Cartellino arancione (Crivelli). Djokovic col fiato sospeso (Mastroluca). Murray, la scalata. "Sto tornando"(Viggiani). Djokovic espulso ma resiste (Rossi, Azzolini, Calabresi, Martucci). Bolelli-Fognini, l'Italia ha l'usato sicuro (Guerrini)

Rassegna stampa

Cartellino arancione (Crivelli). Djokovic col fiato sospeso (Mastroluca). Murray, la scalata. “Sto tornando”(Viggiani). Djokovic espulso ma resiste (Rossi, Azzolini, Calabresi, Martucci). Bolelli-Fognini, l’Italia ha l’usato sicuro (Guerrini)

La rassegna stampa del 15 gennaio 2022

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Cartellino arancione (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Espulso. Per la seconda volta. Ma rimanendo ancora sospeso nel limbo della più snervante incertezza, in attesa dell’udienza decisiva di stanotte (in Italia) che risolverà finalmente una delle vicende più surreali e scioccanti della storia dello sport. Com’era prevedibile fin dal 10 gennaio, il giorno in cui venne annullata da un tribunale la cancellazione del visto di Novak Djokovic decisa all’ingresso in Australia dalla Polizia di Frontiera, ieri il Ministro dell’Immigrazione Alex Hawke ha esercitato il potere discrezionale di revoca, innestando un nuovo capitolo di una saga infinita con al centro del ring la battaglia tra il giocatore più forte del mondo e il governo di Canberra, mentre gli Australian Open incombono a grandi passi ma non sono mai sembrati così lontani dall’interesse della gente. Le mosse australiane […] Queste le parole ufficiali del Ministro: «Ho esercitato oggi il mio potere in base al Migration Act per cancellare il visto di Novak Djokovic per questioni di salute e di buon ordine, considerando che fosse di pubblico interesse farlo». Scott Morrison, il Primo Ministro, ha aggiunto che i suoi concittadini hanno fatto tanti sacrifici durante la pandemia, e adesso si aspettano giustamente che i risultati di questi sacrifici vengano preservati». Una strategia d’attacco confortata dagli ultimi sondaggi: su un campione di 60.000 intervistati a Melbourne, l’83% ha dichiarato di augurarsi l’espulsione del campione di 9 Australian Open. E anche la tempistica ha il suo significato: le autorità australiane si auguravano forse che il Djoker nei giorni scorsi risolvesse personalmente la questione andandosene spontaneamente senza attendere la nuova revoca e poi hanno aspettato il venerdì sera per rendere più complicato l’eventuale ricorso, portandolo a ridosso, se non oltre, l’inizio degli Australian Open, lunedì mattina (domani notte da noi). Gli avvocati Contrattacco lucido, ma speranze ridotte E invece, dal punto di vista procedurale, la difesa ha messo a segno un punto a favore. Intanto, i legali del serbo sono riusciti a farsi ascoltare d’urgenza dal giudice Kelly, proprio quello del primo verdetto, appena tre ore dopo la cancellazione del visto, mentre la Corte avrebbe voluto trasferire subito il caso a un Tribunale Federale, allungando i tempi ben oltre l’inizio del torneo. Nel frattempo, hanno ottenuto che Djokovic non fosse espulso fino al giudizio definitivo. Ieri sera alle 22 italiane le 8di sabato in Australia, Nole è stato poi portato a un commissariato della Polizia di Frontiera, da dove ha raggiunto una nuova struttura di detenzione diversa dal Park Hotel e non comunicata per non attizzare il circo mediatico. Lì, potrà comunicare con gli avvocati fino all’ora dell’udienza presso la Corte federale presieduta dal giudice David O’Callaghan, fissata alle 10.15 di domani a Melbourne, le 24.15 di stanotte in Italia, quando il numero uno del mondo sarà interrogato in streaming: sentenza attesa dopo qualche ora. […] Un crinale complesso, perché il Governo potrebbe avere gioco facile nel dimostrare che le mosse false di Noie dopo la positività rendono plausibile il provvedimento. Perdesse, oltre all’espulsione il Djoker rischierebbe tre anni di bando dall’Australia (e dal suo Slam). Vincesse, dovrebbe andare in campo dopo poche ore (la sua parte di tabellone gioca già lunedì) e con il peso psicologico di due settimane laceranti. Ai confini della realtà.

Djokovic col fiato sospeso (Alessandro Mastroluca, Il Corriere dello Sport)

 Novak Djokovic è di nuovo al punto di partenza. Il ministro per l’immigrazione Alex Hawke ha esercitato il suo potere personale e gli ha revocato il visto. I suoi avvocati hanno presentato un ricorso d’urgenza contro la decisione, discusso davanti allo stesso giudice della Federal and Family Court che gli aveva dato ragione la prima volta. Ma dopo la prima udienza ha deciso di trasferire il caso a un tribunale federale, di grado piú elevato. Il serbo, che non sarà rimpatriato prima della fine del procedimento, resterà in una struttura ancora non resa nota da cui potrà uscire per recarsi nello studio dei suoi avvocati dove sarà però sorvegliato da due ufficiali dell’Australian Border Force, la polizia di frontiera zione dal Paese. Da qui, alle 9 di domani mattina ora di Melbourne, le 23 di stasera in Italia, assisterà all’udienza che il resto del mondo potrà seguire in streaming sul canale Youtube della Federal Court. Se il ricorso non dovesse essere accolto, Djokovic rischia fino a tre anni di interdizione dal paese. POSIZIONE DEL MINISTRO. Il ministro Hawke ha preso la decisione di revocare per la seconda volta il visto del serbo in base alla sezione 133C(3) del Migration Act, la fondamentale legge australiana sull’immigrazione, citando motivi di “salute, sicurezza e di buon ordine, considerando che fosse di pubblico interesse farlo” si legge nel comunicato con cui annuncia la sua scelta. […] Secondo l’avvocato Wood, che ha curato la difesa di Djokovic in entrambi gli appelli, si tratterebbe di una decisione influenzata dalla politica. Per revocare il visto, ha detto Wood, il ministro ha sostenuto che la presenza di Djokovic potrebbe aumentare il sostegno verso posizioni no-vax in Australia. Una giustificazione, ha detto Wood nel corso dell’udienza, «evidentemente irrazionale. Non ci sono basi per affermare che l’eventuale espulsione di Djokovic non porti a un consenso ancora più ampio verso queste tesi». GLI SCENARI. Secondo l’avvocato David Prince, per i legali di Djokovic sarà difficile di dimostrare che la revoca del visto al serbo non sia di interesse pubblico. Il problema, ha sottolineato a West Australia Today, sta nella legge nazionale, molto vaga nel fissare i confini su quello che può rientrare negli ambiti di questa definizione. […] COME CAMBIA IL DRAW. Tennis Australia, la federazione tennis nazionale che organizza il torneo, rimane sotto pressione dopo le accuse di Bernard Tomic che ha giocato un match nelle qualificazioni pur avendo contratto il Covid e mostrandone i sintomi. Ora il tabellone maschile rimane soggetto a possibili cambiamenti. Gli organizzatori hanno annunciato che la parte alta dei due tabelloni di singolare maschile e femminile si completerà lunedì 17. Se Djokovic dovesse essere espulso prima che venga pubblicato l’ordine di gioco della prima giornata, il russo Andrey Rublev prenderebbe il suo posto, Gael Monfils diventerebbe dunque il primo avversario di Gianluca Mager, il kazako Alexander Bublik occuperebbe il posto ora del francese, e al suo entrerebbe un lucky loser. Il ripescato potrebbe essere Salvatore Caruso, che porterebbe a quindici il totale di azzurri in campo in singolare a Melbourne. Se invece, il verdetto del tribunale dovesse arrivare dopo la pubblicazione dell’ordine di gioco di lunedì, allora il lucky loser entrerebbe al posto di Djokovic senza ulteriori modifiche.

Murray, la scalata: “Sto tornando” (Mario Viggiani, Il Corriere dello Sport)

Ventisette-mesi-ventisette, dopo Anversa 2019, Andy Murray oggi nell’ATP 250 di Sydney torna a disputare una finale del circuito. «Comunque vada, è una grande settimana per me. Sto giocando sempre meglio, ho battuto buoni giocatori, a questo punto spero proprio di salire un altro gradino…», sono state le sue parole a commento della semifinale vinta ieri contro il gigante Reilly Opelka, al quale per abbatterlo non sono bastati 20 ace e tre set tiratissimi per 2h24′ di gioco. IL LUNGO DIGIUNO Diciamo subito che i ventisette mesi risentono del calendario fortemente condizionato dalla pandemia: almeno nel 2020, quando l’ex numero 1 del mondo ha disputato solo Masters 1000 Cincinnati, US Open, Roland Garros e 250 Colonia, ma un bilancio di 3 partite vinte (con lo scalpo eccellente di “Sascha” Zverev) e 4 perse. Per il resto, nel 2021 invece il 34enne scozzese è addirittura ripartito dal challenger di Biella (sconfitto in finale da Illya Marchenko), chiudendo l’annata con 20 vittorie e 16 sconfitte: ha fatto terzo turno a Wimbledon e Indian Wells, quarti invece a Metz e Stoccolma (qui ha battuto Jannik Sinner). DISCESA & SALITA. L’anca destra operata due volte, gennaio 2018 e gennaio 2019, ci ha messo un po’ prima di restituirci un Murray competitivo. Certo, non quello che è stato capace di conquistare tre Slam (US Open 2012, Wimbledon 2013 e 2016) e un doppio oro olimpico (Londra 2012 e Rio 2016), e ancora di vincere 46 tornei e essere finalista in alti 22. Finito fuori dai Top Ten il 6 novembre 2017 e dai primi 100 il l’11 giugno 2018, Andy era rotolato giù fino a n. 839 il 16 luglio 2018 e il 30 settembre 2019 era ancora n. 503. Da allora non è stato meglio di 102, il 12 luglio 2021, ma la classe è quella di sempre e la tigna pure. […]. DJOKOVIC. Per forza di cose, dopo la revoca del visto, Murray è stato sollecitato a parlare ulteriormente della tempesta che chissà ancora per quanto travolgerà il mondo di Novak Djokovic Curiosamente, i due sono quasi coetanei al 100%, meno… una settimana: lo scozzese, è nato il 15 maggio 1997, il serbo il 22. «È un brutta storia. per tutti, ma non è il momento di infierire su Novak Non ho intenzione di star qui seduto e cominciare a prenderlo a calci mentre è a terra. E una situazione che si trascina da troppo tempo: non è un bene per il tennis, non lo è per gli Aus Open, e neanche per lui. Non so quale strada abbia percorso, quanto tempo ci voglia per il ricorso, se può allenarsi o no giocare lunedì So solo che serve una soluzione». Netta, invece, la posizione di Andy sull’argomento vaccini, con l’invito a immunizzarsi «Quando in Gran Bretagna mi sono sottoposto al booster di richiamo, l’infermiere che me l’ha inoculato mi ha detto che tutti i pazienti in terapia intensiva erano non vaccinati. Per me ha senso che ognuno si vaccini in quanto, se è vero che i giovani o gli atleti corrono meno rischi, dobbiamo comunque fare tutti la nostra parte. Ogni Paese ha le sue regole, per venire in Australia bisognava essere vaccinati e credo che l’abbia fatto la quasi totalità del primi cento giocatori, forse anche il 98%. Per il reato, preferirei parlare di tennis e non di quello che accade a un altro giocatore fuori dai campi”

Djokovic espulso ma resiste (Paolo Rossi, La Repubblica)

