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Stiramento del polpaccio per Fognini: non ci sarà in Coppa Davis. Al suo posto Travaglia
Fabio non prenderà parte al tie contro la Slovacchia. Ancora non sono chiari i tempi di recupero

Fabio Fognini non giocherà nel tie tra Italia e Slovacchia (4-5 marzo a Bratislava), valido per la qualificazione alle Davis Cup Finals di novembre. L’azzurro ha accusato uno stiramento del polpaccio durante la gira sudamericana su terra battuta. In particolare il problema si sarebbe manifestato durante il torneo di Rio de Janeiro, nel quale Fabio ha raggiunto la semifinale per poi trionfare in doppio in coppia con Simone Bolelli.
Di seguito il messaggio divulgato sui social dal tennista italiano:
“Ciao a tutti, ci tengo a darvi un aggiornamento sulla mia condizione fisica dopo la trasferta sudamericana. Durante il match di ottavi di finale del torneo di Rio ho subìto uno stiramento del polpaccio; una volta rientrato in Italia ho fatto tutti i controlli possibili per capire l’entità dell’infortunio e intervenire con le terapie del caso. Su consiglio dei medici devo fermarmi e osservare un periodo di riposo per evitare che lo stiramento peggiori. Per questo motivo, non potrò difendere i colori azzurri durante il prossimo match di Coppa Davis con la Slovacchia. Sono amareggiato perché gli impegni in Nazionale per me sono sempre stati una priorità. Faccio un in bocca al lupo a tutto il team di Davis. Forza azzurri“.

La squadra azzurra, già orfana di Matteo Berrettini, dovrà dunque affidarsi a Jannik Sinner, Lorenzo Sonego e Lorenzo Musetti oltre a Simone Bolelli come doppista. Inoltre, la federazione ha comunicato che, come quinto giocatore, il capitano Filippo Volandri ha convocato Stefano Travaglia. Per il 30enne ascolano è la seconda convocazione in Davis dopo la sfida contro la Corea del Sud a Cagliari nel 2020.
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Roland Garros, Alcaraz sulla sconfitta contro Djokovic: “È stata la tensione a causarmi i crampi”
Tranquillo con tutti tranne uno, Carlo Alcaraz perde contro Novak Djokovic nella semifinale del torneo francese e saluta Parigi con una tensione inaspettata: era troppa già prima del match

Non c’è niente che basti per sentirsi all’altezza di Novak Djokovic durante la semifinale di uno Slam. Neanche essere n.1 al mondo. Lo ha dimostrato Carlos Alcaraz che, in 3h15’ di gioco, ha ceduto al serbo il posto nella finale del Roland Garros. Una partita inattesa, giocata realmente solo per due set: tra la fine del secondo e l’inizio del terzo il ventenne spagnolo ha iniziato ad avere crampi su tutto il corpo, causati dalla tensione che lui stesso ha ammesso di aver avuto già da prima di scendere in campo. Di seguito le sue parole nell’intervista post partita.
D. Carlitos, sfortuna. Puoi dirci cosa è successo all’inizio del terzo set?
Alcaraz: “È stata davvero dura per me. Sono dispiaciuto che sia successo in questa partita, per le emozioni con cui ci sono arrivato e perché mi sentivo bene fisicamente. I crampi tra la fine del secondo set e l’inizio del terzo sono stati davvero un dispiacere. Ma sono cose che succedono e bisogna affrontarle”.
D. Puoi descrivere la sensazione esatta che hai avuto? Che poi ha attraversato il tuo corpo, non solo la gamba. Quanto è stato doloroso?
Alcaraz: “Il primo e il secondo set sono stati molto, molto intensi, e ho iniziato ad avere crampi al braccio. All’inizio del terzo set ho iniziato ad avere crampi a ogni parte del corpo, non solo alle gambe. Anche alle braccia. È stato davvero difficile per me muovermi nel terzo set. Nel quarto set ho avuto una piccola possibilità, ma è stata davvero dura. Tutto il mio corpo aveva iniziato ad accusare i crampi”.
D. Sai perché è successo? Pensi che possa essere stata la tensione di giocare una partita così importante, o potresti non aver mangiato e bevuto bene? Hai idea del perché sia successo?
