Flash
Roland Garros, qualificazioni: avanti Agamenone, Cobolli, Giannessi, Giustino, Zeppieri ed Errani
Nel primo turno delle qualificazioni subito fuori Gaio, Fabbiano, Bonadio e Di Sarra. Gojo sorprende Mager. A Zeppieri il derby con Seppi

Oggi lunedì 16 maggio, è partita ufficialmente la 121esima edizione del Roland Garros, con l’inizio delle qualificazioni sia maschili che femminili. In questa prima giornata dell’Open di Francia 2022, sono già scesi in campo ben 12 tennisti azzurri, di cui dieci nel tabellone cadetto maschile e due in quello femminile.
SORPRESA AGAMENONE – Tra i giocatori che hanno aperto le danze del programma odierno, ci sono stati tre nostri alfieri: Gaio, Agamenone e Fabbiano. Nessuno dei tre godeva dei favori del pronostico, visto che il sorteggio lì aveva abbinati a tre teste di serie; ciò nonostante una vittoria è stata raccolta. Ma andiamo con ordine e partiamo dal Campo 5. Federico Gaio, attualmente n. 184 del mondo, si è arreso 6-1 7-6(7) alla forza n. 23 delle quali, il ceco Zdenek Kolar. Il faentino ha ceduto al n. 136 ATP, dopo oltre un’ora e quaranta di gioco, perdendo nettamente il primo set; ma riuscendo poi nella seconda frazione ha forzare il tie-break. Ed è proprio nel gioco decisivo, che sono riscontrabili i maggiori rimpianti per il tennista romagnolo. Il quale ha, infatti, sprecato un vantaggio di 5 punti a 2, subendo un parziale di quattro punti consecutivi del suo avversario, e ha abbandonato qualsiasi speranza di prolungare la partita al terzo match point nel sedicesimo punto del deciding game. Invece spostandoci sul Campo 9, troviamo la prima gioia azzurra che corrisponde anche alla prima sorpresa di giornata.
Franco Agamenone, n. 155 del ranking, aveva di fronte a sé un compito assai gravoso; quel Daniel Galan che l’Italia tennistica ha imparato a conoscere durante le Finals di Davis torinesi. Il colombiano, secondo favorito per accedere al main-draw, si è portato a casa il secondo set; ma nulla ha potuto contro la furia – derivante dalla totale fiducia e consapevolezza nei propri mezzi, scaturite dopo il trionfo al Challenger di Roma Garden – agonistica del 29enne di origini argentine. Il risultato finale recita 7-5 3-6 6-3 in favore dell’italiano, dopo una battaglia durata quasi tre ore (2h47 per l’esattezza) e che ha visto inoltre Franco cancellare due set point nel decimo game del secondo set. Da evidenziare il numero incredibile di palle break avute dal nostro giocatore, addirittura 23 di cui però solo 6 concretizzate. Sul Campo 2 altro scontro decisosi alla frazione finale, che però in questo caso ha visto Thomas Fabbiano soccombere alla tds n. 20 Nuno Borges. Il portoghese, n. 126, si è imposto con lo score di 6-3 1-6 6-2 dopo un’ora e tre quarti. Peccato per il pugliese, non aver avuto la capacità di amministrare il break di vantaggio maturato in apertura di partita. Il giovane portoghese ha fornito un’ottima prestazione al servizio, con 5 ace scagliati e il 70% di punti vinti con la prima.
