WTA, protagoniste del 2021: Naomi Osaka - Pagina 4 di 4

Al femminile

WTA, protagoniste del 2021: Naomi Osaka

Terzo articolo di riepilogo della stagione appena conclusa dedicato alla campionessa dell’Australian Open: dal quarto Slam vinto in carriera alle polemiche del Roland Garros

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Naomi Osaka - Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

Questa è la mia interpretazione della vicenda, che ho cercato di motivare riferendomi anche a precedenti articoli che identificavano certe specificità di Naomi. Articoli scritti in tempi, come dire, “non sospetti”. E mi rendo conto che per alcuni può risultare deludente spostare il centro della questione dai grandi principi che riguardano il ruolo dei media e dei giornalisti, verso una sfera più privata e psicologica (anche se, per altre ragioni, non meno importante). Soprattutto nel caso di una giocatrice come Osaka verso la quale i giudizi si sono ormai polarizzati.

Da quando ha manifestato il suo appoggio a Black Lives Matter, Osaka si è ritrovata in una situazione che per le tenniste non è molto frequente: una quota di persone la sostiene vigorosamente, mentre un’altra quota di persone la osteggia, arrivando perfino a odiarla. Per i suoi “odiatori”, Naomi ha torto sempre e comunque. Da parte loro è anche stata messa in dubbio l’autenticità delle sue affermazioni.

E per chi vede in tutte le scelte di Naomi un unico disegno politico-manageriale, risulterà improponibile pensare che un giorno lei abbia sentito salire lo stress al punto da voler chiudere con le conferenze stampa, comunicando il suo stato d’animo attraverso un tweet che suona anche abbastanza goffo. Perché, a me, appare poco credibile che un manager degno di questo nome possa scrivere un testo con una frase tanto infelice come quella scelta da Osaka in chiusura: “Se gli organizzatori pensano di poter continuare a dire ‘fai le conferenze oppure verrai multata‘, continuando a ignorare la salute mentale degli atleti che è la parte centrale delle loro attività, allora io mi farò una bella risata. Ad ogni modo, io spero che la considerevole somma per la quale verrò multata a causa di questa scelta vada a un’organizzazione benefica sulla salute mentale”.

Ridere di fronte alla prospettiva di una multa (che si presume anche “considerevole”) appare come una immagine ben poco azzeccata, perché descrive la reazione di una persona privilegiata come una ricchissima tennista. Non è un buon modo per ingraziarsi l’opinione pubblica, e penso che un manager avveduto non commetterebbe l’errore di scrivere una cosa del genere.

Dopo il ritiro dal Roland Garros, Naomi comunica di avere bisogno di una pausa di riflessione, e all’inizio di luglio pubblica uno scritto dal titolo: “It’s O.K. not to be O.K.”, che racconta i disagi vissuti durante l’ultimo periodo. Nell’articolo prova a esprimere in modo più chiaro e articolato la sua posizione. Scrive fra le altre cose: “Cerco sempre di rispondere sinceramente e con il cuore. Non sono mai stata “addestrata” a rispondere alle domande dei media (I’ve never been media-trained), per cui quello che vedete è genuino e spontaneo. Per come la vedo io, la fiducia e il rispetto nei confronti dei giornalisti sono reciproci.
A
d ogni modo, la mia opinione (e voglio sottolineare che è solo la mia opinione, e non quella di tutti i tennisti del Tour) è che il sistema delle conferenze stampa sia ormai datato e abbia bisogno di una rinfrescata. Credo fermamente che possa essere migliorato, rendendolo più interessante e godibile per tutti i partecipanti: un confronto più alla pari.

Riflettendoci, non mi sembra che i giornalisti siano tanto d’accordo. Per la maggior parte di loro, il format tradizionale è sacro e non va cambiato: la loro preoccupazione principale era che potessi creare un pericoloso precedente, ma, che io sappia, nessun atleta ha mai saltato una conferenza da allora. Non ho mai voluto ispirare rivolte di qualsivoglia genere, quanto piuttosto spingere a guardare il nostro ambiente di lavoro in modo più critico.
Ho comunicato la mia intenzione di saltare la conferenza stampa del Roland Garros al fine di preservare la mia salute mentale. Gli atleti sono persone comuni: siamo privilegiati a giocare a tennis per lavoro, ma ovviamente nei nostri problemi fuori dal campo siamo come tutti gli altri”.

Dopo Parigi, Naomi sceglie di non giocare a Wimbledon e rientra solo alle Olimpiadi di Tokyo, dove è l’ultima tedofora nella cerimonia di apertura. In campo però il suo torneo dura soltanto tre turni: eliminata da Marketa Vondrousova, che a sorpresa vincerà la medaglia d’argento.

In estate l’agenda tennistica di Osaka procede a singhiozzo, con pochi impegni e scarsi risultati. Di fatto è impossibile scindere i problemi extra-campo dal suo rendimento durante i match. Naomi sembra alla ricerca di un equilibrio di insieme che risulta precario, e non sufficiente a farle esprimere il suo tennis migliore.

Gli ultimi impegni sono quelli su cemento americano: eliminata a Cincinnati da Teichmann e allo US Open da Fernandez, futura finalista del torneo. Osaka perde la partita dopo avere servito per il match nel secondo set (5-7 7-6(2) 6-4). E la sconfitta testimonia che la solidità agonistica esibita a Melbourne è solo un lontano ricordo.

Il match di New York è l’ultimo dell’anno di Osaka. La stagione 2021 termina con appena 24 partite disputate di cui 18 vinte e 6 perse. Bilancio dei primi tre mesi: 13 vinte, 1 persa. Di tutti quelli successivi: 5 vinte, 5 perse.

Tra l’ultimo match disputato a New York e i primi impegni definiti dal calendario WTA nel gennaio 2022, passeranno poco meno di quattro mesi. Vista la complessità della situazione vissuta da Osaka, a oggi è impossibile fare previsioni. E ci si chiede se a Naomi basterà il tempo trascorso per ritornare la giocatrice quasi invincibile conosciuta all’Australian Open 2021.

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