Djokovic, si allarga l'indagine del governo. L'Équipe conferma la sua versione sull'intervista del 18 dicembre

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Djokovic, si allarga l’indagine del governo. L’Équipe conferma la sua versione sull’intervista del 18 dicembre

Novak rischia una pena per aver fornito prove false. La premier serba Brnabic: “Deve essere lui a spiegare perché ha saputo di essere positivo solo il giorno dopo”

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Novak Djokovic - Wimbledon 2021 (via Twitter, @Wimbledon)
 

Djokovic ha rotto il silenzio nelle scorse ore con un lungo comunicato in cui ha cercato di fare chiarezza sulle tempistiche e sui suoi spostamenti durante il suo, breve, periodo di positività al COVID-19. Stando alle parole del tennista, il risultato del test effettuato il 16 dicembre gli è stato comunicato solamente la sera del giorno successivo. Tuttavia nella sua dichiarazione giurata del tribunale, Djokovic ha affermato di essere stato “esaminato e diagnosticato” il 16 dicembre. Come riporta la testata australiana The Age, adesso il Dipartimento degli Affari Interni sta esaminando questa discrepanza. La pena massima per aver fornito false prove ai sensi della legge sui crimini è una detenzione di cinque anni.

Il discorso relativo al visto di Djokovic invece è ancora in mano al Ministro dell’immigrazione Alex Hawke, il quale dal canto suo sta ancora valutando se cacciare o meno, a sua discrezione, il serbo dal Paese. Svariati politici australiani lo stanno sollecitando a prendere questa decisione ma alcune fonti vicine a lui affermano che l’intenzione del Ministro sia quella di seguire tutto l’iter giudiziario e non agire di volontà propria. Stando sempre a quanto riporta The Age, un portavoce del ministro Hawke ha detto che gli avvocati del tennista serbo hanno “recentemente fornito lunghe ulteriori osservazioni e documentazioni di supporto ritenute rilevanti per la possibile cancellazione del visto di Djokovic, e naturalmente questo influenzerà il periodo di tempo per una decisione, è stato riferito. Inoltre Hawke, informato dell’indagine degli Affari Interni, potrebbe anche valutare se annullare il visto a Djokovic per motivi di “character grounds”, cioè eventuali irregolarità di tipo illegale come appunto falsa testimonianza.

L’INTERVISTA CON L’ÉQUIPE SECONDO IL SUO AUTORE

Infine, è arrivata una disamina dell’intervista condotta dall’Équipe a Djokovic il 18 dicembre in Serbia, evento a cui il N.1 ATP ha ammesso di aver partecipato pur sapendo di essere positivo. L’intervistatore, Franck Ramella, ha scritto sul quotidiano transalpino di non aver saputo della positività di Novak fino a dopo l’arrivo di quest’ultimo in Australia (a circa tre settimane di distanza, dunque), anche perché il servizio e il Q&A sono stati concordati previa l’assicurazione da parte dei giornalisti che non ci sarebbero state domande a tema Covid.

“Si tratta di un argomento molto delicato, se ancora aveste dei dubbi a riguardo“, ha scritto il reporter. “Per questo motivo non gli è stato chiesto se stesse prendendo in considerazione l’idea di fare un tampone né tantomeno il risultato di un eventuale tampone“. Ramella ha anche aggiunto che Djokovic si è tolto la mascherina per il photoshoot ma l’ha rimessa per l’intervista, rifiutandosi di rimuoverla cosicché gli inviati potessero immortalarlo durante la conversazione.

BRNABIC: “DJOKOVIC HA INFRANTO LA LEGGE SE HA PARTECIPATO A EVENTI PUBBLICI SAPENDO DI ESSERE POSITIVO”

Intervistata dalla BBC, la premier serba Ana Brnabic ha parlato di “grey areas” in merito alle tempistiche con cui Djokovic avrebbe appreso il risultato del tampone positivo del 16 dicembre. “Se sei positivo devi isolarti“, ha affermato Brnabic, aggiungendo che se il giocatore avesse davvero presenziato ad eventi pubblici nella consapevolezza di avere il Covid avrebbe commesso una “chiara violazione” dei protocolli vigenti in Serbia. Ha poi aggiunto: “Non so quando abbia avuto i risultati […] la risposta a questa domanda la può dare solo Novak“. Brnabic si è anche detta in disaccordo con la scelta del giocatore di non vaccinarsi.

LE PAROLE DELLA MADRE

Intanto, in attesa che anche il numero 1 del mondo Novak Djokovic si presenti davanti ai giornalisti, nelle scorse ore è stata la madre a farlo in sua vece. Dijana Djokovic infatti è stata intervistata dal servizio di notizie televisive 7NEWS Australia e ha dato aggiornamenti sulle condizioni fisiche del figlio: Credo sia pronto a vincere l’Australian Open ora più che mai. Ora ha più forza, più energia, perché vuole mostrare a tutti nel mondo che lui è il più forte”. Ovviamente però il rischio di una sua esclusione dal Paese c’è eccome, e tutti ne sono consapevoli. “Io sono molto preoccupata che possa venir ancora deportato. Non è ancora finita e stiamo tutti pregando che lui resti lì e possa giocare e spero che tutti la pensino così. Non lasciatelo andare via, lui è un tennista, non è un politico o un criminale o un assassino, solo un tennista, il migliore del mondo. Lasciatelo giocare”.

A Dijana è stata chiesta anche un’opinione a proposito della decisione del figlio di non vaccinarsi. “Novak ha 34 anni e io come madre non posso fargli nessuna pressione sulle decisioni da prendere. Lui ha la sua filosofia di vita e se lui la pensa così io posso solo dire ‘ok’. Se poi lui sta in salute e si prende cura del suo corpo con tale meticolosità, io non capisco dove sia il problema se non vuole vaccinarsi. È una sua scelta. Se il suo PCR test è negativo, perché non può giocare?” È stato toccato infine il tema più spinoso, e cioè i movimenti di Djokovic dopo aver effettuato il test, poi rivelatosi positivo, il 16 dicembre. La madre è stata breve e concisa in questa risposta: “Se è vero che ha fatto è andato in giro dopo la positività? Non lo sapeva, probabilmente non sapeva della positività, perché quando l’ha saputo è andato in isolamento. Non posso dire altro al riguardo. Fareste meglio a chiedere a lui”.

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