COBOLLI CONFERMA LA SUA ASCESA – A pareggiare i conti, nel computo tra successi e ko per i rappresentati del Bel Paese, ci ha pensato Flavio Cobolli. Il toscano, ma romano d’adozione, dopo aver assaggiato per la prima volta l’atmosfera inconfondibile del Foro Italico, si è sbarazzato facilmente della wild-card locale Gueymard Wayneburg con il punteggio di 6-3 6-4 dopo poco più di un’ora e venti di match. Le 436 posizioni, che dividevano i due giocatori in classifica, si sono viste tutte nei momenti decisivi dell’incontro ed in particolar modo nei 39 non forzati commessi dal 18enne francese. Niente da fare invece per Riccardo Bonadio, che non è riuscito a dare seguito all’impresa di Agamenone sul Campo 9 con un altro exploit. Il friulano, n. 239 delle classifiche, pur lottando ha lasciato il passo all’australiano Jason Kubler. Il n. 161 del mondo ha trionfato per 6-4 3-6 6-3 in un match molto duro, che ha sfondato il muro delle 2ore di gioco. Riccardo ha purtroppo mancato due opportunità di contro-break sul 4-3 del primo set, che avrebbero rimesso in equilibrio il parziale. Inoltre il tennista aussie ha mostrato un fondamentale d’inizio gioco in grande spolvero: gli 8 ace, il 64% di prime in campo e il 75% di conversione sono lì a dimostrarlo.
GIANNESSI E GIUSTINO CONVINCENTI, NONOSTANTE IL PRONOSTICO – Dopo una mattinata abbastanza incolore per gli azzurri; ecco che a partire dall’ora di pranzo la giornata ha decisamente cambiato rotta. Sotto il solo cocente, che picchia forte all’ora di punta, sul mattone tritato parigino si sono registrate la seconda e la terza vittoria di un nostro tennista. Prima Alessandro Giannessi e poi Lorenzo Giustino hanno staccato il pass per il secondo turno delle qualificazioni, e lo hanno fatto entrambi in due set e contro avversari meglio classificati di loro. Il 31enne spezzino, numero 173 del ranking mondiale, ha battuto la tds n. 15 Mats Moraing (n. 117) 7-6(6) 6-0 in una sfida dai due volti. Ad una prima frazione scandagliata da un sottilissimo equilibrio, sempre sul filo del rasoio, e conclusasi solamente al tie-break per 8 punti a 6; ha fatto da contro altare una seconda senza storia dove il tedesco non ha racimolato neanche un gioco e ha chiuso così la sua esperienza a Bois De Boulogne con tanto di bagel. Determinante a fini del risultato il divario nel numero degli unforced (46 contro 16) e la percentuale di prime in campo (50% contro il 75% del ligure). Mentre il 30enne napoletano ha dovuto superare un avversario veramente ostico, come l’austriaco Dennis Novak – 150° giocatore della classifica ATP. Giustino, n. 205 al mondo, ha centrato il successo contro la tds n. 27 dopo quasi due ora di partita per 7-5 7-6(4). Una prova veramente convincente del campano, che ha fatto suo il primo set trasformando l’unico break point avuto nel parziale dai ribattitori. Bravo Lorenzo, soprattutto nel secondo parziale, a resettare dopo aver mal gestito un break di vantaggio e dopo aver concesso immediatamente un mini-break nel punto inaugurale nel tie-break, chiudendo poi al secondo match ball. Uno straordinario 84% di concretizzazione con la prima palla di servizio, rappresenta il dato statistico fondamentale che ha permesso al tennista italico di uscire vittorioso dal campo.
GOJO ANCORA BESTIA NERA, FUORI MAGER – Ma probabilmente gli incontri più affascinanti ed intriganti, con tennisti italiani protagonisti, erano le ultime due sfide a chiusura del programma. Per mortivi diversi, ma con la stessa curiosità che aleggiava attorno ad essi alla vigilia, gli scontri che suscitavano più interesse erano quelli che vedevano fronteggiarsi Gianluca Mager opposto a Borna Gojo da un lato e dall’altro il derby tra Giulio Zeppieri e Andreas Seppi. Per quanto riguarda il match tra il sanremese e il croato, il duello stuzzicava perché si aveva voglia di rivedere all’opera il 24enne di Spalato dopo l’incredibile percorso che lo aveva reso celebre al grande pubblico e non solo, al Pala Alpitour, iniziato con lo scalpo Sonego e proseguito trascinando la sua nazionale fino a Madrid dove solo Rublev è stato in grado di fermarlo. Ebbene la partita non ha tradito le attese, anche se ancora una volta il gigante balcanico n. 222 del mondo sì è rivelato bestia nera del tennis italiano. Gojo ha superato in rimonta Gianluca – al momento n. 119 del ranking – per (3)6-7 6-2 6-4 in poco più di due ore. Eccezionale rendimento con il servizio per il croato, in particolare per ciò che concerne i punti diretti, con 21 ace scaraventati ed un meraviglioso 82% di punti vinti con la prima (42/51).
