Chi l'ha visto? Jo-Wilfried Tsonga, il talento scontratosi con una montagna insuperabile - Pagina 2 di 2

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Chi l’ha visto? Jo-Wilfried Tsonga, il talento scontratosi con una montagna insuperabile

Un tuffo nel passato per ripercorrere la carriera di uno tennisti più spettacolari dell’ultimo decennio: Jo Wilfried Tsonga

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Jo-Wilfried Tsonga - Bercy 2019 (foto via Twitter, @RolexPMasters)
 

La consacrazione sui prati

Tra la fine del 2011 e il 2012 Tsonga gioca il suo miglior tennis. Ha 26 anni, è nel pieno della sua carriera e i problemi fisici gli danno una tregua. La prima parte del 2011 a dire il vero rispecchia gli anni precedenti. Quando sta bene è in grado di esprimere un gran tennis  ma quando subisce un infortunio è difficile per lui rimettersi in moto velocemente soprattutto a causa della sua stazza. Dopo un inizio d’anno deludente la sua stagione svolta sull`erba. Al Queen’s perde in finale contro Murray dopo aver battuto Nadal ai quarti. Ma è a Wimbledon che Jo tira fuori il meglio di sè. Ai quarti recupera due set di vantaggio a Roger federer vincendo gli ultimi tre parziali con un triplo 6-4. È una delle sconfitte più sorprendenti della carriera di Roger dal momento che non aveva mai dilapidato un vantaggio di due set in 255 partite slam. Prova straripante al servizio per il francese e, come al solito, tanti vincenti con il dritto. Se la partita con Nadal in Australia nel 2008 pareva “la giornata perfetta” che capita una volta in carriera, questa vittoria dimostra al mondo tennistico che Tsonga è capace di sfoderare spesso prestazioni di questo livello. “Sono il tipo di giocatore che vive per questi momenti in questi palcoscenici” dice Jo. In semifinale perde contro Djokovic in quattro set ma mette in mostra un tennis divertente, diverso dai “big server”. Il servizio è un’arma ma Jo ama giocare a tutto campo. Scambia molto bene da fondo , è solido con il rovescio e non appena ne ha l’occasione prende la rete dove possiede una grande mano. Grazie alla sua agilità e esplosività è capace di giocare anche volée in tuffo come questa.

Il suo grande momento continua alla Rogers Cup di Montreal dove sconfigge nuovamente Federer, al terzo turno,  al tie break decisivo. Nei momenti più importanti si dimostra mentalmente più forte di Roger. Il francese si deve ritirare durante la semifinale contro Djokovic a causa di un infortunio al braccio. Allo US Open raggiunge i quarti di finale dove stavolta Federer si prende la rivincita in tre set. Una rivincita che non riesce ad attenuare la delusione per la partita di Wimbledon che  rimane comunque una delle sconfitte più brucianti della sua carriera soprattutto perché nel 2011 lo svizzero pareva essere l’unico ad avere le armi per battere Djokovic.

Tsonga si presenta al finale di stagione piuttosto fresco e in fiducia. Nole è stanchissimo dopo una stagione estenuante, infatti prima dei quarti di finale Bercy lascia spazio a Jo che in semifinale batte Isner dopo una grande battaglia 3-6 7-6 7-6. Torna così a giocare la finale in un 1000 dopo tre anni, sempre a Parigi. Ad aspettarlo, assetato di vendetta c`è sempre Roger che è determinato a vincere Bercy per la prima volta in carriera e lo batte in due set. Alle ATP Finals di Londra Tsonga è in un girone difficilissimo con Federer, Nadal e Fish. Jo però è in forma e si vede. Perde con Roger in tre set ma batte sia Nadal, sia Fish guadagnandosi così le semifinali. Vince anche contro Berdych e prenota la sesta sfida negli ultimi 5 mesi contro Federer. Lo svizzero la spunta al terzo ma Tsonga chiude l’anno al numero sei del mondo. 55 vittorie e 24 sconfitte che gli consegnano il miglior posizionamento di fine anno della sua carriera.

Vicino all’impresa

A inizio 2012 Tsonga festeggia il best ranking al numero 5 del mondo. In questa stagione non solo continua a stupire per la sua continuità di risultati ma comincia a ottenere piazzamenti importanti anche nei tornei su terra battuta. Sulla terra molto lenta di Montecarlo raggiunge per la prima volta i quarti di finale battendo tra gli altri Kolschreiber e Verdasco. A Roma è Djokovic a sconfiggerlo ai quarti. A Parigi dimostra per l’ennesima volta di essere in grado di portare il suo gioco a un altro livello nei palcoscenici che contano. Agli ottavi batte Wawrinka in una maratona di cinque set e ai quarti si procura ben quattro match point contro Djokovic che, anche a causa di un po di sfortuna, non riesce a concretizzare. “È stato il giocatore migliore per la maggior parte del match” ha detto Djokovic “ sono stato molto fortunato ad annullare quattro match point”. Nonostante la sconfitta questo torneo dimostra che Jo e` un giocatore davvero completo, in grado di esprimersi non solo indoor o su erba ma anche sulla terra battuta. A Wimbledon perde nuovamente da Murray in quattro parziali molto tirati.  Nel 2012 ottiene anche 5 quarti di finale nei 1000 su otto disputati. Chiude l’anno all’ottavo posto del ranking.

