WTA Madrid, Jabeur: "Russi out da Wimbledon? Sport e politica non si devono mischiare"

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WTA Madrid, Jabeur: “Russi out da Wimbledon? Sport e politica non si devono mischiare”

La tunisina dopo la vittoria contro Paolini: “In Palestina i bambini muoiono da oltre settant’anni, ma non ci siamo mai posti il problema di cosa fare nel tennis”

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2022-04-28 MUTUA MADRID OPEN 2022 CAJA MAGICA MADRID ( SPAIN ) WTA ONS JABEUR OF TUNISIA PHOTO: ANGEL MARTINEZ / MMO
 

“Sono dalla parte dell’Ucraina e sono totalmente contro la guerra. Ma da anni dico che lo sport e la politica non si devono mai mischiare”. Così Ons Jabeur, la prima tennista araba ad essere entrata tra le prime 10 del mondo, si esprime riguardo al caso dell’esclusione di atleti e atlete provenienti da Russia e Bielorussia ai prossimi Championships. La tunisina, sul tema, è sostanzialmente in linea con la maggior parte dei suoi colleghi tennisti ma il suo parere è forse più rilevante di altri per le sue esperienze personali. Intervistata da Arab News a Madrid dopo la vittoria al primo turno sulla nostra Jasmine Paolini, Jabeur dice: “Ho vissuto situazioni simili, come quando nel 2020 con la Tunisia avremmo dovuto giocare in Israele un incontro di Billie Jean King Cup. Sono da sempre dalla parte della Palestina, è una situazione che mi tocca in quanto donna araba; e sono da sempre addolorata, ma in quei posti ci sono bambini che muoiono praticamente tutti i giorni da oltre settant’anni a questa parte. Non capisco perchè solo ora ci siamo resi conto che lo sport deve entrare in queste dinamiche. Che cosa dovremmo dire per gli altri paesi del mondo che sono in guerra da tanto tempo? Quello che sta succedendo è molto brutto e se c’è una cosa che odio è la politica. E’ tutto molto oscuro e non riusciremo mai ad avere un quadro chiaro di quello che accade. Inoltre, penso che le tenniste e i tennisti russi abbiano parenti a casa e non sappiamo se potrebbero correre dei rischi a causa di eventuali prese di posizione”.

Si torna a parlare di tennis e Jabeur, a Madrid, è accompagnata dalla mental coach Melanie Maillard. “L’anno scorso ho fatto un po’ di tornei con lei, tra cui Wimbledon, dove ho raggiunto i quarti – scherza Ons -. Quindi la pressione è su di lei, deve farmi di nuovo raggiungere un risultato importante. Ogni tanto mi piace averla con me, perchè di solito ci parliamo da remoto ma serve anche confrontarsi di persona. E poi avere una donna nel mio team mi fa piacere. Fisicamente sto bene, stiamo lavorando molto e in campo mi sento dinamica e resistente”. Ons è reduce dalla finale di Charleson e, dunque, ha buone sensazioni: “Sono molto grata per avere il team che ho (formato anche dal marito/preparatore fisico Karim Kamoun e dal coach Issam Jellali, ndr). Penso che stiamo lavorando nel modo giusto, dando il giusto equilibrio a tutte le cose da fare. La cosa che mi interessa di più è stare bene in campo ed essere motivato in quello che faccio. Altrimenti non sarei qui”, conclude Ons.

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