UN DERBY PIENO DI SIGNIFICATI – Altrettanto gustosa si presagiva potesse essere il derby di casa nostra fra il mancino romano e l’esperto regolarista di Bolzano. Ma più che per il match in sé, la suggestione veniva data dallo scontro generazionale che questo incontro portava in dote. Da una parte un classe 2001, 20 anni lo scorso dicembre, mancino talentuoso alla ricerca della giusta ricetta per aprire le porte del grande tennis mondiale dopo una carriera da junior di livello molto alto ed una da pro, che adesso stenta a decollare. Dall’altra un classe classe ’84, 38 anni lo scorso febbraio. Ormai agli sgoccioli della sua diciottenale carriera. Nella quale ha fatto del lavoro, dell’intelligenza tattica; strumenti essenziali per potersi issare fino al best ranking di n. 18 della classifica ATP, pur non potendo contare su un talento così sviluppato o su un colpo definitivo. La sfida non ha detto molto, due palle break in tutta la partita, entrambe a marca Zeppieri e decisive per i due allunghi nei parziali. Un 6-3 6-4 in 1h10 con poco da dire, ma sicuramente Andreas alla stretta di mano sarà stato prodigo di consigli per dare il suo contributo nel lanciare un altro giovane gioiello della nostra collezione.
DI SARRA SPRECA L’IMPOSSIBILE, ERRANI RISPONDE PRESENTE – Chiuso il capitolo uomini, passiamo ad occuparci del tabellone femminile. La prima giornata di qualificazioni recita un bilancio in pari per le donne azzurre. A scendere in campo per prima è stata la n. 213 del ranking WTA Federica Di Sarra, la quale è stata eliminata subito all’esordio dall’australiana Jaimee Fourlis (n. 235) con il punteggio di 7-6(7) 6-3. La 31enne, originaria del Lazio, esce di scena con grandissimi rimorsi poiché nel set d’apertura ha addirittura gettato alle ortiche per quattro volte un break di vantaggio, restituendo puntualmente il favore. Al tie-break Federica è riuscita a trovare la forza per battagliare, cancellando due set ball, ma sul terzo nulla ha potuto. La seconda frazione, come era lecito aspettarsi, ha visto la nostra andare sotto immediatamente 2-0 e da lì la giocatrice aussie ha condotto in porto la vittoria senza patemi. Troppi i 6 doppi falli e i 41 gratuiti per Di Sarra, che sicuramente rifletterà e ripenserà a lungo all’andamento del primo set. Per fortuna ci ha pensato Sarita Errani ha pareggiare i conti. La 35enne bolognese ha lasciato per strada soltanto tre giochi contro la coreana Jang (n. 156 WTA) in 1h18. Il 6-1 6-2 finale è stato frutto dei 5 doppi falli accompagnati dai 30 errori non forzati dell’asiatica, mai entrata veramente in partita; ma anche per merito dei 20 vincenti di Errani e del suo 76% di punti con la prima – dato non banale conoscendo la debolezza della battuta dell’ex n. 5 del mondo.
Il tabellone maschile delle qualificazioni
Il tabellone femminile delle qualificazioni
Flash
Roland Garros day 10 LIVE: quarti donne, Muchova avanti di un set su Pavlyuchenkova
La diretta scritta di martedì 6 giugno: si aprono i quarti di finale

12.35 – Dopo aver vinto il primo set, Muchova sta prendendo il largo. E’ avanti 5-1 nel secondo parziale.
