Intervista post-partita ad Alcaraz – il bambino prodigio che palleggiava con Carreño e Ferrer

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Intervista post-partita ad Alcaraz – il bambino prodigio che palleggiava con Carreño e Ferrer

Un Alcaraz rilassato al termine del match con Kwon racconta alcuni aneddoti

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Dal nostro inviato a Barcellona

Poco dopo il termine del match vinto con Kwon e dopo aver superato indenne il bagno di folla che lo aspettava per gli autografi (un livello di eccitazione che da queste parti si riserva solo per re Rafa, se volete farvi un’idea buttate un occhio sulla pagina Instagram di Ubitennis), il ragazzo si è presentato puntuale in sala stampa.

D: Come vedi questa vittoria e in generale il tuo percorso di adattamento alla terra battuta?

R: Sono molto contento di aver ottenuto la mia prima vittoria al Godò, è un torneo che segue da quando sono bambino e in questo club di tennis sono quasi di casa, sono venuto in passato varie volte a giocare e ho tanti amici qua. Rispetto al tema della terra battuta aveva ragione Juan Carlos (Ferrero, l’allenatore di Alcaraz), serve tempo per adattarsi, bisogna passare delle ore in campo per riprendere il ritmo; adesso mi sento bene, il processo di adattamento sta andando nella giusta direzione.

D: Oggi è stata una partita un po’ strana, ci puoi raccontare qualcosa? Hai sentito la pressione di dover vincere?

R: Oggi sono partita molto bene, ma poi in una partita di tennis può succedere di tutto. Lui dopo il primo set ha cominciato a giocare più sciolto e mi ha messo in difficoltà; alla fine del secondo set l’unica cosa a cui pensavo era resettare e ricominciare da zero, alla pressione di vincere non pensavo proprio. Alla fine sono contento di essere riuscito a ritrovare buone sensazioni e a portare a casa la partita.

D: Oggi Pablo Carreño ci ha raccontato di quando avete palleggiato assieme alla prima volta; vuoi dirci anche tu qualche cosa?

R: Si mi ricordo bene di quella volta (ridendo), se lui è rimasto stupito pure per me è stata un po’ una sorpresa. Credo sia stato uno dei migliori riscaldamenti della mia vita, quella volta nella O2. Semplicemente ero super motivato e ho dato il meglio di me. È un ricordo che conservo con piacere e da allora ho rapporto speciale con Pablo da allora è una sorta di fratello maggiore per me e mi aiuta molto nel circuito. Un’altra occasione speciale pochi mesi dopo è stata quando sono andato con un gruppo di ragazzi all’accademia di David Ferrer e anche lì ho avuto modo di palleggiare con Ferrer; anche quella volta è stata da brividi, mi ricordo che abbiamo giocato anche un tie break e quasi lo batto; è stato un momento importante, perché già a 15 anni mi dimostrava che avevo il livello per stare con i migliori, anche se ancora non riuscivo a mantenerlo.

D: Dopo aver sorpreso David e Pablo, adesso che sei nel circuito, chi sono i giocatori che ti hanno più impressionato?

R: Devo dire che ho avuto modo di allenarmi con parecchi ormai, però mi hanno colpito in particolare Rafa (Nadal), Rublev e Felix (Auger Aliassime), per l’intensità che ci mettono; giocano ogni palla al 200%, come se fosse sempre l’ultima e la più importante; credo che questo sia uno dei segreti per stare al vertice.

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