Un padre d'assalto guida il clan familiare in lotta con il mondo per "salvare" Novak (Cocchi). Aspetta e spera (Crivelli). Nole confinato in hotel: "Grazie del sostegno"(Mastroluca). Djokovic, a rischio 50 milioni (Bo). Spagna in finale, la Polonia va ko (Bertellino). Nole, ore di attesa e c'è un altro caso (Martucci)

Rassegna stampa

Un padre d’assalto guida il clan familiare in lotta con il mondo per “salvare” Novak (Cocchi). Aspetta e spera (Crivelli). Nole confinato in hotel: “Grazie del sostegno”(Mastroluca). Djokovic, a rischio 50 milioni (Bo). Spagna in finale, la Polonia va ko (Bertellino). Nole, ore di attesa e c’è un altro caso (Martucci)

La rassegna stampa dell’8 gennaio 2022

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Un padre d’assalto guida il clan familiare in lotta con il mondo per “salvare” il figlio (Federica Cocchi)

Ogni volta che apre bocca, le sue esternazioni fanno il giro del mondo. Perché è il padre del numero 1 al mondo del tennis, ma soprattutto perché quello che dice è sempre provocatorio e talvolta, va detto, ai limiti del delirante. […] Per Srdjan Djokovic, il suo Nole è l’investimento più prezioso della vita. Da lui, il vincitore di 20 Slam ha preso l’amore per l’agonismo e la passione per lo sport. Sacrifici ripagati Sia lui sia la moglie Dijana hanno avuto un passato nello sci prima di gestire un ristorante sul monte Kopaonik, il “Red Bull”, nel cuore delle montagne della Serbia. Sacrifici, lavoro, voglia di arrivare pur di fare di quel ragazzino così promettente un campione. Una formazione costosa, troppo per le umili tasche dei Djokovic che avevano altri due figli da crescere: Djordje e Marko. Entrambi, come Novak, hanno provato la strada del tennis, con scarso successo: il primo adesso è direttore del torneo di Belgrado, l’altro dà una mano all’Accademia di famiglia, ma è stato lui a presentare al fratello maggiore il guru Pepe Ymaz, che per un paio d’anni era diventato la guida di Note fuori dal campo, non senza polemiche. […] Solo che allenarsi all’Accademia di Niki Pilic costava 3000 dollari al mese, senza considerare le spese da sostenere per viaggiare da un torneo all’altro. Davvero troppo per una famiglia che si manteneva con i guadagni altalenanti di un ristorante tra le montagne. E così a papà Srdjan non restò che rivolgersi agli usurai con interessi altissimi, fino al 15% mensile. E siccome la federazione non era in grado di investire nella carriera del giovane Nole, allora era lui ad andare in giro a caccia di sponsor. Addirittura valutò l’ipotesi sia della cittadinanza britannica, per accedere ai fondi della Lta, sia di quella italiana, nel periodo in cui il figlio era allenato da Piatti (aveva 16 anni). Lingua lunga Un padre duro, non tanto con il figlio, come siamo stati abituati a vedere nel tennis, ma contro tutti quelli che attaccano il suo ragazzo, tanto da aver fatto irruzione, anni fa, nella cabina di un commentatore tv reo di aver criticato Nole. In passato ne ha avuto anche per Nadal: «Rafa era il suo migliore amico, finché non ha iniziato a vincere. Quando le cose sono cambiate, la loro amicizia si è interrotta. Non è un comportamento sportivo». Un anno fa, poi, aveva fatto parlare per le esternazioni contro Roger Federer: «Circa 15 anni fa ha attaccato mio figlio, quando era ancora giovane, a 18/19 anni. Federer sapeva che sarebbe diventato migliore di lui. Allora dicevo che Roger era un campione, il migliore in quel periodo. Tuttavia anche se è un campione non posso dire che sia una buona persona». Parole che hanno creato non poco imbarazzo al numero 1 al mondo che tuttavia non si era scusato in vece del genitore, limitandosi ad accettarne il carattere: «Voglio bene a mio papà, è il mio più grande sostegno. Allo stesso tempo non posso controllare tutto ciò che dice, ognuno deve esprimere la propria opinione, anche se non sono sempre d’accordo con le sue uscite. È una persona emotiva e vuole proteggermi». Il senso della famiglia è fortissimo nel clan, cementato anche dal matrimonio di Nole con Jelena Ristic, ex studentessa della Bocconi che parla fluentemente italiano e che gli ha dato i due figli, Stefan (nel 2015) e Tara (2017). Una presenza decisa ma discreta: non a caso, in questi giorni infuocati, le parole più pacate sono arrivate da un suo post.