L’attesa deve continuare

Nel 2013 Tsonga inizia la stagione battagliando per cinque set contro Federer all`Australian Open. Ne esce sconfitto ma la partita conferma che Roger soffre la potenza del francese. Ma è sulla terra battuta che gioca il miglior tennis dell`anno confermando i progressi della stagione precedente. Gioca la sua prima semifinale 1000 su terra battuta a Montecarlo dove per poco non porta Nadal al terzo set e a Madrid è Wawrinka a fermarlo ai quarti dopo che Tsonga lo aveva battuto nel principato. A Parigi ai quarti di finale trova di nuovo Federer. Ma questa volta Roger è malconcio. Sta attraversando la sua peggior stagione da anni e si dice che abbia seri problemi di schiena. Ha appena raggiunto la finale a Roma ma è stato battuto nettamente da Nadal. Così il pubblico francese ci crede. I dritti pesanti di Tsonga trovano fertile terreno sul rovescio balbettante di Roger, i servizi a 200 km orari impattano sulla schiena dello svizzero e così Jo vince in tre rapidi set. Per la prima volta da anni il francese in semifinale non avrà uno dei fab 4 ma David Ferrer. L’altra semifinale è tra Djokovic e Nadal. Il pubblico francese spera che i due fenomeni si stanchino e Tsonga possa alzare al cielo la coppa dei moschettieri per la prima volta da quando Yannick Noah vinse contro Mats Wilander nel 1983. I francesi non hanno fatto i conti né con la tensione che Jo accusa, né con la grinta di Ferru che pure lui, dopo anni di continuità e ottimi risultati, vede l’occasione per la prima finale slam. La partita tra Djokovic e Nadal è una maratona bellissima. Dopo essere riuscito a portare per la prima volta Nadal al quinto set al Roland Garros Nole pare aver la partita in pugno nell’ultimo parziale. Chiamato a servire sul 4-3 40-40, il serbo fa invasione dopo aver goffamente colpito uno smash elementare. Un errore che dopo otto anni grida ancora vendetta. Nadal si riprende il break e sulla cresta dell’onda vola in finale contro David Ferrer. Sì, la finale è tutta spagnola perché a seconda semifinale è senza storia, tre set a zero in favore di David. Ben 56 saranno i gratuiti per un Tsonga visibilmente bloccato dalla tensione.

Forse l’aver visto trionfare Nadal gli  ha tolto speranze dal momento che sapeva che avrebbe avuto molte più chances in finale contro Djokovic contro il quale un anno prima aveva avuto quattro match point.

Per Tsonga c’è il contraccolpo psicologico.  A Wimbledon si infortuna contro Gulbis al secondo turno ed è costretto non solo  ad abbandonare i Championships ma a saltare tutta la stagione sul cemento in America. Chiude l`anno al numero dieci del mondo, terzo anno consecutivo dentro i top 10. La ferita di Parigi brucia parecchio perché lo Tsonga ammirato tra la metà del 2011 e il Roland Garros 2013 pareva avere il livello per provare a puntare uno slam. Anche se giocherà un’altra semifinale a Parigi nel 2015 l’idea è che il suo tennis nel 2015 fosse inferiore a quello degli anni precedenti.

Un torneo che vale una carriera

Il 2014 è un anno  particolare per Tsonga. Se si guardano i suoi risultati negli slam si nota come per la prima volta dal 2007 non è in grado di raggiungere nemmeno un quarto di finale nei 4 slam disputati nel 2014. Raggiunge però gli ottavi in tutti e quattro i major e non è assolutamente fortunato con il sorteggio dal momento che in Australia affronta Federer, a Parigi e Wimbledon Djokovic e a New York Murray. Esce sconfitto in tutte e quattro le occasioni ma almeno si prende una parziale rivincita giocando un grandissimo torneo a Toronto dove mette in fila nella stessa settimana proprio  Djokovic, Murray e Federer in finale. Quest’impresa gli toglie talmente tante energie che dopo la finale contro Federer arriva a urinare sangue come detto in una recente intervista “ricordo che sono andato in bagno dopo la finale contro Federer. Ho urinato sangue così ho chiamato il mio dottore che mi ha detto che per la fatica avevo rotto delle fibre muscolari e il mio corpo le aveva fatte passare attraverso l’urina”.

Nonostante questo successo il 2014 è un anno in cui Tsonga per la prima volta pare non avere nessuna risposta davanti ai fab 4 negli slam. È comunque in grado di terminare l’anno al numero 12 del mondo e di vincere quello che a oggi è il torneo più prestigioso della sua carriera.

Il treno non fa più  fermate

Proprio nel momento in cui compie 30 anni e la sua carriera sembra in fase discendente Tsonga sorprende tutti. Si presenta a Parigi, i media francesi gli danno la giusta attenzione e in pochi pensano che possa ottenere un grande risultato. Agli ottavi incrocia la racchetta contro la testa di serie numero 4 Tomas Berdych e lo batte, piuttosto nettamente, in 4 set. Ai quarti di finale lo aspetta Kei Nishikori, a quel tempo cinque del mondo. Il giapponese lotta fino alla fine ma Jo sembra tornato quello di due anni prima e s’aggiudica il match 6-3 al quinto. Nadal ha appena perso malamente da Djokovic continuando così il suo 2015 da dimenticare, Federer è stato sconfitto da Wawrinka in “straight set”  e Murray sulla terra battuta pare più battibile. Così prima della sua semifinale contro Stan Wawrinka Tsonga si trova in una posizione simile al 2013. Giocherà la semifinale a Parigi contro un giocatore molto forte ma che non fa parte dei fab 4 mentre due di loro (Djokovic e Murray) si giocheranno l’altra semifinale. E questa volta non c’è nemmeno Nadal. Jo ha imparato la lezione, non sottovaluta Stan e gestisce meglio la pressione. Questo Stan però è semplicemente troppo forte, un uomo in missione per conto di Dio e dopo quattro lottattissimi set lo svizzero vola in finale dove batterà poi anche Djokovic giocando la miglior partita della sua carriera. Altra delusione per Tsonga. Per certi versi perfino più dura da digerire. Ha appena compiuto  30 anni e ha appena visto un giocatore fuori dai fab 4 aggiudicarsi uno slam battendo proprio uno di loro. Questa semifinale rimane a oggi la sua ultima apparizione tra i migliori 4 in uno slam.

Allo US Open perde in cinque set ai quarti di finale contro Marin Cilic. Delusione ma meno bruciante delle due sconfitte a Parigi dal momento che questa volta ad aspettarlo ci sarebbe stato Djokovic.

Ultimi sussulti

Per quanto sicuramente il suo livello sia calato nel 2016 e nel 2017 Tsonga regala ancora sprazzi di grande tennis e rimane tranquillamente nei primi 20. Nel 2016 raggiunge i quarti sia a Wimbledon sia a New York dove perde rispettivamente da Murray e Djokovic. Nello stesso anno raggiunge a Monte Carlo quella che a oggi è la sua ultima semifinale a livello 1000. Verso la fine del 2017 comincia a sentire i primi dolori al ginocchio sinistro al ginocchio sinistro. Ad aprile 2018 l’operazione è necessaria ma seppur lentamente Jo nel 2019 riesce a tornare a giocare a un discreto livello. Vince a Montpellier e a Metz e, seppure i fasti del passato sono lontani, dimostra che è sempre un avversario da prendere con le molle. Gli ultimi problemi alla schiena e al polpaccio hanno però messo in serio dubbio la sua carriera.

Un 2022 da protagonista?

Carriera già incredibile. È uno di quei giocatori assieme a Ferrer, Berdych, che se avesse avuto la possibilità di giocare oggi al livello espresso tra il 2010 e il 2015 avrebbe vinto molto di più. Per quanto forte Zverev possa essere un conto è vincere 5 Masters 1000 battendo Rublev e  Berrettini, un altro è doversi confrontare con i fab four al massimo della forma.. Tra i fab 4 Murray e Djokovic sono i due con cui Tsonga ha fatto sicuramente più fatica. Entrambi ottimi ribattitori e passatori, non soffrivano particolarmente le sue accelerazioni. È vero che ha battuto il serbo in 6 occasioni ma solo una volta dal 2011 a oggi, ovvero da quando Djokovic è Djokovic. Con Murray come detto ha vinto solo in due occasioni su 16 incontri. Roger invece ha sempre sofferto Tsonga. È vero che lo svizzero conduce 12 a 6 ma Jo è stato in grado di batterlo per ben due volte in un torneo dello slam. Nadal conduce 10 a 4 contro Tsonga ma lo stile di gioco del francese lo ha spesso messo in difficoltà. D’altronde si sa che se si vuole battere Rafa bisogna generalmente avere un gran servizio, un gran dritto e un rovescio solido.

Ma a parte i suoi dati contro i fab 4 quello che distingue Tsonga da coloro che oggi nel 2021 occupano la posizione che occupava lui dieci anni fa è la costanza negli slam e nei 1000. Se vogliamo sciorinare un po’ di numeri, 15 quarti di finale negli slam, 6 semifinali e una finale. Per ben sei stagioni ha chiuso l’anno tra i primi 10. Jo merita ben più di una wild card all`Australian Open. Merita di avere la possibilità di giocare una stagione senza infortuni e chiudere in bellezza, non nell’anonimato che sta risucchiando altri grandi giocatori come Wawrinka. Per quanto il presente, nel suo brutale realismo possa sembrare più interessante, non dimentichiamoci di chi ha scritto un passato ben più entusiasmante di ciò che ammiriamo oggi.  

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