La transizione del tennis francese: dal tramonto di Tsonga e soci alla crescita dei loro eredi

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La transizione del tennis francese: dal tramonto di Tsonga e soci alla crescita dei loro eredi

Il New York Times ha intervistato Gaël Monfils, Jo-Wilfried Tsonga, Richard Gasquet e Gilles Simon. Chi saranno i loro eredi?

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Jo-Wilfried Tsonga - Wimbledon 2019 (foto via Twitter, @Wimbledon)
 

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La storia del tennis francese comincia con Suzanne Lenglen e i Moschettieri – Jean Borotra, Jacques Brugnon, Henri Cochet e René Lacoste – a primeggiare fra gli anni ’20 e ’30.

Anche negli ultimi venti anni i protagonisti del tennis francese sono stati quattro, giocatori che potremmo tranquillamente definire i “Nuovi Moschettieri”. Gaël Monfils, Jo-Wilfried Tsonga, Richard Gasquet e Gilles Simon forse non hanno eguagliato gli stessi risultati di chi li ha preceduti, ma possono vantare una lunga carriera, un grande talento e un forte spirito di squadra.

Sono cresciuti giocando l’uno contro l’altro, fin da quando erano degli juniores. Adesso che, raggiunti e superati i 35 anni, si avviano verso la fase conclusiva delle loro carriere, appare evidente, per i quattro come per tutto il tennis francese, quanto abbiano dato a questo sport e quanto incerto appaia il futuro una volta che lo avranno lasciato definitivamente.

“Sono stati dei giocatori fantastici per il tennis francese”, ha detto Sebastien Grosjean, capitano della squadra francese di Coppa Davis. “Sono stati tutti fra i Top 10 e hanno giocato nei tornei più importanti per venti anni. Spesso sono stati criticati per non aver mai vinto uno Slam, ma la loro carriera è coincisa con quella di tre giocatori (Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic) che di Slam ne hanno vinti 20 per ciascuno, e uno (Pete Sampras) che ne ha vinti 14. Competere a un simile livello è durissima. In ogni caso, quello che hanno saputo costruire è meraviglioso”.

Il tennis francese in passato ha fatto la storia. Lenglen, la prima numero 1 del mondo, nonché campionessa di Wimbledon per sei volte tra il 1919 e il 1925, vinse 83 titoli in singolare durante la sua breve carriera. Nel frattempo, i Quattro Moschettieri conseguirono altri 20 titoli in singolare nei principali tornei, fra cui l’Open di Francia per dieci volte tra il 1922 e il 1932. Insieme vinsero la Coppa Davis per sei anni di seguito, tra il 1927 e il 1932.

Da allora solo due uomini, Yvon Petra e Yannick Noah, sono stati in grado di aggiudicarsi alcuni fra i titoli più importanti. Petra vinse Wimbledon nel 1946 e Noah coinvolse l’intera nazione nella sua corsa alla conquista dell’Open di Francia nel 1983. Monfils, Tsonga, Gasquet e Simon non hanno mai raggiunto quel livello, e ormai la loro carriera volge al termine.

Tsonga e Simon hanno entrambi 36 anni (Simon ne compirà 37 in dicembre), mentre Monfils e Gasquet ne hanno 35. Spesso si comportano ancora come se fossero dei top juniores, allenandosi e viaggiando insieme. “Li conosco da quando avevo 11 o 12 anni – dice Tsonga dalla sua casa in Svizzera -. Siamo cresciuti insieme. Condividevamo la stanza in hotel, la scuola, ci allenavamo all’interno della Federazione. Ricordo ancora di aver giocato contro Gilles in un torneo Under 12. Ma quello che ricordo maggiormente era quanto fosse più basso di me, nonostante avessimo circa un anno di differenza. Credo mi abbia battuto 6-0 6-0”.

Tutti e quattro sono stati nella Top 10 dell’ATP Tour. Tsonga è stato numero 5 del mondo nel 2012 e ha giocato la finale dell’Australian Open nel 2008, poi vinta da Djokovic. Ha inoltre raggiunto le semifinali dell’Australian Open nel 2010 e quelle di Wimbledon e degli Open di Francia due volte ciascuna. Nel corso della sua carriera ha vinto 18 titoli ATP in singolare. Dopo una serie di infortuni e problemi fisici, inclusa una forma di anemia falciforme che ne limita le forze, Tsonga quest’anno ha giocato poco.

