Quanti giudizi superficiali su Matteo Berrettini dopo la sconfitta contro un ottimo Rafa Nadal

Editoriali del Direttore

Quanti giudizi superficiali su Matteo Berrettini dopo la sconfitta contro un ottimo Rafa Nadal

Analisi del match e di ciò che lo ha preceduto. La distanza fra Matteo e i primi del mondo. Gli aspetti psicologici e tecnici. Che cosa ha Medvedev in più per contrastare Nadal

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Daniil Medvedev è il favorito del torneo per John McEnroe. Se dicessi che lo è anche di Mats Wilander qualche lettore allora punterebbe sulle chance di Rafa Nadal perché Mats, che io stimo moltissimo come opinionista, paga talvolta il difetto di esagerare nell’inventarsi un pronostico non banale e patisce l’imperversare sul web di coloro che amano soprattutto sottolineare gli errori e hanno preso a chiamarlo Gufander.

Partiamo dal match di Berrettini. Speravo che Matteo vincesse, sia chiaro. Lo credevo probabile? No, ma lo credevo possibile. Nonostante la conclamata debolezza del suo rovescio.

Però solo ad alcune condizioni che credo di avere espresso a chiare note. Doveva servire in continuità percentuali di battuta superiori al 77% con cui aveva servito contro Carreno Busta – quando aveva fatto l’88% di punti sulle sue “prime” – perché tutti sanno che Nadal risponde meglio di Carreno. E tutti sanno anche che se Nadal fosse riuscito a impostare il match su scambi lunghi, sfuggendo all’uno-due di Matteo, avrebbe prima o poi trovato il modo di arrivare al rovescio di Matteo e su quella diagonale, dritto Rafa rovescio Matteo, per il nostro sarebbe suonata a morto.

Se per anni su quella diagonale ci ha sbattuto un certo Roger Federer come poteva uscirne indenne Matteo? In un solo modo: servendo sempre benissimo – anche senza fare i 28 aces vs Carreno…ne ha fatti esattamente la metà, ma non è stato quello il problema –  e non solo in 23 punti consecutivi che ha fatto dal 3 pari del terzo set al 3 pari e spiccioli del quarto.

Matteo ha cominciato in modo disastroso e concedendo il break già con il suo primo turno di servizio sia nel primo sia nel secondo set (a 15! Non ai vantaggi…) ha tolto a Rafa Nadal –che non aveva bisogno di spinte – ogni pressione e se n’è messa un sacco addosso.

Giochi contro un fenomeno che ha 27 semifinali di Slam più di te, gli dai un simile vantaggio perché – come ha detto Matteo senza riuscire a spiegarselo – è entrato in campo “mentalmente piatto, non sentivo la palla”, praticamente hai compromesso due set d’abbrivio contro uno che in vita sua ha perso sì e no un paio di volte stando due set sopra (una con Fognini all’US Open 2015) e secondo voi come avrebbe dovuto sentirsi Berrettini?

Secondo me è un mezzo miracolo che sia riuscito a reagire nel terzo e nel quarto set a quel modo. Un mezzo miracolo in parte anche agevolato da Nadal che se nei primi due set aveva giocato – per sua stessa ammissione – come non aveva più giocato da tempo, nel terzo set ha cambiato improvvisamente posizione in fase di risposta, spostandosi indietro. Come Rafa aveva fatto anche con Shapovalov e prima con Khachanov. Forse per stanchezza o per l’esigenza di rifiatare.

Grazie a quel terzo set, in cui Matteo è cresciuto mentre Rafa è calato, il match (che secondo me Emmanuel Marian ha descritto in maniera eccellente) ha trovato improvvisamente – e direi quasi inaspettatamente- un ben diverso equilibrio.

Che è proseguito anche nel quarto in cui Matteo ha sciupato due opportunità nel primo e nel settimo game per sfruttare il 15-30 che si era procurato sul servizio di Rafa.

Il tanto vituperato rovescio, senza diventare quello di Djokovic eh, ha recuperato una sua dignità, si è concesso perfino qualche vincente con il “saltino”, sia in lungolinea sia in cross.

Si sono finalmente viste un paio di palle corte, segno che Nadal non picchiava più forte come nei primi due set, un lob al volo ben fatto a segno di una mano ritrovata, etcetera.

Però in quel frangente che cosa è venuto a mancare? Incredibile dictu il famigerato dritto. Già, proprio il dritto. Ma se Matteo ha mancato quei dritti, che normalmente non manca, non può essere che sia dipeso da tutta la tensione che lo aveva attanagliato per due set avviati con il piede sbagliato in una delle due, tre, quattro partite più importanti della sua carriera…di fronte a un giocatore che di quelle partite ne ha giocate all’incirca un centinaio, fra una trentina di finali di Slam, una trentina di finali di Masters 1000 e tutte quelle altro fra Davis Cup e altro?

Un altro argomento che in tanti avevamo sottolineato come presumibilmente assai importante in sede di pronostico era la diversa esperienza. E la vittoria di Nadal ha molto a che fare anche con l’esperienza. Se Berrettini è entrato in campo iperteso e Rafa invece super reattivo, non è un fattore di esperienza?

Ma quel fattore a volte emerge e a volte no. Per questo non si poteva dare per scontato che sarebbe emerso. Ma è emerso.

