E' sempre Nadal (Rossi). Nadal vola in finale. Berrettini non va ko (Crivelli, Mastroluca, Azzolini). Berrettini, sconfitta a testa alta (Martucci)

Rassegna stampa

E’ sempre Nadal (Rossi). Nadal vola in finale. Berrettini non va ko (Crivelli, Mastroluca, Azzolini). Berrettini, sconfitta a testa alta (Martucci)

La rassegna stampa del 29 gennaio 2022

Pubblicato

il

E’ sempre Nadal (Paolo Rossi, La Repubblica)

[…] In meno di un mese, Nole Djokovic si è infilato nel gigantesco pasticcio che gli è costato l’espulsione dall’Australia. Domani, alle 9.30 italiane, gli Open assegnano il primo Slam dell’anno e lui non c’è. Di più: il serbo, che tornerà a Dubai il 21 febbraio, senza vaccino non sembra in grado di poter giocare altri Major. Ha sbriciolato con le sue mani il regno che aveva costruito. Chiunque vinca domani tra Rafael Nadal e Daniil Medvedev, toglierà a Novak uno scettro: il primato di Slam vinti oppure la leadership della classifica mondiale. E, se non sta attento alla prossima mossa, Djokovic rischia anche di uscire dal dibattito sul Goat, che non è la capra in inglese ma l’acronimo per “il più grande di tutti i tempi”. Un titolo che domani potrà legittimamente reclamare Nadal, se centrerà lo Slam numero 21. Sarebbe clamoroso: solo pochi mesi fa, Rafa annunciava lo stop sine die per il riacutizzarsi del vecchio problema al piede sinistro. Ora si è ripreso la scena da solo. Contro Berrettini, ieri, lo spagnolo è stato perfetto. […] «Prendo le cose in un modo diverso. Mi basta essere quello che sono, poter avere la possibilità di competere a questo livello. Andare avanti è la mia energia positiva. Per me è molto più importante giocare a tennis che vincere il 21° Slam». La sofferenza cambia le persone. «Per molto tempo non mi sono potuto allenare. A volte potevo farlo per 20 minuti, a volte neanche quello. Non dirò mai che merito questo risultato, perché in tanti meritano, ma ho lavorato con lo spirito giusto per tornare. Per questo penso solo a Melbourne. Un evento straordinario, e non sono sempre stato fortunato qui. Ho vinto nel 2009, non avrei mai pensato di avere un’altra chance. Mi sento di nuovo vivo». E il Goat? «Sentite, mi sento felice di far parte di questa fantastica era del tennis, condividendo tutte queste cose con altri due giocatori. Non importa se qualcuno ottiene uno Slam in più o in meno. Abbiamo fatto cose incredibili, che sarà molto difficile eguagliare». Uomo saggio, Nadal. Ma gli tocca il tennista più imprevedibile che c’è, Daniil Medvedev. Sgraziato, antiestetico, antipatico, pazzo e geniale. Ascoltarlo non è mai banale. Si presenterà così alla finale: «È divertente giocare di nuovo contro qualcuno che sta andando per il suo 21° Slam. Immagino che Rafa abbia seguito in tv la finale di New York, dove ho battuto Djokovic, e penso anche che Novak guarderà questa». Ieri, durante il match contro Tsitsipas, ha dato dello ‘small cat’ (codardo, eufemismo) al giudice di sedia che tollerava il “coaching”, il dialogo vietato fra il greco e suo papà. Poi si è scusato: «Sono pentito per come l’ho trattato. Ma in campo è una battaglia. Ecco, io rispetto quelli che riescono a mascherare le emozioni, ma io a volte vado fuori di testa. Ci sto lavorando però: cinque anni fa, quando nessuno mi conosceva, ero follemente pazzo». Soltanto un tipo così può pensare di diventare il nuovo numero uno del mondo. Dal 2004 lo sono stati solo i Big Four. Djokovic, Federer, Nadal e, per 41 settimane, Murray. Cosa conviene al tennis? Il nome nuovo che se ne frega delle convenzioni sociali, del politicamente corretto, oppure il re di Parigi, il vecchio leone tornato prepotentemente? Il cambio generazionale certificato, oppure una restaurazione mascherata? Come si vede, gli spunti non mancano. E quindi la conclusione è che lo show va avanti lo stesso. E gli assenti hanno sempre torto. Sorry, Novak.