Monfils continua a intrattenere il pubblico con numeri acrobatici, salti audaci, tweener e sorrisi che illuminano il campo. Per due volte finalista al Masters 1000 di Parigi Bercy, Monfils è stato numero 6 del mondo nel 2016 e ha raggiunto la finale di almeno un torneo ATP in ciascuno degli ultimi diciassette anni. Ma, per Monfils, non sempre essere l’atleta migliore è abbastanza.

“Forse sono forte fisicamente, ma il tennis è molto più di questo – ha detto Monfils -. Mentalmente è durissima. Sono stato numero 6 del mondo, e quei cinque giocatori che mi precedevano erano tutti mentalmente più forti di me. Sono comunque stato il più forte, se comparato a milioni di altre persone”.

Simon è stato numero 6 del mondo nel 2009, ma adesso si trova attorno alla centesima posizione. Verso fine anno ha raggiunto i quarti di finale nel torneo di Mosca, e ha giocato al Master di Parigi Bercy ogni anno a partire dal 2006, conquistando le semifinali nel 2012.

L’ex semifinalista di Wimbledon e dello US Open, Gasquet, ha concluso l’anno fra i primi 10 del mondo per quattro volte. È arrivato a essere il numero 7 del mondo quando, nel 2007. Gasquet e Simon si sono conosciuti a un torneo Under 10. Gasquet aveva 8 anni e Simon ne aveva 9. Giocarono per tre ore, e quando alla fine Gasquet vinse era talmente esausto da non riuscire a muoversi, perdendo l’incontro successivo.

Qualche anno dopo, iniziò ad allenarsi con Tsonga. “Jo era più giovane [in realtà Tsonga è più anziano di Gasquet di un anno, ndr], mentre io, in quel periodo, vincevo praticamente tutto – ha detto Gasquet -. Così cercava di emularmi. Abbiamo finito per giocare insieme in doppio in Coppa Davis. È stato divertentissimo. Ho tantissimi ricordi divertenti di noi quattro insieme. Ci esortavamo di continuo a fare di meglio”.

Tutti e quattro si lamentano per non aver mai vinto nessuno dei tornei più rilevanti, sebbene spesso ci siano andati molto vicino e in carriera abbiano guadagnato circa 15 milioni di dollari ciascuno. Noah, ultimo tennista francese ad aggiudicarsi uno Slam, rappresenta per loro uno stimolo costante. “Yannick è stato fondamentale per il tennis francese, e una fonte di ispirazione per tutti noi – ha detto Monfils -. Vedere quello che ha fatto, come lo ha fatto, quanto ha combattuto durante l’intera carriera, ecco cosa conta sul serio”.

In un certo senso, un passato tanto importante ha creato delle aspettative eccessive da parte dei fan francesi. “I paragoni fra questi quattro giocatori e gli storici Moschettieri non mi sono mai piaciuti. Generano solo altra pressione – dice Grosjean -. Che un atleta debba imparare a gestire la pressione è normale. Funziona così. La Francia ospita persino uno degli Slam. Perciò è ovvio che uno stadio che tifa per te sia meglio che ritrovarsi con tutto il pubblico contro”.

Indipendentemente da “quando” questi quattro giocatori decideranno di ritirarsi, la nuova generazione appare già carica di talento.

Ugo Humbert, 23 anni, è stato fra i Top 30 e ha sconfitto sia Daniil Medvedev sia Stefanos Tsitsipas. Ha vinto un titolo a Halle, in Germania, a giugno, battendo Alexander Zverev e Andrey Rublev. Hugo Gaston, 21 anni, è appena entrato fra i Top 100. E ci sono ben sei ragazzi francesi fra gli juniores classificati fra i primi venti dalla ITF. Luca Van Assche, di 17 anni, quest’anno ha vinto l’Open di Francia juniores, battendo in finale un altro diciassettenne, Arthur Fils.

“Esisteva un divario con i Quattro Moschettieri storici, ed è probabile che quel divario si ripresenterà, quando i giocatori di cui stiamo parlando lasceranno il tennis – dice Grosjean -. Alcuni giovani possiedono grandi potenzialità, ma serve tempo per passare dal tennis juniores a quello professionistico”. Tsonga sa bene che predire il futuro è impossibile. “Dopo anni di esperienza ho capito che non c’è modo di prevedere quello che accadrà – dice -. Nessuno avrebbe scommesso sui traguardi che abbiamo conseguito. Ma sono orgoglioso di ciò che abbiamo fatto, della passione con cui siamo scesi in campo sotto la stessa bandiera e di quel rapporto speciale che tuttora condividiamo. Giocare per la Francia è stato un privilegio”.

Traduzione a cura di Rossella Carrus

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