Tutte le cose che sto scrivendo non servono a giustificare  alcunchè. Né a minimizzare le differenze tecniche che certo ci sono. Nessuno ha mai dubitato, certo non io, che Nadal da fondocampo abbia una coppia di fondamentali, dritto e rovescio, complessivamente superiore a quella di Berrettini, il cui dritto come efficacia secondo me vale quasi il dritto di Nadal (seppur così diversi), ma il rovescio certo no.

Però si poteva benissimo dubitare che Nadal riuscisse a giocare bene, cioè meglio di come aveva giocato nelle più recenti esibizioni. Si poteva credere che patisse i sei mesi  break forzato, che fosse stanco per i 5 set con Shapovalov, che i suoi 35 anni e mezzo non gli avessero consentito di recuperare appieno. Contro Shapovalov non era sembrato irresistibile. Anzi molti avevano attribuito più a uno Shapovalov sciupone quel risultato piuttosto che a una grande performance di Rafa. C’era poi stato anche il colpo di calore che aveva patito Rafa, i 4 chili persi per disidratazione. Un altro fattore non trascurabile.

Quindi il deficit tecnico sulla diagonale sinistra di Berrettini poteva e doveva essere dato per scontato, ma tante altre cose no. Questo è quello che voglio dire, anche se con il senno di poi ecco che leggo commenti di signori “so tutto io”, che avevano previsto tutto e che si rifanno anche al fatto che Nadal ha una classe superiore.

Grazie che ce l’ha. Uno che ha vinto 20 Slam può averla inferiore rispetto a uno che non ne ha vinto nemmeno uno? Il punto era vedere se sarebbe riuscito a metterla ancora in mostra oppure no. Anche Federer ha una classe superiore rispetto a Hurkacz, e sull’erba ance solo confrontarli è un sacrilegio, però con un Federer che non era più il Federer che si conosceva a Wimbledon ha vinto il polacco.

Se la domanda riguardo a un pronostico fosse stata: pensi che il miglior Nadal possa perdere oggi da Berrettini, la risposta non poteva che essere una. No.

Ciò detto, però, attenzione: quanto finora scritto non significa che fra Berrettini e i migliori del mondo – ora che lui è meritatamente n.6 del mondo – ci sia una distanza di anni luce. Con la carriera dei Fab 3 o anche Fab 4 sì, la distanza c’è e credo ci sarà sempre. Ma che Matteo non sia in grado di battere per chissà quanto tempo ancora questo o quello dei Fab4 invece secondo me sarebbe sbagliato pensarlo.

E qui accenno a un altro argomento che ha preso piede nei commenti superficiali di alcuni: poiché Matteo non ha battuto nessuno dei top-12 in carriera (nel momento in cui lo erano eh…ma Zverev, Rublev, Aliassime, Khachanov, Hurkacz, Bautista  li ha battuti magari… il giorno  prima o il giorno dopo che lo sono diventati!) c’è chi sostiene che sia incapace di battere i migliori del mondo…Stessa cosa dicono anche di Sinner.

Beh non è certo colpa di Berrettini se in 23 incontri negli Slam dal gennaio 2021 ha incontrato avversari di classifica inferiore al n.13 che era Monfils nel 2019 quando lo battè a New York.

Ne ha incontrati 20 e con una grande continuità, sulle diverse superfici, li ha battuti tutti. Ha perso solo tre volte con Djokovic, sempre strappandogli un set – e non è che Djokovic sia uso regalare set a destra e manca, e ora una con Nadal che non sarà stato il Nadal di 10 anni fa, ma è comunque sembrato un ottimo Nadal nei primi due set, un buon Nadal negli ultimi due set. O qualcuno può sostenere il contrario?

Non faccio di mestiere l’avvocato difensore dei tennisti italiani, ma così come tutti sembrano dimenticare che Sinner ha solo 20 anni e sta dimostrando di avere fatto diversi progressi tecnici – il servizio, la volee, un minimo di varietà in più – e una grande umiltà nell’approccio al tennis inteso come serietà di allenamenti e di lavoro, non capisco perché in Italia sembra che sia sempre più grossa la schiera degli ipercritici, degli scettici.

Non è una questione di patriottismo, credere che sia Berrettini e Sinner, i primi due italiani top-ten in combinata, uno di 25 anni e l’altro di 20, abbiano un futuro più roseo di quanto già dimostrano di avere oggi a suon di risultati che il tennis italiano non raggiungeva da mezzo secolo.

Chiudo que mio editoriale dicendo che sulla carta Medvedev, che non ha il problema tecnico del rovescio di Berrettini, sembrerebbe avere più chances di altri di tener testa a Nadal.

Di certo Daniil, oltre che il rovescio, ha più esperienza di Berrettini e quindi più chances di non entrare in campo “mentalmente piatto”.

Ma se basterà per battere un Nadal che potrebbe – chi può escluderlo? – giocare ancora meglio di come ha fatto nei primi due set contro Matteo, io davvero non lo posso sapere, Così come non posso sapere se Daniil non darà magari di matto, come ogni tanto ancora gli succede, sebbene sempre più raramente. Di sicuro il tifo sarà tutto per Rafa. E chissà che un eccesso di tifo, qualche buuuh di troppo fra prima e seconda palla da parte di qualche australiano su di gomito per le troppe birre, non finisca per innervosirlo e fargli perdere la trebisonda.

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