Nadal è da record, caccia al 21° Slam. Berrettini riparti! (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Come sapeva la gente di Spoon River, l’immortalità non è un dono, l’immortalità è una conquista. Che Nadal continua a scolpire giorno per giorno da quasi vent’anni, ancorato a un talento senza confini, a un cuore smisurato, a una volontà di vittoria che sembra esaltarsi, anziché deprimersi, di fronte alle molteplici avversità del destino, quella litania sterminata di infortuni capace forse di sfibrarne il fisico ma non certo l’indomabile e mai appagato spirito leonino. Berrettini, quasi soggiogato, al cospetto di cotanto titanico eroe smarrisce ardore e misure per i primi due set della semifinale, un gap troppo ampio da colmare nonostante l’orgogliosa reazione da campione senza dubbio degno di tale palcoscenico che seguirà quell’approccio da incubo. Vicino ai saluti E così, l’eterno Rafa è di nuovo in finale, la sesta, agli Australian Open, lo Slam più ostico per lui, vinto una sola volta addirittura 13 anni fa, e la raggiunge al culmine di un’altra traversata nel deserto fuori da ogni comprensione umana se il protagonista non fosse un satanasso dalle mille vite risorto sempre più forte dalle ceneri delle cicatrici impresse sul suo corpo. Perché prima del rientro all’inizio di questo mese, Nadal era rimasto fermo quattro mesi con il dubbio che potesse essere per sempre e poi a dicembre ha fatto conoscenza con il Covid, e non è stata una passeggiata di salute: «Sei settimane fa, non sapevo neppure se sarei stato in grado di tomare. Per molto tempo non sono stato in grado di allenarmi. A volte sono stato in campo 20 minuti, altre 45, altre due ore, altre nemmeno un secondo e quando non potevo essere in campo mi davo da fare in palestra. Ho lavorato con l’atteggiamento migliore per darmi almeno una possibilità. Ma se penso alla mia vita nel suo complesso non posso lamentarmi. Nel mondo c’è gente che muore in questo periodo, i miei mesi difficili non sono nulla in confronto a ciò che hanno passato molte famiglie. Di dubbi ne avrò sempre fino al termine della carriera perché il problema al piede è qualcosa che non si può risolvere. Ma è sorprendente, per me, giocare nel modo in cui sto facendo ora e poter competere con i più forti del mondo. Ora sono qui e ringrazio la vita per questo”. […] L’ammazza 21. E quando la questione dell’inseguimento al 21° slam si è raffreddata per l’assenza del numero uno, in silenzio e solo con la parola del campo, come d’abitudine, Rafa l’ha riportata al centro del villaggio, ma nella sua maniera: ” A fine giornata, rendermi conto di poter giocare e di farlo a questi lievlli è molto più importante che vincere il ventunesimo Slam». Ma state pur certi che ci proverà fino a spremere l’ultima fibra dei suoi muscoli usurati, domani alle 9.30, contro quel Medvedev che ormai in contumacia di Federer è a tutti gli effetti il nuovo membro temporaneo dei Big Three. Daniil stronca alla distanza la resistenza di Tsitsipas, non prima di aver chiamato l’arbitro «piccolo micio» perché non si decideva a punire il greco per i reiterati (e proibiti) scambi d’idee con papà-coach Apostolos. Un’altra grande dimostrazione di prepotenza tecnica e di solidità mentale, che porta il russo a una partita dal numero uno del mondo (se vince il torneo, scavalca Djokovic a metà febbraio): dopo aver frustrato a New York la corsa del serbo al 21 Major (e soprattutto al Grande Slam), proverà a rendere indigesto quel numero pure al maiorchino. Infiammando una stagione che guarderebbe al Roland Garros come alla madre di ogni battaglia, con tutti di nuovo in campo grazie al ritorno del Djoker. Sempre che, come sembra dalle ultime indiscrezioni, il governo francese non riduca da sei a quattro mesi il green pass per i guariti dal Covid, respingendo clamorosamente Novak. Per adesso. La lunga primavera calda. 

