WTA, protagoniste del 2021: Barty, Kenin e Muguruza - Pagina 3 di 3

Al femminile

WTA, protagoniste del 2021: Barty, Kenin e Muguruza

Primo articolo di riepilogo della stagione appena conclusa attraverso le vicende di alcune delle principali protagoniste. In positivo, ma anche in negativo

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Ashleigh Barty - Wimbledon 2021 (via Twitter, @wimbledon)
 

Garbiñe Muguruza, il ritorno
Queste sono state le posizioni occupate da Garbiñe Muguruza nel ranking di fine anno:
2014 n° 21
2015 n° 3
2016 n° 7
2017 n° 2
2018 n° 18
2019 n° 36
2020 n° 15
2021 n° 3

In sintesi, questi numeri delineano l’ascesa, il declino e il ritorno di Muguruza in WTA. Nel 2015, a 21 anni (Garbiñe è nata nell’ottobre 1993), raggiunge la prima finale Slam della carriera: sconfitta da Serena Williams a Wimbledon. Poi negli anni successivi vince due Major: Roland Garros 2016 (sempre in finale contro Serena) e Wimbledon 2017 (in finale su Venus Williams). Le imprese di Parigi e Londra le valgono un record che probabilmente rimarrà ineguagliato: è l’unica giocatrice della storia che vanta nel palmarès Slam vinti in finale contro entrambe le sorelle Williams.

Nel 2017 impreziosisce ulteriormente i propri record grazie al primo posto nel ranking, anche se per sole 4 settimane. In quel momento sta per compiere 24 anni, e tutti pensano stia per vivere la fase migliore e più fruttuosa della carriera. Invece inizia un periodo di declino che si trascina per diverse stagioni.

Le difficoltà coincidono con i momenti più burrascosi della collaborazione tecnica con Sam Sumyk, il coach che l’ha affiancata dall’estate del 2015: i video con i litigi avvenuti durante gli on court coaching diventano virali fra gli appassionati di tennis. Nell’estate 2019 prende la decisione di separarsi da Sumyk e tornare con Conchita Martinez, che già l’aveva affiancata durante l’edizione vincente a Wimbledon.

All’inizio del 2020 i risultati migliorano sensibilmente. Muguruza arriva a un set dal successo all’Australian Open (perde la finale contro Kenin per 4-6, 6-2, 6-2), e sembra avviata a recuperare le posizioni di vertice. Questa volta però ci pensa la pandemia a bloccare il circuito e a rendere tutto più difficile.

Siamo finalmente nel 2021, ancora in Australia. A Melbourne Muguruza conferma che è di nuovo competitiva ai massimi livelli. Di fatto è l’unica in grado di mettere in difficoltà Naomi Osaka. Naomi, lanciata verso il quarto titolo Slam, vince tutti i propri incontri del torneo in due set, a parte quello contro Garbiñe, che la spinge davvero al limite, arrivando anche al match point, prima di arrendersi per 4-6, 6-4, 7-5.

I successivi impegni sul Golfo Persico sono la conferma della ritrovata competitività di Muguruza. Perde in finale contro Kvitova a Doha, e vince finalmente la settimana successiva a Dubai, in finale contro la sorpresa Krejcikova. Garbiñe non conquistava un torneo di tale importanza dal 2017, a Cincinnati. E proprio il successo in Ohio si era rivelato fondamentale per la conquista del numero 1 del mondo.

Torniamo al 2021. Quando la stagione si trasferisce prima sulla terra e poi sull’erba, i risultati di Muguruza scendono di livello. Per ritrovarla al meglio occorre attendere l’estate americana sul duro. Inizialmente per due volte Krejcikova si prende la rivincita della sconfitta di Dubai, estromettendola da Cincinnati e dallo US Open (ottavi di finale). Malgrado la delusione, però, il ranking certifica il ritorno di Garbiñe nella élite del tennis, quando riconquista la Top 10. E proprio alla fine del periodo dei tornei americani conquista anche il successo nel WTA 500 di Chicago.

Infine la chiusura con il botto alle WTA Finals di Guadalajara, prima spagnola della storia a laurearsi “maestra”. L’impresa in Messico le frutta 1375 punti, che le permettono di chiudere l’anno sul virtuale podio WTA: terza in classifica dietro a Barty e Sabalenka.

E così alla fine del 2021 possiamo affermare senza ombra di dubbio che l’anno è stato caratterizzato anche da una “vecchia” conoscenza come lei, che è stata capace di tornare a offrire un tennis degno dei suoi anni più felici. Anche se forse, ripercorrendo la stagione, affiora un tema che merita un piccolo approfondimento: quest’anno Muguruza ha raccolto i migliori risultati sul cemento. Aspetto niente affatto scontato, visto che stiamo parlando di una ex campionessa Slam su terra ed erba.

Questo cambio di rendimento tra superfici rispetto al passato merita una verifica nel 2022. A mio avviso valutando come si comporterà nella prossima stagione capiremo quale ipotesi fra due accreditare. La prima: il diverso rendimento sulle superfici è un puro effetto delle circostanze; potrebbe cioè semplicemente essere accaduto che la forma di Garbiñe abbia avuto un calo fisiologico in primavera-inizio estate, indipendentemente dal cambio dei terreni di gioco.

Seconda ipotesi: potremmo essere di fronte a una parziale trasformazione tecnica, come per esempio accaduto in passato a Sharapova; Maria, infatti era nata giocatrice da campi veloci, ma poi nella seconda parte di carriera aveva raccolto sul rosso i titoli più importanti. Se fosse accaduto qualcosa di simile anche a Muguruza, se cioè fosse diventata più spiccatamente giocatrice da cemento, potremmo forse considerarla una buona notizia per lei. Il cambiamento, infatti, le renderebbe meno proibitivo l’inseguimento di un traguardo prestigiosissimo: il Career Grand Slam (riuscito proprio a Sharapova).

Ricordo che a oggi Muguruza vanta i titoli dei due Slam europei, e ha dimostrato di essere super-competitiva in Australia, visto che nelle ultime due edizioni è stata fermata solo dalle future campionesse Kenin e Osaka. Se vincesse a Melbourne, le rimarrebbe solo lo US Open (ancora sul cemento) per completare la collezione. Certo il percorso è ancora lunghissimo, ma qualche speranza di riuscita la stagione appena conclusa l’ha sollevata. Vedremo come andranno le cose nel 2022.

P.S. Il prossimo martedì secondo articolo sul 2021 WTA, dedicato ad altre tre protagoniste della stagione appena conclusa.

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