Aspetta e spera (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Quel post, probabilmente, Novak Djokovic finirà per rimpiangerlo tutta la vita. Perché si è rivelato il vaso di Pandora da cui sono scappate, senza possibilità di controllo, tutte le questioni più spinose legate alle sue convinzioni contro l’obbligo vaccinale, dalle discussioni intorno all’esenzione medica per viaggiare in Australia fino alla negazione del visto che lo ha portato in uno squallido (ex) hotel riservato ai rifugiati dal quale sta aspettando di sapere se potrà giocare, da numero uno del mondo e nove volte vincitore, il primo Slam dell’anno. Quella foto all’aeroporto, in cui sorridente il Djoker annunciava di partire per Melbourne grazie a un lasciapassare sanitario, ha scatenato involontariamente l’inferno. In Australia Lotta elettorale tra governo e Victoria ll Primo Ministro australiano Scott Morrison era stato cristallino al riguardo: «Se qualcuno scrive che sta entrando da noi con un’esenzione sanitaria, è nostro dovere indagare sul perché l’ha ottenuta, senza guardare in faccia a nessuno». Anche perché, mentre Novak era in volo, in Australia è montata l’indignazione, prevedibile in un paese che ha trascorso 256 giorni in lockdown e nel quale da venti mesi le famiglie che hanno parenti all’estero non posso riunirsi nemmeno se completamente vaccinate. Perciò, all’arrivo al terminal, ad attendere il più forte giocatore del mondo c’erano gli agenti della Polizia di Frontiera. Come ha spiegato a un quotidiano l’avvocato Carina Ford, specializzata in diritto dell’immigrazione, Djokovic aveva bisogno di tre cose: «Un visto, un’esenzione dallo Stato di Victoria per il torneo e una per entrare nel Paese da parte di un’autorità nazionale». E qui sta l’inghippo: per lo Stato di Victoria, dove si trova Melbourne, e Tennis Australia, aver avuto il Covid negli ultimi sei mesi come dichiarato da Noie valeva come esenzione per partecipare al torneo, mentre per il Governo di Canberra non era condizione sufficiente, e lo aveva specificato anche in una lettera ufficiale spedita a fine novembre a Craig Tiley, amministratore delegato della federazione. […] Non è finita La Polizia di Frontiera ha nel mirino altri casi. Nell’udienza di lunedì (mezzanotte di domenica in Italia) i legali del campione serbo cercheranno di far validare l’esenzione con conseguente restituzione del visto, ma una fonte considerata attendibile dal quotidiano australiano The Age, che ha dichiarato di aver avuto accesso al dossier presentato da Djokovic, ha definito « minime» le prove presentate dal serbo e «largamente insufficiente» la sua documentazione a sostegno dell’esenzione. Altre tre esenzioni simili sarebbero state concesse a persone attualmente in Australia o riconosciute a giocatori o ufficiali che ancora devono arrivare a Melbourne, ed era un elemento sul quale gli avvocati del Djoker volevano puntare, ma ora la Polizia di frontiera sta indagando anche su quelle. Se il tribunale dovesse confermare la posizione del governo, e dunque non accettare i suoi nuovi documenti, Djokovic rischierebbe di dover saltare gli Australian Open fino al 2025, perché le leggi federali prevedono l’interdizione dal Paese fino a tre anni per chi ha subito la revoca del visto d’ingresso. [..]. Ieri, intanto, Djokovic ha festeggiato dal suo letto di dolore al Park Hotel il Natale Ortodosso, ricevendo anche la visita di un Pope. Fino al 2019, il Park era un vero albergo e aveva un altro nome, Rydges. Mattoni neri e cemento, si trova a Carlton, un sobborgo di Melbourne vicino a little Italy e a soli 3 km dalla Rod Laver Arena. Disponeva, ironia della sorte, di alcuni campi da tennis, oltre a una piscina all’aperto e un centro fitness. Sul sito è ancora definito «a 4-5 stelle», con un costo per camera tra i 70 e i 100 euro. Ma dal 2020 è stato dapprima adibito a Covid-Hotel per le quarantene e poi trasformato in un centro raccolta per i rifugiati e i richiedenti asilo, con cibo di pessima qualità e camere definite definite anguste e fredde da chi le abita. Secondo il fratello Djordje, il numero uno del mondo è ancora senza portafoglio e valigie, rimasti all’aeroporto, e dunque è plausibile che qualcuno dello staff gli abbia fornito dei vestiti. Può tuttavia usare il cellulare, e infatti ieri ha postato una story su Instagram, la prima da quando è recluso: «Grazie alla mia famiglia, ai miei cari, alla Serbia e a tutte le brave persone nel mondo che mi hanno inviato il loro sostegno. Lo sento ed è molto apprezzato». Il riferimento alla Serbia rinfocola, se ce n’è bisogno, il sentimento nazionalista e la guerra diplomatica tra i due paesi. II ministero degli Esteri di Belgrado ha emesso una dura nota ufficiale: «Non è un criminale, un terrorista o un migrante clandestino, ma lo stanno trattando cosi». Immediata la replica di Canberra: «Non è affatto prigioniero, può tornare a casa quando vuole». ‘E mentre Porfirije, il Primate della Chiesa ortodossa serba, invita a pregare per lui, i Francesi per bocca della Ministra dello Sport Maracineanu entrano nella contesa pensando ovviamente a se stessi: «Potrà senz’altro giocare al Roland Garros a maggio»

Nole confinato in hotel: “Grazie del sostegno” (Alessandro Mastroluca, Il Corriere dello Sport)

“Grazie miei tifosi in tutto il mondo per il vostro continuo sostegno. Lo sento e lo apprezzo molto». Novak Djokovic ha voluto omaggiare così i fan che hanno preso le sue difese dopo la revoca del visto per entrare in Australia, decisione contro la quale ha presentato un ricorso che sarà discusso lunedì (domani notte in Italia). Se dovesse perderlo, rischia l’interdizione dal Paese fino a tre anni, come prevedono le leggi nazionali in casi come il suo. L’APPOGGIO Dl KYRGIOS. Tennis Australia, la federtennis nazionale che organizza l’Australian Open in programma dal 17 gennaio, non ci sta. I vertici interpretano la decisione dell’Australian Border Force, la polizia di frontiera che dipende dal Ministero dell’Interno, come una mossa politica. Un modo per placare la collera dei cittadini australiani di fronte all’esenzione medica per consentire al serbo, uno dei campioni del tennis più apertamente contrari all’obbligo vaccinale anti-Covid, di entrare in Australia senza un periodo di quarantena. Al suo fianco si sono schierati anche Nick Kyrgios e John Isner. «Io mi sono vaccinato per gli altri, per la salute di mia madre, ma il modo in cui stanno gestendo la situazione di Novak è davvero pessimo» ha scritto l’australiano. Quello che sta passando Djokovic, ha dichiarato Isner su Twitter «non è giusto. Non c’è giustificazione per il trattamento che sta ricevendo. Ha seguito le regole, gli hanno permesso di entrare in Australia e ora lo trattengono contro la sua volontà. E’ una vergogna». VORACOVA FERMATA. Intanto, ieri la storia si è allargata. Djokovic non è l’unico ad aver subito la revoca del visto d’ingresso nonostante l’esenzione concessa dai medici scelti dallo Stato di Victoria, di cui Melbourne è capitale. La doppista ceca Renata Voracova, 38enne numero 81 del mondo, è stata fermata e condotta al Park Hotel, la stessa struttura utilizzata dal governo per le persone irregolari in cui Novak Djokovic alloggerà almeno fino a lunedì mattina. Voracova, che ha giocato e perso un match di doppio in uno dei due WTA in corso a Melbourne Park, ha deciso di non presentare ricorso e lasciare il Paese. […] L’ESENZIONE. La partita, che non si sta disputando sul campo dove Djokovic ha trionfato già nove volte in carriera, riguarda la documentazione presentata per ottenere l’esenzione dalla quarantena in vista dell’Australian Open. Non conosciamo le ragioni della richiesta, ma sta facendo molto rumore una lettera del 29 novembre in cui il ministro della Salute spiegava a Tennis Australia che un contagio recente da Covid-19 non sarebbe stato considerato sufficiente per consentire a persone non completamente vaccinate di entrare nel territorio nazionale senza un periodo di quarantena. LA LETTERA “INCRIMINATA”. Lo spiega sulla base delle sue linee guida nazionali che hanno orientato il giudizio dei due gruppi di medici indipendenti scelti per valutare le richieste di esenzione di tennisti e ufficiali in vista dell’Australian Open. Ma la comunicazione apparentemente inviata ai giocatori, secondo un documento pubblicato dall’Herald Sun, non sarebbe affatto così netta. […] L’esenzione, benché non del tutto chiaramente spiegata, non è un modo per aggirare l’obbligo di vaccinazione. Chi la richiede deve dimostrare perché non gli è stato possibile vaccinarsi prima o dopo aver contratto il virus. Non è da escludere che proprio su questo si giochi il futuro di Djokovic in Australia.