Berrettini, l’ora delle riflessioni (Alessandro Mastroluca, Il Corriere dello Sport)

Un bel viaggio, con un rimpianto finale. Matteo Berrettini, terzo italiano a giocare almeno tre semifinali Slam dopo Nicola Pietrangeli (5) e Adriano Panatta (3), si ferma a un passo o meglio a due set dall’essere il primo azzurro di sempre in finale all’Australian Open. L’attesissima semifinale, rivincita dello scontro allo US Open 2019, l’ha vinta Rafa Nadal 6-3 6-2 3-6 6-3. La spagnolo giocherà la 29° finale su 63 tornei dello Slam disputati. Battendo Daniil Medvedev, diventerebbe il primo della storia con 21 major all’attivo, e il secondo dopo Novak Djojkovic, di nuovo sotto accusa per i dubbi sull’autenticità del tampone del 16 dicembre con cui aveva ottenuto l’esenzione a Melbourne, a vincerli tutti almeno due volte LACHIAVE. Berrettini sarà numero 6 del mondo la prossima settimana, la sua miglior classifica finora, ma per il livello dei campionissimi di strada da fare ne ha ancora. «Contro uno come Rafa non puoi giocare due set come quelli che ho giocato io all’inizio – ha ammesso Matteo. Devo imparare da questo incontro e da questa torneo, e continuare a migliorare». Nadal, in effetti, non era tanto ingiocabile come era apparso Tsitsipas nei quarti contro Sinner: Ma ha vinto di intelligenza, con la sua capacita di fare la scelta giusta nel momento giusto, di governare lo spazio per torcere i tempi di gioco a suo favore con quel diritto mancino giocato alto, carico e velenoso contra il rovescio di Berrettini. Certo, nel match dell’azzurro resta di buono quella striscia di 23 punti consecutivi al servizio tra il terzo e il quarto set che aveva fatto sperare in un diverso finale. Ma la serie si è interrotta proprio nel penultimo game dell’incontro in cui Rafa avrebbe piazzato il break andando poi a servire per il match. ORGOGLIO. «Ho perso perché Rafa è stato più forte di me – sottolinea Berrettini -. Non ho cominciato come avrei voluto, per tante ragioni. Forse il fatto di essere in semifinale, contro Nadal, sul campo centrale, ha inciso. Sono orgoglioso della reazione che ho avuto nel terzo e nel quarto set, quando il match è diventata anche bella da vedere, penso». […] LEZIONI. In un sottile equilibrio tra la soddisfazione per quanta prodotto e la nostalgia per quel che avrebbe potuto essere e non è stato. «Il tennis è uno sport che ti mette alla prova ogni giorno, ogni partita può essere una lezione da imparare perché le condizioni sono sempre diverse e bisogna fasi trovare pronti – ha sottolineato -.Dopo questo torneo, sono consapevole di avere ancora dei margini di progresso ed è importante. Ma sono anche soddisfatto del percorso a Melbourne. Devo trovare un equilibrio tra il chiedere sempre tanto a me stesso, e il sentirmi contento per i risultati che ottengo>’. È questione di equilibrio, del punto da cui guardi il mondo. O solo di sapere che cosa è normale, per iniziare a godere di quel che non lo è. […]

Nadal vola in finale, Berrettini non va ko (Daniele Azzolini, Tuttosport)

[…] Rafa la indirizza contro Matteo Berrettini, non per odio, ma per necessità. Ne teme gli slanci agonistici, l’ha visto sferrare colpi che nemmeno le svelte gambe del giovane pupillo Alcaraz potevano rincorrere, e conosce a menadito il percorso che il romano ha compiuto. La sfida vale il sorpasso. E Rafa non può permetterla. È sempre lui, ma sembra avere dieci anni di meno. Nadal gioca il match con la forza e la vivacità del ragazzo che nel 2012 perse su questi campi una grande occasione contro Djokovic, non dissimile da quello, già trentenne, che guido il quinto set nella corsa con Federer, prima di subire il ritomo e il sorpasso del Più Grande. Gli riesce tutto. E finisce per attribuire a Berrettini una dimensione che non gli è propria, e forse è addirittura fuorviante. Quella di uno che non sappia come arginare la marea. Difficoltà ve ne sono, alcune lampanti. Matteo, contro alcuni dei campioni più celebrati, sembra abbia bisogno di raccogliere una serie di nozioni che abbiano valore preparatorio. Attività propedeutiche senza le quali finiscono per prevalere pensieri di auto insufficienza. Gli è successo con Federer, meno con Djokovic (che ha affrontato più di ogni altro tra i Favolosi), e la storia sembra ripetersi con Nadal, con il quale era al secondo confronto. Gli appaiono come montagne altissime da scalare, e finisce per credere meno nelle proprie risorse. Sul piano tattico il continuo e preciso scagliarsi di Rafa sul suo rovescio non gli ha facilitato íl compito. E quella era la parte risaputa della disputa. Bravo è stato Rafa ad avventarsi su Matteo lasciandogli giocare pochissimi dritti, meno bravo Matteo a subire così a lungo le tiranniche sollecitazioni dell’antico numero uno. Vero, gli spari di manovra erano minimi, quasi del tutto assorbiti dal dilagare di Nadal, ma lo spirito di ribellione avrebbe dovuto portare il nostro a tentare da subito tutte le carte possibili, anche quella della confusione organizzata. Mandare in caciara il match, l’espressione – gergale quanto vi pare – che rende al meglio una delle strade che Matteo non ha saputo percorrere. Eppure, quando le acque si sono ritirate, Berrettini si è fatto trovare ancora in piedi, pronto a proseguire la sfida. E a rinnovarla. La confisca dei primi i due set non ha svuotato Rata delle energie ritrovate nelle 48 ore di sosta che le regole dello Slam australiano, alquanto sui generis, regalano alla prima coppia di semifinalisti «Non mi piacciono le lunghe attese, ma certo questa volta mi ha fatto comodo avere un giorno in più», ha ammesso Rafa. Era uscito a pezzi dal braccio di ferro con Shapovalov, disidratato al punto da pesare tre chili in meno, e ha avuto tempo e modo di assestare il fisico e dimenticare gli affanni. Certo i primi due set lo hanno placato, e Matteo è stato pronto a irrompere nella sfida. Il terzo set è stata la visualizzazione esatta di ciò che avrebbe dovuto (e potuto) fare Berrettini dall’inizio del match. Libero finalmente nei colpi, lucido nelle soluzioni (anche quella di ricavare un punto da un terribile gancio a uscire di Rafa, pescando l’incrocio delle righe con un dritto esterno alla rete), di nuovo implacabile con il servizio. Il primo set strappato da Berrettini a Rafa. Conterà poco, ma ha data un senso diverso alla semifinale. JI terzo e quarto set sono stati divertenti» dice Matteo «Quantomeno, io mi sono divertito a giocarli. C’era battaglia, entrambi stavamo producendo un bel tennis. Lì non ho molto da dire sulla mia prova. I rimpiantivengono dai primi 2 set nei quali non sono riuscito a esprimermi. La lezione che mi viene da questa semifinale è che occorre essere sempre pronti a tutto. Al tetto chiuso, che per me è stata la prima volta, all’incalzare dell’avversario che ha subito preso campo. Provo orgoglio per come ho cercato il riscatto nella seconda metà, ma nei primi due set dovevo fare di più. Ne ho parlato anche con Rafa, in spogliatoio. Lui mette in campo subito le straordinarie doti che possiede. Io non ne sono ancora capace». Il quarto è scivolato su due affondo di Rafa, nell’ottavo game, portati con caparbietà e giocati sulle righe. Difficile dire che cosa sarebbe successo se Matteo fosse stato in grado di portare il match al quinto. Nadal ha trovato il modo di evitare la domanda, e lo ha fatto da campione. Contro Daniil Medvedev comanda lui, 3-1. In Slam numero 21 non è lontano. Matteo ci ripensa. «Sono realmente vicino ai più forti, lo so, lo sento. Ma devo trovare il modo di batterli». Il nuovo best ranking, al numero 6, lo aiuterà a rifletterci