Golia ha dunque schiacciato Davide. Il governo d’Australia ha nuovamente revocato il visto d’ingresso a Novak Djokovic. […] Dunque: il ministro per l’Immigrazione, Alex Hawke, ha esercitato una sua personale prerogativa, quella di revocare il visto a un privato cittadino per (in questo caso) «motivi di salute e ordine, sulla base del fatto che era nell’interesse pubblico farlo». Ma la fionda di Djokovic ha riportato il suo caso di nuovo in tribunale, ottenendo anche il rinvio della sua detenzione fino all’udienza con il giudice. I suoi legali impugneranno la decisione del ministro con questa tesi: “Il visto è stato cancellato solo perché la presenza del numero 1 del mondo alimenta il sentimento anti-vaccinazione”, evitando/rinviando così l’espulsione del serbo, che ora andrà in tribunale per essere ascoltato e può essere sì formalmente detenuto, ma non espulso dall’Australia mentre l’azione legale è in corso. Djokovic si è visto revocare il visto in nome della sezione 133C (3) della legge sull’immigrazione.[…] La partita legale, una sorta di qualificazione per il tabellone degli Australian Open per Djokovic, si è aperta di nuovo, e lo scenario prevede — in caso di sconfitta — anche il divieto di ingresso in Australia per i successivi tre anni, a meno di una «ragione compassionevole». Sarebbe difficile immaginarlo in campo nello Slam edizione 2026. Per questo Nick Wood, uno degli avvocati del n. 1 del tennis, ha già anticipato la strategia difensiva: «Il ministro Hawke non ha preso in considerazione in alcun modo le conseguenze che la rimozione forzata di Djokovic potrebbe avere sul sentimento anti-vaccinazione, ed è palesemente irrazionale». L’avvocato ha poi rincarato la dose, criticando l’approccio al protocollo decisionale di Hawke. Gli avvocati difensori si sono riservati di presentare domanda formale e osservazioni al tribunale entro oggi. E così il caso è stato trasferito al giudice O’Callaghan, presso la Corte federale. In attesa del weekend, resta una grande confusione nel mondo del tennis giocato. Gli Australian Open sono rimasti in silenzio, con il tabellone sospeso: se Djokovic uscisse entrerebbe Salvatore Caruso, e il posto in più in alto nel tabellone spetterebbe ad Andrey Rublev, ma solo se questo accadrà prima che il torneo cominci. Per molti la defezione del serbo porterebbe a un torneo squilibrato, che meriterebbe un nuovo sorteggio (ma che non avverrà). Ma anche la politica australiana è ferma in un limbo. L’unico a parlare è il premier, Scott Morrison: «Gli australiani hanno fatto molti sacrifici durante questa pandemia e giustamente si aspettano che il risultato di quei sacrifici venga protetto. Questo è ciò che il ministro sta facendo oggi nel compiere questa azione. Le nostre forti politiche di protezione delle frontiere hanno mantenuto gli australiani al sicuro, prima del Covid e ora durante la pandemia». E poi ha chiesto bocche cucite anche a tutti gli altri esponenti di governo. Nel tennis non esiste il pareggio, ma una doppia sconfitta non s’era mai vista: è un esito inedito. Comunque vada, Djokovic (volente o nolente) ha scritto un’altra pagina di storia (negativa? Positiva?), ma a posteriori sarà il record di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