Alcaraz: “Sì, è successo per via della tensione. La tensione della partita. Ho iniziato il match molto nervoso. La tensione del primo set, poi del secondo: sono stati due set molto pesanti. Scambi davvero buoni, scambi difficili, smorzate, scatti, una combinazione di molte cose. Ma il problema principale è stata la tensione che ho avuto”.
D. Pensi che sia qualcosa da cui puoi imparare?
Alcaraz: “Devi imparare da questo tipo di partite, da questo genere di esperienze. Certo che prendo lezione da questa partita. Mi impegnerò affinché non succeda di nuovo nei prossimi match”.
D. Hai mai avuto problemi di crampi prima? Se no, quanto sei rimasto stupito dal fatto di averli avuti?
Alcaraz: “Sì, ho già avuto i crampi durante le partite, ma non a questo livello. Per esempio contro Stefanos Tsitsipas nel 2021 agli US Open ho avuto dei crampi ma, ripeto, non di questa entità. Ho imparato da quella partita, da quell’esperienza, e farò lo stesso stavolta”.
D. Hai giocato quei tre match da cinque set agli US Open e li hai vinti tutti e sono arrivati molto, molto tardi. Hai detto che i crampi di oggi hanno molto a che fare con la tensione, anche con il fatto che c’era Novak Djokovic dall’altra parte della rete?
Alcaraz: “Probabilmente (sorride). Non è facile giocare contro Novak, si sa. Una leggenda del nostro sport. Se qualcuno dicesse di entrare in campo contro Novak senza tensione, mentirebbe. Giocando una semifinale di un Grande Slam di tensione ne hai già molta ovviamente, ma diventa ancora di più se affronti Novak. È la verità. La prossima volta che affronterò Novak spero di essere diverso, ma la tensione ci sarà comunque”.
D. Sfortuna oggi. È quanto di più stressante tu abbia mai percepito su un campo da tennis?
Alcaraz: “Forse (sorride). È stata davvero dura per me oggi. Non ho mai sentito la tensione che ho provato in questa partita”.
D. Novak ovviamente ha molta esperienza. È uscito dal campo per circa sei, sette minuti dopo il secondo set e ti ha fatto aspettare per riprendere. Pensi che forse con più esperienza avresti dovuto lasciare il campo anche tu dopo un secondo set così epico?
Alcaraz: “Dopo il secondo set? Non lo so. Si è trovato in quella situazione più volte, più di me. Quindi penso che comunque affronti meglio di me certi momenti. Non credo che a causare i crampi sia stata l’attesa dopo il secondo set. O almeno credo. Se ha preso la pausa bagno avrà avuto i suoi motivi. Non dirò altro su questo”.
Marianna Piacente
Editoriali del Direttore
Roland Garros: Il caldo opprimente, la libertà dello scooter, i posti vuoti per i troppi biglietti agli sponsor, il riscatto del tennis donne, Zverev-Ruud forse migliore di Alcaraz-Djokovic
Muchova-Sabalenka, Swiatek-Haddad Maia hanno creato spettacolo e suspence. La bielorussa però…sciupona. Djokovic, l’ultimo dei Mohicani lotterà per sé, per il 23mo Slam ma anche per gli altri Fab 4. E’ l’ultimo che può respingere l’assalto di Alcaraz e dei giovani rampanti. Sarà davvero un gran match?

Il tris di Swiatek sembra aleggiare nell’aria calda, opprimente e insolita di Parigi. Non ricordo, in 47 anni che vengo al Roland Garros e negli ultimi 20 che ci vengo con uno scooter della Piaggio – in passato erano le classiche, tradizionali Vespe, adesso sono MP3 350cc con le tre ruote, così non si casca e si parcheggia facile – un altro torneo nel quale abbia fatto sempre così caldo da dover restare in maglietta anche la sera tardi. Fino a un paio d’anni fa non c’erano nemmeno le sessioni serali. Mi dilungo sul meteo…, perché sembra impossibile che invece nel Bel Paese, quando parlo con i miei familiari che vivono in diverse parti d’Italia mi dicono che il tempo continua a essere invece orribile. E non da ieri soltanto. Una rivoluzione climatica con uno scambio meteo Italia-Francia? Beh almeno questo non è colpa della politica, di questo o quel Governo.
