Berrettini torna su Wimbledon senza punti: "Non importa come gioco, uscirò dai primi 20: dovevano almeno avvisarci"

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Berrettini torna su Wimbledon senza punti: “Non importa come gioco, uscirò dai primi 20: dovevano almeno avvisarci”

Il tennista italiano si concede in un’intervista all’Équipe: “L’erba? Prima di giocare in Davis contro l’India non mi piaceva”

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Matteo Berrettini - Queen's 2022 (Credit- Getty Image for LTA)
 

Non passa certo inosservato Matteo Berrettini, che nonostante la stagione difficile a livello fisico si è confermato come uno dei tennisti più forti del mondo con la semifinale all’Australian Open e ora dopo le vittorie di Stoccarda e del Queen’s è tra i principali favoriti per Wimbledon. Proprio sullo Slam londinese verte la prima domanda di Anne-Sophie Sourdet nella sua intervista su L’Equipe Magzine al finalista dello scorso anno a Wimbledon. “Vedo la mia famiglia seduta nel box accanto al mio staff, quelli che sono sempre stati con me, il mio allenatore da quando avevo 12 anni, i miei migliori amici. Ricordo tutto, la folla che cantava il mio nome, la tensione che ha attraversato il primo set e la finale. Ricordo la notte prima della finale, e anche quella dopo: era una follia quel giorno a Londra, perché c’era anche la finale dell’Europeo di calcio tra Inghilterra e Italia. Non posso credere che sia già passato un anno“.

Il torneo è nell’occhio del ciclone dell’opinione pubblica e dei tennisti stessi per la decisione di escludere russi e bielorussi, con conseguenza la rimozione dei punti ATP da Wimbledon, una decisione che penalizza non poco Berrettini. “Non mi è piaciuta quella decisione e ancora non mi piace. Non credo sia molto giusto. Avrebbero dovuto almeno far sapere ai giocatori cosa stava succedendo. Nessuno ci ha chiamato. So che la situazione è complicata, che non è giusto per russi e bielorussi. Ma quando stai per prendere una decisione del genere con conseguenze così gravi, il minimo che puoi fare è ascoltare i giocatori, informarli in anticipo. Sarebbe dovuto andare diversamente“.

L’assenza di punti di Wimbledon potrebbe causare l’uscita dalla top20 del tennista italiano, che però non si scoraggia. “Da un lato è motivante, dall’altro per niente. Sapere che vincere tre tornei di fila, compreso uno Slam, non basterà a impedirti di scendere dal decimo a più del ventesimo posto… È brutto. […] Per quanto riguarda il mio infortunio, ho deciso di saltare il Roland-Garros perché non ero pronto ma non ho accelerato per farcela. Se avessi saputo prima che a Wimbledon non ci sarebbero stati punti in palio, forse avrei spinto, avrei modificato il mio programma per recuperare qualche punto. Sarà difficile, ma so di poter rientrare nella top 10 perché l’ho già fatto prima. Però diciamo che mi sento disarmato. Non importa come gioco, alla fine cadrò in classifica“. E pensare che all’inizio l’erba non piaceva molto a Berrettini come superficie, un fatto ammesso dal tennista stesso. “La risposta non era mai buona, non mi muovevo bene. Poi ho giocato in Coppa Davis contro l’India sull’erba a febbraio e mi è piaciuta molto. Mi sentivo meglio, il mio servizio funzionava con lo slice. Ho persino iniziato a pentirmi che la stagione sull’erba fosse così breve.“.

Non mancano domande sulla vita privata di Berrettini, partendo dalla sua abitudine “poco italiana” a detta di Sourdet di non seguire troppo il calcio. “Come mio padre e mio nonno, io ero un grande tifoso della Fiorentina. Poi sono cresciuto, ho viaggiato, mi sono evoluto in un’altra disciplina, quindi mi sono staccato dal mondo del calcio. Certo, mi piace ancora guardare i match, ma è difficile seguire le notizie sul calcio mentre si viaggia per il mondo. Prima, sapevo tutto!“. Un riferimento anche alla bellezza fisica di Matteo, che unito al suo talento in campo gli ha fatto conquistare molti tifosi per il mondo e il ruolo di uomo immagine per Hugo Boss. “È qualcosa di cui la gente vuole parlare, ma non è la cosa che definisce chi sono. Mi intervisti perché sono un tennista e ho dei risultati, se non giocassi non sarei qui con te. Quando le persone mi dicono che sono bello, mi piace sentirlo, ma non c’entra nulla, dovrebbero ringraziare mia madre. La bellezza può attirare gli sponsor, ma non ti fa giocare meglio, altrimenti il numero 1 del mondo sarebbe la persona più bella del mondo“. Chiusura sul soprannome di Berrettini, “The Hammer”, che per l’intervistatrice è in contrapposizione con l’immagine del tennista italiano e a cui Berrettini risponde con una battuta. “Si può essere un martello elegante“.

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