A Miami comincia l'epopea di Alcaraz. A 18 anni riscrive gerarchie e futuro (Piccardi). Carlos, l'ora del predestinato: "Il mio sogno è il n. 1" (Semeraro). Alcaraz, il più giovane di Miami scavalca Sinner (Giammò)

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A Miami comincia l’epopea di Alcaraz. A 18 anni riscrive gerarchie e futuro (Piccardi). Carlos, l’ora del predestinato: “Il mio sogno è il n. 1” (Semeraro). Alcaraz, il più giovane di Miami scavalca Sinner (Giammò)

La rassegna stampa di lunedì 4 aprile 2022

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A Miami comincia l’epopea di Alcaraz. A 18 anni riscrive gerarchie e futuro (Gaia Piccardi, Corriere della Sera).

Fedele alle tre stelle polari che gli illuminano il cammino («Nei momenti di difficoltà mi ricordo sempre che mio nonno si raccomandava le tre C: cabeza, corazon, cojones. Il suo motto è sempre con me»), Carlos Alcaraz Garfia (il cognome della mamma) da Murcia ha inaugurato ieri la sua stessa era vincendo a 18 anni e 333 giorni il Master 1000 di Miami, primo di una lunga serie, terzo titolo della carriera dopo due centri (Umago e Rio) sulla terra battuta. Da oggi scavalca Jannik Sinner al numero 11 della classifica mondiale: è il più giovane, più promettente, piu caldo top player del ranking. La domenica di Alcaraz era iniziata con la sorpresa dell’arrivo last minute del coach, l’ex numero 1 Juan Carlos Ferrero, in Florida: Juanki, come lo chiama Carlos, era rimasto in Spagna per il funerale del padre Eduardo, a lui Alcaraz aveva dedicato la vittoria in semifinale sul campione uscente Hurkacz (impreziosita da un notevole gesto di fairplay: concedere all’avversario di rigiocare il punto per un errore di valutazione dell’arbitro)

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La crescita di Carlos in ogni aspetto del gioco è stata vertiginosa: tre anni fa, nell’aprile 2019, rompeva il ghiaccio con il circuito Challenger battendo ad Alicante un certo Sinner, ieri si è annesso il torneo più ispanico d’America come nemmeno Rafa Nadal — il termine di paragone al quale è quotidianamente avvicinato — è mai riuscito a fare (nonostante cinque finali). La sua striscia vincente stagionale adesso è di 18 vittorie e 2 sconfitte (con Berrettini a Melbourne, poi battuto a Rio, e Nadal a Indian Wells), ha vinto 22 degli ultimi 24 incontri giocati. Alcaraz viaggia spedito (è il più giovane re della storia del Miami Open)

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«Sei un tennista speciale, con un grande futuro: quello che vincerai sarà meritato» gli dice Ruud alla fine, a dimostrazione del fatto che Carlos è amatissimo anche in spogliatoio. Secondo nella Race per le Atp Finals di Torino, in questo momento di grazia affacciato sulla stagione sul rosso Alcaraz teme due soli rivali: il n.1 Djokovic che torna a Montecarlo (per restare) e Nadal in bacino di carenaggio. «Sono felice» sorride sotto i brufoli. Carlito’s way.

Carlos, l’ora del predestinato: “Il mio sogno è il n. 1” (Stefano Semeraro, La Stampa)

Gioca con la libertà di un ragazzino e la maturità di un veterano, corre come gazzella, sbrana come un puma: si chiama Carlos Alcaraz ed è il futuro numero 1 del mondo. Vale la pena ormai sbilanciarsi dopo aver visto Carlito cucinare con dolce ferocia anche il n. 8 del mondo, Casper Ruud, nella prima finale 1000 in carriera, a un mese dal suo 19esimo compleanno. Partito con nei muscoli un filo di comprensibilissima tensione (3-0 per il norvegese), Alcaraz si è smagato in fretta, innestando un rapporto inarrivabile per l’avversario. Risultato: 7-6 6-4 per l’ennesima meraviglia made in Spain, che ha chiuso con un ace. Dal 1990, cioè da quando esiste la categoria di questi tornei, un gradino sotto gli Slam, solo in due erano riusciti a vincerne uno prima, e si chiamano Rafa Nadal e Michael Chang. E nessuno, nemmeno Djokovic, era riuscito a vincere in Florida da più giovane. Da oggi Alcaraz è il numero 11 del mondo, scavalca Sinner che l’anno scorso fu finalista proprio a Miami, battuto da quell’Hurkacz che il Niño di Murcia ha superato in semifinale; quello di ieri è stato il suo settimo successo su un top 10 in tredici occasioni.

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«Il mio sogno è il numero 1». Due fondamentali impressionanti, passanti letali giocati in allungo dalle tribune, il kick di servizio che sfiora l’ammezzato, la mano più che educata a rete e da laurea nella smorzata. E come si muove, Carlos, frullando elastico su metatarsi da felino che gli consentono di difendersi attaccando: la grande arte di Nadal.

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Carlito, che un anno fa era 133 Atp, si sta avvicinando rapidamente e il suo coach Juan Carlos Ferrero, che ha appena perso il padre (a cui Alcaraz ha dedicato la vittoria) ma trovato un figlio-allievo, già pensa a Parigi. Perché sull’erba vedremo, ma sulle altre superfici da Slam il ragazzo è già pronto. There’s no escape from Alcaraz, non c’è fuga da Alcaraz, parafrasava un cartellone di un fan. Una battuta che rischia di diventare un tormentone.

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Alcaraz, il più giovane di Miami scavalca Sinner (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Carlos Alcaraz ha vinto l’Open di Miami battendo in due set il norvegese Casper Ruud. Il trionfo in Florida per lo spagnolo è anche il primo in carriera in un Masters 1000 e fa di lui il più giovane vincitore nella storia del torneo. Grazie a questo successo Alcaraz da lunedì sarà n.11 del mondo, scavalcando proprio l’italiano Jannick Sinner. Come ogni prima volta che si rispetti, anche questa è stata scandita dall’emozione. Ancor più grande per il giovane spagnolo visto l’arrivo a sorpresa in Florida di Juan Carlos Ferrero (in lacrime a match concluso), suo coach a cui aveva dedicato la vittoria contro Kecmanovic, costretto al rientro in patria a causa della morte improvvisa del padre.

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Tanto brutale ed esuberante il tennis dello spagnolo, quanta razionale e logico quello del norvegese. Più volte messo alle corde, Ruud ha ogni volta provato ad affidarsi a soluzioni e variazioni di gioco in grado di allentare la morsa che sentiva stringersi intorno a lui. L’insistenza sul rovescio, il continuo ricorso alle palle corte, le discese a rete in controtempo. Tutte soluzioni la cui efficacia ha intaccato poco le certezze dello spagnolo, e che gli son valse solo due palle break trasformate a fronte delle otto che era riuscito a crearsi.

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Così diversi, Alcaraz e Ruud, ma anche così simili nella sportività con cui hanno tenuto il campo eredità di due famiglie in cui il tennis e lo sport sono di casa. Se dello spagnolo ricordiamo il bel gesto con cui contraddisse una decisione del giudice di sedia contro Kecmanovic, Ruud ieri ha concesso al suo avversario di giocare nuovamente una prima di servizio quando si è accorto che la palla in questione era rotta. li successo ottenuto in Florida conferma i progressi di Alcaraz ed è la migliore iniezione di fiducia possible alla vigilia dello swing sulla terrabattuta, segmento stagionale che lo vedrà tra i sicuri protagonisti.

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