Alejandro Davidovich Fokina, il collezionista di tatuaggi

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Alejandro Davidovich Fokina, il collezionista di tatuaggi

Il finalista Monte Carlo, di padre svedese e madre russa, ha viaggiato nel tour con un apparato specifico per la musica per imparare a fare il DJ

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Alejandro Davidovich Fokina - Montecarlo 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Traduzione dell’articolo di Joan Solsona, pubblicato su MARCA il 17 aprile

Il circuito maschile cerca personalità che si distinguano e l’ATP ne ha trovata una nel giovane Alejandro Davidovich. Il finalista del torneo master 1000 di Monte Carlo, che aspirava a diventare il primo campione, non testa di serie dai tempi di Thomas Muster nel 1992, è un amante dei tatuaggi, della musica e della cucina. A quest’ultima ha dedicato ampio spazio durante la pandemia che ha sospeso il calendario tennistico da marzo ad agosto 2020. Dal braccio sinistro di Alejandro, si staglia una grande onda che simboleggia uno tsunami: “È così che mi identifico. Gli altri cinque tatuaggi che ho, sono frasi della vita che mi piacciono, uno è dedicato al mio cane, un altro al mio gatto e i restanti ad alcuni simboli afferma Fokina, il quale voleva aggiungerne altri alla sua collezione, ma “osservandone alcuni, mi sono reso conto di quanto sia doloroso farli. Ci ho rinunciato. In ogni caso, dopo qualche tempo, se ne ho ancora voglia, li farò”.

Nonostante suo padre Eduard sia svedese e sua madre Tatiana russa, Álex si sente totalmente spagnolo: “Nel mio modo di essere, sono totalmente spagnolo e del sud. Non parlo svedese perché non me lo hanno mai insegnato. Il russo lo parlavo da piccolo, ma quando ho smesso di praticarlo con i miei genitori l’ho perso anche se riesco ancora a capire tutto”. Il suo amore e passione per la musica emergono quando ascolta Armin van Buuren, e lo hanno spinto a viaggiare la scorsa stagione nel tour con un apparato specifico per fare musica: “Ho un paio di amici che sono DJ, che suonano nei club, e mi hanno consigliato delle cose su come farlo”. Suo padre una volta era un pugile, ma lui non si è mai allenato con i guanti: “Mio padre mi disse che non voleva che io stessi in quel mondo per via dei pugni che avrei potuto ricevere. Non ho sangue da pugile. È uno sport che rispetto, ma non mi piace nemmeno vedere le persone che iniziano a sanguinare e a rompersi il naso”.

La squadra di Davidovich Fokina

Alejandro lavora da 10 anni con lo stesso allenatore, Jorge Aguirre, e lo stesso psicologo, Antonio de Dios: “Se sono molto nervoso, lo chiamo per confessargli le mie sensazioni del momento”. Nella sua squadra spicca anche la presenza del maratoneta d’alto livello Martín Fiz, che è stato campione europeo e mondiale nella maratona, che supervisiona la preparazione fisica del tennista, che vive a Fuengirola e che si allena sui campi del Lew Hoad Tennis Club di Mijas.

Traduzione di Andrea Canella

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