L’Australia ha il match point (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Non è tutto da rifare, non proprio. Ma tutto da riconsiderare sì. […] Il caso Novak Djokovic porta con se lo stesso scompiglio di un match che prende forma sotto la spinta di onde anomale, e obblighi a considerare normali, o inevitabili, i continui ribaltoni disseminati da una trama pazza e per alcuni aspetti ingannevole lungo la strada di un protagonista che in pochi giorni ha del tutto dismesso i panni del buono, per vestire altri, ben più sulfurei, tali da mostrare al grande pubblico le molteplici zone d’ombra che ne definiscono il carattere. È la perfetta visualizzazione delle forze contrastanti che entrano in gioco nei momenti più caldi dei match importanti, quelli che valgono titoli e storia. A un passo dalla conclusione, la folle partita del Djoker non vaccinato che vuole essere a tutti i costi il numero uno di un torneo nel Paese che ha eretto le barriere più alte contro la pandemia è passata di mano, e ha imposto che gli ultimi colpi vadano giocati sul tracciato predisposto dal governo federale australiano. Il primo match point è del ministro dell’immigrazione, Alex Hawke. Ha giocato di fino le sue carte, dicono. Ma Nole è un grande difensore, l’ha dimostrato in tante occasioni. Anche contro Federer. Sarà l’ultima sentenza a stabilire chi davvero abbia vinto questo match giocato tra Corti giudiziali. La decisione di Hawke è giunta alle 18 di venerdì, le 8 del mattino da noi. Poggia su un impianto ampio, e tira in ballo “motivi di salute e ordine pubblico“. Cancella da capo il visto concesso al serbo e non contesta a Djokovic solo le incongruenze presenti nel modulo fornito agli agenti della polizia di frontiera al suo arrivo all’aeroporto di Melbourne il 5 gennaio, quando Nole firmò il foglio nel quale affermava di non aver svolto viaggi prima di giungere in Australia). Né si concentra solo sull’ammissione dello stesso Djokovic di avere disattesole norme del suo Paese per aver concesso il 18 dicembre un’intervista all’inviato de L’Equipe pur sapendo (dal 16, poi corretto al 17 dicembre) di essere positivo. CARTA BIANCA Accanto a questi dati, emersi dalle indagini svelte, Hawke cala le proprie prerogative ministeriali, che gli lasciano carta bianca. E’ il dispositivo 1330 (3) della legge sull’immigrazione, che si rifà alla “salute pubblica” e ai soggetti che possono metterla in pericolo. E l’articolo che potrebbe costare a Nole il visto peri prossimi 3 anni, ed è anche l’articolo che ha indebolito la replica degli avvocati del serbo, convinti che il giudizio spettasse da capo al giudice Anthony Kelly, lo stesso che aveva restituito a Djokovic il visto con la prima sentenza presso la Corte Federale. Rapidamente richiesto di predisporre un secondo giudizio sulla vicenda Kelly ha deciso soltanto che il tennista non fosse espulso fino alla conclusione della bagarre legale e ha stabilito che possa seguire il nuovo processo da un luogo diverso dall’Hotel dei “senza visto dov era ospitato nei primi giorni.[…] Sarà dunque un nuovo giudice a farsene carico. Nella serata italiana Djokovic è stato interrogato dai funzionari dell’ufficio immnigrazione che gli hanno notificato il provvedimento governativo: è da considerare in stato di fermo. Poco dopo (intorno alle 10.15) era prevista un’udienza preliminare davanti al giudice David O’Callaghan. Poi Nole avrà la possibilità di confrontarsi coni suoi legali per organizzare la difesa per l’udienza finale, prevista per le 9 australiane di domenica. […] Continua Hawke: «Nel prendere questa decisione, ho considerato attentamente le informazioni fornitemi dal Dipartimento degli affari interni, dall’Australian Border Force e dal signor Djokovic. Il governo Morrison è impegnato a proteggere i confini dell’Australia dalla pandemia».Lo asseconda il primo ministro Scott Morrison «Prendo atto dia decisione del ministro su Novak Djokovic Questa pandemia è stata incredibilmente difficile per ogni australiano, ma siamo rimasti uniti e abbiamo salvato delle vite. Gli australiani hanno fatto molti sacrifici e giustamente si aspettano che il risultato di questi sforzi venga protetto. Ed è ciò che il ministro sta facendo oggi nel compiere questa azione». Una sentenza celere e favorevole a Djokovic lascerebbe 24 ore al n.1 del tennis per preparare il debutta previsto (da sorteggio)lunedi. Se invece il verdetto fosse negativo (l’Australia al momento conta l’85% di favorevoli all’espulsione del serbo), occorre vedere se esso arriverà prima o dopo il varo dell’order of play della prima giornata. Se prima, il posto di Djokovic sarà preso (da regolamento) dal numero 5, il russo Andrey Rublev, che a sua volta verrà rimpiazzato dal numero 17 Gael Monfils. Al posto di Monfils finirà il primo fuori dalle teste di serie, il kazako Bublik, e al posto di Bublik uno dei 2 “Iucky Loser” sconfitti all’ultimo turno delle qualifiche. Altrimenti, se l’ordine di gioco sarà già varato, toccherà direttamente al Fortunato Perdente prendere (per sorteggio, anche qui)il posto di Nole. I due sono Dzumhur e Caruso. Alla fine, la vicenda potrebbe concludersi con un italiano in cima al tabellone.

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