Qua mi sono sempre bagnato molto più che a Wimbledon, però a giudicare dalle migliaia di scooter – in gran parte proprio Piaggio con le tre ruote (che hanno avuto qua evidentemente molto più successo che in Italia, chissà perché) – che circolano a Parigi e che parcheggiano fra Porte d’Auteuil, Porte Molitor e il Bois de Boulogne, si vede che lo scooter, e spesso sono davvero grossi gli scooter che sfrecciano sulle varie “Routes Periferique”, è un mezzo popolarissimo, tanto da farmi pensare che allora il maltempo nel quale io mi sono imbattuto in tanti passati Roland Garros non sia stato una regola, ma l’eccezione che la conferma. Altrimenti di scooter non se ne venderebbero così tanti e qui sono tantissimi parcheggiati proprio ovunque anche i motorini Uber (più vari competitor), a nolo orario, come da noi in certe città italiane capita per le biciclette e le auto “Enjoy” , ma non mi è capitato ancora di vedere anche per i motorini.
Certo è anche che qui, in certe strade, e non solo sui perennemente ingolfatissimi Champs Elisèe, si resta facilmente imbottigliati nel traffico, in code insopportabilmente infinite. Ecco perchè lo scooter diventa un gran bel salvagente.
Va detto poi, e chiudo questa inutile parentesi, che la reputazione di Wimbledon ostaggio della pioggia è dovuta certamente anche al fatto che se lì, in Church Road, cade anche la pioggerellina più ridicola, purtroppo sull’erba non si può giocare e gli incontri vengono sospesi. Anche tre, quattro volte nello stesso giorno. Quando a Parigi, come a Roma, si continuerebbe tranquillamente a giocare. Insomma, salvo che per quest’anno nella Roma più acquazzonata di sempre, se piove da noi e a Parigi di solito non ci si fa caso. A Wimbledon ci se ne accorge tutti e soprattutto se ne accorgono quei poveri inservienti che tirano e srotolano su e giù di continuo quei pesantissimi tappeti che devono restare alti tipo tende sui courts, a scanso guazza sottostante.
Piuttosto anche qui come a Roma c’è la piaga dei posti venduti, e venduti assai a caro prezzo, agli sponsor e ai clienti degli sponsor. Così spesso – si sarà visto e notato in tv – quelli che sarebbero i posti migliori, sono spesso vuoti. Perché a quel tipo di quei clienti, evidentemente, interessa più fare atto di presenza al Roland Garros, un must, p.r. o semplici chiacchiere con un bicchiere di champagne in mano, piuttosto che guardare il tennis e scoprire chi siano Ruud e Rune.
Molti francesi che pure ho incrociato al Roland Garros, mica al Louvre, non sanno ancora chi sia Alcaraz. L’ho scoperto con un certo raccapriccio. E quando dico loro con aria un minimo scandalizzata: “Ma suvvia, è il numero uno del mondo!” reagiscono con un: “Ma davvero? E non è Djokovic?”.
L’altro giorno un signore che era appena uscito da una di quelle elegantissima suite ha chiesto a una hostess elegantissima in camiseta Lacoste: “Ma Nadal quando gioca?”.
Non ho voluto sentire la risposta. Temevo di sentire anche dalla hostess una risposta incerta, interlocutoria. Per carità, è meglio che sappiano chi sia stato Carlo Magno.
Soltanto per Roger Federer si va sul sicuro: tutti sanno che lui, il Mito, la Leggenda, si è ritirato. Meno male che almeno questo non è sfuggito a nessuno dei presenti.
Siamo messi così. Il tennis è sempre più un business colossale. E chi lo organizza mira a far ciccia, cioè soldi, e se l’immagine di uno stadio semideserto a bordo campo non è una buona immagine il promoter miope oggi dice: “Chissenefrega. L’importante è che loro comprino i biglietti e noi si aumenti l’incasso”. Ma alla lunga andrà sempre così?
