WTA, protagoniste del 2021: Naomi Osaka - Pagina 2 di 4

Al femminile

WTA, protagoniste del 2021: Naomi Osaka

Terzo articolo di riepilogo della stagione appena conclusa dedicato alla campionessa dell’Australian Open: dal quarto Slam vinto in carriera alle polemiche del Roland Garros

Pubblicato

il

Naomi Osaka - Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

Come suo solito, Osaka organizza la propria agenda agonistica con parsimonia: non gioca molto, cercando però di presentarsi al meglio nei tornei più importanti. E così, dopo la vittoria nello Slam, torna in campo solo per il WTA 1000 Mandatory di Miami. Supera al primo turno Tomljanovic, e al secondo turno approfitta del forfait della qualificata Stojanovic. Al terzo turno Naomi sconfigge Elise Mertens con un doppio 6-3. E poi si dirige in sala stampa.

Conferenza stampa. Osaka sta per affrontare i quarti di finale contro Maria Sakkari e si cominciano a fare le solite proiezioni sui movimenti del ranking. Tra le varie domande le viene chiesto se si rende conto che, continuando a vincere, e con una serie di combinazioni favorevoli, il numero 1 della classifica (occupato da Barty) tornerebbe alla sua portata già alla fine del torneo.
Domanda: “Sei consapevole di cosa deve accadere per riconquistare il numero 1 in questo torneo?” Risposta: “Oh, onestamente, non sono proprio addentro alla questione. Non ci ho pensato”. Sembra uno scambio di battute di routine, e probabilmente in quel momento lo è anche. Eppure scopriremo di lì a poco che la cosa finirà per avere un peso.

Nel turno successivo Osaka scende in campo contro Sakkari e gioca una partita molto negativa, con un inizio terribile. Nel primo set semplicemente fatica a mettere la palla in campo: è l’ombra della giocatrice vista sino a quel momento. Perde 6-0 6-4 e dopo 23 partite termina la sua imbattibilità.

Dopo il match, si presenta in sala stampa. E dice qualcosa di inatteso. Questo il passaggio fondamentale. Domanda: “Tutti hanno parlato del fatto che non perdevi da così tanto tempo. Pensi che ti abbia messo molta pressione mentalmente?” Risposta: ”È difficile da dire, ma sino all’ultima conferenza stampa non ci pensavo proprio, né pensavo al ranking (o a cose simili). Ma poi qualcuno mi ha fatto la domanda, e ho iniziato a rifletterci molto. Quindi forse, senza volere, ho messo pressione su me stessa. Sono cose che dovrei essere in grado di superare, e non dovrebbero influire così tanto su di me”.

In sostanza a Miami accadono contemporaneamente due cose rilevanti. La prima in campo: Osaka perde a oltre un anno di distanza dall’ultima sconfitta (7 febbraio 2020 – 31 marzo 2021). La seconda in conferenza stampa, quando Naomi rivela quanto certe domande possano destabilizzarla. Probabilmente proprio a Miami comincia a pensare in modo sempre più convinto che le domande che le vengono rivolte finiscono per influire sulla sua mente di giocatrice. Con ricadute sproporzionate sulla tranquillità e sul rendimento in campo.

E se vi sembra che stia esagerando, sovrastimando con il classico “senno di poi” quelle affermazioni di Osaka, presento un testo che dimostra il contrario. Infatti già allora la risposta di Naomi mi aveva colpito in modo particolare, tanto che nell’articolo dedicato al Miami Open avevo scritto: “Per me è sorprendente che una giocatrice riconosca che le domande e i ragionamenti altrui possono influire così direttamente sul suo modo di pensare e di giocare; rendendola, a conti fatti, più fragile. Di solito i tennisti non ammettono debolezze del genere, perfino di fronte a evidenze quasi incontrovertibili.
(…) Non sono in grado di dire se la sincerità di Osaka nel confessare queste fragilità possa trasformarsi in uno svantaggio. Ma sono curioso di scoprire se manterrà negli anni una schiettezza del genere o finirà anche lei per adottare nelle conferenze stampa un atteggiamento meno trasparente. Di sicuro sarebbe un peccato, perché è rarissimo incontrare una tennista di vertice che rifugge le risposte preconfezionate”.

Dunque per chi seguiva le conferenze stampa di Osaka con un po’ di attenzione, erano già emerse delle criticità prima del Roland Garros. E siccome sono in vena di auto-citazioni, ecco un secondo articolo, che risale al gennaio 2019. Scrivevo dopo la sua vittoria all’Australian Open in finale su Kvitova: “Quello che oggi rende speciali le interviste di Osaka è che, anche da campionessa Slam, continua a non rinnegare la sua trasparenza di analisi, raccontando senza filtri i pensieri che attraversano la sua mente durante il match; sia per quanto riguarda gli aspetti tecnico-tattici che psicologici. Di fronte alle domande giuste, Naomi arriva a spiegare nel dettaglio che cosa ha funzionato e che cosa no, e le contromisura adottate. Per questo le sue conferenze stampa sono, in questo momento, di gran lunga le più interessanti che il circuito femminile possa offrire”.

Presento questo stralcio del 2019 per due motivi: il primo per testimoniare che da parecchio tempo si capiva l’eccezionalità del modo di porsi di Naomi in conferenza stampa. Il secondo motivo per chiarire che su questo tema la mia posizione non è collegata ai fattori extratennistici che dall’agosto 2020 rischiano di entrare in tutti i discorsi attorno a Osaka.

Per quanto mi riguarda, riconoscevo certe caratteristiche speciali di Naomi in epoche precedenti alla sua presa di posizione pubblica a favore di Black Lives Matter. Anche se mi rendo conto che da quel momento i giudizi nei suoi confronti si sono polarizzati, spesso partendo da valutazioni preconcette che rendono molto più difficile ragionare in modo sereno e spassionato su di lei. Ma dovremo tornare più avanti su questo tema, perché a mio avviso ha pesato sugli eventi parigini.

a pagina 3: Il passaggio sulla terra rossa e il “gran rifiuto” di Parigi

Pagine: 1 2 3 4

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement