WTA, protagoniste del 2021: Naomi Osaka - Pagina 3 di 4

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WTA, protagoniste del 2021: Naomi Osaka

Terzo articolo di riepilogo della stagione appena conclusa dedicato alla campionessa dell’Australian Open: dal quarto Slam vinto in carriera alle polemiche del Roland Garros

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Naomi Osaka - Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

Torniamo al 2021 di Osaka. Dopo Miami nulla funziona più come prima, e il suo rendimento scende drasticamente. Anche il cambio di superficie influisce non poco, visto che per il momento in carriera ha dimostrato di non essere in grado di esprimersi con la stessa efficacia su terra ed erba rispetto al cemento.

Osaka perde al secondo turno a Madrid (6-4 3-6 6-1 da Muchova), all’esordio a Roma (7-6 6-2 da Pegula) e si avvicina al Roland Garros in una situazione molto diversa rispetto a Melbourne.

E a Parigi accade il patatrac. Dopo la partita vinta al primo turno contro Patricia Maria Tig, pubblica un tweet in cui annuncia che non presenzierà alle conferenze stampa. Ecco la traduzione:

“Ciao a tutti. Spero stiate bene. Sto scrivendo questo messaggio per dire che non farò alcuna conferenza stampa durante il Roland Garros. Spesso ho avuto la sensazione che le persone non abbiano il minimo riguardo verso la salute mentale degli atleti e questo si palesa quando vedo una conferenza o vi prendo parte. Spesso stiamo lì seduti a ricevere domande che ci sono già state fatte parecchie volte in precedenza, o domande che alimentano dubbi nella nostra mente, e io non voglio essere soggetto di interazioni con persone che dubitano di me. Ho visto molti video di atleti che si abbattono dopo una sconfitta in sala stampa e so che anche voi li avete visti. Mi sembra che questa situazione significhi infierire su una persona che è già in difficoltà, e non ne capisco il motivo.

Nella mia scelta di non fare conferenze non c’è niente di personale contro il torneo. Ci sono un paio di giornalisti che mi hanno intervistata sin da quando ero giovane o ho un rapporto di amicizia con molti di loro. Tuttavia, se gli organizzatori pensano di poter continuare a dire ‘fai le conferenze oppure verrai multata‘, continuando a ignorare la salute mentale degli atleti che è la parte centrale delle loro attività, allora io mi farò una bella risata. Ad ogni modo, io spero che la considerevole somma per la quale verrò multata a causa di questa scelta vada a un’organizzazione benefica sulla salute mentale”.

Osaka prende quindi una decisione unilaterale, che però non credo si possa considerare come un fulmine a ciel sereno: c’erano stati i prodromi per intuire le cause di una scelta simile. Invece le altre parti coinvolte sembrano essere del tutto spiazzate e reagiscono, secondo me, fuori misura. A cominciare dagli organizzatori dei tornei. I quattro tornei dello Slam escono con un comunicato congiunto, dai toni molto duri, nei quali si dice fra l’altro: “Abbiamo avvisato Naomi Osaka che se dovesse continuare a ignorare gli obblighi con i media durante il torneo sarebbe esposta a una possibile violazione ulteriore del Codice di Condotta. Le violazioni ripetute comportano sanzioni più gravi che includono la squalifica dal torneo (articolo III T.) e possono innescare un’investigazione che può portare a multe più salate e sospensioni future dai tornei dello Slam”. Il tutto accompagnato da una multa di 15.000 dollari da parte del Roland Garros.

Da parte dei giornalisti emergono posizioni che invocano l’immediata squalifica dal torneo. Alla fine, a risolvere la situazione nel modo più drastico, ci pensa la stessa Osaka, che decide di ritirarsi dal Roland Garros (e poi rinuncerà anche a Wimbledon).

Per come la vedo io, dalla mia del tutto irrilevante posizione, penso che le reazioni degli organizzatori, ma anche di molti giornalisti incluso il mio direttore Ubaldo Scanagatta, siano state eccessive e troppo dogmatiche. E probabilmente frutto di un parziale fraintendimento.

Magari sbaglio, ma secondo me al momento di valutare la situazione, in molti hanno pensato di avere davanti, come controparte, la Osaka capace di assumere un ruolo forte sulle questioni civili. La giocatrice che nell’agosto 2020 non aveva accettato di scendere in campo contro Elise Mertens nella semifinale del torneo Western&Southern Open, spingendo WTA e ATP a una rinvio del programma. In sostanza che il rifiuto di Osaka nei confronti delle conferenze stampa fosse strettamente collegato a quell’aspetto “politico” della sua personalità, e che la sua posizione parigina avesse l’obiettivo di mettere in crisi l’intero sistema della comunicazione nei tornei. E sulla base di questa analisi, la contromossa è stata di massima rigidezza.

Secondo me, invece, in quel tweet di rifiuto, si esprimeva innanzitutto la Osaka che aveva sempre affrontato le conferenze stampa in modo del tutto speciale: con una profondità, una trasparenza e una sincerità fuori dalla norma, molto lontana dalla professionale routine della gran parte dei tennisti. Con il risultato di renderle molto interessanti per chi le seguiva, ma troppo pesanti per lei sul piano emotivo.

Ecco, se al Roland Garros giornalisti e organizzatori si fossero messi in questo ordine di idee, forse avrebbero reagito diversamente. E gli organizzatori avrebbero potuto prendere tempo per parlare con lei alla ricerca di soluzioni che evitassero di spingere Naomi al ritiro.

Come dite, sarebbe stato un favoritismo? Certamente sì. Ma secondo voi nel tennis non ci sono già favoritismi nei confronti dei giocatori più importanti? Anche in ambiti che influiscono più direttamente con le partite giocate? I più forti e popolari non vengono regolarmente programmati sui campi migliori? Magari con il tetto che consente di non subire i ritardi e i disagi delle giornate di pioggia? E gli organizzatori non cercano perfino di accontentarli nella scelta degli orari che preferiscono?

Altro esempio, senza andare troppo lontano: ho ricordato all’inizio dell’articolo che in Australia Naomi, in vista della esibizione di Adelaide, aveva svolto la quarantena più leggera, insieme a pochi altri colleghi, di fatto godendo di un trattamento privilegiato. Sempre per scelta degli organizzatori, naturalmente. Ecco, dentro questo modo di comportarsi, secondo me al Roland Garros poteva avere senso cercare una strada più flessibile che potesse andare incontro alle ragioni e ai disagi di Osaka.

a pagina 4: Valutazioni e controversie

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