Andrea Trono, l'allenatore che ha portato Agamenone dal n. 600 al Roland Garros: "Tutto è iniziato da una battuta, oggi coroniamo un sogno" [ESCLUSIVA]

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Andrea Trono, l’allenatore che ha portato Agamenone dal n. 600 al Roland Garros: “Tutto è iniziato da una battuta, oggi coroniamo un sogno” [ESCLUSIVA]

Il coach leccese racconta il percorso dell’italo-argentino. Agamenone: “Il ripescaggio mi ha dato una felicità indescrivibile”

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Franco Agamenone e Andrea Trono (foto via Instagram @francoagamenone)
 

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Quelle tra giovedì e venerdì sono state 24 ore intense per Franco Agamenone e il suo allenatore Andrea Trono. Dopo la sconfitta con Kolar al terzo e decisivo turno di qualificazione al tabellone principale del Roland Garros, erano pronti a tornare in Italia per il Challenger di Vicenza. Come dice Trono, però, “nella vita ci vuole anche un po’ di fortuna” e i sacrifici del giocatore italo-argentino gliel’hanno fatta meritare. Franco è stato infatti ripescato come lucky loser e domani farà il suo esordio nel main draw di uno Slam: un traguardo, ma anche un nuovo punto di partenza, che arriva a un anno e mezzo di distanza da una decisione difficile – trasferirsi stabilmente in Italia, a Lecce – tramutatasi nella svolta decisiva per la sua vita tennistica.

Tutto è iniziato da una battuta, anzi da due. La battuta, nel senso di servizio, di Agamenone e quella ironica di Trono: Lo stavo osservando mentre provava i servizi e batteva solo in kick nonostante sia alto 1 metro e 90 e allora gli ho detto ‘così la rete non la vedrai mai’”. Lì c’è stato l’innesco di una collaborazione che ha già dato diversi frutti: tre Futures, tre Challenger, best ranking alla posizione 151 e ora la qualificazione a Parigi. In esclusiva a Ubitennis, Andrea Trono ha raccontato questo percorso, parlando anche delle caratteristiche di Franco e dei prossimi obiettivi.

D: Main draw in uno Slam al secondo tentativo (dopo l’eliminazione nelle qualificazioni all’Australian Open). Che valore ha questo risultato per Franco e per te?

Trono: È un risultato incredibile. Per Franco è il coronamento di un sogno, dopo tanti anni di sacrifici che ora sono stati ripagati. È un grande lavoratore e si merita di aver raggiunto questo traguardo nello Slam che più ama, essendo cresciuto sulla terra. Era il suo obiettivo sin da piccolo. Anche per me è un’emozione enorme: quando abbiamo iniziato a lavorare insieme un anno e mezzo fa era lontano da questi livelli. Abbiamo fatto tutta la trafila dei tornei e siamo arrivati fino a qui. È un traguardo che fa bene anche al mio circolo, il C.T. Mario Stasi di Lecce, alla mia struttura, il Salento Tennis Center, e a tutto il movimento tennistico salentino.

D: È la soddisfazione più grande nella tua vita nel mondo del tennis?

Trono: È sicuramente il risultato più prestigioso che ho conseguito. È stato emozionante vedere in giro tra i campi i top 10: è una realtà che fino a ieri vedevo solo in televisione. Ma sono entusiasta anche quando porto i miei allievi in giro per la Puglia nei Campionati giovanili regionali e li vedo crescere.

D: Mentre l’anno scorso i risultati sono sempre stati in crescendo, prima della vittoria di tre settimane fa nel Challenger di Roma Franco veniva da un periodo complicato tra febbraio e aprile. Significa che non è solo in grado di sfruttare i momenti positivi ma anche di mettersi alle spalle quelli negativi?

Trono: È proprio quello su cui abbiamo lavorato in questi mesi. Franco ha avuto una crescita esponenziale velocissima e una volta raggiunto un certo livello è fisiologico soffrire un po’ di vertigini. Probabilmente si è reso conto di dove era arrivato, ma a Roma ha dimostrato di saper superare i momenti difficili: è stata una grandissima dimostrazione di forza, tennistica e mentale.

D: Guardando al match di primo turno contro McDonald, è una partita alla sua portata? Come sta dopo il problema alla gamba accusato nel primo e nel terzo match di qualificazione?

Trono: Sta bene e lunedì sarà al 100%. Non è stato tanto il problema alla gamba a determinare la sconfitta contro Kolar: c’era un po’ di tensione, ma bisogna dare il giusto merito all’avversario. McDonald è uno specialista del veloce: sicuramente abbiamo pescato bene ma si tratta comunque di un numero 50 al mondo. In ogni caso, su questa superficie Franco può giocarsela.

D: Tornando indietro, come è iniziata la vostra collaborazione?

Trono: Franco è arrivato per la prima volta a Lecce tre anni fa per giocare il Campionato a squadre, all’epoca di Serie B. Tra noi c’era il classico rapporto che c’è tra un Capitano e un giocatore: dalla panchina gli davo giusto qualche indicazione per i match che giocava. Dopo il lockdown un giorno, dopo aver scherzato sul suo servizio, mi ha chiesto cosa si sarebbe potuto fare per migliorarlo e per qualche giorno si è lasciato guidare. Poi è andato a giocare due Futures 15mila e ha fatto due finali: erano anni che non aveva certi risultati. Così dopo un periodo di prova mi ha chiesto di diventare il suo coach.

D: Nonostante non sia giovanissimo, la sua crescita è stata impressionante. Su cosa avete lavorato?

Trono: Sin da subito ho cercato di stravolgere il suo gioco. Volevo farlo diventare molto più attivo e aggressivo e allora l’ho costretto ad andare a giocare sei settimane sul cemento a Monastir a marzo dell’anno scorso. Sono stati i primi tornei della sua vita sul veloce ed hanno rappresentato una svolta. Abbiamo lavorato tanto su aspetti come il taglio del campo, la territorialità, gli appoggi. Franco si è fidato ciecamente ed è diventato un giocatore camaleontico, un ottimo contrattaccante. Ha una grande testa e se continuerà a crederci potrà spingersi ancora più avanti.

D: Quali saranno le prossime tappe dopo Parigi e gli obiettivi da qui alla fine della stagione?

Trono: Faremo tutti i tornei Challenger in Italia sulla terra, poi andremo a Wimbledon per le qualificazioni nonostante l’assenza di punti. A inizio anno Franco mi ha chiesto quale fosse il mio obiettivo per lui e gli ho detto ‘entrare nei 150 entro maggio’: grazie a Roma ci siamo praticamente arrivati (151, ndr). Entro la fine della stagione proveremo ad entrare nei 100.

Abbiamo poi avuto modo di scambiare qualche battuta con lo stesso Agamenone: “Quando sono stato ripescato ho provato una felicità indescrivibile: sentivo di meritare un’altra opportunità”. Infine, su come si trova a Lecce: “E’ una città fantastica, tanta gente mi vuole bene. Allenarmi lì mi fa vivere meglio ogni giorno e rende le cose più facili. Sono un grande appassionato di calcio (tifa River Plate, ndr) e ho iniziato a seguire anche la squadra della città che quest’anno è tornata in Serie A”.

Il tabellone maschile del Roland Garros 2022

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