12.08 – SET MUCHOVA – Muchova vince il primo set: 7-5 contro Pavlyuchenkova.
12.03 – Muchova fa il break all’undicesimo gioco e va a servire per il primo set sul 6-5
11.42 – Pavlyuchenkova recupera il break, siamo 3-3 nel primo set
11.19 – Muchova è avanti di un break: 2-1 e servizio
11.00 – Sul Court Philippe Chatrier stanno scendendo in campo Muchova e Pavlyuchenkova per il primo quarto di finale femminile.
Cari appassionati e appassionate di tennis, benvenuti alla diretta scritta di questo martedì 6 giugno dal Roland Garros 2023. Con oggi si aprono i quarti di finale dei tabelloni di singolare maschile e femminile. Il programma si apre alle 11 sullo Chatrier con il duello tra Muchova e Pavlyuchenkova.
QUI IL PROGRAMMA DI MARTEDI’ 6 GIUGNO
QUI L’EDITORIALE DI UBALDO SCANAGATTA: Roland Garros – Il dubbio è: Djokovic è sempre lui o no? Se lo è la probabile semifinale Djokovic-Alcaraz sembrerà una finale anticipata
Flash
Roland Garros: Miyu Kato, squalificata nel doppio femminile, gioca e vince nel misto. Ma piange in conferenza stampa. E Sorribes Tormo…
La giapponese abbandona in lacrime la conferenza stampa. Sorribes Tormo: “io e Bouzkova non abbiamo fatto nulla di male”

Quanto occorso domenica 4 giugno alla coppia Kato-Sutjiadi, che è stata come è noto squalificata dal torneo di doppio femminile del Roland Garros a causa di una pallina che, colpita dalla giapponese, ha accidentalmente centrato una raccattapalle alla testa, tiene banco anche nelle ultime ore attraverso le dichiarazioni (o i silenzi) di alcune delle protagoniste.
Il caso è stato senza dubbio controverso soprattutto perché è parso subito chiaro che nell’atteggiamento dell’atleta asiatica non sussistessero violenza o nervosismo, né il punteggio ne suggeriva i presupposti. Si è trattato in sostanza di un momento sfortunato, così come a volte per fortuna da un gesto dettato da nervosismo non succede nulla di grave (ricordiamo anche la pallata di Tsitsipas, esasperato dai trick di Kyrgios durante lo scorso Wimbledon).
Accade così che alla mortificata Miyu Kato venga concesso lunedì di giocare nel doppio misto, torneo dove è in corsa in coppia con il tedesco Tim Puetz. I due, opposti nei quarti di finale al duo brasiliano Stefani-Matos, hanno per la cronaca guadagnato l’accesso alle semifinali con un successo in due set per 7-6 6-2.
Durante la conferenza stampa di prassi, mentre il tedesco stava parlando del match vinto, Kato, sicuramente non abituata a tante attenzioni e su un caso così negativo per lei, ha cominciato a piangere e ha abbandonato la sala senza profferire verbo.
Passando alla coppia femminile che ha beneficiato del default, Sara Sorribes Tormo è stata sollecitata sull’argomento dopo il suo match di singolare perso con Haddad Maia e ha risposto laconicamente: “è sicuramente stata una situazione spiacevole. Anche per me e per Marie Bouzkova e stata dura sentire tutto quello che è stato detto. L’unica cosa che noi abbiamo fatto è stato andare dal giudice arbitro e spiegargli cosa era successo.
Poi abbiamo detto che la ragazza stava piangendo e che noi eravamo spaventate. La ragazza non aveva visto la pallina arrivare. Per il resto ha deciso tutto il supervisor, noi non abbiamo fatto nulla di male, è l’unica cosa che posso dire su quanto accaduto”. Sorribes Tormo e Bouzkova avevano avuto l’atteggiamento di chi sollecitava arbitro e supervisor a prendere la decisione di assegnare loro il match a tavolino e questo ha fatto sì che sui social abbiano ricevuto offese e attacchi di ogni tipo.
In ogni caso, la presenza di Kato nel torneo di doppio misto ci fa pensare a una soluzione intermedia che riconosce delle attenuanti alla tennista giapponese e forse implicitamente individua qualche responsabilità in carico al giudice di sedia, che non si è accorto dell’accaduto e non si è sincerato delle condizioni del raccattapalle.
Editoriali del Direttore
Roland Garros – Il dubbio è: Djokovic è sempre lui o no? Se lo è la probabile semifinale Djokovic-Alcaraz sembrerà una finale anticipata
Djokovic ha perso una sola volta con Khachanov, Alcaraz mai con Tsitsipas. Ancora rimpianti per la sconfitta di Sonego. E Rune si conferma un gran maleducato

Un brutto e triste risveglio, come ho detto anche nel video, ritrovarsi al Roland Garros senza un tennista italiano da seguire nei tabelloni principali.
Ci siamo fermati agli ottavi, e a domenica, con i due Lorenzo, Musetti e Sonego. E i rimpianti soprattutto per la partita di Sonego ci sono e tanti. Poteva vincere sia secondo sia terzo set, con un pizzico di fortuna in più e oggi sarei qui a presentare il match Sonego-Djokovic invece che ad aspettare di constatare se Djokovic è ancora lui.
Se Nole fosse ancora il vero Nole probabilmente anche il miglioratissimo Khachanov, non avrebbe via di uscita. Il russo è stato battuto dal serbo 8 volte su 9 è l’unica volta che vinse fu a Bercy, il torneo dove non sai mai se chi lo gioca va lì perché ci deve andare, ma se è ormai qualificato per le finali ATP che cominciano di lì a pochi giorni si impegna il giusto.
Se Nole non fosse il vero Nole beh, allora anche Sonego avrebbe potuto giocare le sue carte.
Ma dei se e dei ma sono piene le fosse e ci tocca soltanto sperare che le cose vadano meglio sull’erba di quanto sono andate sulla terra battuta, una volta nostro terreno di maggior raccolta.
Da qualche anno a questa parte però, Berrettini bi-campione al Queen’s e finalista a Wimbledon, Sinner nei quarti in Church Road, forse otteniamo migliori risultati oltre Manica.
Intanto contro lo scorrettissimo Rune Francisco Cerundolo ha dimostrato che Sinner non aveva perso a Roma da un pisquano qualsiasi.
Magra consolazione, direte, ma pur sempre consolazione. Mi è sembrato davvero poco competitivo, anche se è stato un break avanti nel secondo set, Grigor Dimitrov con Zverev. Il bulgaro che aveva lasciato soltanto 8 game a Altmaier, sarebbe stato più competitivo e determinato contro Sinner? Non lo sapremo mai.
Piuttosto quanti avevano dato per molto probabile l’approdo di Jannik ai quarti di finale, non avevano fatto i conti con il recupero di Sasha Zverev, il quale ora non giocherà più da n.3 del mondo, ma nemmeno da n.27 come è adesso.
Insomma questo Zverev sarebbe stato un osso duro anche per un buon Sinner. Era la zona ancora più bassa, quella dove si è infilato Etcheverry,quella che avrebbe potuto essere un buon terreno da conquistare, grazie anche al k.o. di primo turno di Daniil Medvedev.
Ma Sinner era piazzato più, fra Dimitrov e Zverev, quindi è inutile piangere sul latte versato altrove. L’argentino ha dominato Nishioka quindi non sarà un avversario comodissimo neppure per il risorto Zverev.
Ma non c’è dubbio che il quarto più interessante della metà bassa lo giocheranno nella giornata di mercoledì Ruud e Rune, con il danesino che vorrebbe ripetere il risultato della semifinale di Roma, dopo che dal norvegese aveva perso 4 volte su 4. Intanto non si è fatto né in qua né in là quando si è trattato di “rubare” un punto importante ai danni di Cerundolo. Aveva fatto rimbalzare la palla due volte e lo sapeva benissimo. Si è preso il punto con la complicità dell’arbitro dalla voce baritonale ma distratto.
Io penso però che il vincitore del torneo uscirà dalla metà alta del tabellone. Oggi si affrontano Djokovic e Khachanov e in serale Alcaraz e Tsitsipas, con i primi che hanno dominato i confronti diretti: 8-1 come già detto il serbo sul russo, 4-0 lo spagnolo sul greco,.
Se Djokovic batte Khachanov vuol dire che sta bene e che allora la probabile semifinale Alcaraz-Djokovic potrebbe essere presentata con un po’ di spregiudicatezza come una finale anticipata. A Roma Djokovic perse da Rune, ma non era il vero Djokovic.
Per quanto riguarda il torneo femminile dall’alto in basso abbiamo questi accoppiamenti nei quarti: Swiatek-Gauff (che fu la finale lo scorso anno), Haddad Maia-Jabeur – e qui c’è almeno un po’ di fantasia geopolitica, una polacca contro un’americana, una brasiliana contro una tunisina –mentre nella metà bassa e in campo oggi ci sono tutte tenniste dell’Europa dell’Est, Muchova e Pavlyuchenkova – con la prima che ha fatto stragi di azzurre (Trevisan e Giorgi) e la seconda che 2 anni fa fece finale qua ma oggi è n.333 WTA perché è stata a lungo infortunata – Svitolina e Sabalenka per un altro duello che si concluderà senza una stretta di mano.
La Svitolina, un po’ perché sposata con Gael Monfils e mamma di un erede nato ad ottobre, un po’ perché ucraina, è stata adottata dal pubblico francese come se fosse nata e cresciuta sugli Champs Elysées. Se dovesse vincere la porterebbero sotto l’Arco di Trionfo. Intanto ieri ha riservato alla Kasatkina lo stesso trattamento rivolto alla Blinkova. Nessuna stretta di mano. La Kasatkina non si faceva illusioni ma c’è rimasta male, sia per il comportamento orribile del pubblico francese, sia per il mancato gesto della Svitolina perché lei in fondo è stata una delle poche russe che ha provato a esporsi un po’. Cosa che non ha fatto, ad esempio, la bielorussa Aryna Sabalenka che anzi –sulla scia di Naomi Osaka – è riuscita convincere i deboli organizzatori a riunire un gruppo qualificato di giornalisti scelti dalla stessa organizzazione. Non avrebbe dovuto essere tollerato. Ma i giornalisti oramai sono tutti talmente appiattiti che nessuno osa più opporsi a niente. Del resto basta leggere le domande le trascrizioni delle domande fatte ai tennisti per rendersi conto di quanto l’autonomia, la indipendenza dei giornalisti, la loro personalità sia scaduta.
E’ responsabilità dei vari organismi che gestiscono il tennis questa assenza di un minimo di verve nelle conferenze stampa. I giocatori vengono istruiti per non dire nulla di interessante e ci riescono benissimo. Negli altri sport non è così. Poi ci si lamenta se nel tennis, in parallelo con il progressivo e inevitabile prepensionamento dei FabFour, mancano le personalità. Quelle che ci sarebbero vengono soffocate. E va a finire che le sole interviste che vengono lette ovunque sono quelle “inarrestabili” di Kyrgios che gioca pochi mesi l’anno, cioè quando gli va..
E’ un errore, anche culturale, di chi si occupa della comunicazione del nostro amato sport. Si sentono dire solo le cose più scontate, ammantate di dichiarazioni politically correct. Sandra Mondaini, pace all’anima sua, direbbe al suo Raimondo Vianello: “Che noia che barba, uffa che noia che barba!”.
Vabbè, oggi ero di cattivo umore e vi ho spiegato perché. Agli azzurri impegnati nelle fasi finali dei grandi tornei, ormai mi ci ero abituato. Non vorrei tornare a …digiunare come mi è toccato fare per 40 anni.