniche e fisiche di Holger Rune. Solo la giovane carta d’identità e la scarsa esperienza potrebbero tarpare le ali al danese dalla debordante personalità. Tsitsipas e Rublev dovranno sgomitare parecchio per farsi largo in mezzo a una concorrenza molto agguerrita. In partenza non conosco sorteggi favorevoli nei tornei importanti, ma in particolare nei tabelloni a 128 si possono liberare spot che al momento della compilazione sembravano impossibili da raggiungere. L’importante è farsi trovare pronti nel momento in cui la strada dovesse presentarsi meno impervia. Questo potrebbe accadere nella parte bassa anche al nostro Jannik Sinner, testa di serie numero 8. Non dovrà però caricarsi di troppe aspettative che irrigidiscono il braccio, tolgono sensibilità e appannano le idee. […]
Tutti contro Alcaraz nell’anno 1 dopo Nadal (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)
L’album più ascoltato fu “Buoni e Cattivi” di Vasco Rossi, l’Oscar per il miglior film andò a “Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re”, mentre la Serie A era stata appena conquistata dal Milan di Shevchenko e Kakà. Nel maggio del 2004 Rafael Nadal, che all’epoca era già un Top 50 ATP non partecipò al Roland Garros a causa della frattura dello scafoide del piede sinistro. Da quel momento, sino a oggi, Rafa non aveva mai saltato il “suo” torneo. Nel frattempo Carlos Alcaraz aveva appena spento la prima candelina. Diciannove anni dopo Parigi è pronta a vivere una nuova edizione senza Nadal. Una sensazione strana, che si respira in ogni angolo dello splendido impianto francese: dalla sala stampa al “Philippe Chatrier” (campo centrale) sino al “Suzanne Lenglen” e, soprattutto, alla Players lounge, dove i giocatori si chiedono chi sarà il prossimo vincitore. Carlos Alcaraz è l’erede designato. Nel circuito ATP e, ancor di più, sulla terra rossa di Parigi. Il paragone, che sia forzato o meno, risulta inevitabile. Rafa aveva compiuto 19 anni da due giorni quando nel 2005 conquistò per la prima volta (alla prima apparizione) lo Slam francese, anche se la vetta del ranking arrivò solamente nell’agosto dei 2008. Ma, in quel caso, c’era un certo Roger Federer a farla da padrone (soprattutto sulle altre superfici) . Carlos Alcaraz al numero 1 è giunto in anticipo. Addirittura da teenager. Oggi, a 20 anni, è il principale favorito per il primo Roland Garros, ma la sensazione è che abbia un margine davvero sottile sui diretti inseguitori, in particolar modo su Djokovic. La pressione dell’erede è una variabile impazzita e il passaggio del testimone è tutt’altro che scontato. Le prove di forza di Carlos Alcaraz nel 2023 sono state impressionanti: sette tornei giocati, quattro trofei alzati al cielo e la miseria di tre match persi su 33 disputati. Ma la sensazione di dominio assoluto, che il miglior Nadal dava sul “rosso”, non è ancora paragonabile al regno di “Carlitos”. I favori del pronostico non sono facili da gestire, soprattutto se gli avversari sono agguerriti, determinati e (almeno alcuni) in grande forma. Lo scorso anno la più grande delusione di Alcaraz arrivò proprio al Roland Garros, quando fu sconfitto in quattro set da Alexander Zverev. Novak Djokovic non arriva a Parigi al top della condizione, ma va considerato che il campione serbo ha ormai come obiettivo solamente i tornei del Grande Slam. In Australia ha vinto e convinto e, nonostante qualche acciacco, la sensazione è che si sia preparato al meglio per alzare il livello proprio al Roland Garros. La nuova classifica ATP che ha visto Djokovic scivolare al terzo posto, ha cambiato le carte in tavola delle teste di serie e la sfida con Alcaraz dovrebbe verificarsi (se non ci saranno sorprese) in semifinale. Una difficoltà in più per lo spagnolo, che dovesse superare l’ostacolo Nole arriverebbe in finale, potenzialmente, con tante energie fisiche e nervose già sprecate. […]