In Francia forse è anche per il risultato di questa politica che ha fatto sì, però, che di tennisti francesi competitivi non se ne vede più neppure l’ombra. Quest’anno, come nel 2021, hanno perso tutti prima del terzo turno. Per una federazione ricca, ricchissima, come quella francese che ha un carico di dipendenti vicino al migliaio, e un cespite di entrate monstre come il Roland Garros è un bello smacco.
Per fortuna, e non solo per fortuna, sia dato a Cesare…(Binaghi) quel che è di Cesare, in Italia non è così. Però qui mi sono imbattuto in diverse persone che mi hanno chiesto: “Ma perché a Roma si vedeva spesso lo stadio così vuoto? Vendevano i biglietti troppo cari?”.
Ho spiegato a chi aveva la pazienza di ascoltarmi, che a) a Roma quest’anno avevamo avuto un tempo da lupi, mai vissuto prima a quel modo, b) ma anche che la programmazione non era stata spesso indovinata, c) che troppe volte si era creduto di far bene pensato piegandosi anche alle richieste dei giocatori italiani più viziati per programmarli sul più “cozy” Pietrangeli, straboccante di folla, mentre sul “centrale” venivano programmati incontri poco appetitosi. Assai prevedibilmente poco appetitosi, a dire il vero, se in contemporanea se ne giocavano altri con tutti gli azzurri sul Pietrangeli che la gente non abbandonava neppure quando diluviava perché…”chi va via perde il posto all’osteria”.
Errori che probabilmente l’anno prossimo non verranno ripetuti. Almeno non in questa misura, io spero. Anche qui, già che ci sono lo dico, i prezzi di chi passa 10 ore in questo magnifico posto…sono però fuori di testa, assolutamente esagerati, e la qualità del cibo non fa davvero onore alla tradizione della cucina francese. Per mangiare crepes, waffles, gelati (confezionati e dai 4,80 euro in su) e svuotare il portafogli si fanno code lunghissime. Del resto anche al Foro Italico l’alimentazione è davvero “very cheap”, pizze, panini, hamburger, hot-dog, come se abitassimo in America e non nel Bel Paese famoso nel mondo per la sua cucina. Ristoranti di modesta qualità e prezzi esosi, mal assistiti da servizi igienici non frequentabili. A quest’ultimo proposito organizzerei, durante i prossimi Internazionali d’Italia, una giornata in cui i dirigenti FITP e gli ospiti degli sponsor BNL, BMW, EMU e partner vari, fossero obbligati a servirsi dei servizi igienici che spettano ai normali spettatori. Chissà, forse le cose cambierebbero.
Angelo Binaghi ha promesso che in futuro ci sarà qualche posto coperto in più (non solo il tetto per il 2026) di modo che quando piove come quest’anno l’unico riparo non sia più il proprio ombrello. Ma anche un ristorante in più di discreto livello senza che il conto si riveli un furto con scasso, non guasterebbe. Certo lì al Foro gli spazi sono quelli che sono.
Al Roland Garros, soprattutto dopo essersi allargati fino al Simonne Mathieu, sono ben altri. E all’Orangerie si mangia come in un ristorante serio. Chic.
Finalmente, portate pazienza, ora scrivo di tennis giocato. Non mi diverto sempre a vedere tennis femminile. Troppo spesso è a senso unico. Pensate alle precedenti partite di Iga Swiatek, 6-0, 6-0 a questa e a quest’altra una miseria di game concessi, 14 set di fila vinti in 7 match anche contro la promessa Coco Gauff, finalista un anno fa. Dov’è la suspense?
Ieri giovedì l’eccezione. Due partite piene di pathos, di situazioni avvincenti, ben giocate come nei primi due set di Sabalenka Muchova, prima di un terzo set con un calo di qualità e quell’altalena di tante partite femminili che non è facile spiegare se non sei un…coach mentale.
Quando Aryna Sabalenka sale a forza di missili, sul 5-2, prima di avere e mancare il matchpoint sul 5-2, il match sembra finito. La Muchova aveva già vinto comunque il suo sorprendente torneo, mi stavo apprestando a scrivere.
Macchè, “it is never over until is over”. La Sabalenka prima si distrae, poi dilapida (53 errori gratuiti contro i 27 della Muchova, sono quasi il doppio e comunque tanti, tantissimi per una potenziale n.1 del mnndo), quindi si innervosisce. Dal 5-2 in suo favore perderà 5 game di fila, la partita, l’approdo alla finale, il possibile n.1 WTA. A un certo punto la serie negativa la vede con 4 punti all’attivo e 16 al passivo. Quasi soltanto a lei, almeno fra le grandi sebbene sia capace di fare anche due doppi falli a fila quando il momento è capitale e ha un matchpoint, succedono certi improvvisi prolungati scivoloni.
Muchova, 27 anni best ranking 19, 2 di più di Sabalenka, non crede ai suoi occhi. Anni fa il suo medico, dopo l’ennesimo infortunio, le aveva suggerito di abbandonare il tennis. Di ritirarsi. Lei era precipitata oltre il 200mo posto. Ma non si è ritirata. E sabato lei, .n.43 del mondo, giocherà la sua prima finale Slam contro quella Swiatek che lei battè nel 2018 nell’unico precedente. Solo che Iga era ancora una bambina e lei, ventiduenne, solo una promessa incompiuta e molto sfortunata. Lo scorso anno, come sarebbe accaduto a Zverev contro Nadal, ma prima di lui, si storse una caviglia e uscì piangendo lasciando il passo alla Anisimova. Questa volta le lacrime invece sono state di gioia.
Iga in questo torneo era a rischio trono: la Sabalenka minacciava di spodestarla. Invece la sconfitta della bielorussa e la contemporanea vittoria della polacca sulla tenace brasiliana Haddad Maia le garantisce il possesso della corona anche dopo questo Roland Garros sia che lei vinca il quarto Slam e il terzo RG di fila, sia che perda dalla sorprendente Muchova.
Beatriz sognava di emulare Maria Ester Bueno, la campionessa del suo Paese che trionfò in 7 Slam, ma non è ancora arrivato il momento del suo primo. Ha perso nettamente il primo set, ma nel secondo si è arrampicata al tiebreak e perfino a un setpoint. Le è mancata un po’ di agilità, annullarle due matchpoint con grande garra non le è bastato.
Ha fatto tremare Iga e si può rallegrare per un grande torneo che probabilmente, con la nuova fiducia acquisita, non sarà l’ultimo.
Oggi c’è attesa spasmodica per la prima semifinale, Alcaraz-Djokovic, Next Gen vs Old Gen. Conflitto più generazionale di questo non si poteva programmare. Ognuno giocherà per sé, ma un pochino anche per i coetanei. Alcaraz ha preferito fare ieri giovedì un po’ di palestra, senza tennis. Invece Djokovic ha giocato un’oretta abbondante sul campo 5 con uno sparring partner, Carlos Gomez Herrera.
E se invece la semifinale più bella fosse quella che giocheranno dopo Ruud e Zverev? Se uno dei protagonisti della prima semifinale giocasse molto al di sotto della propria reputazione, Djokovic per uno stato di forma ancora incerto messo magari a dura prova per il caldo, Alcaraz per uno stato di tensione cui non può essere ancora del tutto abituato – un conto è aver vinto 22 Slam, un altro averne vinto uno solo – ecco che la seconda semifinale potrebbe inopinatamente diventare la migliore. Per come ho visto giocare Ruud contro Rune e Zverev in questi giorni, sono quasi certo che giocheranno entrambi molto bene. E per il contrasto di stile dei due giocatori lo spettacolo non mancherà. Il duello fra il diritto a sventaglio di Ruud e il magnifico rovescio di Zverev sembra poterlo garantire. Nella prima semifinale, invece, lo show potrebbe essere eccelso, ma anche deludente. Quando le attese sembrano eccessive…tante volte in passato è accaduto che siamo rimasti con un palmo di naso. Speriamo allora invece che tutti e due giochino al meglio.
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Roland Garros, Sabalenka: “Grandi progressi sulla terra battuta. Entusiasta di tornare a Wimbledon”
Dopo la sconfitta con match point contro Muchova, Aryna Sabalenka è esausta: “Certo, dopo aver perso un match così…”

Aryna Sabalenka è arrivata a un punto dalla vittoria, ma in finale c’è andata Karolina Muchova che, sotto nel terzo 2-5 e match point, ha tirato fuori quello che le era rimasto (non tanto dal punto di fisico, ma parecchio tennis) ed è volata a prendersi la sua prima finale Slam – con grossa complicità dell’avversaria. Una sconfitta che, unita al sofferto successo di Iga Swiatek su Haddad Maia, non le permette di spodestare la polacca dal trono del ranking. L’analisi del match da parte di Aryna parte da due concetti semplici ma che ben ne fotografano l’andamento: “Lei ha giocato un tennis incredibile. Io ho comunque avuto tante occasioni e non le ho colte”. Via alle domande.
D. Hai avuto il match point sul 5-2. Quando hai sentito che il tuo gioco cominciava a lasciarti? In quel momento o dopo?
“Penso dopo che ho perso la battuta servendo per il match. Dopo quel gioco, lei è rientrata e a cominciato a giocare un po’ più aggressiva e io ho perso il ritmo, non c’ero.”
D. Lei è stata un po’ fuori dai radar, tanti infortuni. Com’è giocare contro di lei rispetto a com’è contro Iga ed Elena?
“Fuori dai radar ma gioca sempre un gran tennis, viene a rete, è aggressiva. Appena vede una palla più corta, prende la rete, quindi è un po’ complicato costruire il punto contro di lei.”
D. Quest’anno hai parlato spesso delle tue emozioni in campo. Come ti sei sentita oggi? C’era ulteriore pressione?
“Non tantissima di più, mi sentivo bene, ho lottato per ogni opportunità. Mi sentivo bene dal punto di vista emotivo, ma è difficile dire qualcosa su questo incontro” (sorride).
D. Hai fatto un lavoro incredibile nel superare le avversità in questa stagione. Quella scorsa è stata dura. Quest’anno hai vinto l’Australian Open, hai messo a segno una striscia di 12 vittorie Slam. Oggi è stata dura, ma la vedi come un’altra sfida che supererai?
“Hai sempre sfide da affrontare e certo devo imparare qualcosa da questo match e tornare più forte. Ma penso che quello che stavo facendo quest’anno e spero continuerò a fare sia incredibile, a un livello superiore. Non vedo questo torneo come negativo, ho fatto grandi progressi sulla terra battuta ed è il mio miglior risultato qui.”
D. Ci hai detto che sono state due settimane difficili dal punto di vista emotivo e che volevi prenderti cura di te stessa e della tua salute mentale. C’è stato un momento in cui sentivi di non voler giocare a tennis?c’è stato un periodo in cui hai pensato che le emozioni non ti avrebbero permesso di giocare al meglio?
“No, niente del genere. Mi sono sentita male emotivamente dopo una conferenza stampa, non sono riuscita a dormire. Ma l’unica cosa che so fare bne in questa vita è giocare a tennis, così cerco di concentrarmi sulle cose che posso controllare.”
D. Qualche settimana fa avevi detto di non avere ancora il visto per il Regno Unito. E adesso?
“Sì, ora ce l’ho. Yopi, posso festeggiare (sorride). Vado a Wimbledon, ottima notizia.”
D. Quanto non vedi l’ora di tornare a Wimbledon?
“Sono entusiasta, mi piace davvero giocare là, l’atmosfera. Mi è mancato l’anno scorso, non sto nella pelle.”
D. Gli Slam sono piuttosto estenuanti nel migliore dei casi. Hai detto che a volte fatichi a dormire e oggi è stato un match molto fisico. Quanto esausta ti senti?
“Adesso sono davvero esausta (sorride), ma credo solo perché ho perso un match che è stato duro perdere. Ma è normale essere spossati dopo due settimane non stop sulla terra battuta. Quindi penso che per i prossimi due giorni saranno feste selvagge. Scherzo” (risata).
D. Se ho ben capito, l’altro giorno hai detto che ora non sostieni il presidente del tuo Paese. Ti senti al sicuro dopo questa affermazione?
“Non voglio parlare di politica oggi. Ho fatto le mie dichiarazioni, parliamo solo di tennis. Datemi tregua, per favore.”