Djokovic sopravvive un altro giorno e si ritrova in tabellone. Problemi per lui anche in Spagna e Serbia

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Djokovic sopravvive un altro giorno e si ritrova in tabellone. Problemi per lui anche in Spagna e Serbia

Ancora nessuna decisione del Ministro dell’Immigrazione Hawke. Ma Novak Djokovic potrebbe dover rispondere anche di reati immigratori in Spagna. Il Premier serbo: “Gli atti che ha commesso sono molto gravi”

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Novak Djokovic - Roland Garros 2021 (ph. Ray Giubilo)
 

Altra giornata passata da aspettare invano una decisione del Ministero dell’Immigrazione australiano che alla fine non è arrivata. Dopo varie indiscrezioni e uno slittamento di un’ora e un quarto del sorteggio del tabellone a causa di un imminente discorso televisivo del Premier Scott Morrison, alla fine l’ufficio del Ministro Alex Hawke ha fatto sapere che non sarebbero state prese misure di alcun tipo nella giornata e che le indagini sarebbero proseguite l’indomani.

Novak Djokovic così si gode un altro giorno di allenamento in Australia e un tabellone che per i primi turni dovrebbe lasciarlo abbastanza tranquillo, anche se il suo regime fisico e soprattutto mentale in questo periodo non è stato forse la preparazione ideale per un torneo duro come lo Slam australiano.

Il gabinetto del Governo australiano, tuttavia, ha ribadito le normative sull’ingresso degli stranieri in Australia: non vengono fatti entrare nel Paese individui non vaccinati, a meno che questi non dimostrino di non poter essere inoculati con il vaccino per motivi medici. “Questa è la nostra policy, e la policy non è cambiata”, ha aggiunto il Primo Ministro in un riferimento al possibile buco legislativo sfruttato da Djokovic per entrare in Australia durante questa sua controversa e chiacchieratissima trasferta.

Il visto di Djokovic rimane comunque sempre più sotto osservazione e soggetto a cancellazione, solo ci vorrà un po’ più di tempo.

INDAGINI IN SPAGNA E IN SERBIA

Per Novak Djokovic però i problemi non arrivano solamente dall’esecutivo australiano: ci sono altri Paesi che si stanno interessando alle azioni e ai movimenti del numero uno del mondo. La stampa spagnola ha riportato che il Governo iberico ha messo Djokovic sotto investigazione per sospetta violazione delle sue regole immigratorie in occasione del suo trasferimento per andare ad allenarsi nella sua casa di Marbella, sulla Costa del Sol.

Secondo quanto riportato dal programma radiofonico sportivo “Tiempo de Juego”, Djokovic ha passato a Belgrado il periodo dal 14 al 25 dicembre, ma successivamente si è trasferito a Marbella il 31 dicembre ed è rimasto lì anche il 2 e il 3 gennaio ad allenarsi. Tuttavia lo svolgimento di sessioni di allenamento non è una “attività essenziale”, e non può configurarsi come “partecipazione di una prova di alto livello”.

Dal 20 settembre scorso è possibile entrare in Spagna per chi proviene dalla Serbia solamente se completamente vaccinati. È possibile ottenere un’esenzione nel caso in cui si soddisfino certi criteri (tra i quali anche risiedere all’interno dell’Unione Europea e Stati annessi, tra cui Montecarlo, per raggiungere la propria abitazione), ma per far ciò è necessario seguire una procedura contattando il consolato spagnolo a Belgrado. Inoltre è necessario avere un test PCR negativo eseguito non più di 72 ore prima dell’arrivo in Spagna, o un test antigenico negativo eseguito con non più di 48 ore di anticipo, e accompagnare tutto con un codice QR ottenibile riempiendo un modulo online.

Non c’è traccia che Djokovic abbia soddisfatto queste condizioni, come è stato confermato dal Ministro degli Esteri José Manuel Albares dopo aver controllato con il Ministero degli Interni e la Polizia.

Problemi anche in patria per Djokovic: quanto il Primo Ministro serbo, Ana Brnabic, ha dichiarato che il comportamento di Nole, che avrebbe ignorato la positività al test PCR del 16 dicembre e avrebbe rilasciato un’intervista di persona al giornalista dell’Equipe Frank Ramella (confermandogli oltretutto di aver testato negativo all’ultimo tampone), rappresenta una “grave violazione” della legge serba. In quel momento, infatti, nel Paese balcanico era richiesto a tutti gli individui positivi di isolarsi per 14 giorni. “Quando si è positivi è necessario isolarsi”, ha detto il Primo Ministro Brnabic alla BBC, “non so quando [Djokovic] ha ricevuto i risultati e quando li ha visionati, questa è una zona grigia che solo Novak può chiarire”. Nel caso in cui venisse accertata la violazione ci dovrà essere un confronto con le autorità preposte a far rispettare la normativa. Secondo la legge serba, chi non osserva le leggi sanitarie durante la pandemia è punibile con una pena che può arrivare ai tre anni in prigione.

L’accertamento della violazione non dovrebbe essere troppo difficile, dal momento che è stato il giocatore stesso a confessare di aver partecipato all’intervista dopo aver saputo della sua positività. C’è poi anche la testimonianza di Frank Ramella de L’Equipe, secondo il quale Djokovic gli avrebbe anche riferito di aver fatto un test per l’Australia (quindi non poteva riferirsi ad uno dei test antigenici) e di essere risultato negativo.

Il Primo Ministro Brnabic ha comunque confermato di voler offrire “il suo supporto a Djokovic”, ma anche che “il suo supporto va soprattutto alla vaccinazione come unica soluzione per uscire dalla pandemia”.

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