Berrettini, sconfitta a testa alta (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Matteo Berrettini s’è fermato agli Australian Open, viva Matteo Berrettini. Perdere contro Rafa Nadal non può mai essere un’onta, men che meno nelle prime semifinali di sempre di un italiano a Melbourne e inchinandosi per il quarto Slam di fila soltanto ai “mostri” (tre volte Djokovic e ora il mancino spagnolo). Peraltro dopo aver costretto l’immortale di Maiorca a non togliere mai il piede dall’acceleratore, strappandogli comunque un set. Perdere a 25 anni contro il quasi 36enne, miracolato per l’ennesima volta dopo che sei mesi fa sembrava spacciato per il problema cronico ai piedi, è un onore: «Ho vissuto un bel viaggio anche se non è finito come avrei voluto. Sono deluso dal risultato, mi aspettavo di più da me stesso, è stato un match difficile, in particolare sotto il profilo fisico. Rafa è stato più forte di me. Il prossimo obiettivo sarà fare meglio». […] «Non ho cominciato come avrei voluto. Forse giocare la semifinale, contro Nadal, sul campo centrale, ha inciso». Inchiodato sulla diagonale peggiore (rovescio suo-famoso dritto nemico), incapace di incidere con l’uomo-due, servizio-dritto, anche per la posizione avanzata alla risposta di quel diavolo di maiorchino, costretto a scambiare troppo da fondo, sorpreso dalla velocità di esecuzione dell’altro, Matteo, da “martello” del circuito è diventato spettatore non pagante. «Contro Rafa non puoi giocare due set come me all’inizio, non è stato un atteggiamento positivo». Matteo, neo numero 6 del mondo, finora, ha battuto 7 top 10, nessuno negli Slam, sa che può arrivare vicino ai “Fab 3” e strappargli un set, come il 6-3 a Rafa a Melbourne: «Mi sono detto: “Reagisci da campione”, ne sono orgoglioso: ho giocato bene nel terzo e nel quarto set». Il romano de Roma, così tanto evidente nelle sue umanissime reazioni, s’è gasato con 23 punti di fila nei game di servizio ma, al primo scricchiolio con la sua arma paralizzante, ha forzato il dritto consegnando anche il match con un altro 6-3. «Il tennis ti mette alla prova ogni giorno, impari una lezione da ogni match: le condizioni sono sempre diverse e devi farti trovare pronto. È positivo che io sappia di avere margini di miglioramento: sarà importante giocare match così sempre più spesso, per abituarmi alla situazione e gestirla nel modo migliore. Ma sono anche soddisfatto del percorso a Melbourne». ESEMPIO RAFA Ai 13 urrà al Roland Garros l’extraterrestre ha aggiunto 7 Slam – totale record 20 come Federer e Djokovic -, iceberg di numeri mostruosi, da 297-197, i suoi match nei Majors e quelli di Medvedev+Tsitsipas+Berrettini. «È il campione dell’umiltà», l’applaude John McEnroe. È un esempio: «Un mese e mezzo fa, non sapevo se sarei stato in grado di tornare sul Tour. Invece, eccomi qui, ringrazio la vita per questo. Non posso andare contro il mio Dna, voglio vincere la finale ma è molto più importante per me poter ancora giocare a tennis che vincere il 21° Slam». È un punto di riferimento anche per Matteo Berrettini che, dopo la batosta, ha intervistato il fenomeno spagnolo dopo la semifinale Slam n. 29 vinta: «L’ho sempre ammirato per l’atteggiamento, la capacità di migliorare e di affrontare le difficoltà». Con gli applausi di re Rafa: «Finale a Wimbledon, semifinale qui. È giovane e migliora ogni anno, è molto carismatico ed è un bravo ragazzo. Auguro il meglio a Berrettini, ha davanti un brillante futuro».

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement