Il rosso e il nero: su chi puntare davvero, Sinner o Musetti?

Italiani

Il rosso e il nero: su chi puntare davvero, Sinner o Musetti?

Le scommesse del tennis nostrano oggi si chiamano Jannik e Lorenzo: analizziamo i valori oggettivi e soggettivi che caratterizzano i due giocatori

Pubblicato

il

Jannik Sinner e Lorenzo Musetti - Roma 2019 (foto Felice Calabrò)
 

L’ammucchiata selvaggia alla vittoria di Musetti sulla resina blu della NTC Arena di Bratislava, neanche fossimo a Santiago del Cile nel 1976, la dice lunga sullo spavento che ha corso l’Italtennis: uscire ai preliminari di Davis per mano della Slovacchia, peraltro orfana del suo numero uno, che onta per le ambizioni di Binaghi, Volandri, SuperTennis e della nazione tutta!

Ci hanno salvato due ventenni con gli attributi, due ragazzini di garra capaci di supplire all’assenza più o meno ingiustificata dei fratelli maggiori: Fognini e Berrettini a Bratislava non ci sono proprio andati e Sonego è come se fosse rimasto in albergo. Che sia un passaggio di consegne? Probabile. Fabio gioca ormai con la motivazione del papà ansioso di riabbracciare la prole; Matteo e il Lorenzo torinese sembrano aver già dato il meglio di sé: top 10 il primo, top 20 o quasi il secondo, a meno di ulteriori tabelloni favorevoli o settimane di grazia difficilmente si supereranno. Già che nuovi virgulti in grado di minarne la futura leadership non se ne vedono – con Zeppieri smarrito e Cobolli ancora inespresso – le scommesse del tennis nostrano oggi si chiamano Jannik e Lorenzo, da Carrara.

Ma su chi puntare davvero?

Entrambi vantano primati importanti: Musetti è stato il più giovane italiano a vincere uno Slam junior (Melbourne 2019) e il più giovane a raggiungere gli ottavi alla prima presenza nel tabellone principale di un major (Parigi 2021). Sinner è colui che prima di tutti ha vinto un torneo ATP (Sofia 2020) e l’unico italiano finora a mettersi in saccoccia quattro tornei in un anno, non ci riuscì neppure l’Adriano nazionale dell’accoppiata Roma-Parigi.

Gli altri numeri, quelli degli adulti, parlano di uno Jannik ben più avanti, non soltanto per quanto conquistato ad oggi, ma anche considerandone i risultati ottenuti quando aveva l’età attuale di Lorenzo, vale a dire vent’anni appena compiuti. Prendiamo in prestito la macchina del Doc di Ritorno al Futuro e rinculiamo all’agosto 2021.

Innanzitutto il ranking ATP: Sinner era il numero 16, Musetti è il 56 (e rischia di precipitare con i punti di Acapulco in scadenza).
A seguire i titoli: l’altoatesino aveva appena trionfato nel 500 di Washington che si aggiungeva ai due 250 già sulla mensola di casa, senza contare la finale svaporata tra gli alligatori di Miami. Il toscano viceversa è ancora al palo, la performance migliore resta la semi in Messico di un anno fa.

La bilancia si riequilibra verso il centro se analizziamo il microcosmo Slam: vero che il Rosso, ad agosto 2021, esibiva un quarto e un ottavo a Parigi, laddove il Nero oggi espone in bacheca solo l’elettrizzante ottavo del 2021 sullo Chatrier. Sennonché il primo era all’ottava partecipazione in un major, il secondo ne ha inanellate sei. E, soprattutto, il Musetti ammirato contro Nole è parso più animale da Slam del Sinner sconfitto male due volte da Rafa, con tanto di bagel finale l’anno scorso.

L’ultimo dei tanti parametri statistici che potremmo valutare riguarda i top 10 battuti: a vent’anni e pochi giorni Jannik aveva appeso alla Head Speed quattro scalpi, Musetti solamente la zazzera di Schwartzman – e sempre nella settimana aliena di Acapulco 2021, dove si è sbarazzato pure di Dimitrov e Tiafoe.

In termini puramente oggettivi, il divario tra i due pare dunque evidente e nettamente a favore del diavolo rosso della Val Pusteria (ogni tanto bisogna citare Paolo Conte, oltre che Coelho e Terzani). Proviamo allora a inoltrarci nella giungla del confronto tennistico soggettivo, quello opinabile perciò assai più intrigante. Posto che gli Dei del tennis hanno insufflato parecchio più talento nel braccio di Musetti (a detta dello stesso Sinner), quali sono le ragioni di tanta differenza di risultati?

Il primo aspetto da indagare è il diverso approccio al professionismo. Lorenzo ha rispettato l’ortodossia dei tornei juniores, accumulando esperienza tra i coetanei. Salvo episodi sporadici e non esaltanti – sconfitto da un emerito sconosciuto ai quarti del Bonfiglio 2018 – Jannik a quattordici anni volava dritto tra i “grandi”, grazie ai primi Futures, incurante di quel n. 133 nel ranking dei “piccoli”. Non a caso, all’età in cui Musetti conquistava gli AO juniores, Sinner aveva già punti ATP.

Da come i nostri hanno impostato l’avvicinamento al tennis quale possibile mestiere si possono trarre alcuni elementi dirimenti, con particolare attenzione ai rispettivi caratteri.

