WTA, protagoniste del 2021: Naomi Osaka

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WTA, protagoniste del 2021: Naomi Osaka

Terzo articolo di riepilogo della stagione appena conclusa dedicato alla campionessa dell’Australian Open: dal quarto Slam vinto in carriera alle polemiche del Roland Garros

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Naomi Osaka - Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

Come passerà alla storia del tennis il 2021 di Naomi Osaka? Se ragioniamo a lungo termine, non ci sono dubbi: fra parecchi anni quando un appassionato ripenserà a questa stagione di Osaka, la valuterà soprattutto per il quarto titolo Slam della sua carriera, l’Open di Australia conquistato perdendo un solo set in tutto il torneo. Il quarto Major per Naomi ha significato suggellare un periodo a cavallo tra 2020 e 2021 nel quale ha dominato la concorrenza sul cemento, come certificano i due Slam consecutivi vinti tra New York 2020 e Melbourne 2021.

Ma se invece ragioniamo a breve termine, del 2021 di Osaka rimane non meno impressa la piega negativa che ha preso la sua stagione dopo la diatriba legata alle conferenze stampa del Roland Garros. Un tema che nei passati articoli non avevo ancora affrontato, ma sul quale avevo promesso un tentativo di analisi.

Quindi: la vittoria Slam in febbraio, e la bufera scoppiata a Parigi negli ultimi giorni di maggio. Due eventi distribuiti nel tempo e nemmeno troppo vicini, almeno apparentemente. In realtà penso che il momento della svolta vada datato al periodo di marzo-aprile, durante le partite giocate al Miami Open. Almeno per come la vedo io, infatti, il germe del dubbio che ha pesato sul resto della stagione è stato seminato e ha cominciato a germogliare in Florida. Ma procediamo con ordine.

L’avvio di 2021 di Osaka è al limite della perfezione. Dopo la fase di quarantena più comoda possibile, trascorsa in vista della esibizione di Adelaide (insieme a poche “elette”: Serena e Venus Williams, Barty, Halep e Begu), Naomi scende in campo ufficialmente al Gippsland Trophy, torneo di preparazione allo Slam. Vince tre match prima di rinunciare precauzionalmente alla semifinale contro Elise Mertens (problema alla spalla destra, la motivazione ufficiale). La settimana successiva si comincia a fare sul serio, visto che è il momento dell’Australian Open, dove è la favorita numero uno.

Nello Slam Osaka veleggia senza problemi sin dal primo turno, malgrado un sorteggio per nulla fortunato: come avversarie di apertura trova Pavlyuchenkova, Garcia e Jabeur. Giocatrici non semplici; eppure le supera senza perdere set. Poi agli ottavi di finale si presenta l’ostacolo più duro, quello di Garbiñe Muguruza. Garbiñe la spinge sino al limite, sfiorando la vittoria quando raggiunge il doppio match point nel terzo set. Ma Osaka alza il livello nei momenti cruciali e riesce a imporsi per 4-6 6-4 7-5. La loro partita è una delle migliori del torneo per qualità e intensità di gioco.

Per un tratto di match negli ottavi di finale Naomi ha camminato sul ciglio del burrone e, dopo aver superato il passaggio più difficile senza cadere, tutto il resto risulta più semplice: sconfigge 6-2 6-2 Hsieh nei quarti, 6-3 6-4 Williams in semifinale, 6-4 6-3 Brady in finale. Quarto Major su duro nel giro di poco più di due anni: Naomi è senza alcun dubbio la regina del cemento.

La vittoria in semifinale contro Serena, l’idolo sin da bambina di Osaka, sembra quasi un passaggio di consegne. Perché se è vero che, sulla scia del power tennis delle sorelle Williams, sono comparse tante giocatrici forti muscolarmente, in poche sono state capaci di offrire contemporaneamente una discreta mobilità e la capacità di trovare angoli stretti come quelli di Naomi. Sotto questo aspetto tecnico, Serena ha davvero trovato una erede.

Ma anche la complessiva sicurezza con la quale Osaka gestisce e vince la finale contro Jennifer Brady, affrontata da strafavorita, è significativa, perché nel tennis recente abbiamo assistito a molti successi da parte di outsider. Successi arrivati proprio grazie alla leggerezza mentale delle giocatrici scese in campo con meno da perdere rispetto ad avversarie gravate dal peso del pronostico.

A Melbourne la finale si indirizza negli ultimi due game del primo set. Situazione identica ed esito opposto al nono e al decimo game, quando entrambe devono salvarsi da una palla break: sul 4-4 Naomi salva la propria grazie un dritto vincente. Invece sul 4-5 Jennifer non è altrettanto fredda. Palla break a sfavore: su una facile palla al rimbalzo scaraventa in rete un dritto, la sua arma migliore. L’errore regala il break a Osaka. Primo set 6-4 per Naomi che chiude poi anche il secondo set per 6-3.

Dopo quanto accaduto nel resto del 2021 forse oggi valutiamo Osaka con meno ottimismo, ma il suo palmarès rimane comunque notevole: vantare già quattro Slam a 23 anni è un dato di pochissime giocatrici.

Il successo a Melbourne è accompagnato da un’aura di imbattibilità. Perché Naomi non perde una partita da oltre un anno, dal febbraio 2020 (match di Fed Cup sulla terra rossa contro Sorribes Tormo). E se è vero che nel 2020 a causa della pandemia si è giocato poco, e Osaka lo ha fatto ancora meno, rimane il fatto che in quel momento vanta una serie aperta di 21 partite vinte consecutivamente (escludendo i due incontri in cui si è ritirata prima di giocare, a Cincinnati/New York contro Azarenka e al Gippsland Trophy contro Mertens). Insomma, fino a marzo 2021 l’impressione è quella di trovarsi di fronte a una delle più forti e solide versioni di Osaka. Ma a Miami succede qualcosa che inceppa l’ingranaggio.

a pagina 2: Il torneo di Miami, e l’inizio del periodo difficile

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