Djokovic, a rischio 50 milioni (Marco Bo, Tuttosport)

Noie Djokovlc ha perso la sua battaglia. Punta a capo. A prescindere dal fatto che lunedl il tribunale australiano competente confemerà il rigetto del vista e quindi la sua espulsione dal Paese o meno e, in questo caso potrà provare a vincere l’Australian Open ovvero il 21° Grande Slam della carriera, impresa mai riuscita (Nadal e Federer sono a 20 come lui).[…] IL SUO ADRIA COVID Cominciamo dal danno d’immagine che si è autoprocurato, con il suo comportamento bizzarro sul Covid a partire da giugno del 2020 quando, mentre i Paesi europei provvedevano a blindare i cittadini con lock down più o meno ferrei, lui pensava bene di organizzare l’Adria Tour di tennis nella sua Serbia senza alcuna misura di prevenzione con il risultato di vedere contagiati molti colleghi e lui stesso! Ma evidentemente il ragazzo è un po’ duro di comprendonio e così ha pensato bene all’inizio di questa settimana di partire alla volta di Melbourne con una esenzione medica così “leggera” da indurre il governo federale a non considerarla valida, sbugiardando la federazione australiana del tennis ed entrando in rotta di collisione con le istituzioni dello stato di Victoria. LA DOGANA SEVERA Normalmente, quando sei uno straniero e provi a entrare in Australia, alla dogana sei accolto solo da sguardi duri e diffidenti da parte di poliziotti di frontiera e agenti della dogana cheti chiedono di tutto e di più per preservare la loro grande isola dal contagio anche di semi, si avete letto bene, non desiderati! Ora lui è blindato nell’hotel dove vengono trattenuti coloro che hanno cercato di entrare in Australia in maniera illegale in attesa della pronuncia del verdetto atteso per lunedì da parte del tribunale competente (qualora venisse rispedito in Serbia la legge australiana prevede un “cartellino rosso” di tre anni). E qui ci siamo limitati a elencare i fatti oggettivi, perché se si vuole entrare nel “colore della vicenda ecco che allora bisognerebbe occuparsi delle recentissime estemazionì mediatiche in conferenza della mamma o del papà che hanno `pianto” pubblicamente per il trattamento da “prigioniero” riservato al loro figlio, paragonato “al nuovo Gesù crocifisso” piuttosto che uno Spartaco del mondo moderno” oppure degli assembramenti sotto il suo hotel a Melbourne da parte di tifosi serbi con tanto di bandiere e a Belgrado.[…] Il suo comportamento pubblico, poco o per nulla rispettoso delle disposizioni di prudenza, difficile vedere una sua fato con la mascherina negli ultimi mesi, non può certo abbracciare la maggior parte delle persone comuni che sono poi, incidentalmente, il target delle persone a cui si rivolgono i suoi munifici sponsor La stragrande maggioranza della gente ha capito che l’unica strada per uscire dalla pandemia è II vaccino! STANGATA SPONSOR E allora si può facilmente intuire quarto potranno essere contente le grandi aziende che gli bonificano centinaia di migliaia di euro ogni mese per poter abbinare il suo volto sorridente ai propri marchi. E qui entrano in gioco milioni di euro pronti a ballare sul filo di un nastro della rete e la sensazione che di questo passo la pallina non sorpasserà l’ostacolo tornando beffardamente sul proprio campo. Dunque la battaglia comunque persa, a prescindere da cosa deciderà l’Australia, potrebbe avere code anche nelle prossime tappe della stagione tennistica 2022, andando così a summare altre perdite economiche. […] Secondo le stime pubblicate dalla rivista People With Money, Djokovic, il più pagato tennista al mondo avendo fatturato oltre 96 milioni di dollari tra dicembre 2020 e dicembre 2021, «con le sue posizioni estreme, peraltro colorate anche dalle dichiarazioni di genitori e staff – commenta Stella Romagnoli, direttore generale dell’ IAA lnternational Advertising Association – si auto-posiziona in una ‘zona nera’ per chiunque lo abbia o possa desiderare in futuro ingaggiarlo come testimonial del proprio marchio». Ma non solo, «è inciampato su un tema, quello della pandemia, che è costato all’umanità milioni di vittime e che ancora sta flagellando tutti i Paesi. Un inciampo, peraltro molto convinto, che alla fine – calcola Davide Ciliberti del gruppo di comunicazione Purple e Noise PR – ritengo gli costerà non meno di 50 milioni di euro».