Jannik è ambizioso. Fino a tredici anni ha scommesso sullo sci – piuttosto prevedibile vista la provenienza; una volta constatato che nello slalom sarebbe stato uno dei tanti, ha mollato le racchette da neve per quelle da terra battuta. Lorenzo rientra in quella speciale categoria di esseri umani nati con la pallina in mano e Roger nel cuore, come ben racconta il tatuaggio cardio-tennistico sul braccio: non un’ambizione la sua, piuttosto una vocazione.

Jannik è pragmatico, i punti dei Futures servivano per farsi una classifica, per approdare ai Challenger, poi al circuito maggiore. Tale concretezza la si rivede nel suo tennis: in campo bada al sodo, siluro centrale non colpo a effetto, poco istinto e molta applicazione; e continuità, abnegazione, solidità. Lorenzo è istinto, va a folate, a picchi di esaltazione, si fida molto, troppo del braccio e rischia spesso la velleitarietà: in questo ricorda Fognini, speriamo solo che si strutturi in fretta da vincente per non ritrovarsi tra quindici anni con un solo 1000 in salotto e il rammarico per il tanto talento sprecato.

Jannik è maturo. Chi scrive è convinto che non sia solamente il legittimo logorio di una lunga collaborazione ad averlo allontanato da Piatti, l’idea è che il ragazzo volesse affrancarsi da una figura protettiva – il coach di Como ha 63 anni, quasi un nonno per lui – e affidarsi ad uno zio giovane – Vagnozzi ne ha 39 – con cui parlare, negoziare, discutere anche, libero all’occorrenza di decidere con la propria testa. Lorenzo sembra indietro, sembra avere ancora bisogno di un padre putativo, dei 53 anni e della saggezza di Tartarini.

Jannik è sicuro di sé. A quindici anni non si affrontano avversari parecchio più grandi se non si crede a fondo nei propri mezzi. Attenzione, potrebbe essere scambiata per superbia, non è così: Sinner è dotato di buona umiltà, scevra dall’inconcludenza di una modestia miope, basata piuttosto sulla consapevolezza delle proprie risorse e dei propri limiti. Quante volte l’abbiamo sentito affermare che doveva migliorare questo e quello. Quante volte è tornato a vincere dopo sonore batoste. Quante volte scende spavaldo a rete pur privo di un adeguato gioco di volo (abbiamo ancora negli occhi la sciagurata volée nel tie-break del doppio, proprio a Bratislava). Lorenzo al contrario denuncia una certa precarietà nella considerazione di se stesso: sa di possedere un enorme bagaglio tecnico, sennonché non si spiega come mai manchino i risultati; in un tale corto circuito è fisiologico che la fiducia cali e s’innesti un circolo vizioso fatto di sconfitte e ulteriore frustrazione. È quanto successo nei mesi seguenti al match con Djokovic a Parigi, l’ebbrezza di issarsi due set sopra al cospetto del n. 1 del mondo candidato GOAT, lo sconforto di perdere quella e dieci delle successive dodici partite. Da astro nascente del tennis mondiale a signor nessuno. Quel periodo nero è alle spalle, ma Muso deve ancora instaurare un rapporto equilibrato col proprio valore. Lo dicono anche i troppi metri tra lui e la riga di fondo.

Stando ai numeri e alla personalità, parrebbe non esserci gara: dovremmo ignorare Musetti e andare all in su Sinner, certi che il Rosso continuerà a giocarsela coi top 10 e il Nero coi top 50. Eppure un paio di fattori potrebbero sparigliare le carte e pareggiare i conti.

La struttura fisica, innanzitutto: Sinner non ha bisogno di irrobustirsi, atleticamente gli bastano la velocità e la naturalezza con cui coordina ogni parte del corpo nel preparare e nell’eseguire i colpi. Musetti viceversa arriva spesso scomposto e in ritardo, per liberare il braccio gli servono appoggi più stabili (vedi Alcaraz). L’impressione è che stia sviluppando una buona muscolatura, è già meno “leggero” rispetto al 2021. A processo concluso, una volta raggiunta la fisicità media dei migliori, la sua classe cristallina potrà fare la differenza. E poi c’è un ingrediente imprescindibile nel tennis odierno: la tenuta mentale durante il match. Si è portati a pensare che Sinner sia un freddo, un po’ per la latitudine d’origine, un po’ per l’atteggiamento silenzioso e indecifrabile in campo. In realtà Jannik appare piuttosto emotivo, sente il punteggio, soprattutto quando è in vantaggio fatica a governare la tensione (vengono in mente il primo incrocio con Nadal a Parigi e la finale di Miami con Hurkacz, col nostro in entrambi i casi incapace di chiudere il primo set pur avanti di un break). A dispetto dei monologhi e di qualche intemperanza verbale (speriamo smetta di bestemmiare), Musetti invece sembra un caldo razionale. Lo dimostrano i tanti match rimontati o vinti sul filo di lana (per tutti proprio la vittoria su Gombos, all’esordio in Davis, fuori casa, nell’incontro decisivo); e la resa stellare nei tie break – inutile rievocare i due strappati a Nole al Bois de Boulogne, lo stesso Nole che si papperà quel Roland Garros.

Su chi puntare allora? Sul Rosso o sul Nero?

Lo sapremo presto, c’è un Indian Wells già partito che ci racconterà lo stato di forma di entrambi. Intanto godiamoci quell’ammucchiata selvaggia sulla resina blu della NTC Arena, che magari questi due ragazzi di vent’anni, così diversi e così simili, se la portano davvero a casa l’insalatiera della Davis, dopo 46 – QUARANTASEI – anni di digiuno.

Articolo di Andrea Negro

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement