ATP Estoril: Tiafoe e il suo rifiuto per la sconfitta lacerano le certezze di Korda

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ATP Estoril: Tiafoe e il suo rifiuto per la sconfitta lacerano le certezze di Korda

Il figlio di Petr spreca 3 match point e un vantaggio di 5-2 nel secondo set. Niente finale dei Sebastian, per Baez ci sarà l’irriducibile Frances pronto per l’ennesima lotta

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Frances Tiafoe - US Open 2021 (Pete Staples/USTA)
 

[5] F. Tiafoe b. [8] S. Korda 4-6 7-6(2) 6-4

L’Estadio Millenium è una bolgia, si è appena conclusa la seconda semifinale dell’edizione 2022 dell’ATP 250 di Estoril e il pubblico non sta nella pelle, e ne ha ben donde. Ha assistito ad un incontro paranormale, un valzer tra eleganza e potenza, tra pulizia tecnica e forza mentale, un autentico nubifragio di emozioni. Tutto questo è stato il derby a stelle e strisce tra Sebastian Korda (n. 37) e Frances Tiafoe (n. 29). Entrambi arrivavano galvanizzati a questa sfida dopo aver superato nei quarti, rispettivamente il primo favorito del torneo Felix Auger-Aliassime e il recente finalista di Montecarlo Davidovich Fokina. Il cammino però, che li ha condotti in semifinale è stato ben diverso, con Sebastian che non ha lasciato per strada neanche un set e Frances che all’opposto ha dovuto affrontare solo battaglie da tre parziali – per un totale di quasi 7 ore complessive. Una sfida che alla fine dopo aver sfiorato le 3 ore di gioco (2ore e 57), ha visto prevalere il 24enne del Maryland in rimonta per 4-6 7-6(2) 6-4. Una lotta immonda, in cui il figlio di Petr ha sprecato parecchio: 3 match point (di cui due al servizio), un vantaggio di 5-2 nel secondo e ha gettato al vento la possibilità di giocarsi il match fino in fondo dopo aver agguantato il contro-break nel set decisivo. Il nativo della Florida si ricorderà per molto tempo questa partita con i rimpianti che scaturiscono dall’aver perso un match già vinto, che lo tormenteranno per un bel pò. Dal canto suo il n. 5 del seeding conferma la sua solidità mentale rocciosa e la sua capacità di esaltarsi e dare il meglio di se nelle situazioni in cui deve rincorrere nel punteggio. Per Tiafoe sarà la seconda finale in Portogallo, dopo quella di quattro anni fa – la sua prima ed unica finale sul rosso – e andrà a caccia del secondo titolo ATP– Delray Beach 2018 il primo – ritornando nell’ultimo atto di un torneo da Vienna 2021 (perse da Zverev). Inoltre con questa affermazione si porta sul 3-0 negli scontri diretti, dopo la vittoria al Masters 1000 d’Indian Wells ottombrino dello scorso anno e quella arrivata nel ‘250’ di New York nel 2018 – quel torneo fu il primo in un main-draw ATP per Korda.

IL MATCH – Al cambio campo dopo i primi tre game il punteggio recita 2-1 e servizio per Tiafoe. Bravissimo il 24enne del Maryland ha breakkare alla prima occasione utile, vincendo uno scambio a suon di slice sulla diagonale sinistra e premendo con estrema incisività in risposta. La sfida presenta fin da subito le caratteristiche dei due giovani americani, le quali si incastrano molto bene. Da una parte un contro-attaccante puro come il n. 29 ATP, capace di difese arcigne e stoiche che però si trasformano nel momento opportuno in fucilate potenti e veloci che ribaltano l’inerzia dello scambio, specialmente dal lato del diritto. Dall’altra il figlio d’arte con chiare origini ceche, che invece si presenta come un attaccante a tutto campo con grande solidità nei fondamentali da fondo ed una manualità nei pressi della rete sicuramente superiore al connazionale. Quindi da un lato maggiore mobilità e dinamismo, anche favorita dal minor numero di centimetri, e dall’altro più tocco e sensibilità. Un’altra chiave tattica sicuramente potrebbe essere il rovescio lungolinea di Seb e difatti il figlio di Petr lo mette subito in mostra fin dall’inizio, facendolo seguire da una deliziosa palla corta.

 

Ma come detto a partire meglio dai blocchi è il classe ’98, che attraverso un fulmineo diritto incrociato centra il primo allungo, consolidato immediatamente a 15 con un ace. Proprio il servizio è il vero fattore trainante del gioco di Frances con percentuali brillanti nella prima metà del set. Purtroppo per lui ha però la tendenza a complicarsi un po’ troppo i turni di servizio e nel settimo gioco ecco che il contro-break arriva puntuale. – suggellato da uno scambio massacrante, dove nuovamente è venuto fuori il confronto tra i due back di rovescio – Ma appena il n. 37 del ranking rallenta un attimo, immediatamente Tiafoe gli piomba addosso spingendo e prendendo il controllo dello scambio con il dritto. Grazie proprio al fondamentale dal lato destro, il finalista del torneo del 2018 si procura una palla break per ri-allungare. Qui però è chirurgico Korda, mostrando allo stesso tempo tutta la sua classe cristallina con un bimane in parallelo da infarto. Dopo aver cancellato la possibilità di secondo break al nativo di Hyattsville, serve alla grande e si porta sul 5-4. Il secondo break point in favore dello showman a stelle e strisce è l’ultimo scossone del set, poiché nel game successivo la tds n. 8 azzanna e aggredisce in maniera feroce l’avversario, attaccando costantemente la rete. Mentre il n. 5 del tabellone non riesce minimamente a reagire, andando anzi in totale confusione. Sintomo di questo stato mentale spaesato del n. 29 delle classifiche, il serve&volley senza senso che regala due set point a Sebastian e sostanzialmente chiude il parziale.

Tiafoe prova subito a mettere pressione già in aperura di secondo set, per cercare di capovolgere l’andamento del match, che ha visto Korda aggiudicarsi quattro game in fila dal 2-4. Frances riesce a costruirsi una palla break, ma ancora una volta con una gran botta in battuta Seb toglie le castagne dal fuoco. Anche nel primo gioco al servizio dello statunitense più “anziano” in campo ci sono difficoltà per chi serve. La differenza è che il 21enne di Bradenton se ne procura una seconda, che si rivela quella buona grazie ad un ottimo diritto in-cross. L’aggravante per il n. 4 degli Stati Uniti è che, come era già accaduto con il contro break sul 4-2 del primo, si fa strappare il servizio da una situazione di vantaggio, in questo caso dal 30-0. Così in un amen è 3-0 per il tennista cresciuto tennisticamente sulla terra rossa di Praga e su quella verde della Florida, con la serie di giochi vinti consecutivamente che si allunga – in modo preoccupante per il giustiziere di Alcaraz nel Principato – a 7 per la forza n. 5 del seeding. Tiafoe cerca in tutti modi di trascinare il pubblico, – che lo ha sempre sostenuto durante la settimana – che non si tira indietro perché voglioso di vedere un terzo set. Ma ormai, anche le energie fisiche iniziano a vacillare e ad abbandonare il funambolo americano, che risente delle sue quasi sette ore totali passate in campo in questa settimana.

Il nativo della Florida, sente leggermente la posta in palio nel settimo game (4-2), incorrendo anche in un doppio fallo; ma sulle due parità (30-30 e 40-40) il n. 5 del seed manda in rete due comodi colpi e salva Sebastian. Successivamente dopo un game infinito da 14 punti, in cui il giocatore del Maryland annulla un match point, si arriva al momento della verità; Korda serve per il match, ma qui incredibilmente ancora una volta ad un passo dal baratro Frances riesce a prolungare la contesa con un meraviglioso passante di rovescio che gli regala il tanto agognato contro-break. Ma Seb non ci sta, non accetta di riaprire un parziale in cui ha avuto anche due palle per il 4-0, e così ricordandosi di essere un esponente del tennis vecchia scuola plana verso la rete in maniera favolosa e con delle volée da cineteca ottiene altri due match ball. Il n. 29 però tira fuori la sua arma segreta, infatti se c’è una peculiarità che lo contraddistingue è il suo rifiuto più totale per la sconfitta, la sua ferrea volontà di non arrendersi mai. Questo approccio mentale gli garantisce prima di portarsi sul 6-5, dopo l’ennesimo game ai vantaggi (il quinto del set) alla terza chance e poi a ritrovare forze inimmaginabili per andare a breakkare.

Sembrerebbe oramai certa la deriva del parziale finale, e invece il valzer delle montagne russe non cessa il proprio operato. Il tennista della Florida è dominante con il rovescio e trascina la resa dei conti al tie-break. A questo punto con l’inerzia totalmente a favore Korda sembrerebbe avviato alla conquista della finale. No, assolutamente no, Tiafoe disintegra l’avversario per 7 punti a 2, involandosi subito avanti di un mini-break con un grandioso diritto in contropiede. Determinante ai fini dell’esito del gioco decisivo gli errori non forzati da ambo i lati per il n. 37. Pregevoli anche un paio di soluzioni del 24enne di Hyttasville: uno scoppiettante diritto in corsa che provoca una ola del pubblico ed una meravigliosa stop-volley.

Il sorriso che aveva accompagnato Tiafoe nelle fasi conclusive del secondo set si affievolisce leggermente ad inizio frazione finale poiché Korda si procura un palla break nel primo gioco. Ma il n. 29 ritrova improvvisamente la lucidità perduta – comprensibile il piccolo calo avuto dopo la ricorsa per portare la sfida al terzo – ed evita di andare subito sotto. A questo punto le scorie psicologiche, derivanti dall’aver trasformato un match già vinto in una lotta senza frontiere, nella quale Tiaofe ci sguazza e trova il suo pane quotidiano, iniziano a tormentare Seb che dopo aver sprecato lui una palla break concede – tradito dal dritto – l’allungo al n. 5 del tabellone; il quale oramai in trance agonistica s’issa sul 3-0 con un pallonetto sulla riga a suggellare la sua grande forza mentale che gli ha permesso di ribaltare anche questo match. Sconsolato il nativo di Bradenton scuote la testa ormai inerme e consapevole che l’incontro gli stia sfuggendo di mano, si accavallano i suoi unforced. Ma Seb ha il merito di rimanere attaccato e così, quando si aveva oramai la sensazione ineluttabile che mancasse molto poco alla resa incondizionata, al secondo tentativo nella frazione breakka e ristabilisce la partita con un filotto di tre giochi consecutivi. Ennesimo ribaltamento di una sfida tanto spettacolare quanto imprevedibile. È l’ultimo scossone della partita di Sebastian. Poiché la reazione rabbiosa del n. 37 si rivela in realtà solo un fuoco di paglia. Infatti dopo che il il 24enne del Maryland interrompe l’emorragia e ri-guadagna la testa della sfida, il tennista di origini ceche si scioglie, tornando a non trovare le misure del campo da fondo. Tiafoe può alzare le braccia al cielo, per la quarta volta su quattro incontri nel torneo vince una battaglia, domando con eccezionale maestria i nervi e domani giocherà per il secondo titolo della carriera.

IL NUOVO “EL PEQUE” CENTRA LA SECONDA FINALE DEL 2022 – Nel primo match di giornata, di questo sabato 30 aprile, è andata in scena la prima semifinale – quella della parte bassa- del Millenium Estoril Open; che ha visto confrontarsi per la terza volta in stagione in altrettanti scontri diretti: Sebastian Baez (n. 59) e Albert Ramos Vinolas (n. 31). Si erano infatti già affrontati, ad inizio anno, al primo turno dell’Australian Open e in un’altra semifinale di un evento “250” a Santiago, durante lo swing sudamericano sul mattone tritato. In entrambi casi è stata battaglia, ma alla fine a prevalere è sempre stato il tennista albiceleste. A Melbourne, dopo praticamente tre ore e mezza di lotta forsennata, il 21enne di Buenos Aires si è imposto 6-2 al quinto set; replicando in terra cilena con il medesimo punteggio nel parziale finale, solo che sulla distanza dei tre set. E come si suol dire, non c’è due senza tre; ebbene anche la sfida in Portogallo ha premiato il giovane argentino, che ha ottenuto la sua seconda finale nel circuito maggiore con lo score di 6-3 (7)6-7 6-0 dopo oltre due ore e mezza di gioco.

Un incontro che ha rispecchiato alla perfezione i canoni di una partita sul rosso con tanti game ai vantaggi estenuanti, in particolar modo nel primo set (ben quattro nel parziale d’apertura, tre addirittura consecutivi dal 4-2). Ma la vera differenza è stata dettata dalla capacità d’incidere in risposta, con il n. 59 del mondo in grado di procurarsi ben 16 opportunità di break contro le sole 3 del detentore del titolo. Tutti e due si sono dimostrati parecchio fragili emotivamente al momento di concretizzare le chance, con il semifinalista delle Next Gen milanesi che ne ha sfruttate solamente quattro. Ma per sua fortuna il 34enne di Barcellona ha fatto addirittura peggio mancano tutte e tre le sue possibilità in ribattuta (tra l’altro avute tutte nella prima frazione). Baez ha breakkato nel secondo gioco, amministrando il vantaggio fino alla fine del set. Successivamente solamente l’orgoglio del mancino spagnolo ha impedito all’argentino di chiudere in due. Infatti il veterano iberico dopo aver portato a casa il terzo game della frazione, durato ben 22 punti in un inizio di parziale che visto il punteggio assestarsi sul 2-2 dopo mezz’ora, annullando 4 palle break; (le uniche del set) ha frantumato due match point nel tie-break, allungando la sfida al set finale. Qui però la maggiore freschezza fisica è i 13 anni di differenza – dettaglio non secondario – hanno infiocchettato il bagel. Molto bene per Baez la resa con la seconda palla di servizio, il suo 56% è stato di gran lunga superiore all’insufficiente 46% del finalista di Montecarlo 2017; anche con la prima la differenza è stata abbastanza notevole in termini di punti vinti (74% contro 61%). Dunque per il Seb sudamericano, domani contro Tiafoe ci sarà la possibilità di mettere in bacheca il primo alloro nel Tour maggiore, alla seconda finale, dopo il ko nel mese di febbraio contro Pedro Martinez al Cile Open.

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Murray pensa ai Giochi Olimpici di Parigi: “Voglio dimenticare l’edizione del 2021”

Nel mirino di Andy Murray quella che sarebbe la sua quinta partecipazione ai Giochi: “Mi piacerebbe avere un’altra occasione”

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Andy Murray – Coppa Davis 2023 (credit: Getty Images for ITF)

A riportare la mente alle ultime Olimpiadi, ci si sofferma sulla finale olimpica di Wimbledon del 2012. Andy Murray batte Roger Federer con un netto 6-2, 6-1, 6-4: che sia stato merito dello scozzese o demerito dello svizzero stremato dalla semifinale con Del Potro durata 4ore e 26’, sarà una medaglia d’oro indimenticabile.

Undici anni dopo, Federer continua a bazzicare il suo giardino reale, Wimbledon, ma dagli spalti, Murray continua a regalare emozioni ai suoi fan. Attualmente si trova in Cina a Zhuhai dove ha esordito battendo al primo turno Ye Cong Mo, n.668 del ranking.

In conferenza stampa Sir Murray ha dichiarato di nutrire speranze di partecipazione a quelli che sarebbero i suoi quinti Giochi Olimpici: “Mi piacerebbe davvero partecipare ad altre Olimpiadi. Ho avuto esperienze entusiasmanti durante la mia carriera ai Giochi Olimpici. Ho amato tutte le edizioni alle quali ho preso parte”.

 

Il palmares olimpico di Murray è fin qui straordinario: due medaglie d’oro nel 2012 a Londra e nel 2016 sul cemento di Rio de Janeiro. Nel 2021 fu grande la delusione per il suo forfait obbligatorio nel torneo singolare dettato da uno stiramento alla coscia avvenuto prima dell’avvio dei giochi olimpici. Recuperò in fretta ma fu costretto a fare una scelta tra i due tornei di singolare e di doppio. Una promessa fatta a Salisbury gli aveva fatto optare per l’iscrizione al torneo di doppio: arrivarono sino ai quarti. Che fosse storia finita con i Giochi Olimpici? Su twitter si era lasciato andare a un lungo tweet nel quale dichiarava: “Se questa è la fine del mio viaggio a cinque cerchi, voglio ringraziare di cuore la squadra della Gran Bretagna e tutti voi per il supporto: mi avete aiutato a dare il massimo in questi anni. È stato un privilegio assoluto rappresentare il mio Paese a quattro Olimpiadi e mi ha regalato alcuni dei ricordi più belli della mia vita”.

Ora, a distanza di due anni, la pena diversamente e vuole cancellare la delusione patita nell’edizione 2021, nota perché disputata in piena pandemia: “L’ultima volta sono rimasto molto deluso perché mi ero infortunato prima del torneo e avevo promesso al mio compagno che in caso di problemi avrei dato priorità al doppio rispetto al singolare. Ed eravamo arrivati vicinissimi alla medaglia: nei quarti eravamo avanti un set e 4-3, al servizio con palle per il game e avevamo davvero una buona occasione, ma non ce l’abbiamo fatta. Mi piacerebbe avere un’altra opportunità di giocare l’anno prossimo a Parigi. Sarebbero i miei quinti Giochi Olimpici e molto probabilmente gli ultimi”.

Per Murray al secondo turno dell’ATP 250 di Zhuhai ci sarà la sfida con Karatsev che aveva eliminato Arnaldi nel primo turno.

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Il team di Sinner si racconta: “Ognuno svolge il suo compito con estrema serietà. Il più competitivo? Jannik senza dubbi”

In un video-intervista all’ATP il team del tennista altoatesino si racconta a tutto tondo, da come svolgono il proprio lavoro al rapporto tra i membri della squadra, per finire con un ritratto di Sinner atleta ma anche persona

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Jannik Sinner - US Open 2023 (foto Twitter @usopen)

Il tennis, espressione massima della solitudine nel proprio palcoscenico, è ormai da molti anni descritto dalla totalità dei giocatori del circuito ATP e WTA come uno sport certamente individuale, ma nel quale il team è la colonna portante dell’intera struttura. Dal coach al super coach, dal fisioterapista al mental coach, dal preparatore atletico al manager. Tutti ingredienti fondamentali dietro le quinte – o meglio, nel famoso ‘box’ a bordo campo molto inquadrato dalle telecamere e osservato, chi più chi meno, dai giocatori in campo – che possono rendere un tennista il tennista, capace grazie alla propria forza di volontà e a tutti questi tasselli nel background di raggiungere, o meno, il successo e i propri obiettivi. La storia del tennis è colma di coach che hanno fatto la differenza: da Toni Nadal mentore di suo nipote Rafa, da Patrick Mouratoglou allenatore per un decennio di Serena Williams, per poi arrivare ai colori azzurri con Andreas Seppi e Massimo Sartori, Lorenzo Sonego e Gipo Arbino, Lorenzo Musetti e Simone Tartarini, per concludere con Jannik Sinner e…

Questo è un capitolo bello corposo da trattare: il team del n.1 italiano. Chi c’è dietro quella folta chioma rossa? Certamente i primi che vengono in mente sono Simone Vagnozzi e Darren Cahill – entrambi ex giocatori –, che per Jannik svolgono rispettivamente il ruolo di coach e supercoach. Un’intervista molto approfondita dell’ATP analizza ai raggi X la squadra del tennista altoatesino, che numerosa è dir poco. “Sono persone buone e felici; ognuno sa molto bene di cosa si deve occupare. Mi sento fortunato ad avere un team così”, le prime parole di Sinner sul proprio team, che come dirà poco dopo è come una famiglia. Vedo più spesso loro che i miei genitori”. Si capisce sin sa subito quello che il n.7 ATP cerca tra i propri membri della squadra: competenza e affinità. Infatti, “per me ognuno è fondamentale. Quando qualcuno entra a far parte del gruppo non è importante solamente che sia uno dei migliori nel suo lavoro, ma è essenziale anche come io mi senta con questa persona. Devo essere a mio agio e sapere che posso parlare di qualunque cosa che mi passi per la testa con tutti quanti”.

Successivamente la palla passa agli allenatori di Sinner, Vagnozzi e Cahill. La collaborazione con il primo inizia a febbraio 2022, come ricorda anche il 40enne di Ascoli Piceno, mentre la più fresca entrata – a giugno 2022 – è quella dell’ex semifinalista allo US Open Darren Cahill, coach in passato di personaggi come Andre Agassi, Lleyton Hewitt, Andy Murray e Simona Halep. Il mio ruolo è più quello di trasmettergli la mia esperienzaci informa l’australiano, “sono stati dei primi mesi di collaborazione molto buoni e produttivi”. Si sapeva già l’attitudine di Jannik in campo, ma il tennista italiano ci tiene comunque a farlo sapere chiaro e tondo: Sono il più competitivo, odio perdere, e sia Vagnozzi che Cahill dicono all’unisono che Jannik vuole vincere dappertutto, in ogni cosa che fa”.

 

L’ex allenatore australiano di Coppa Davis tira in ballo anche il preparatore atletico di Sinner, Umberto Ferrara, definendolo come il più serio. Nel tennis il corpo deve essere il tuo tempio, di conseguenza probabilmente lui ha il lavoro più importante di tutti. A cena dice sempre a Jannik quello che sarebbe meglio mangiare e ciò che si deve evitare”. E conferma anche Umberto che, mettendo le mani avanti, informa subito che quando lavoriamo siamo tutti seri. Quando è terminato l’allenamento, invece, si può scherzare tutti insieme. Ma non mancano nel team Sinner momenti di svago conviviali, rigorosamente nella maggior parte dei casi con le carte da gioco. Il ‘Burraco’ è quello che va per la maggiore ed è stato Giacomo Naldi, fisioterapista dell’altoatesino, a introdurlo a tutta la squadra. Jannik vuole giocare tutti i giornifa sapere Giacomo, che spiega questa ‘tradizione’ del 22enne di San Candido chiarendo che “la prima volta che abbiamo giocato insieme Jannik ha vinto il torneo a cui stava partecipando; quindi è per questo che vuole sempre giocare secondo me”.

Passando alla routine, invece, tutti i membri del team intervengono dicendo la propria, precisando che Sinner innanzitutto svolge qualche esercizio di mobilità e prevenzione, soprattutto alcuni specifici movimenti che lo proteggono da infortuni avuti in passato, come ad esempio quelli alla caviglia”. Poi arriva il turno di Naldi prima e dopo l’allenamento. Quest’ultimo è di un’ora e mezza, in cui il campione azzurro viene seguito da Vagnozzi, Cahill e consiste in palleggi di ritmo con uno sparring partner, per finire con qualche punto. Nel pomeriggio, invece, un’ora di tecnica in cui ci si concentra sul servizio, sulle volée, sullo slice…”, mentre la maggior parte del lavoro di Giacomo Naldi, come lui stesso afferma, avviene dopo: “Faccio qualche massaggio, qualche ulteriore esercizio di mobilità, lavoro con i suoi muscoli e cerco di far sì che il suo corpo possa recuperare al meglio”.

Come dice anche Sinner, non è un rapporto unilaterale quello tra coach e giocatore, infatti loro mi spingono a dare il meglio di me, ma anche io li sollecito parecchio. Ogni giorno è una sfida, ed è fondamentale non solo che loro siano miei amici, ma che sappiano anche essere onesti con me”. Cahill, poi, interviene facendo sapere un aspetto molto importante della persona-tennista che è Jannik Sinner: Non c’è molta differenza tra lo Jannik che si vede in campo e quello che si osserva al di fuori di esso. Lo si può vedere nei suoi occhi da volpe, che al momento giusto possono diventare quelli di una tigre”. Vagnozzi, invece, si sofferma sul fatto che Sinner quando entra in campo vuole sempre migliorare, è costantemente col sorriso, quindi per un coach è più semplice svolgere il suo lavoro”. Mettendo sul piatto della bilancia i risultati di quest’anno “Jannik è soddisfatto, ha più fiducia dopo la semifinale a Wimbledon e il titolo a Toronto. Questi erano suoi obiettivi”.

Un team solido, unito, familiare, dove ognuno ha un preciso compito e allo stesso tempo è un pezzo fondamentale del puzzle finale. Jannik ha solamente ventidue anni, ha già conquistato vette importanti del ranking, ha vinto tornei 250, 500 e 1000, è stato semifinalista Slam e, cosa più importante, è seguito da persone che credono nei suoi mezzi e lo stimolano al meglio. Dopo la parentesi US Open seguita da quella – mancata – di Coppa Davis, per Sinner ora è il momento di tuffarsi nell’ultimo periodo della stagione, con gli ultimi due tornei 500, due tornei 1000 e le Finals di fine anno dove non è ancora qualificato ufficialmente, ma gli mancano pochissimi punti per raggiungere la quota sufficiente per parteciparvi. Sappiamo che dopo New York Jannik si è dedicato al puro allenamento in vista dei prossimi appuntamenti. Il team ora lo conosciamo, sappiamo come lavorano, quindi non ci resta che metterci comodi e osservare le gesta del nostro n.1. Cinture allacciate, direzione Pechino!

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ATP Zhuhai: ritorno in campo con vittoria per Struff. Bene anche Khachanov

Sia il russo, rientrato già allo US Open, che il tedesco, fermo da Halle, hanno ritrovato il successo dopo tre mesi di digiuno. Nei quarti troveranno McDonald e Nishioka

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Karen Khachanov - Miami 2023 (foto Ubitennis)

Erano quattro i match in programma nella terza giornata dell’ATP 250 di Zhuhai, dove hanno fatto il loro esordio la prima e la terza testa di serie del torneo: Karen Khachanov e Jan-Lennard Struff. Se il primo era rientrato da un infortunio già allo US Open, il secondo è tornato a giocare un match ufficiale dopo esattamente tre mesi di stop (per via di un infortunio all’anca più grave del previsto) proprio oggi. Entrambi hanno raccolto un risultato positivo e sono così tra i quattro giocatori già ai quarti di finale: gli altri sono McDonald, numero 6 del seeding, e Nishioka, ottava testa di serie, che al prossimo turno affronteranno – rispettivamente – proprio Khachanov e Struff.

[1] K. Khachanov b. [Q] A. Bolt 6-4 6-4

Superando l’australiano Bolt con un doppio 6-4, Khachanov è tornato alla vittoria dopo un digiuno di oltre tre mesi e mezzo in cui, dopo il Roland Garros, è stato fermo per una frattura da stress e una frattura parziale dell’osso sacro prima di rientrare e perdere al primo turno allo US Open. Il russo non ha certo brillato concedendo ben 10 palle break all’avversario nel primo set (ma riuscendo ad annullarle tutte, spesso con la complicità dell’australiano) e poi non riuscendo mai a impensierire Bolt nei suoi turni di servizio per buona parte del secondo parziale. L’esperienza e la maggiore qualità del numero 15 del mondo sono però emerse nel momento chiave dell’incontro: sul 4-4 del secondo, infatti, Karen ha elevato il livello del suo gioco, rispondendo con grande profondità e brekkando così a zero il qualificato australiano. Il match si è quindi chiuso dopo un’ora e 50 minuti di gioco. Sicuramente più probante per il numero 1 del seeding sarà la sfida con McDonald, battuto tre volte su tre ma sempre in maniera sudata.  

 

[3] J-L. Struff b. C. Garin 6-1 1-6 6-4

Struff, in realtà, era tornato in campo già la scorsa settimana per la tappa di Francoforte dello UTS (la lega di incontri di esibizione nata su iniziativa di Mouratoglou), ma è stata quella di oggi la prima vera occasione per testare le sue condizioni fisiche. Il numero 23 del mondo ha dato buone risposte anche se a sprazzi e comunque approfittando di un Garin non impeccabile. Il cileno ha infatti concesso con troppa facilità il break all’avversario in apertura sia di primo set (con tre doppi falli) che del parziale decisivo e ha poi assistito quasi inerme alla buona prova al servizio del tedesco. Escludendo il secondo set, in cui Struff si è preso una pausa che si potrebbe definire fisiologica visto il lungo periodo di inattività da cui è reduce, Jan-Lennard non ha infatti lasciato nessuna palla break all’avversario, perdendo solamente due punti quando ha messo in campo la prima. Tra lui e Nishioka ci sono due precedenti piuttosto datati (2019 e 20), con una vittoria per parte.

GLI ALTRI MATCH – Hanno rispettato il loro status di teste di serie anche Yoshihito Nishioka (n. 8) e Mackenzie McDonald (n. 6). Il primo ha superato alla grande una sfida molto insidiosa contro il big server Lloyd Harris (scherzando a fine match, il giapponese ha infatti detto che la sua prima “equivale alla seconda di Harris”), riuscendo a far suoi entrambi i tie-break giocati grazie a una maggiore solidità da fondocampo. Il sudafricano ha disputato un buon match in battuta, concedendo solo una palla break, ma non è mai stato incisivo in fase di risposta. McDonald ha invece replicato la vittoria in tre set su Shang (conclusa da un simpatico siparietto con l’americano che ha letteralmente trasportato l’avversario, in preda ai campi, alla panchina) spuntandola nel parziale decisivo anche contro il belga Coppejans. A fare la differenza tra il primo set, vinto da quest’ultimo, e il resto del match è stato soprattutto il calo di rendimento del numero 186 del mondo al servizio.

IL PROGRAMMA DI SABATO – Si presenta piuttosto interessante il menù del day 4 dell’Huafa Properties Zhuhai Championships. Il match di cartello è indubbiamente quello tra Murray e Karatsev, presentato così dal britannico: “Aslan è uno dei migliori colpitori del circuito, colpisce in modo pulito da entrambi i lati e si prende molti rischi. Penso che questi campi siano adatti a lui. Il mio compito sarà quello di cercare di variare per spezzare un po’ il suo ritmo. Se riceve sempre lo stesso tipo di palla, è incredibilmente pericoloso”. Ci saranno poi gli esordi nel torneo di Korda contro Muller, di Etcheverry contro Svrcina e di Norrie, che ha dichiarato di credere nella qualificazione alle Finals di Torino, contro Polmans.

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