Spagna in finale, la Polonia va Ko (Roberto Bertellino, Tuttosport)

 E’ la Spagna la prima finalista dell’ATP Cup 2022, in corso a Sydney. Gli iberici hanno battuto per 2-1 la Polonia con score già deciso al termine dei due singolari. Match opposti per andamento e livello d’emozione generato. Nel primo Pablo Carreno Busta ha vinto senza affanni al termine di quello che non può che definirsi una sorta di allenamento agonistico. Opposto al polacco Zielinskieli, entrato in sostituzione di Kaml Majchrzak risultato positivo al COVID-19, Carreno Busta ha risolto la pratica contro l’attuale n’ 860 del mondo in poco meno di un’ora, per 6-2 6-1. II testimone è passato agli altri due sfidanti, ovvero Roberto Bautista Agut e Hubert Huricaez, che hanno dato vita al testa a testa più bello ed emozionante dell’intero torneo. Un gustoso antipasto è arrivato con il primo set nel quale è stato necessario il tie -break per rompere l’equilibrio. Hurkacz è volato sul 4-1 ma la caparbietà di Bautista Agut ha fatto la differenza, con chiusura al secondo set point utile grazie ad un diritto incrociato. Nella seconda frazione Hurkacz, attuale numero 9 ATP, ha alzato ulteriormente il livello del proprio tennis e pareggiato i conti grazie ad un eloquente 6-2. Il set decisivo è stato una sequenza di grandi punti, soprattutto nel finale, da una parte e dall’altra. Sul 5-4 in proprio favore Bautista Agut si è procurato i primi due match point ma il polacco ha stretto i denti e pareggiato (5-5). Sul 6-5 l’iberico ha avuto un terzo match point, nuovamente annullato da Hurkacz. Il secondo tie-break dell’incontro ha concentrato gli attimi, vissuti tra la grande resistenza di Bautista Agut da fondo e le incursioni a rete del rivale. Ha avuto la meglio la prima, con Bautista Agut che è salito 6-3 nel tie-break ed ha chiuso 7-5 al sesto match point utile: «Un match che ricorderò per sempre – ha detto a fine sforzo lo spagnolo -. Entrambi avremmo potuto vincere, ma questo è il tennis, questa è il nostro gioco. Penso di aver meritato il successo: ho fatto ottime case in campo, forse sono stato più aggressivo nei tie break e me la sono cavata con un gran passante. Tra il primo e l’ultimo match point sono passati 25 minuti, ma sono stato bravo a rimanere concentrato e a lavorare come dovevo. Sono felicissimo». […] Gli iberici ora attendono il nome della seconda finalista che uscirà dal confronta scattato nella notte italiana tra la Russia campione uscente, guidata da Daniil Medvedev, ed il Canada che ha nel giovane Felix Auger Aliassime il suo autentico baluardo. 

Nole, ore di attesa. E c’è un altro caso (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

«Grazie alle persone di tutto il mondo per il loro continuo supporto. Lo sento e vi ringrazio molto». Novak Djokovic, Gesù, come l’ha definito papà Srdjan, saluta urbi et orbi con tanto di baci e di cuori mimati dalla finestra dell’hotel di Melbourne dov’è confinato per non aver dimostrato alle autorità di aver completato il ciclo vaccinale anti-Covid, condizione necessaria per poter entrare in Australia. E lui che vuole restare al Park Hotel: 36 disperati sognano l’asilo politico, il re di Serbia vuole presenziare all’istanza di ricorso di lunedì contro la cancellazione del visto d’ingresso nel paese. […] BRACCIO DI FERRO Come noto, forte delle sue prerogative ed evidentemente influenzato dalle difficilissime condizioni del paese flagellato dal Covid, il governo federale australiano ha annullato il nulla osta concesso in deroga dalla Federtennis nazionale, organizzatore del torneo di Melbourne, e anche allo stato del Victoria. Ha pure respinto la richiesta dell’ambasciatore serbo di spostare Novak dall’hotel in una casa privata dove alloggia il suo team. Il Ministro degli Interni federale, Karen Andrews, ha chiarito: «Novak Djokovic non è detenuto. Può lasciare il paese quando vuole, la polizia di frontiera farà di tutto per agevolare la sua partenza». Ma il campione serbo è condannato a insistere. «Il nostro Novak, il nostro orgoglio. Novak è la Serbia e la Serbia è Novak», grida papà Srdjan. «Stanno calpestando la Serbia e il suo popolo. Gesù è stato crocifisso… Stanno cercando di crocifiggere Novak e di farlo inginocchiare». Il dio dello sport serbo ha un peso politico talmente importante che il primo ministro di Belgrado, Aleksandar Vucic, dopo aver lanciato la campagna «25 euro a ogni nuovo vaccinato», si è schierato apertamente con la superstar no vax. Che, ai 153 milioni di dollari di premi, ne somma oltre 30 l’anno di sponsor. Per evitargli appigli legali, il governo australiano ha cancellato il visto anche a Renata Voracova (n.81 Wta di doppio) che ospita nello stesso albergo insieme «a diversi altri atleti», e ha rispedito già in Europa un dirigente. […] La tesi federale è chiara: se errore c’è stato, se Djokovic e altri tennisti sono stati illusi, è stato soltanto per errore o leggerezza di Craig Tiley, il direttore del torneo. Il capro espiatorio era stato però informato con due lettere ufficiali in materia Covid di pubblico dominio sui giornali. Ma perché Djokovic è partito solo il 4 gennaio quando i colleghi sono in Australia dal 27 dicembre? L’Atp Tour, che gestisce i giocatori e il circuito, e l’Itf, patron degli Slam, tacciono. Il Ptpa, il nuovo sindacato promosso proprio da Djokovic, emette un comunicato insipido. L’amico Zverev, il non amico Kyrgios e John Isner il buono esprimono solidarietà. Il Roland Garros gli apre le porte del Paradiso per maggio (ignorando la politica-Macron). La moglie Jelena predica amore, invoca il perdono e si aiuta con la respirazione yoga. I soliti fanatici impazzano fra Belgrado e Melbourne: Novax Djokovic è già un martire.

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